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"Sua anima": del convertito o del maestro?

Ultimo Aggiornamento: 14/04/2008 11:48
11/04/2008 15:58
 
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Un'interpretazione contorta?
"19 Fratelli miei, se qualcuno fra voi è sviato dalla verità e un altro lo converte, 20 sappiate che colui che converte un peccatore dall’errore della sua via salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati.
TNM Giacomo 5: 19-20"

Tempo fa, in un post (che grazie alla mia incompetenza, non ho ritrovato) avevo posto la domanda: “E’ vero che i Testimoni sono convinti che, se riescono a convertire qualcuno, possono sperare nella terrena vita eterna?”
Avevo colto questa certezza nei discorsi della mia maestra di studio Biblico.
Mi ero ripromessa chi chiedere conferma, è passato del tempo, e ieri, finalmente si è presentata l’occasione per avere la risposta.
Mi c’è voluto tempo e pazienza poi, dopo un lungo tergiversare, l’ammissione.
Non c’è niente d’ufficiale; le riviste non lo riportano e gli anziani non l’hanno mai ammesso pubblicamente, ma, tra i fratelli c’è questa convinzione:
“A patto che il convertito mantenga fino alla fine la sua integrità così come il suo maestro, ogni conversione ottenuta dimostra lo zelo verso le opere di Geova che, certamente, remunererà con la salvezza”.
Ho cercato di spiegare, inutilmente,come i commentari interpretano questi versetti di Giacomo, cioè:
"col ricondurre a pentimento e a fede il peccatore, gli assicurerà il perdono dei suoi numerosi peccati passati. Il perdono divino è raffigurato nella Scrittura come un "coprire" i peccati, per modo che l'occhio di Dio, in certa guisa, non li vede più. «Beato l'uomo la cui trasgressione è rimessa, il cui peccato è coperto» Salmi 32:1; 85:2; Neemia 4:5. È completamente estranea al testo l'idea che chi converte un peccatore assicura a se stesso il perdono dei propri peccati. Giacomo mira a far sentire quanto grande sia il privilegio dell'essere, nelle mani di Dio, un istrumento per salvare delle anime dalla morte eterna ridonando loro, per prima cosa, la pace del perdono divino."
Il tempo dedicato alla predicazione e alla ricerca d’interessati, non è solo per segnare più ore di servizio, ma è dovuto anche a questa convinzione.
Non credo che tale intendimento sia nato per un’avversa fantasia, a parer mio, discorsi in tal senso sono stati fatti, e forse, un giorno, comparirà un articolo in cui si affermerà che alcuni hanno inteso in modo errato.


Nonna Pina
11/04/2008 20:00
 
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A p. 214 del libro "Commento alla lettera di Giacomo" si legge:
«L'anima salvata dalla morte è il peccatore stesso, non chi l'aiuta. È vero che anche noi traiamo beneficio dall'opera buona che compiamo, ma nessuna opera può salvare la nostra anima dalla morte. Può salvarla solo il sacrificio espiatorio di Gesù Cristo. Nulla può sostituirlo. (Atti 4:12)».

La persona che ti faceva lo "studio biblico" dovrebbe studiare più a fondo le pubblicazioni della WTS, visto che esse non sostengono la sua interpretazione.

Ciao
Achille
11/04/2008 20:03
 
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"A p. 214 del libro "Commento alla lettera di Giacomo" si legge:
«L'anima salvata dalla morte è il peccatore stesso, non chi l'aiuta. È vero che anche noi traiamo beneficio dall'opera buona che compiamo, ma nessuna opera può salvare la nostra anima dalla morte. Può salvarla solo il sacrificio espiatorio di Gesù Cristo. Nulla può sostituirlo. (Atti 4:12)». "

Grazie Achille, quando la rivedrò le chiederò se l'hanno studiato.

Nonna Pina
14/04/2008 11:48
 
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E qui la differenza di vedute con i cattolici è diametralmente opposta

Cito la nota da "La Bibbia, Parola di Dio scritta per noi", AA.VV., Marietti 1980 Casale Monferrato, III Volume - Ideazione di Alonso Schokel e Luciano Pacomio - Presentazione di Carlo Maria Martini

«Al termine Giacomo sollecita allo zelo per la conversione dei peccatori, segnalando i preziosi frutti (salvezza e perdono dei peccati) che ne ricava non il convertito , ma l'autore del ritorno a Dio del fratello errante...»
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est modus in rebus
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