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disassociazione

Ultimo Aggiornamento: 22/04/2008 22:05
22/04/2008 21:14
 
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una curiosità...
ciao a tutti.....ho letto sul sito L'Inserto del Ministero del Regno (km -I 8/02), agosto 2002, pp.3,4. "Manifestiamo lealtà cristiana
quando un parente viene disassociato"....
Ma queste regole valgono solo per i disassociati o anche per i dissociati ?
Grazie ciao
Barbara
22/04/2008 21:24
 
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Re: una curiosità...
infinito72, 4/22/2008 9:14 PM:

ciao a tutti.....ho letto sul sito L'Inserto del Ministero del Regno (km -I 8/02), agosto 2002, pp.3,4. "Manifestiamo lealtà cristiana
quando un parente viene disassociato"....
Ma queste regole valgono solo per i disassociati o anche per i dissociati ?
Grazie ciao
Barbara




Ciao Barbara,
il manuale "Organizzati per compiere il nostro ministero", a pag. 150, affermava che "la persona che si è dissociata ... è considerata alla stessa stregua di un disassociato".
Cordialmente
geovologo

Non è vero che chi non parla non ha nulla da dire: il silenzio è ricco di significati che spesso perdiamo perché prigionieri di una specie di ebbrezza della parola.
22/04/2008 21:50
 
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Ciao Infinito,
ti voglio riportare un articolo "Domande dai lettori" della Torre di Guardia del 15/07/87 pp.30,31:

Dopo aver parlato di coloro che devono essere evitati a causa di peccati gravi, parla di queste altre persone, i dissociati. E' un pò lungo ma rende bene l'idea di come il CD (e di conseguenza anche i TdG) li considera:

"...Inoltre, secondo le parole di Giovanni, alcuni “sono usciti da noi, ma non erano della nostra sorta; poiché se fossero stati della nostra sorta, sarebbero rimasti con noi. Ma essi sono usciti affinché sia mostrato che non tutti sono della nostra sorta”. (I Giovanni 2:18, 19) Giovanni non disse che costoro erano stati espulsi per aver commesso un grave peccato. Forse alcuni di loro se ne erano semplicemente andati, decidendo di non voler più fare parte della congregazione perché dissentivano su una certa dottrina. Altri forse si erano stancati ed erano venuti meno. — I Corinti 15:12; II Tessalonicesi 2:1-3; Ebrei 12:3, 5.

Naturalmente se un fratello avesse iniziato a forviarsi, i cristiani maturi avrebbero cercato di aiutarlo. (Galati 6:1; I Giovanni 5:16) Se avesse avuto dubbi, avrebbero cercato di ‘strapparlo al fuoco’. (Giuda 23) Anche se fosse divenuto inattivo, non andando più alle adunanze o nel ministero pubblico, coloro che erano forti spiritualmente si sarebbero sforzati di ristabilirlo. Forse aveva detto loro che non voleva più avere il fastidio di stare nella congregazione, rivelando così di avere una fede debole e un livello di spiritualità basso. Loro non lo avrebbero assillato, ma di tanto in tanto avrebbero potuto fargli una visita amichevole. Questi sforzi amorevoli, pazienti e misericordiosi avrebbero dimostrato che imitavano Dio, non volendo che nessuno andasse perduto. — Luca 15:4-7.

A differenza di ciò, le parole di Giovanni indicano che alcuni andavano oltre la debolezza spirituale e l’inattività; in realtà ripudiavano la congregazione di Dio. Qualcuno forse si era schierato in aperta opposizione al popolo di Dio, dichiarando di non voler più fare parte della congregazione. Forse aveva addirittura rinunciato alla propria fede in maniera formale, per lettera ad esempio. Naturalmente la congregazione avrebbe accettato la sua decisione di dissociarsi. Ma come lo avrebbe trattato?

Giovanni dice: “Chiunque va avanti e non rimane nell’insegnamento del Cristo non ha Dio. Chi rimane in questo insegnamento è quello che ha il Padre e il Figlio. Se alcuno viene da voi e non porta questo insegnamento, non lo ricevete nella vostra casa e non gli rivolgete un saluto”. (II Giovanni 9, 10) Quelle parole si sarebbero senz’altro applicate a uno che fosse divenuto un apostata unendosi a una falsa religione o diffondendo una falsa dottrina. (II Timoteo 2:17-19) Ma che dire di coloro dei quali Giovanni disse che ‘erano usciti da noi’? I cristiani del I secolo sapevano di non dover stare in compagnia di un trasgressore espulso o un attivo apostata, ma si comportavano nella stessa maniera con chi non era stato espulso, ma aveva rinunciato volontariamente alla via cristiana?

L’Ausiliario per capire la Bibbia indica che la parola “apostasia” deriva da un termine greco che letteralmente significa “‘allontanamento da’ ma col senso di ‘diserzione, abbandono o ribellione’”. L’Ausiliario aggiunge: “Fra le varie cause di apostasia additate negli avvertimenti apostolici c’erano: mancanza di fede (Ebr. 3:12), mancanza di perseveranza di fronte alla persecuzione (Ebr. 10:32-39), abbandono delle giuste norme morali (II Piet. 2:15-22), seguire ‘parole finte’ di falsi insegnanti e ‘ingannevoli espressioni ispirate’ (. . . I Tim. 4:1-3 . . .) . . . Chi volontariamente abbandonava la congregazione cristiana diventava così parte dell’‘anticristo’. (I Giov. 2:18, 19)”.

Chi si era dissociato volontariamente e formalmente dalla congregazione corrispondeva a questa descrizione. Ripudiando la congregazione di Dio e rinunciando deliberatamente alla via cristiana, si era reso apostata. Un cristiano leale non avrebbe voluto stare in compagnia di un apostata. Anche se erano stati amici, il trasgressore, ripudiando la congregazione con la sua apostasia, aveva rinnegato la base stessa dell’intimità con i fratelli. Giovanni fece ben capire che lui stesso non avrebbe voluto in casa sua qualcuno che non avesse ‘avuto Dio’ o che non fosse stato “della nostra sorta”.

Dal punto di vista scritturale, coloro che ripudiavano la congregazione di Dio erano più riprensibili di quelli che erano nel mondo. Perché? Ebbene, Paolo indicò che nel mondo romano i cristiani incontravano ogni giorno fornicatori, uomini rapaci e idolatri. Eppure disse che dovevano ‘cessar di mischiarsi in compagnia di alcuno chiamato fratello’ che fosse ritornato a una condotta empia. (I Corinti 5:9-11) In maniera simile Pietro affermò che chi, dopo essere ‘sfuggito alle contaminazioni del mondo’, fosse tornato alla vita precedente sarebbe stato come una scrofa che torna nel fango. (II Pietro 2:20-22) Perciò Giovanni era coerente con questi consigli nell’ordinare ai cristiani di non ‘ricevere in casa propria’ chi volontariamente ‘esce da noi’. — II Giovanni 10.

Giovanni aggiunse: “Poiché chi gli rivolge un saluto partecipa alle sue opere malvage”. (II Giovanni 11) Qui, parlando del saluto, Giovanni usò il termine khàiro anziché aspàzomai, che si trova al versetto 13.

Khàiro significa rallegrarsi. (Luca 10:20; Filippesi 3:1; 4:4) Era anche impiegato nei saluti fatti a voce o per iscritto. (Matteo 28:9; Atti 15:23; 23:26) Aspàzomai significa “abbracciare e, pertanto, salutare, dare il benvenuto”. (Luca 11:43; Atti 20:1, 37; 21:7, 19) Entrambi potevano essere forme di saluto, ma aspàzomai poteva implicare qualcosa di più di un semplice “ciao” o “buon giorno”. Ai settanta discepoli Gesù disse di non aspàzomai nessuno. In tal modo indicò che a causa dell’urgenza della loro opera non potevano salutare la gente secondo la consuetudine orientale, con baci, abbracci e lunghe conversazioni. (Luca 10:4) Pietro e Paolo esortarono: ‘Salutatevi [aspàsasthe] gli uni gli altri con un bacio d’amore, con un santo bacio’. — I Pietro 5:14; II Corinti 13:12, 13; I Tessalonicesi 5:26.

Per cui forse Giovanni usò intenzionalmente khàiro in II Giovanni 10, 11 anziché aspàzomai (versetto 13). In tal caso Giovanni non stava semplicemente esortando i cristiani a fare a meno di salutare in modo affettuoso (con un abbraccio, un bacio e conversando) colui che insegnava cose false o aveva ripudiato la congregazione (colui, cioè, che aveva apostatato). Piuttosto, diceva di non salutare una persona del genere nemmeno con khàiro, un semplice “buon giorno”.

La serietà di questo consiglio è evidente dalle parole di Giovanni: “Chi gli rivolge un saluto partecipa alle sue opere malvage”. Nessun vero cristiano avrebbe voluto essere considerato da Dio complice delle opere malvage di un trasgressore espulso o di qualcuno che aveva ripudiato la Sua congregazione. Quanto era meglio, come disse Giovanni, far parte dell’amorevole fratellanza cristiana: “Quel che abbiamo visto e udito pure vi comunichiamo, affinché anche voi abbiate parte con noi. Inoltre, questa nostra partecipazione è col Padre e col suo Figlio Gesù Cristo”. — I Giovanni 1:3.

22/04/2008 21:56
 
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geovologo, 22/04/2008 21.28:


il manuale "Organizzati per compiere il nostro ministero", a pag. 150, affermava che "la persona che si è dissociata ... è considerata alla stessa stregua di un disassociato".



Mah.. dicono una cosa e ne fanno un'altra!

Infatti sino a qualche anno fa ho sentito con le mie orecchie, dal podio, che il dissociato va considerato in modo più grave del disassociato.
E la base su cui poggiava questa affermazione era che un disassociato poteva esserlo non per sua volontà ma a causa di una debolezza subendo quindi la punizione, mentre il dissociato sceglieva di esserlo per una sua precisa volontà e quindi ciò aggravava la sua posizione.

W la coerenza!

[Modificato da Gocciazzurra 22/04/2008 21:56]






Il tempo è un grande maestro. Peccato che uccida tutti i suoi allievi. (H. Berlioz)
22/04/2008 22:00
 
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Re:
Gocciazzurra, 22/04/2008 21.56:



Infatti sino a qualche anno fa ho sentito con le mie orecchie, dal podio, che il dissociato va considerato in modo più grave del disassociato.





infatti l'articolo sopra citato fa capire proprio questo.


22/04/2008 22:05
 
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Maripak, 22/04/2008 22.00:




infatti l'articolo sopra citato fa capire proprio questo.





Non l'avevo letto perchè ero intenta a postare!

Comunque tankx!

[SM=g1543902]









Il tempo è un grande maestro. Peccato che uccida tutti i suoi allievi. (H. Berlioz)
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