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Il Messia? Esisteva anche prima di Cristo

Ultimo Aggiornamento: 10/07/2008 17:40
08/07/2008 22:30
 
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Il Messia? Esisteva anche prima di Cristo

Una stele paleocristiana ha riaperto il dibattito tra teologi e archeologi: i Vangeli non sono i primi testi sacri a parlare di resurrezione


Una stele di pietra chiara, alta un metro, proveniente dal mar Morto, ha scatenato il dibattito tra gli studiosi: archeologi e biblisti si stanno infatti interrogando sulla valenza della lapide, datata qualche decennio prima della nascita di Cristo, che riporta 87 versi in ebraico sulla risurrezione di un Messia 3 giorni dopo la sua morte.
Se le analisi confermeranno l'autenticità del manufatto e il contenuto del testo, ci sarà la prova che la figura di un salvatore assimilabile a Cristo faceva già parte dell'antica cultura ebraica. A sostenerlo è il New York Times, che richiama i riflettori sullo strano reperto.
La pietra non è infatti una nuova scoperta. È stata rinvenuta circa un decennio fa. Allora fu acquistata da un collezionista svizzero-israeliano, David Jeselsohn, che l’ha portata nella sua casa di Zurigo. Quando un esperto la esaminò da vicino e pubblicò lo scorso anno un documento a riguardo, l’interesse per la stele iniziò a crescere.

La ricerca che ha dato il “la” al nuovo dibattito è stata scritta a quattro mani da Ada Yardeni e Binyamin Elitzur, due studiosi di iscrizioni antiche, ed è apparsa sulla rivista specialistica “Cathedra” con il titolo “La rivelazione di Gabriele”. Gabriele nella religione ebraica era infatti il messaggero di Dio: non a caso, è lui che nel Vangelo di Luca si rende protagonista dell’annunciazione a Maria. Secondo i due studiosi la pietra risale al I secolo a.C.; il tema del Messia risorto non è quindi stato trattato per la prima volta dagli apostoli di Gesù.

Daniel Boyarin, un professore di cultura del Talmud all’università di Berkeley in California, ha dichiarato che la pietra, in parte danneggiata e illeggibile, va ad aggiungersi ad altre evidenze che sostengono che la vita di Gesù andrebbe riletta alla luce del suo forte legame con la storia ebraica del periodo.
“Alcuni cristiani lo troveranno shoccante – una sfida lanciata all’unicità della loro teologia – ma altri troveranno confortante l’idea che siano parte del Giudaismo” ha spiegato il professor Boyarin.

Su una cosa il New York Times non ha dubbi: il dibattito sulla stele paleocristiana è solo agli inizi. Nuove interessanti pubblicazioni sono attese infatti nei prossimi mesi. E il mistero potrebbe essere svelato. Oppure infittirsi.



Fonte: notizie.alice.it/tecnologia/stele_messia_cristo.html?pmk=hp...
[Modificato da mauro.68 08/07/2008 22:30]
08/07/2008 23:43
 
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Interessante poter documentare le "grandi trasformazioni di un'idea che ha fecondato la storia di Israele e dell'umanità nel suo insieme, l'attesa e la speranza messianica ebraica". Se la scoperta risultasse autentica, non mi meraviglerebbe affatto.




[Modificato da Topsy 08/07/2008 23:44]
08/07/2008 23:58
 
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A quanto pare la cosa non è così cristallina come l'articolo farebbe intendere. L'interpretazione dell'iscrizione in oggetto che danno questi studiosi è stata contestata da molti esperti (anche ebrei), in quanto il testo in oggetto è mutilo e mancano molte parole proprio nei punti più cruciali.

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Re:
Trianello, 08/07/2008 23.58:

A quanto pare la cosa non è così cristallina come l'articolo farebbe intendere. L'interpretazione dell'iscrizione in oggetto che danno questi studiosi è stata contestata da molti esperti (anche ebrei), in quanto il testo in oggetto è mutilo e mancano molte parole proprio nei punti più cruciali.




Ero a conoscenza anche di ciò, per questo ho premesso: "se la scoperta risultasse autentica..."

[Modificato da Topsy 09/07/2008 00:10]
09/07/2008 00:59
 
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Da quello che leggo, l’iscrizione contiene due frasi su cui ruota tutta la questione. La prima suonerebbe “In tre giorni tu saprai che il diavolo sarà sconfitto dalla giustizia”, mentre la seconda suonerebbe “Dopo tre giorni tu rivivrai, Io, Gabriele, te lo comando” (ma qui il testo è assai più incerto e la traduzione è stata contestata da molti). Il tutto sarebbe riferito ad un certo Simone, che si mise a capo di una rivolta alla morte di Erode (di questa vicenda parlerebbe anche il Talmud).
Allora, alcuni hanno voluto dedurre da tutto questo che i seguaci di tale Simone, sconfitto dai romani, credevano che egli fosse risorto il terzo giorno. Per cui, i seguaci di Cristo si sarebbero ispirati a quanto già si era creduto per Simone per “inventarsi” uno dei pilastri del loro Vangelo.
Ci sono però alcune considerazioni da fare. Tutti coloro che hanno fatto un corso di scienze bibliche sanno che le espressioni "il terzo giorno" o "dopo tre giorni" nelle Scritture stanno ad indicare un breve lasso di tempo qualsiasi. E’ poi plausibile (ma per saperlo dovrei leggere tutto il testo) che l’iscrizione in oggetto semplicemente riecheggi il secondo versetto del capitolo sesto del profeta Osea “Dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo ci farà rialzare e noi vivremo alla sua presenza” (che successivamente i Cristiani, sulla scia di Paolo 1Cor 15,4, lessero come una preannuncio della Risurrezione di Cristo), ed essere quindi una promessa di una prossima vittoria sul male dopo un periodo di sofferenza, onde rincuorare i seguaci superstiti di Simone dopo la di questi sconfitta, come a dire: “Simone è morto, ma Dio non si è dimenticato di noi, la liberazione è comunque prossima”.
Un’ultima nota, da credente. In un famoso passo degli Atti ci ricorda che di presunti Messia, prima di Cristo, ce ne erano stati, ma che fine avevano fatto coloro che avevano creduto in costoro una volta che questi erano morti?

“Si alzò allora nel sinedrio un fariseo, di nome Gamaliele, dottore della legge, stimato presso tutto il popolo. Dato ordine di far uscire per un momento gli accusati, disse: "Uomini di Israele, badate bene a ciò che state per fare contro questi uomini. Qualche tempo fa venne Tèuda, dicendo di essere qualcuno, e a lui si aggregarono circa quattrocento uomini. Ma fu ucciso, e quanti s'erano lasciati persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla. Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a seguirlo, ma anch'egli perì e quanti s'erano lasciati persuadere da lui furono dispersi. Per quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico: Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!".” (Atti 5,34-39)

Dei seguaci di Gesù è pieno il mondo, che fine hanno fatto i seguaci di questo Simone?

[Modificato da Trianello 09/07/2008 01:01]

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09/07/2008 03:29
 
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"Dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo ci farà rialzare e noi vivremo alla sua presenza" (Osea 6,2)

"Ma il Signore dispose che un grosso pesce inghiottisse Giona; Giona restò nel ventre del pesce tre giorni e tre notti... E il Signore comandò al pesce ed esso rigettò Giona sull'asciutto. (Giona 2, 1-11)

Il terzo giorno dopo l'arrivo dei figli di Israele nel deserto, viene donata loro la Torah, fonte di vita:

"...e si tengano pronti per il terzo giorno, perché nel terzo giorno il Signore scenderà sul monte Sinai alla vista di tutto il popolo".(Esodo 19,11)

"Appunto al terzo giorno, sul far del mattino, vi furono tuoni, lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di tromba: tutto il popolo che era nell'accampamento fu scosso da tremore". (Esodo 19,16)

C.E.I./Gerusalemme



Il "terzo giorno" per la tradizione ebraica quello della resurrezione, del dono della vita, e quello in cui si risolve una situazione critica, se non disperata.
Il terzo giorno è il giorno della manifestazione della salvezza. Il tema della resurrezione il terzo giorno, è ben noto presso la tradizione rabbinica antica:"Mai il Santo, benedetto egli sia, lascia i giusti nell'angoscia per tre giorni" (Genesi Rabbah 91,7 su Genesi 42,18). Su queste premesse le costanti rielaborazioni e varianti sul tema. Che un movimento giudaico dell'epoca potesse cercare conferma ed appoggio alle sue speranze, attingendo da tali concezioni mi pare più che plausibile.


Cmq sia, è bene la ricerca vada avanti, al riparo da quegli eccessi sensazionalistici ( o polemici) usati dalla stampa che non giovano a nessuno.





[Modificato da Topsy 09/07/2008 03:41]
09/07/2008 05:23
 
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Mi sembra, cara Angela, che queste tue considerazioni siano convergenti con la mia ipotesi interpretativa (che, ripeto, è condotta solo sulle scarne informazioni che ho dedotto dagli articoli di giornale, per cui non ha alcuna pretesa di scientificità). Il “terzo giorno” non indica un lasso di tempo determinato, ma un lasso di tempo indeterminato (anche se breve) da attendere prima del ritorno alla vita, della risoluzione di un problema grave, di una situazione critica (non avevo sottolineato sufficientemente questo aspetto nel mio intervento, in effetti). Quindi è se non altro plausibile il ritenere che la stele in oggetto non annunciasse l’avvenuta risurrezione di Simone, ma fosse un messaggio rivolto ai suoi seguaci sconfitti onde nutrirne le speranze di riscossa. E' anche possibile che il tutto avesse un senso strettamente apocalittico e che i seguaci di Simone in questa stele stessero esprimendo la convinzione che presto sarebbe stato l'ultimo giorno e Simone sarebbe effettivamente risorto.
Del resto, i Vangeli ci parlano in più punti del fatto che i discepoli non comprendevano appieno che cosa volesse intendere Gesù quando palava loro di una sua futura risurrezione dai morti (ad esempio Mc 9,9-10), segno evidente che espressioni come quella che apparirebbe in questa stele e che riecheggia le parallele espressioni bibliche non avessero un senso letterale e univoco. Sempre i Vangeli ci dicono, infatti, che solo dopo l’avvenuta Risurrezione, i discepoli capirono il vero senso di quanto, in vita, Gesù aveva predetto loro.
A questo punto, ovviamente, non mi resta che attendere che degli specialisti in materia si pronuncino in maniera più circostanziata e approfondita.
[Modificato da Trianello 09/07/2008 07:39]

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09/07/2008 05:42
 
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Trianello, 08/07/2008 23.58:

A quanto pare la cosa non è così cristallina come l'articolo farebbe intendere. L'interpretazione dell'iscrizione in oggetto che danno questi studiosi è stata contestata da molti esperti (anche ebrei), in quanto il testo in oggetto è mutilo e mancano molte parole proprio nei punti più cruciali.

Tale incertezza veine fatta notare anche in questo articolo:
www.corriere.it/cronache/08_luglio_06/stele_messia_mar_morto_734a14e2-4b6c-11dd-9596-00144f02aa...

Achille


09/07/2008 08:56
 
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E' anche possibile che il tutto avesse un senso strettamente apocalittico e che i seguaci di Simone in questa stele stessero esprimendo la convinzione che presto sarebbe stato l'ultimo giorno e Simone sarebbe effettivamente risorto.

Gv 11,23 Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». 24 Gli rispose Marta: «So che risusciterà nell'ultimo giorno».

in effetti, nella concezione del tempo, la risurrezione non era associata sempre alla fine dei tempi?






"Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro."
"Formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo."

Ezechiele



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qui un articolo di Avvenire:

edicola.avvenire.it/ee/avvenire/default.php?pSetup=avvenire&curDate=20080708&...

viene messa in dubbio persino la datazione, che potrebbe benissimo essere del 50 d.C. !? mi sa che di accertamenti bisognerà farne ancora tanti prima di gridare alla scoperta sensazionale.







"Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro."
"Formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo."

Ezechiele



09/07/2008 13:12
 
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È interessante, però credo che prima di discutere troppo occorrerebbe leggere che cosa c'è scritto sulla stele...

La linea chiave del documento sembra essere la 80, dove si parla di "tre giorni". Secondo il professor Israel Knohl bisognerebbe leggere "Dopo tre giorni tu rivivrai; io, Gabriele, te lo comando". Io guardo la trascrizione ebraica della stele e leggo le seguenti parole (c'è anche qualche altro segno ma non sufficiente per ipotizzare una parola):



che tradotto significa:
"per il terzo giorno..... io Gabriele.....".

Aggiungendo la consueta vocalizzazione tiberiense e scrivendo in ebraico "puro" dovremmo allora leggere (salvo errore mio):



che può essere traslitterato per i “non ebraisti”:
lišlošet yamim […] ’ani Gabriel.

In verità sulla stele come seconda parola c'è "ymyn" invece di "ymym" ("giorni"). Ci ho pensato un po’. Forse si tratta di un plurale aramaico a terminazione "in" invece del classico plurale ebraico che termina in "im" (cfr. Gesenius-Kautzsch, Hebräische Grammatik, §87e). Infatti per quanto vedo io "ymyn" significa "destra" e qui non farebbe senso. Qualche esperto di grammatica ebraica più di quanto lo sia io potrebbe dire qualcosa di più su questo plurale particolare.
Ma rimane assodato che, anche ammesso il plurale irregolare, non c'è scritto da nessuna parte "tu rivivrai" né " te lo comando".
E la questione, **come al solito**, risulta sgonfiata come un pallone.
Che ne dici, Topsy?


Cari saluti
Andrea


09/07/2008 13:33
 
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Epifanio di Salamina ha scritto:

È interessante, però credo che prima di discutere troppo occorrerebbe leggere che cosa c'è scritto sulla stele...

Ehilà, chi si rivede, dopo così tanto tempo!
Ciao Andrea, sono molto contento di rileggerti!

Achille
09/07/2008 13:35
 
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Re:
Achille Lorenzi, 09/07/2008 13.33:

Epifanio di Salamina ha scritto:

È interessante, però credo che prima di discutere troppo occorrerebbe leggere che cosa c'è scritto sulla stele...

Ehilà, chi si rivede, dopo così tanto tempo!
Ciao Andrea, sono molto contento di rileggerti!

Achille



Sono immortale.........




Cari saluti
Andrea


09/07/2008 13:49
 
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Re: Re:

83834320=Epifanio di Salamina, 09/07/2008 13.35]

Sono immortale.........





E' arrivato Highlander! [SM=x570867] [SM=x570867] [SM=x570867]

Bentornato [SM=x570897]

09/07/2008 13:52
 
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Re:
Epifanio di Salamina, 09/07/2008 13.12:




E la questione, **come al solito**, risulta sgonfiata come un pallone.
Che ne dici, Topsy?




Shalom Andrea,
guarda proprio questa mattina il prof. M.Perani ha inoltrato a tre diverse liste Soci AISG, e Giudaisti italiani e biblisti italiani quanto segue:


Se qualcuno vuole leggere l'articolo del NY Times sull'iscrizione del I sec. a.e.v. in cui pare si parli di un ordine dato dall'arcangelo Gabriele al Principe dei principi (il Messia) di risorgere il terzo giorno, può farlo aprendo questo collegamento:
www.nytimes.com/2008/07/06/world/middleeast/06stone.html?_r=2&partner=rssnyt&emc=rss&oref=slogin&ore...

La stampa degli ultimi giorni è piena di prese di posizioni. Credo sia bene che la teologia e l'ideologia facciano un passo indietro e lascino che gli storici e gli esperti dicano quello che appare dai documenti (del resto teologia e ideologia sono degli assoluti e come tali non soggetti a dibattito: per questo non dovrebbero nemmeno aver paura di qualsiasi dibattito). La scoperta non è affatto sconvolgente e, se la lettura proposta da alcuni è da accettare, non farebbe che ribadire cose già note agli esperti, in un certo senso si tratta della scoperta .... dell'acqua calda ...

La cosa era già nota da qualche anno, e nel 2007 era apparso sulla rivista in ebraico "Cathedra" un articolo di:

Ada Yardeni and Binyamin Elitzur

Document: A First-Century BCE Prophetic Text Written on a Stone: First Publication

This is the first publication of a Hebrew inscription of 87 lines, written in ink on a large stone. Its precise provenance is unknown. The text is arranged in two columns, similar to the columns in a Torah scroll, and is written in a ‘Jewish’ script of the late first century BCE resembling the script evidenced in Qumran scrolls; however, its contents and style are different. The text contains a verse from the biblical book of Haggai, with minor changes, and expressions from Zechariah and Daniel. It also contains expressions from later Jewish literary sources, such as Hechalot literature, Piyyut, Talmud, and Midrash, as well as some that have no parallels elsewhere. Due to its bad condition, the inscription is difficult to interpret, but the expression which may be translated as ‘thus said YHWH, the God of armies, the God of Israel’ appears many times, with slight variations, similarly to expressions in biblical prophecies, and the name Jerusalem is mentioned several times. The text is written in the first person, the speaker identifying himself as ‘I, Gabriel’, probably referring to the angel by this name. It seems that the composer of the text belonged to the supporters of the Davidic dynasty and may have been addressing his opponents. However, since no similar text has been discovered to date, it is difficult to determine its precise nature.




PS. adesso vado a trascrivermi la copia di questa iscrizione (purtroppo mutila) che ci hai inoltrato, per ragionarci ( molto umilmente) sopra :-)




09/07/2008 14:12
 
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Re: Re:
Topsy, 09/07/2008 13.52:


PS. adesso vado a trascrivermi la copia di questa iscrizione (purtroppo mutila) che ci hai inoltrato, per ragionarci ( molto umilmente) sopra :-)





Ciao carissima.
Vedo dall'articolo segnalato dal Perani inoltratore incessante di ML che la parola ipotizzata sarebbe l'imperativo hayeh (dal verbo "vivere").
Immagino pensi ad una forma di hayah (heth-yod-he).
Ma nella stele si legge solo una heth seguita da alef... e di lì a leggere hayeh ce ne corre. Anche perché gli imperativi attestati di hayah son tutti senz'alef.

Mi sembra un caso di libido divinandi.


Cari saluti
Andrea


09/07/2008 14:37
 
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Se può essere di qualche utilità, segnalo (come inoltratomi in lista) l'articolo a cui fa riferimento il NY Times:
Knohl, Israel (2008, April). "By Three Days, Live": Messiahs,
Resurrection, and Ascent to Heaven in Hazon Gabriel. The Journal of
Religion 88(2), 147-158


L'articolo è stato comunque reso disponibile dall'autore in formato PDF:




09/07/2008 16:56
 
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Re:
mauro.68, 08/07/2008 22.30:

Il Messia? Esisteva anche prima di Cristo

Una stele paleocristiana ha riaperto il dibattito tra teologi e archeologi: i Vangeli non sono i primi testi sacri a parlare di resurrezione


Una stele di pietra chiara, alta un metro, proveniente dal mar Morto, ha scatenato il dibattito tra gli studiosi: archeologi e biblisti si stanno infatti interrogando sulla valenza della lapide, datata qualche decennio prima della nascita di Cristo, che riporta 87 versi in ebraico sulla risurrezione di un Messia 3 giorni dopo la sua morte.
Se le analisi confermeranno l'autenticità del manufatto e il contenuto del testo, ci sarà la prova che la figura di un salvatore assimilabile a Cristo faceva già parte dell'antica cultura ebraica.

Fonte: notizie.alice.it/tecnologia/stele_messia_cristo.html?pmk=hp...





Io penso che quella stele sia una rappresentazione e raccolta della descrizione del futuro Messia per il quale l'intero popolo di israele era in aspettazione già dà molto tempo.
Quella stele può benissimo essere uno studio dei libri di Isaia e Daniele e altri che parlano in anticipo della storia del futuro messia
,perciò i farisei e gli studiosi dei testi sacri possono avere benissimo fatto questa stele per disegnare le tappe del futuro messia,
anche gli esseni che erano i custodi e copisti dei testi sacri e vivevano nel deserto avevano già scritto cose simili e che sono state trovate a Qumram.

Il fatto che narrino le tappe del messia non significa che già altri messia avevano anticipato Gesù


e dicono pure che questa stele sarebbe sioccante per i cristiani [SM=x570867]








Isaia 29:13...‘Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è molto lontano da me.  Invano continuano ad adorarmi, perché insegnano dottrine e comandi di uomini’”...



10/07/2008 00:03
 
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E la questione, **come al solito**, risulta sgonfiata come un pallone.



In effetti...

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10/07/2008 03:21
 
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Re:
Trianello, 09/07/2008 5.23:

Mi sembra, cara Angela, che queste tue considerazioni siano convergenti con la mia ipotesi interpretativa (che, ripeto, è condotta solo sulle scarne informazioni che ho dedotto dagli articoli di giornale, per cui non ha alcuna pretesa di scientificità).




La determinazione della natura e la valenza teologica di una iscrizione (persino mutila) come quello in questione può essere solo il frutto di un'attenta valutazione critica. Occorre procedere con la stessa cautela di un archeologo che si trovi a investigare le rovine di un antico edificio, il quale tuttavia non possiede ancora alcuna fonte storica che ne riporti una qualche descrizione.



E' anche possibile che il tutto avesse un senso strettamente apocalittico e che i seguaci di Simone in questa stele stessero esprimendo la convinzione che presto sarebbe stato l'ultimo giorno e Simone sarebbe effettivamente risorto.
Del resto, i Vangeli ci parlano in più punti del fatto che i discepoli non comprendevano appieno che cosa volesse intendere Gesù quando palava loro di una sua futura risurrezione dai morti (ad esempio Mc 9,9-10), segno evidente che espressioni come quella che apparirebbe in questa stele e che riecheggia le parallele espressioni bibliche non avessero un senso letterale e univoco. Sempre i Vangeli ci dicono, infatti, che solo dopo l’avvenuta Risurrezione, i discepoli capirono il vero senso di quanto, in vita, Gesù aveva predetto loro.




Mi permetto solo di accennare ad una mia lettura di qualche anno fa.
Michel Remaud, "Vangelo e Tradizione rabbinica", 2005, EDB pag.113:

"Il Capitolo 15 della Prima lettera ai Corinti comincia con una serie di espressioni che si possono considerare "il nocciolo delle professioni di fede della Chiesa delle origini".
Qui ci soffermeremo su una delle affermazioni centrali di questo passo:" E' risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture". Questa proclamazione esprime veramente il cuore della fede cristiana - del resto, è entrata nel Credo di Nicea - ma il tema della risurrezione dai morti il terzo giorno è ben noto alla tradizione ebraica antica".


Segue una lista di citazione bibliche (alcune delle quali note e già riportate nei post precedenti) e alcune citazioni midrashiche sul tema, a conclusione delle quali lo studioso commenta (pag.116-117):

"Perciò, non è solo il versetto di Osea a considerare il terzo giorno come il giorno della risurrezione dei morti. Il passo si limita a enunciare esplicitamente ciò che è comune a tutti questi testi. Secondo gli aggadisti, è tutta la Scrittura ad annunciare la risurrezione dei morti il terzo giorno. In un certo senso esiste solo un terzo giorno, quello del dono della vita. Questa conclusione , sottolineiamolo implica che solo i metodi rabbinici, di origine farisaica, permettono di evidenziare tutti i signficati nascosti della Scrittura. Riconoscendo, come tutto consiglia di fare, il carattere antico di questa tradizione, si può affermare che il secondo le Scritture" di Paolo non si riferisce a un versetto isolato, ma all'insieme della Scrittura, di cui il versetto di Osea si limita a fornire la chiave interpretativa. Il versetto di Osea rivela tutta la sua protata slo se viene messo in relazione con gli altri, per comprendere il terzo giorno come il giorno della manifestazione della salvezza".

Adesso, quanto M.Remaud riferisce al metodo rabbinico di origine farisaica, andrebbe esteso anche ad altre correnti giudaiche, che abbracciano il periodo storico che va dal 200 a.C. sino agli anni della distruzione del Secondo Tempio, tra le quali quella a cui apparteneva l'autore dell'iscrizione nella stele in questione.



Il Prof. M. Perani scriveva oggi in lista : " La scoperta non è affatto sconvolgente e, se la lettura proposta da alcuni è da accettare, non farebbe che ribadire cose già note agli esperti ...", il che mi lascia supporre che quanto avanzato da Israel Knohl, non stravolgerebbe affatto il mondo accademico. Mi chiedevo tuttavia a cosa si riferisse Perani esattamente (al messia risorto in terzo giorno dai morti???). Prima di Shabbat lo contatterò per domandarglielo di persona.


Cmq sia, mi persuade poco l'identificazione del messia con il personaggio di Simone, un rivoltoso ( che incoronò se stesso "re" e come tale fu riconosciuto dai suoi seguaci) soppresso in battaglia dell'esercito erodiano, secondo lo storico Giuseppe Flavio. Lo studioso cmq ammette che una tale identificazione resta una semplice congettura.
Effettivamente, gli addetti ai lavori, sanno bene come il contenuto di testi simili non indichino quasi mai con precisione tali riferimenti storici: mancano nomi di personaggi , indicazioni precise di eventi. Questa mancanza di chiarezza è dovuta essenzialmente alla circostanza che chi scriveva si rivolgeva a un uditorio in grado, presubilmente, di capire le allusioni; ed inoltre chi leggeva, non leggeva per conoscere la storia, quanto per cercare di interpretare il senso ultimo di un dato evento nella storia della salvezza.



10/07/2008 07:42
 
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La determinazione della natura e la valenza teologica di una iscrizione (persino mutila) come quello in questione può essere solo il frutto di un'attenta valutazione critica. Occorre procedere con la stessa cautela di un archeologo che si trovi a investigare le rovine di un antico edificio, il quale tuttavia non possiede ancora alcuna fonte storica che ne riporti una qualche descrizione.



Beh... io avevo premesso e sottolineato più volte che le mie erano solo delle considerazioni scaturite da quel poco che avevo letto negli articoli di giornale apparsi sulla questione.
Ora ho letto l’articolo Knohl (che ti ringrazio di aver linkato) ed ho una visione più ampia della faccenda. In effetti la traduzione del passo incriminato, così come viene qui proposta, è alquanto problematica (cosa che si deduce comunque anche dalle considerazioni di Epifanio di Salamina), anche per via del fatto che tutto il contesto in cui appare (dato lo stato di usura della stele che ne hanno mutilato il testo) non è poi così chiaro. Praticamente qui siamo al livello di una pura congettura, che i giornali hanno però voluto riprendere con i soliti toni sensazionalistici.
Anche qualora, comunque, il testo della stele riflettesse davvero il concetto di un Messia morto e risorto già chiaramente delineato anni prima del ministero pubblico di Gesù, ciò non avrebbe alcun effetto sulla fede di coloro che credono che tale sequenza di eventi si sia poi storicamente realizzata, ma sarebbe solo un altro argomento a favore di coloro che sostengono una continuità di fondo tra il Giudaismo del Secondo Tempio (in alcune sue componenti) ed il Cristianesimo, cosa che ormai (ringraziando il Signore) davvero non scandalizza più nessuno, fatta eccezione per i fondamentalisti biblici.

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

10/07/2008 16:41
 
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Re:
Trianello, 10/07/2008 7.42:


Ora ho letto l’articolo Knohl (che ti ringrazio di aver linkato) ed ho una visione più ampia della faccenda. In effetti la traduzione del passo incriminato, così come viene qui proposta, è alquanto problematica (cosa che si deduce comunque anche dalle considerazioni di Epifanio di Salamina), anche per via del fatto che tutto il contesto in cui appare (dato lo stato di usura della stele che ne hanno mutilato il testo) non è poi così chiaro. Praticamente qui siamo al livello di una pura congettura, che i giornali hanno però voluto riprendere con i soliti toni sensazionalistici.




Anche io sono andata alla ricerca del testo ebraico originale e ho constatato che il versetto 80, è solo parzialmente leggibile con chiarezza:




Alle due lettere evidenziate in rosso, corrispondono la "het" e la "alef", come ci aveva già segnalato Epifanio di Salamina; esse costituirebbero le prime due lettere di una parola composta da altre due, però indecifrabili.
A partire dalla "het" e dalla "alef", Knohl ipotizza la parola "hayah" (vivrai!). Epifanio ricordava cmq che gli imperativi attestati di hayah son tutti senz'alef. Knohl ha messo in nota come sia attestato da altre manoscritti l'uso della "alef" come vocale.

Questi i riferimenti bibliografici sul fenomeno:





Come avevo premesso, se una tale lettura fosse accolta, non mi meraviglierebbe affatto, poichè all'epoca circolavano presso i movimenti apocalittici e di matrice enochica od essenica, le concezioni teologiche più svariate. Tuttavia onestamente, credo sia ancora troppo poco per poterlo attestare.
Lascio ai circoli accademici esprimersi circa la validità o meno dell'ipotesi proposte da Knohl.








Anche qualora, comunque, il testo della stele riflettesse davvero il concetto di un Messia morto e risorto già chiaramente delineato anni prima del ministero pubblico di Gesù, ciò non avrebbe alcun effetto sulla fede di coloro che credono che tale sequenza di eventi si sia poi storicamente realizzata, ma sarebbe solo un altro argomento a favore di coloro che sostengono una continuità di fondo tra il Giudaismo del Secondo Tempio (in alcune sue componenti) ed il Cristianesimo, cosa che ormai (ringraziando il Signore) davvero non scandalizza più nessuno, fatta eccezione per i fondamentalisti biblici.




Una tale ricerca difatti dovrebbe essere condotta con onestà intellettuale, non per gettare discredito su questa o quell'altra confessione religiosa. La ricostruzione delle correnti ideologiche del medio giudaismo dovrebbe semplicemente cercare di rimettere insieme dei cocci e comprendere quali testi sono stati scritti da correnti analoghe o gruppi collegati, e quali appartengono alla stessa tradizione di pensiero. Organizzando il materiale (centinai di testi del giudiasmo antico) possiamo ricostruire delle tradizioni teologiche le quali mettono l'accento su un determinato aspetto piuttosto che un altro.

"Se ogni cosa si osserva nel suo evolversi fin dall'origine, se ne potrà avere la visione migliore"
(Fu Aristotele a sostenerlo?).

PS: Polymetis se ci sei batti un colpo!





[Modificato da Topsy 10/07/2008 17:00]
10/07/2008 17:40
 
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Re: Re:
Topsy, 10/07/2008 16.41:



A partire dalla "het" e dalla "alef", Knohl ipotizza la parola "hayah" (vivrai!). Epifanio ricordava cmq che gli imperativi attestati di hayah son tutti senz'alef. Knohl ha messo in nota come sia attestato da altre manoscritti l'uso della "alef" come vocale.
[...] Tuttavia onestamente, credo sia ancora troppo poco per poterlo attestare.
Lascio ai circoli accademici esprimersi circa la validità o meno dell'ipotesi proposte da Knohl.




Eh sì, il problema è che quando hai un testo mutilo e per ricostruirlo devi divinare, e la tua divinazione presume anche l'attestazione di una grafia difforme altrimenti non attestata (forse non impossibile, come risulterebbe da paralleli, ma da paralleli non stringenti) le argomentazioni diventano molto molto molto deboli.
Mi sembra quasi peggio della storia di 7Q5...

Ciao Topsy
[Modificato da Epifanio di Salamina 10/07/2008 17:41]


Cari saluti
Andrea


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