I testimoni di Geova, vedendo che nessun archeologo prende in considerazione le sciocchezze che scrivono sulla crocifissione, e che, come dice il detto, “se la cantano e se la suonano da soli” senza che nessuno si occupi dei loro sogni, hanno deciso di cambiare strada e di dimostrare che la crocifissione è impossibile a causa delle profezie dell’Antico testamento che, a loro avviso, costringerebbero a pensare che Cristo sia stato ucciso su un palo di tortura. Il problema è sempre lo stesso: chi non è antichista non ha la forma mentis dello storico del mondo antico e dunque si ostina a consultare testi italiani per fare le sue deduzioni, nonché a pensare in italiano facendo i propri ragionamenti.
Il primo passo citato è Dt 21,22-23, che così suona nella TNM: “E nel caso che in un uomo ci sia un peccato che meriti la sentenza di morte, ed egli sia stato messo a morte, e tu l’abbia appeso a un palo, 23 il suo corpo morto non dovrebbe restare sul palo per tutta la notte; ma lo devi senz’altro seppellire quel giorno, perché colui che è appeso è qualcosa di maledetto da Dio; e non devi contaminare il tuo suolo, che Geova tuo Dio ti dà in eredità. “
Questa è una prefigurazione della morte di Cristo, in quanto Paolo in Gal 3,13 dice: “Cristo ci liberò mediante acquisto dalla maledizione della Legge, divenendo una maledizione invece di noi, perché è scritto: “Maledetto ogni uomo appeso al palo”.
Questo ragionamento non ha la benché minima logica ovviamente:
a)Il termine che la TNM traduce con “palo” è molto più semplicemente secondo i commentari un albero/legno, ed infatti la maggior parte delle Bibbie così rendono. Anche la TNM in nota mette “letteralmente: albero, legno”. Da notare che i Padri della Chiesa come Giustino hanno considerato questo ed altri passi dove ci sono degli alberi, al contrario di quanto fanno i TdG, proprio come prefigurazioni della croce anche nella forma per via dei rami delle piante.
b)Nel passo del Deuteronomio non si tratta neppure del modo per causare la morte del colpevole. Il passo parla di una legge sull’esposizione dei cadaveri di persone già giustiziate, non di persone messe a morte su un palo (che poi è un albero).
c)Non sta scritto da nessuna parte in Gal 3 che il nesso tra la profezia dell’Antico Testamento e Cristo debba stare nella forma dell’oggetto a cui il condannato è appeso, il legame, come è evidente, è invece nel fatto che entrambi sono appesi e sono divenuti maledizione dal punto di vista della legge.
d)Paolo cita dalla Bibbia greca dei LXX, che, esattamente come il testo ebraico, non riporta una parola che significa specificamente palo bensì “legno”, cioè xylon. Per sineddoche ovviamente la parola legno può indicare qualunque oggetto di legno, in greco come in italiano. Ad esempio xylon è usato per indicare il legname, le navi, i bastoni, gli alberi, e la croce ovviamente, perché come ripeto vuol dire banalmente “legno”. Paolo dunque in Gal 3, per chi si degni di leggerlo in greco, letteralmente non dice ”maledetto ogni uomo appeso al palo”, ma “maledetto ogni uomo appeso al legno”. Il legame tra lo strumento del supplizio descritto in Dt 23 e la croce di Cristo, di qualunque forma la si consideri, va ricercato dunque non nella forma dell’oggetto ma nel materiale di cui è fatto. La profezia, se così la si vuole considerare, funziona dunque perfettamente con entrambe le forme, perché non è la forma il problema.
Ancora più sorprendente quanto all’uso delle profezie è il richiamo a Giovanni cap 3:
”14 E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così il Figlio dell’uomo dev’essere innalzato, 15 affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna.”
Si chiedono retoricamente i TdG? Come fu alzato il serpente? Con una croce o un’asta? E, visto che fu un’asta, come è possibile dire che Cristo venne crocifisso? In realtà anche in questo caso il richiamo tipologico operato da Giovanni non c’entra nulla con la forma dello strumento di morte, il legame messo in luce dall’evangelista è infatti sono ed esclusivamente nell’innalzamento, quell’innalzamento che ostende qualcosa al popolo. Cristo, dall’alto della croce, fu mostrato al mondo quale segno esattamente come il serpente sollevato da Mosè. Il versetto è chiarissimo: “E
come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così il Figlio dell’uomo
dev’essere innalzato”.
La forma non c’entra assolutamente nulla in questa prefigurazione, quello che è rilevante è la posizione sopraelevata dei due oggetti, posizione tale per cui, metaforicamente, Cristo, dall’alto, può attirare tutti agli altri al Padre suo.
Una piccola nota teologica: i cristiani adorano la croce? Dipende da cosa si intende. Nessuno infatti adora lo strumento in sé, si adora Chi c’è stato fissato sopra, che come è noto per noi è Dio. Il grande teologo bizantino Teodoro Studita parla infatti per la croce di “adorazione relativa”, in quanto come già spiegato non è l’oggetto in sé che riceve culto, ma il crocifisso.
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)