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Un pensiero al giorno

Ultimo Aggiornamento: 24/09/2009 20:28
27/05/2009 10:56
 
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Una mia riflessione che mi ha insegnato tanto a distinguere e a non equivocare esprimendomi
Esiste un mondo reale
ma non solo nel senso di materiale, corposo, concreto, ecc..
giacché sono realissimi anche i pensieri, le emozioni, i sentimenti, le idee, gli atti di volontà e di amore, realtà extrasensoriali ecc...
Dico "reale" nel senso di realtà conoscibile
Gli antichi lo chiamavano "ontologico" traendolo dal greco òntos (essere, vivente)
equivale anche ad "oggettivo" nel senso di ob-jactare (lanciare contro, offrirsi alla conoscenza)
è detto anche il mondo dei "dati", della "res", dei "fatti" ecc...*

E un mondo mentale
che esiste solo all'interno del nostro spirito
E questo è esattamente lo stesso mondo reale nel momento che viene conosciuto. E' il mondo delle conoscenze.
la mente in greco si dice "gnous" da cui viene "gnoseologico" e "gnoseologia".
E' grazie a questa "trasformazione" dell'essere reale in mentale che il Colosseo può entrare agevolmente dentro la mia piccola testa.

Ebbene la verità consiste solo nella corrispondenza tra il mondo reale e la conoscenza mentale e nel giudizio che si dà su di essa da parte del soggetto conoscente.
La verità non è dunque qualcosa di oggettivo. E' solo interna alla mente.
Sarà vera una conoscenza del reale che corrisponde alla realtà delle cose, e veri i giudizi che si danno sul reale (sia positivi, dicendo "è così", sia negativi dicendo "non è così") quando essi sono corrispondenti a tale realtà. Anche i ragionamenti sono res che la mente oggettivizza e ne analizza gnoseologica-mente la veridicità o meno e la correttezza o meno.
Saranno falsi, o se si vuole non veri, quelli contrari.

Quindi io non dico mai che voglio conoscere la verità (se lo dico lo faccio adeguandomi al modo impreciso di esprimersi di tanta gente, ma senza rinunciare a correggerlo se occorre ricorrendo al discorso che sto facendo). Io (e credo ogni mente umana), propriamente parlando, voglio conoscere la realtà. Dopo che l'ho conosciuta esprimerò su di essa il mio giudizio, che sarà vero o falso a seconda se esso corrisponderà alla realtà delle cose o no.
Il giudizio certo è quello che si esprime corredandolo del fattore verità, dopo aver controllato che non sono stati commessi errori di valutazione.
E' c'è sempre una linea di demarcazione, magari grigia, magari grossa, magari fatta di classi contigue, che permette sempre di certificare il proprio giudizio sulla realtà.
Non è ragionevole supporre di non poter certificare mai ciò che si afferma.
La correzione dell'errore ne è la prova evidente.
Oltre i giudici certi esiste tutto il mondo da esplorare e da certificare, fatto di convinzioni, persuasioni, pareri, ipotesi, tesi ancora da provare, sentimenti e sensazioni gabellate per conoscenza**
E' meglio che la chiudo qui.
_______________________________
* Esso comprende, come è intuitivo, perfino noi stessi come mente conoscente (la mente umana ha questa peculiarità unica di vedere e studiare se stessa oggettivandosi).

** Mi fanno non saprei se dire pena o impazzire tutti quelli che ad "Affari tuoi" elucubrano sui numeri delle scatole o sulle regioni che li esibiscono "sentendo" che i numeri, quasi avessero una capacità causativa, indicano loro il contenuto di quelle che sono e restano solo scatole. E insistono tutti, come passandosi il "testimonio", nonostante le tranvate ricevute. Il che fa capire che il cuore ha delle sragioni che solo la cultura può sradicare.
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est modus in rebus
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