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Dimostrare la verità.

Ultimo Aggiornamento: 13/07/2008 15:00
10/07/2008 02:08
 
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Ogni pretesa di dimostrare Dio razionalmente è clamorosamente fallita, ergo Dio non è razionalmente dimostrabile, ergo quel dogma è semplicemente e palesemente falso.



Questo enunciato è falso, quindi il dogma non viene falsificato.
L’esistenza di Dio può essere razionalmente dimostrata, il problema semmai starà nello stabilire che cosa si intenda per “dimostrazione razionale”. Sono le prove logiche (a priori) dell’esistenza di Dio a non essere valide, ma ci sono delle prove “a posteriori” che sono validissime, sempre che se ne accettino le premesse metafisiche, ovviamente (perché è su questo che si gioca in realtà tutta la questione).


Inoltre, questa falsa terza via di uscita ignora bellamente l' "attraverso le cose che da Lui sono state fatte" presente nel canone.



Questo perché il canone presuppone la validità metafisica del principio di causalità. Ovviamente un principio di causalità inteso in modo assai diverso rispetto a come questo è inteso nel meccanicismo assiomatico deduttivo della scienza moderna (che proprio il più volte citato teorema di Godel ha messo in crisi). La questione è che le prove dell’esistenza di Dio così come sono state formulate da Tommaso (prima tra tutte quella basata sul suo concetto intensivo di essere, di cui le cosiddette cinque vie non sono che un corollario del tutto secondario) presuppongono una logica di tipo analitico induttivo e non una di tipo assiomatico deduttivo.


Se così non fosse si accomodino i cattolici a presentarci una dimostrazione razionale di Dio, siamo tutto orecchi ! E non si trovi la scusa di rimandare ad un qualche testo o trattato, lo si esponga chiaramente nei post.



Come ho scritto sopra, la questione è che qui ci sarebbe tutto un trattato di filosofia teoretica da scrivere prima di arrivare alla dimostrazione dell’esistenza di Dio in sé, perché è ovvio che tale dimostrazione non potrà essere compresa e, pertanto, giudicata valida se la si legge secondo categorie metafisiche estranee rispetto a quelle entro le quali essa è stata formulata ed è oggettivamente valida.


Per quanto mi riguarda, basta osservare che prima di poter esaminare razionalmente il problema "esistenza di dio" occorre provare che il linguaggio razionale è in grado di trattare un problema del genere. Ma a questa domanda si può razionalmente rispondere solo utilizzando il linguaggio razionale, e quindi la cosa si risolve necessariamente in un ragionamento circolare.



Questo discorso presuppone un approccio logicista che è proprio l’antitesi della metafisica genuinamente tomista, la quale si riflette in una metalogica fondata su principi primi universalmente validi (quali il principio di non contraddizione, il principio di identità, il principio di consequenzialità logica, ecc.)


Difatti nel mondo scientifico, si adotta il linguaggio razionale per la semplice ragione che sappiamo, dai risultati che otteniamo, che esso funziona. Non solo, ne modifichiamo le "regole" quando ci accorgiamo che, così come, non riusciamo a trattare un certo dominio di problemi.



Qui tu stai facendo riferimento proprio a quella concezione della scienza quale sistema assiomatico necessariamente aperto su cui, paradossalmente, si fonda la recente rivalutazione (vedi Cellucci) della cosiddetta logica analitico induttiva del tomismo classico.


È dunque ovvio che qualsiasi linguaggio che pretenda di dimostrare positivamente l'esistenza di dio usando la logica a 2 valori (come ad esempio le 5 vie di S.Tommaso, che ne fanno implicitamente uso) sbaglia in partenza se prima non prova che la logica a 2 valori è atta a trattare un problema del genere, a maggior ragione visto che sperimentalmente sappiamo che essa non è universalmente valida.



La formulazione della logica quantistica così come di quella intuizionista hanno semplicemente dimostrato che è possibile formulare sistemi logici perfettamente coerenti facendo a meno del principio del terzo escluso, il quale non può più quindi essere considerato come un principio metalogico universalmente valido (così come invece facevano i razionalisti ed i tomisti malati di razionalismo). Nel caso della logica quantistica (la quale da luogo a solo una delle tante interpretazioni della meccanica quantistica formulate negli ultimi ottanta anni) si ha una lettura dei fenomeni quantici la quale presuppone una gnoseologia di impostazione antirealista. Ma è può essere coerente una gnoseologia non realista? E’ proprio qui che casca l’asino, ma ci vorrebbe (come al solito) un trattato di filosofia della conoscenza per dimostrarlo. Un trattato altrettanto voluminoso mi ci vorrebbe per dimostrare come i paradossi della meccanica quantistica sono tali solo in relazione ad una visione meccanicistica della realtà, ma non rispetto ad una metafisica che faccia proprio il concetto tomista di causalità.
[Modificato da Trianello 10/07/2008 19:07]

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

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