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si può o non si può giudicare il prossimo?

Ultimo Aggiornamento: 28/07/2008 18:19
19/07/2008 21:41
 
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Re: Re: Re:
Francesca Galvani, 19/07/2008 19.15:


:84235303=Topsy, 19/07/2008 18.53]


Sai a chi spettava scagliare la prima pietra per il diritto ebraico allora vigente?





Ci provo: all'accusatore?
[SM=x570868]
Ciao Topsyna
[SM=x570865]





Ciao carissima :-)
Esatto, spettava ai testimoni che avevano colto sul fatto l'adultera come prescritto in Deut. 17,7:"I testimoni getteranno per primi i sassi per farlo morire, e, dopo di loro, tutto il popolo".


Purtroppo, ancora oggi, non siamo in grado di conoscere a che genere di restrizioni era tenuto il Sinderio in età romana nel emettere le sentenze di morte. I trattati rabbinici redatti alcune generazioni dopo la distruzione di Gerusalemme ci suggeriscono che:
1) il Bet Din (Gran Sinedrio) godeva del massimo prestigio in materia religiosa e civile, ma il suo potere andò a declinare verso la terza decade del primo secolo a.C
2) Seppure la Legge di Mosè prevede la condanna a morte per gli adulteri, si provava grande riluttanza a ricorrere alla pena capitale, e fin dal tempo del Sinedrio i Maestri d'Israele avevano affermato che:" Quel Sinedrio che emette una sentenza di morte anche una sola volta in settanta anni, è sanguinario, cioè un consesso di assassini"( Mishnà, Maccoth 1,10).

Deuteronomio 17:6-7 prescrive che una condanna a morte si possa irrogare solo sulla base della testimonianza di almeno due persone. La sentenza che condannava alla pena capitale poteva essere emessa soltanto se due testimoni avessero colto in flagranza di reato l'adultera, e occorreva altresì che mentre questa si appresteva a commettere adulterio essi l' avessero ammonita che per quel che stava per fare rischiava una condanna a morte. La giurisprudenza rabbinica, pretese prove estremamente difficile da raccogliere, in modo da rendere praticamente ardua l'emissione di una tale condanna.
Nel corso di un regolare processo, i testimoni venivano interrogati separatamente e se le loro testimonianze non fossero state totalmente coincidenti non sarebbero state considerate valide. Nei processi per delitti punibili con pena di morte, i testimoni erano solennemente invitati a rendersi conto della gravità delle loro dichiarazioni. Non veniva accettata la testimonianza di chi non fosse stato ben conosciuto per condotta irreprensibile e per estremo disinteresse. Esisteva una sorta di lista di persone che non erano idonee a fungere da testimoni e con il tempo si inserirono via via altre aggiunte (il giocatore d'azzardo,l'usurario, gli esattori delle tasse e i pubblicani, i rei di estorsione, ect...).

Erano questi due testimoni a cui spettava di "scagliare la prima pietra" contro la persona che avevano fatto condannare. Se tuttavia essi, avessero avuto dei ripensamenti, e si fossero rifiutati di iniziare l'esecuzione, non si li poteva sostituire, e la giurisprudenza rabbinica rendeva difficoltosa l'incriminazione per falsa testimonianza, prevista dalla Legge Mosaica, nei confronti dei testimoni assaliti da dubbi improvvisi o dai rimorsi di coscienza.

Pare che Gesù voglia rivolgersi in primo luogo proprio a questi ultimi, invitandoli a trattenersi e a domandarsi: piuttosto che compiacerci nel trovare gli altri in fallo, non dovremmo averne abbastanza di giudicare noi stessi? La nostra condotta è realmente davvero così irreprensibile?

Un caso assai simile è discusso in Massekhet Sotah a proposito della prova dell'acqua amara a cui la donna "sospettata" di adulterio , secondo Numeri 5, doveva essere sottoposta.


Ciao Gandhi ;-)

[Modificato da Topsy 19/07/2008 22:19]
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