06/12/2007 18:51 |
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| | | Post: 1.396
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Perchè mai un DIO amorevole dovrebbe condurre i suoi figli in tentazione?!?!?!
Tanto che Gesù stesso fu condotto in tentazione nel deserto dallo Spirito Santo.
Mah, va a finire che DIO e Satana erano d'accordo fin dall'inizio come nel Film "Una poltrona per due"
Riflessioni?
Saluti
"""Ci sono due tipi di sciocchi;
quelli che non hanno dubbi,
e quelli che dubitano di tutto""" |
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06/12/2007 19:24 |
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| | | Post: 109
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NON INDURCI IN TENTAZIONE (dal catechismo della chiesa cattolica) I nostri peccati sono frutto del consenso alla tentazione. Noi chiediamo al Padre nostro di non “indurci” in essa. Tradurre con una sola parola il termine greco è difficile: significa “non permettere di entrare in”, “non lasciarci soccombere alla tentazione”. “Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male”; al contrario, vuole liberarcene. Noi gli chiediamo di non lasciarci prendere la strada che conduce al peccato. Siamo impegnati nella lotta “tra la carne e lo Spirito”. Questa richiesta implora lo Spirito di discernimento e di fortezza.
Lo Spirito Santo ci porta a discernere tra la prova, necessaria alla crescita dell'uomo interiore in vista di una “virtù provata” e la tentazione, che conduce al peccato e alla morte. Dobbiamo anche distinguere tra “essere tentati” e “consentire” alla tentazione. Infine, il discernimento smaschera la menzogna della tentazione: apparentemente il suo oggetto è “buono. gradito agli occhi e desiderabile”, mentre, in realtà, il suo frutto è la morte.
Dio non vuole costringere al bene: vuole, esseri liberi. La tentazione ha una sua utilità. Tutti, all'infuori di Dio, ignorano ciò che l'anima nostra ha ricevuto da Dio; lo ignoriamo perfino noi. Ma la tentazione lo svela, per insegnarci a conoscere noi stessi e, in tal modo, a scoprire ai nostri occhi la nostra miseria e per obbligarci a rendere grazie per i beni che la tentazione ci ha messo in grado di riconoscere
“Non entrare nella tentazione” implica una decisione del cuore: “Là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore. . . Nessuno può servire a due padroni”. “Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito”. In questo “consenso” allo Spirito Santo il Padre ci dà la forza. “Nessuna tentazione vi ha finora sorpresi se non umana; infatti Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscita e la forza per sopportarla”.
Il combattimento e la vittoria sono possibili solo nella preghiera. E' per mezzo della sua preghiera che Gesù è vittorioso sul Tentatore, fin dall'inizio e nell'ultimo combattimento della sua agonia. Ed è al suo combattimento e alla sua agonia che Cristo ci unisce in questa domanda al Padre nostro. La vigilanza del cuore, in unione alla sua, è richiamata insistentemente. La vigilanza è “custodia del cuore” e Gesù chiede al Padre di custodirci nel suo Nome. Lo Spirito Santo opera per suscitare in noi, senza posa, questa vigilanza. Questa richiesta acquista tutto il suo significato drammatico in rapporto alla tentazione finale del nostro combattimento quaggiù; implora la perseveranza finale. “Ecco, Io vengo come un ladro. Beato chi è vigilante”.
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06/12/2007 22:37 |
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| | | Post: 3.513
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Riflessioni?
Qui c'è poco da riflettere. C'è solo da sapere che cosa quell'espressione significava nel contesto linguistico (semitico) in cui fu formulata. "Non indurci" (che tradotto letteralmente dovrebbe suonare "non farci entrare") qui ha un senso equivalente a "traici fuori incolumi", "tienici lontani" o "fai in modo che non cadiamo". [Modificato da Trianello 06/12/2007 22:56]
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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)
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06/12/2007 22:37 |
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| | | Post: 1.652
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Personalmente preferisco il restyling che la C.C. ha apportato modificando la succitata frase in: "non abbandonarci alla tentazione".
qn.quotidiano.net/2007/11/13/46933-cambia_maria_parole_comprensibi...
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15/12/2007 20:33 |
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15/12/2007 20:52 |
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IL MIO POST PRECEDENTE E' STATO INVIATO PER ERRORE
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Preferisco senza dubbio la versione che ha presentato Gocciazzurra,però, mi sorge qualche dubbio sul significato delle due versioni.
NON CI INDURRE IN TENTAZIONE-sembra, e dico sembra, che Dio possa fare qualche azione affinchè si possa commettere qualche errore, oppure, ci prova con tentazioni per vedere la nostra lealtà nei Suoi confronti.
NON ABBANDONARCI ALLA TENTAZIONE- le tentazioni che subiamo non sono da Dio, chiediamo il suo aiuto affinchè possiamo superarle,poichè senza il suo aiuto potremmo soccombere a tali prove.
Ripeto preferisco la seconda perchè nella prima (è ovvio che Dio non c'entra con i mali ne prova qualcuno con tentazioni)non possiede una lettura chiara di pronta comprensione,mentre la seconda è più comprensibile
Franco |
17/12/2007 21:25 |
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| | | Post: 66
| Registrato il: 27/09/2007
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Gocciazzurra, 06/12/2007 22.37:
Personalmente preferisco il restyling che la C.C. ha apportato modificando la succitata frase in: "non abbandonarci alla tentazione".
qn.quotidiano.net/2007/11/13/46933-cambia_maria_parole_comprensibi...
C.C. non é mica l'acronimo dell' arma dei Carabinieri?
battutta cattiva a parte, non c'è stato alcun restyling, il padrenostro è stato detto in Aramaico, tradotto in Greco antico, in Latino...... in Volgare.... in Italiano.
La lingua cambia, il problema è rendere al meglio il significato, in latino é ne nos indúcas in tentationem nel messale italiano é stata tradotta letterlamente... il che crea qualche dubbio a cui ci casca....
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17/12/2007 22:17 |
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| | | Post: 1.689
| Registrato il: 16/05/2005
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Beh.. se la C.C. ha deciso di rendere questa traduzione in modo differente (anche se concettualmente non cambia) qualche ragione ci sarà.. o no?
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18/12/2007 10:03 |
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| | | Post: 3.577
| Registrato il: 23/01/2006
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La questione è che questa preghiera è stata recitata per secoli in Latino e, in questa lingua, quelle espressioni hanno un senso. Quando si è trattato di tradurla in Italiano, si è deciso di fare in modo che questa traduzione fosse il più possibile vicina alla versione latina. Purtroppo, però, questo ha causato una certa cripticità del testo per i lettori moderni.
E' un po' il discorso che vale per la traduzione CEI nel suo complesso. Quando la si è fatta, si è cercato di realizzare un qualcosa che fosse il più possibile prossimo alla Vulgata Latina (che continua ad essere la traduzione di riferimento per la Chiesa Cattolica ancora oggi, in una versione un po' diversa da quella di San Girolamo, detta Nova Vulgata), a distanza di anni però ci si è resi conto che questa traduzione era ben lontana dall’essere perfetta e che causava delle difficoltà di comprensione per il lettore moderno. Così, si è deciso di rivederla.
Da qualche settimana, nella liturgia festiva, si stanno utilizzando i testi biblici tratti dalla nuova versione CEI… e devo ammettere che sono decisamente migliori rispetto alla CEI del ’74.
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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)
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