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Non chiamate nessuno padre in questo mondo (Mt 23:9)

Ultimo Aggiornamento: 12/10/2007 23:30
08/09/2007 14:21
 
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Carissimi,

innanzitutto un fraterno saluto a tutti voi. [SM=x570892]

Sarei molto grato se qualcuno potesse darmi delle delucidazioni circa la corretta interpretazione di Matteo 23:9 in particolare di "Non chiamate nessuno padre in questo mondo perchè uno solo è il padre vostro, quello che è nei cieli".
Ve lo chiedo perchè mi è stato recentemente proposto come ennesima "prova" dell'apostasia della chiesa, dove padri sono chiamati i preti e lo stesso papa (Il Santo Padre).
Purtroppo non sono equipaggiato per affrontare certe questioni, quindi cedo il passo a chi ne sa di più.
Ringrazio fin d'ora. [SM=x570925]

Pippi


08/09/2007 14:54
 
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Innanzitutto vale come sempre il discorso preliminare, ossia che non si può dimostrare l’apostasia della Chiesa attraverso un canone creato dalla Chiesa, perché quel canone trova il suo fondamento nella Chiesa stessa che si vorrebbe destrutturare. La chiesa chiamava i grandi uomini del passato “Padri” ancora prima di avere il Nuovo Testamento in base al quale questi eretici del XXI secolo vorrebbero criticarla.
Ma veniamo alla domanda specifica, fermo restando che quanto detto sopra già basterebbe: se la Chiesa è apostata il canone è una creazione di apostati. Detto questo riporto per brevitas quanto già esposto altrove da un fratello cattolico:

groups.msn.com/DIFENDERELAVERAFEDE/commentibiblici.msnw?action=get_message&mview=0&ID_Message=14344&LastModified=46754282033...
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Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
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(Κ. Καβάφης)
08/09/2007 14:57
 
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Solo uno è Padre, ma...

Carissimo FILIPPO,
riconoscendo che, secondo il Vangelo, il termine padre è abusivo, c'è da osservare che non si dovrebbe chiamare "padre", "papà" o simili neanche il nostro genitore maschio che si fregia di tale appellativo. A quando mi risulta, anche i TdG chiamano il loro genitore maschio "papà", "padre" o simili...sono anch'essi degli apostati? [SM=g27828]

Un fraterno saluto. [SM=x570892]

Freddie
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Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. Il tuo volto, Signore, io cerco.
[Modificato da !Freddie! 08/09/2007 14:58]
08/09/2007 15:04
 
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vedi anche la scrittura chiama Abramo nostro padre ,mi dispiace non ho la bibbia con me e non ti posso citare il capitolo e v,ringrazio qualche forista che lo puo' fare, bacioni
Gennaro
08/09/2007 15:05
 
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ecco cosa desumo dal Nuovo Testamento:

In un passo Paolo dice esplicitamente di essere Padre di coloro che sono venuti alla fede:

1Corinzi 4:14 Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi.
1Corinzi 4:15 Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il vangelo.


In altri passi egli chiama figli coloro che per suo mezzo sono venuti alla fede:

1Corinzi 4:14 Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi.

2Corinzi 6:13 Io parlo come a figli: rendeteci il contraccambio, aprite anche voi il vostro cuore!


1Tessalonicesi 2:11 e sapete anche che, come fa un padre verso i propri figli, abbiamo esortato ciascuno di voi,

Filemone 10 ti prego dunque per il mio figlio, che ho generato in catene,

Tito 1:4 a Tito, mio vero figlio nella fede comune


2Timoteo 2:1 Tu dunque, figlio mio, attingi sempre forza

1Timoteo 1:2 a Timòteo, mio vero figlio nella fede


anche Giovanni:


3Giovanni 4 Non ho gioia più grande di questa, sapere che i miei figli camminano nella verità.

…e Pietro:

1Pietro 5:13 Vi saluta la comunità che è stata eletta come voi e dimora in Babilonia; e anche Marco, mio figlio.







"Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro."
"Formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo."

Ezechiele



08/09/2007 15:05
 
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Per comprendere il significato esatto del divieto di Gesù bisogna tener conto delle circostanze in Gesù parlava e delle intenzioni dell'Evangelista quando ci racconta l'episodio in oggetto.
Gesù temperava e correggeva l'orgoglio dei farisei, perché costoro si inorgoglivano quando erano chiamati "maestri", "padri" o "guide" (Mt 23,8-12), perché essi ambivano a essere invitati ai banchetti e a occupare i primi posti nelle sinagoghe.
Ai farisei piaceva "apparire", intendendo con ciò ogni atteggiamento di pubblica ostentazione. Gesù si opponeva fermamente a tutte le esteriorità e alle orgogliose prese di posizione che separano dal vero, unico e autentico Padre e Maestro e che servono soltanto a interporre inutili sbarramenti tra le persone.
Quando l'Evangelista Matteo scriveva, il monito di Gesù assumeva un significato speciale per i Cristiani della Chiesa primitiva che provenivano dal Giudaismo, dal momento che il severo avvertimento di affrancarsi dall’orgoglio metteva a nudo una pratica comune nella società del tempo. C'era (e sempre ci sarà...) il rischio che sorgessero nuovi tipi di fariseismo nella recente comunità cristiana; e quel rischio andava combattuto strenuamente, perché Gesù era stato portavoce di una nuova mentalità.
Oggi assegnare il titolo di "padre" o di "maestro" a una persona non sembra affatto essere occasione o motivo di orgoglio; al contrario, si tratta di una consuetudine divenuta "normale" nel rapporto con un sacerdote. È probabile che, oggi, Gesù ci ammonirebbe con queste parole: "Non chiamate nessuno dottore, ingegnere, avvocato ecc.", poiché sono questi i titoli con i quali la società s'inorgoglisce e crea inutili e pericolose differenze sociali.
Come Cristiani, il titolo che ci onora sommamente è quello di "figli" dello stesso Padre e "fratelli" in Gesù. Giacché l'Evangelista Giovanni e l'Apostolo Paolo scrivevano in circostanze diverse da quelle di Matteo, essi non avevano difficoltà a chiamare "figli" i loro discepoli e a considerarsi "padri" di coloro che avevano generato nella Fede (1Cor 4,15).


Ciao [SM=x570892]

Bruno
______________________________


---Verba volant scripta manent---
-----
--- www.vasodipandora.org ---
08/09/2007 15:06
 
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Quando si legge un passo biblico bisogna sempre tener presente il suo contesto se si vuole poterne comprendere il senso, sia nel senso che ogni versetto va inquadrato nel passo a cui appartiene, sia nel senso che bisogna sempre aver presente la cultura a cui appartenevano l’agiografo e i suoi lettori originari, onde comprendere l’accezione che determinati termini avevano per costoro, nonché gli scopi che l’autore si proponeva nello stendere quel determinato passo.
Il versetto in questione appartiene ad un brano (Mt 23,8-12) in cui Gesù sta rimproverando la ricerca farisaica dei titoli onorifici, tale passo vuole essere un ammonimento ai capi della neonata comunità cristiana (ricordiamoci sempre che il Vangelo secondo Matteo è il vangelo ecclesiale per antonomasia). L’evangelista dovette constatare nella Chiesa atteggiamenti ambiziosi ed orgogliosi da parte dei responsabili, i quali, in questo, si erano fatti imitatori più dei rabbini giudaici che non del Signore. Nel mondo giudaico, infatti, erano in uso epiteti gloriosi per i grandi interpreti della legge divina, come maestro, padre e leader. A questo proposito Ortensio da Spinetoli, nel suo commento al Vangelo di Matteo, relativamente al brano in oggetto riporta il seguente passo del Talmud:

“Quando il re Giosafat vedeva un discepolo degli scribi, scendeva dal trono, l’abbracciava e gli diceva: padre mio (abì), maestro mio (rabbi), signor mio (mari).”

Matteo crea dunque un brano di esortazione, ma anche di denuncia di uno stato di cose anomalo tra i credenti. E’ importante notare che qui non è in gioco tanto l’espressione di una puerile vanità, ma un’inammissibile pretesa di superiorità all’interno di una comunità di fratelli, di figli dello stesso Padre. Il passo, quindi, non va interpretato in modo letterale (altrimenti, i TdG mi dovrebbero spiegare perché chiamino i loro padri carnali “padre”), ma come un invito rivolto ai capi della Chiesa ad essere servi della comunità loro affidata.
In questo senso, non è assolutamente in contraddizione con questo passo scritturale l’uso dei cattolici di chiamare il Papa “Santo Padre”, poiché questi è Padre proprio perché servo dei servi di Cristo. Con questo ammonimento Matteo non vuole negare la presenza di un’autorità all’interno della Chiesa, ma vuole indicare che tale autorità deve essere esercitata come servizio. L’evangelista vuole invitare i capi della Chiesa ad evitare di interpretare l’autorità loro concessa come un dominio o un orgoglioso esercizio del potere.
[Modificato da Trianello 08/09/2007 16:34]

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

08/09/2007 15:59
 
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Per TRIANELLO

Come sempre un intervento puntuale ed esaustivo a cui aggiungerei solo questa osservazione: se propio si vuole essere chiamati "padre" (ed io sono un...padre), che almeno si sia il più possibile simile al Papà Celeste affinchè tale termine non sia troppo...abusivo!!!
(ma quant'è dura!!!!!!) [SM=g27818]

Un fraterno saluto. [SM=x570892]

Freddie
-------------------
Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. Il tuo volto, Signore, io cerco.
08/09/2007 18:58
 
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Innanzitutto vale come sempre il discorso preliminare, ossia che non si può dimostrare l’apostasia della Chiesa attraverso un canone creato dalla Chiesa, perché quel canone trova il suo fondamento nella Chiesa stessa che si vorrebbe destrutturare. La chiesa chiamava i grandi uomini del passato “Padri” ancora prima di avere il Nuovo Testamento in base al quale questi eretici del XXI secolo vorrebbero criticarla.


Sono perfettamente d'accordo. [SM=x570864] Infatti il mio timore non era tanto che la critica fosse fondata, quanto sapere la corretta interpretazione del passo.
Che quella letteralista ed estrapolata dal contesto non stesse in piedi (e non potrebbe essere altrimenti) era del resto ovvio visto che conseguentemente non sapremmo come chiamare i nostri padri di famiglia...che, come ha osservato !Freddie!, anche i tdg chiamano papà...
Grazie a tutti e buona domenica.
Pippo
PS:
1) FORZA ITALIA ! [SM=x570889]
2) Polymetis e Trianello siete forti... [SM=g27811]
08/09/2007 19:24
 
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Magari con Zio evitavamo equivoci.... [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828]
08/09/2007 21:13
 
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Non abbiatene a male, ma......
Ringraziando sentitamente Bruno, Poly e Trianello per l'esauriente spiegazione, trovo tuttavia molto difficoltoso, almeno nel mio caso, chiamare qualche ecclesiastico "padre".

Faccio addirittura fatica a chiamare qualche prete "don", ma per lo meno so che è un'abitudine della società nella rispettiva comunità ecclesiale, e cerco di conformarmi quando devo chiamare qualche mio amico prete.

Quello che invece vorrei sottolineare, e che sebbene la spiegazione sia molto esaustiva, ripeto nel mio caso specifico, trovo che i padri della chiesa a cui si riferiscono i foristi, erano molto più rappresentativi dell'odierna chiesa cattolica romana e dei suoi rappresentanti, soprattutto quelli in pompa magna come i cardinali, i vescovi, monsignori ecc. ecc.

Vi spiego un'episodio che forse vi farà capire meglio ciò che voglio dire:

In piazza San Pietro, c'erano degli handicappati dietro a delle transenne che avevano fatto richiesta di poter toccare la mano del papa Ratzingher, ma.... ciò era impedito da delle transenne invalicabili e per la difficoltà stessa dei portatori di Handicap, e per il servizio di sorveglianza.

Quando uno dei volontari che accompagnavano lo sfortunato gruppo, vide però che davanti al papa, si stesero tappeti, si misero delle poltrone con tanto di ombrellone e bibite fresche, e su quelle si sedettero alcuni in porpora rossa, altri in vestito blu, (politici e autorità), allora il volontario andò su tutte le furie e dichiarò ad alta voce il suo sdegno e la sua protesta!

Io dico che Gesù Cristo non si transennnava, non aveva un servizio di sorveglianza, eppure lo sapevano tutti che volevano metterlo a morte, e ciò nonostante Egli era avvicinabile da chiunque, malati, storpi, poveri, oppressi, peccatori, ecc. ecc.

Era sempre pronto e disponibile per una parola buona e un conforto spirituale perchè vedeva le folle come pecore senza pastore!

Dov'è l'esempio che ci ha lasciato?

Io non riesco a vederlo nei nuovi rappresentati ecclesiastici.

Mi dispiace se magari ciò che dico ferirà qualcuno, ma sono sincero e spontaneo. Uscendo dai tdg, penso che qualsiasi "etichetta" mi stia troppo stretta per potermici conformare un'altra volta in qualche gruppo.

Credo profondamente in Dio, ed Egli sa quanto io l'abbia cercato, ma non accetterò mai più la rappresentanza mediatrice di uomini che a mio avviso hanno allontanato il ministero apostolico originale di prendersi letteralmente cura degli orfani e delle vedove, in altre parole, dei bisognosi che come disse Gesù: "i poveri li avrete sempre con voi"!

Tu Bruno sai quanto io ti stimi e apprezzi, e prego ogni giorno Dio che mandi migliaia, milioni di uomini come te, Trianello, Marcuccio e chiedo scusa per gli altri nomi che non ricordo in questo momento, a sollevare il mondo dalle sue difficoltà!

Che Dio vi benedica e vi sorregga sempre con abbondanza di Spirito Santo a voi che vi prodigate per un mondo migliore!

Fraternamente......
08/09/2007 22:44
 
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Il papa è un personaggio pubblico e nel mirino di molti, l’attentato a Giovanni Paolo II ne è la prova. Il servizio di sicurezza non fa che prendere le sue precauzioni, inoltre l’assenza di transenne farebbe sì che il papa venga travolto in un caos totale. Il disordine non giova a nessuno.

Capisco che l’esperienza dei TdG ti abbia fatto venire in disgusto qualsiasi “mediazione” umana, ma ricorda che senza la Chiesa visibile, senza il clero, non ci sarebbe neppure il Nuovo Testamento grazie al quale tu sai di Cristo. E’ tipico del protestantesimo saltare la mediazione ecclesiale, ma per farlo devono ricorrere ad un falso storico, fare della Bibbia un libro caduto rilegato dal cielo anziché un prodotto ecclesiale. Gesù diede a Pietro il potere di legare e di sciogliere, non dimentichiamocelo.
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(Κ. Καβάφης)
08/09/2007 23:38
 
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"Non chiamate nessuno padre in questo mondo perchè uno solo è il padre vostro, quello che è nei cieli".

Padre nostro è nostro Dio che dimora nei cieli. E' il nostro Padre in quanto il nostro creatore e noi creature, ed è nosto padre in quanto fonte di vita, in ogni senso, sia fisica che spirituale.
Dio, nostro padre celeste deve essere la prima autorità della nostra fede e tutte le dottrine devono corispondere a "Cosi dice il Signore"!
Perchè anche Gesu parlava o iniziava con: "Sta scritto"!
e poi c'è scritto nel Antico Testamento: " Se uno non parla così, in lui non c'è nessuna aurora! Scusate se non ho riportato il libro,capitolo e versetto! se necessario lo farò poi. E poi: "Maledetto uomo che confida nel bracio dell'altro uomo! Quindi unico che merita la nostra piena fiducia è il Padre celeste, e nessun altro può prendere il suo posto in quanto lui è il primo è l'ultimo, l'inizio e la fine anche nella nostra educazione di fede, di vita.
...
08/09/2007 23:47
 
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Due problemi:
a)Dio è certo colui che indica la retta via, ma come faccio a sapere cosa dice Dio? Per leggere la sua parola, come già ripetuto, bisogna passare per la Chiesa che ha creato il canone, e per la Traditio che ti dice quale tra le mille letture possibili è quella corretta. L'idea di un magistero che indichi la corretta lettura è presente sin dai tempi apostolici (2pt 3,16)
2)Maledetto l'uomo che confida nell'uomo sopratutto se l'uomo in cui confida è se stesso, in un delirio soggetivistico e individualista che pensa di poter fare a meno della dimensione ecclesiale e comunitaria delle fede. La fede viene dall'ascolto.

Ad maiora
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09/09/2007 12:20
 
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Mah... di per sè, questo termine consuetudianrio può farsi risalire alla Bibbia e al cristianesimo primitivo, ma non è certo il centro della nostra fede!

Si chiamava "padre" un maestro, giacchè egli era considerato dai suoi scolari un padre della loro anima. Ma certo è che bisognava avere un legame interiore molto forte, credo. E' stato già citato 1 Cor 4,15: "Se anche aveste diecimila pedagoghi in Cristo, non avete prò molti padri". D'altro canto quanto dice Ireneo è assai sintomatico di una realtà consolidata nel tempo: "Quando uno ha ricevuto l'insegnamento dalla bocca di un altro, è chiamato figlio di colui che lo istruisce, e quest'ultimo è chiamato padre suo" (ADV. HAER. 4, 41,42), o anche Clemente Alessandrino: "Le parole sono la primogenitura dell'anima. Perciò chiamiamo Padri quelli che ci hanno istruito... e ogni uomo che riceve l'istruzione è, quanto alla dipendenza, il figlio del suo maestro" (STROM, 1,1,2-2,1). Personalmente conosco un mucchio di presbiteri, giovani (30-45/50 anni) e li chiamo molto spesso per nome. Non sono necessariamente degli amici, la differenza di età è notevole, però ad essere sincero loro mi salutano quasi sempre con "Ciao fratello...". Quando capita che li chiamo "padre" loro esordiscono con tono sorpreso e mi rispondono subito: "Figlio!", ma non è mai stata una pretesa.

Però... rivolgendomi al vescovo, la cosa è diversa. Molti lo chiamano "sua eccellenza", come di consuetudine, io (seguendo anche il suo volere... ) lo chiamo "padre". Sempre. Giacchè nell'antichità cristiana il compito di insegnare aspettava al vescovo. Basti pensare, che so(?), ad alcune espressioni dalle lettere di Ignazio di Antiochia: "Sotto la guida del Vescovo che tiene il posto di Dio" (Magn. 6,7); "Perciò è vostro dovere essere d'accordo col pensiero del vostro vescovo" (Ef, 4); "Non è permesso, prescindendo dal Vescovo, nè battezzare nè fare l'agape; ma tutto ciò ch'egli approva è gradito anche a Dio... Nessuno faccia senza il consenso del Vescovo alcunchè di ciò che riguarda la Chiesa" (Smirn. 8, 1-2) ecc... Ne segue che per primo a lui andò il titolo di Padre. E poi, parliamoci chiaro, a me viene spontaneo... la stima, la fiducia che pongo sul mio vescovo mi fanno veramente uscire di bocca quelle parole senza vergogna, senza disagio, senza ripensamenti.

Ciò non vuole dire, però, che i presbiteri non li stimi perchè li chiami per nome. Ma di sicuro il loro carisma è diverso da quello del vescovo. E se uno dei miei cari presbiteri dovesse diventar vescovo... state pur certi che lo chiamerei sempre "padre" in maniera davvero spontanea e con un pizzico pure di orgoglio e soddisfazione!

Poi è anche vero che l'uso di "padre" è tanto comune nel secondo secolo, che nella seconda metà, 156, vien messo dal redattore del martirio di Policarpo in bocca alla folla pagana che assisteva al martirio: "Ecco il dottore dell'Asia, il Padre dei cristiani" (XII, 2). Poi nel IV secolo è ormai diventato davvero abituale; al punto che il termine è usato pure al plurale. Inizialmente per designare i vescovi riuniti al concilio come è scritto nell'Ep. CXL di Basilio di Cesarea a proposito del Concilio di Nicea, 325: "Quanto insegnamo non è frutto delle personali riflessioni ma ciò che abbiamo appreso dai santi padri...", questo inizialmente. Poi, con le controversie cristologiche del IV e V secolo, si allargò l'applicazione del termine anche a vescovi isolati che godevano di particolare stima e autorevolezza. Basti pensare ad Efeso (431), Cirillo porta un dossier peino di citazioni per provare l'errore di Nestorio: "Noi abbiamo preparato degli estratti dalle opere di santi e venerabili Padri, di vescovi e di diversi martiri" (MANSI IV,1884 B). Quindi non si tratta più solamente di vescovi riuniti in concilio, ma anche di personalità isolate considerate testimoni qualificati. E il mio vescovo lo è, e mi viene naturale!

Tuttavia capisco molto bene Sonnyp e chiunque non voglia dare un titolo ad un altro che non riconosce... "... nella libertà dei figli di Dio..."
E' anche vero che - lo dico per onestà intellettuale - ogni volta che si diceva "padre" (come ad esempio a Calcedonia 451), si trattava di vescovi già morti; solo Agostino nella polemica con Pelagio si appoggia all'autorità di vescovi viventi ed anche a quella di Gerolamo (che era solo un presbitero). E' vero che non usa per loro il termine "padri", ma li mette sullo stesso piano degli altri del passato.

In ogni caso il termine è definitivamente fissato con la definizione che ne dà Vincenzo di Lerino nel suo Commonitorium del 434: "Se viene sollevata qualche questione a proposito della quale non è mai stata presa alcuna decisione analoga, biogna allora ricorrere alle opinioni dei santi Padri, di quelli almeno che, ai loro tempi e luoghi, rimasero nell'unità della comunione e della fede, e furono considerati maestri approvati. E tutto ciò che essi poterono sostenere, in unità di pensiero e di sentimento, va considerato come la dottrina vera e cattolica della chiesa, senza alcun dubbio nè scrupolo (29,1). Nulla deve essere creduto dalla posterità eccetto ciò che l'antichità sacra dei santi Padri ha ritenuto unanime in Cristo" (33,2).

E poi per i Riformati... i Padri, giudicati dai riformatori (semmai) con più o meno simpatia, sono accettati. Però essi sono giudicati dalla Scrittura. Non sono eliminati se e in quanto legati alla Scrittura, e sono usati in funzione apologetica antiromana: "Roma si è allontanata sia dalla Scrittura che dai Padri...", quante volte l'ho sentita dal popolino e non solo...

In ogni caso credo che dare un titolo come "padre" o "don" (dominus) ad un presbitero o ad un vescovo ecc... riguardi sostanzialmente una scelta di coscienza e di unità spirituale. Non si può criticare, davvero, nè l'una nè l'altra scelta. Ognuno infatti agisce in coscienza propria, per il sentire dello Spirito e per come lo Spirito da il modo di esprimersi... Io la penso così...

Ogni bene
Marcuccio
09/09/2007 16:41
 
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>>>Dio è certo colui che indica la retta via, ma come faccio a sapere cosa dice Dio?

Polimetys, queste tue parole sono in contraddizione. E per mostrarti questo ti chiedo:
Se sei certo che Dio è colui che indica la retta via, come lo sai? E da quale libro lo sai o da chi lo sai?
Se sai questo com’è che poi ti dici non lo so!? Ciò è “come faccio a sapere cosa dice Dio?
Prima dici che lo sai e poi dici che non lo sai! O lo sai o non lo sai! Uno dei due e non tutte e due!
Tu lo sai che puoi sapere cosa dice Dio dalla Bibbia!?

“Ogni Scrittura è ispirata da Dio…” 2Timoteo 3,16 giusto, c’è scritto chiaro “è ispirata da Dio, non dagli ecclesiastici.

“infatti nessuna profezia venne mai dalla volontà dell’uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo” 2Pietro 1,21

“Ho conservato la tua parola nel mio cuore per non peccare contro di te” Salmo 119,11

“La tua parola è una lampada al mio piede e una luce sul mio sentiero.” Salmo 119,105

Abbiamo inoltre la parola profetica più salda:farete bene a prestarle attenzione, come a una lampada splendente in luogo oscuro, fino a quando spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei vostri cuori” 2Pietro1,19

“Perché siete stati rigenerati non da seme corruttibile, ma incorruttibile, cioè mediante la parola vivente e permanente da Dio”. 1Pietro 1,23

“Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: “Se perseverate nella mia parola, siete veramente i miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” Giovanni 8,31

….

“….Come anchè Cristo è capo della chiesa….” Efesini 5,23

Caro Polimetys ti prego di non fare finta di non capire! Non può la chiesa avere più autorità quanto ne ha la Parola di Dio! Perché il Cristo è capo della chiesa e non chiesa capo di Cristo!!!

E sappiamo che Cristo è anche la Parola!





09/09/2007 16:59
 
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Perdonami, ma sei tu che cadi in contraddizione. E' indubbio che la Bibbia dica di essere la parola di Dio, ma questo lo dice pure il Corano, perché allora affidarsi alla Bibbia e non al Corano? La Bibbia dice di essere la parola di Dio, ma la Bibbia non ci dice quali libri appartengono alla Bibbia e, quindi, quali libri debbano essere considerati parola di Dio e quali no. Questo ce lo dice la Chiesa. Del resto, anche alcuni apocrifi dichiarano di essere parola di Dio, allora perché non li consideri tali e non li includi nella tua Bibbia? Ecco cosa voleva farti notare Polymetis.

Che poi il passo di Matteo non debba essere intepretato in modo letterale ce lo attesta la Bibbia stessa:

"Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi.
Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il vangelo." (1Co 4,14-15)

Qui Paolo sta dicendo letteralmente di essere il "padre" spirituale delle persone da lui evangelizzate. Quindi, non c'è nulla di strano nel considerare coloro che ci sono maestri nella fede come nostri padri spirituali e, di conseguenza, non c'è nulla di male, in questo senso, ad appelarli "padri".
Se ci aggiungi quanto da me scritto nel mio precedente intervento, credo che potrai avere un quadro un poco più chiaro della questione. Se poi, nonostante tutto, ti vorrai ostinare ad interpretare in modo letterale il passo matteano citato, allora dovrai rassegnarti a chiamare il tuo padre carnale "coso" o "ciccio".

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

09/09/2007 18:06
 
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Trianelo
Certo senza dubbio padri apostolici sono queli che hanno costituito la chiesa di Cristo e posto le fondamenta, e che certo si distinguono dal Padre che è nei cieli!


Uno solo è Dio Padre, per quanto io conosca la Bibbia!!! Lo stesso versetto dice "perchè uno solo è il padre vostro, quello che è nei cieli"!

"Padre nostro daci oggi il nostro pane quotidiano....
Lo sanno anche i paserotti!

Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo! Dimmi una sola ragione perchè confondere DIo Padre con padri apostolici!!!

E insensato!
09/09/2007 18:27
 
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“Polimetys, queste tue parole sono in contraddizione. E per mostrarti questo ti chiedo:
Se sei certo che Dio è colui che indica la retta via, come lo sai? E da quale libro lo sai o da chi lo sai?”

So che Dio indica la retta via perché credo alla Bibbia, ma credo alla Bibbia perché la Chiesa di Dio ne ha scelto il canone.

“Tu lo sai che puoi sapere cosa dice Dio dalla Bibbia!?”

Io posso leggere la Bibbia, ma viste le 21.104 sette protestanti attualmente esistenti, tutte con una dottrina diverse, e tutte convinte di basarla sul “Sola Scriptura”, allora evidentemente questo metodo non funziona. La Bibbia mi dice qualcosa solo se so qual è tra le molte interpretazioni quella corretta.

““Ogni Scrittura è ispirata da Dio…” 2Timoteo 3,16 giusto, c’è scritto chiaro “è ispirata da Dio, non dagli ecclesiastici.”

Ho paura che tu confonda l’ispirazione con l’interpretazione. Che Dio ispiri la Bibbia nessuno l’ha negato, il problema è cosa dica questo testo ispirato. Io mi baso sul parere di chi questo testo ispirato l’ha selezionato tra II e IV secolo.

“Caro Polimetys ti prego di non fare finta di non capire! Non può la chiesa avere più autorità quanto ne ha la Parola di Dio! Perché il Cristo è capo della chiesa e non chiesa capo di Cristo!!!”

Nessuno ha detto che la Chiesa è il capo di Cristo, ne che sia il capo della parola di Dio. Avendo sia la Traditio orale sia la Scrittura la medesima origine, cioè Dio, non valgono una più dell’altra, perché la verità non può valere più della verità. Quello che si riconoscere alla Chiesa è una priorità ontologica e cronologica (il cristianesimo è esistito prima e a prescindere dal Nuovo Testamento, che nella forma in cui lo hai in mano è una creazione del IV secolo: la Chiesa lo precede e ne ha formato il canone, per mandato divino. Se è così, è la sua lettura quella corretta).

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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
09/09/2007 21:05
 
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A questo punto Polimetys ti dico solo che io devo solo rispettare la tua libertà di credere come vuoi. E che ognuno rimanga convinto secondo la propria coscenza!
09/09/2007 23:22
 
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Certo senza dubbio padri apostolici sono queli che hanno costituito la chiesa di Cristo e posto le fondamenta, e che certo si distinguono dal Padre che è nei cieli!



C’è il problema che il Canone delle Sacre Scritture è stato stabilito solo verso la fine del IV secolo, vale a dire quasi tre secoli dopo la morte dell’ultimo dei cosiddetti padri apostolici.


o Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo! Dimmi una sola ragione perchè confondere DIo Padre con padri apostolici!!!



Nessuno, ovviamente, confonde Dio Padre con i padri della Chiesa o con il Santo Padre (il papa). La questione è che i TdG dicono che il versetto matteano debba essere interpretato letteralmente e che, quindi, i cattolici hanno apostatato dal vero cristianesimo, tra le altre cose, perché chiamano “padre” i loro pastori spirituali. Questa è una lettura del passo a dir poco ridicola, sia perché smentita dalla più elementare contestualizzazione dello stesso, sia perché smentita da altri passi scritturali in cui risulta evidente che gli apostoli non trovavano nulla di sbagliato nel considerarsi e nel chiamarsi “padri” di coloro che avevano evangelizzati, i loro figli spirituali.

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Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

12/10/2007 13:07
 
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In questo caso i tdg hanno ragione: Non solo si fanno chiamare: Padre, ma Santo Padre! Se è Santo lo sa solo Dio, innutile che lui si fa chiamare Santo dagli uomini! C'è un solo Santo, Gesù Cristo, senza peccato!

12/10/2007 13:08
 
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Davide nei Salmi diceva: se sono buono, io non lo saprò!
12/10/2007 13:16
 
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Re:
P filippo;), 08/09/2007 14.21]Carissimi,

innanzitutto un fraterno saluto a tutti voi. [SM=x570892]

Sarei molto grato se qualcuno potesse darmi delle delucidazioni circa la corretta interpretazione di Matteo 23:9 in particolare di "Non chiamate nessuno padre in questo mondo perchè uno solo è il padre vostro, quello che è nei cieli".
Ve lo chiedo perchè mi è stato recentemente proposto come ennesima "prova" dell'apostasia della chiesa, dove padri sono chiamati i preti e lo stesso papa (Il Santo Padre).
Purtroppo non sono equipaggiato per affrontare certe questioni, quindi cedo il passo a chi ne sa di più.
Ringrazio fin d'ora. [SM=x570925]

Pippi


La scrittura di Matteo 23:8-12 dice:-

8 Ma voi, non siate chiamati Rabbi, poiché uno solo è il vostro maestro, mentre voi siete tutti fratelli. 9 Inoltre, non chiamate nessuno padre vostro sulla terra, poiché uno solo è il Padre vostro, il Celeste. 10 Né siate chiamati ‘condottieri’, perché uno solo è il vostro Condottiero, il Cristo. 11 Ma il più grande fra voi dev’essere vostro ministro. 12 Chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.

Sembra logico che con Voi, si riferiva al fatto che tra di loro gerarchicamente non si dovevano attribuire titoli del genere.

Saluti




"""Ci sono due tipi di sciocchi;
quelli che non hanno dubbi,
e quelli che dubitano di tutto"""
12/10/2007 15:38
 
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Certo, continuamo a leggere le Scritture come se si trattasse del libretto di istruzioni del nostro cellulare... contenti voi...

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Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

12/10/2007 20:45
 
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Re: Re:
The Red baron, 12/10/2007 13.16:

P filippo;), 08/09/2007 14.21]Carissimi,


La scrittura di Matteo 23:8-12 dice:-

8 Ma voi, non siate chiamati Rabbi, poiché uno solo è il vostro maestro, mentre voi siete tutti fratelli. 9 Inoltre, non chiamate nessuno padre vostro sulla terra, poiché uno solo è il Padre vostro, il Celeste. 10 Né siate chiamati ‘condottieri’, perché uno solo è il vostro Condottiero, il Cristo. 11 Ma il più grande fra voi dev’essere vostro ministro. 12 Chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.

Sembra logico che con Voi, si riferiva al fatto che tra di loro gerarchicamente non si dovevano attribuire titoli del genere.

Saluti





vorrei farti notare che nonostante Gesù abbia detto di non chiamare nessuno Maestro, poi nelle lettere di Paolo si parli di Maestri, in quanto ai padri Paolo si paragona ad un Padre per coloro che ha generato alla fede. non ho la Bibbia sotto mano quindi mi riservo di citarti i passi biblici più tardi.






"Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro."
"Formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo."

Ezechiele



12/10/2007 21:34
 
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Re: Re: Re:
predestinato74, 12/10/2007 20.45]

vorrei farti notare che nonostante Gesù abbia detto di non chiamare nessuno Maestro, poi nelle lettere di Paolo si parli di Maestri, in quanto ai padri Paolo si paragona ad un Padre per coloro che ha generato alla fede. non ho la Bibbia sotto mano quindi mi riservo di citarti i passi biblici più tardi.




Hai ragione,
Atti 13:1-3
13 Ora ad Antiochia c’erano profeti e maestri nella congregazione locale, sia Barnaba che Simeone che era chiamato Negro, e Lucio di Cirene, e Manaen che era stato educato con Erode il governante del distretto, e Saulo. 2 Mentre servivano pubblicamente Geova e digiunavano, lo spirito santo disse: “Fra tutti appartatemi Barnaba e Saulo per l’opera a cui li ho chiamati”. 3 Allora digiunarono e pregarono e posero su di loro le mani, e li lasciarono andare.

1Cor. 12-27:31
27 Ora voi siete il corpo di Cristo, e individualmente membra. 28 E Dio ha posto i rispettivi [membri] nella congregazione, in primo luogo, apostoli; in secondo luogo, profeti; in terzo luogo, maestri; quindi opere potenti; quindi doni di guarigioni; soccorsi, capacità di dirigere, diverse lingue. 29 Non tutti sono apostoli, vero? Non tutti sono profeti, vero? Non tutti sono maestri, vero? Non tutti compiono opere potenti, è così? 30 Non tutti hanno doni di guarigioni, è così? Non tutti parlano in lingue, è così? Non tutti sono interpreti, vero? 31 Ma continuate a cercare zelantemente i doni maggiori. Eppure vi mostro una via che sorpassa tutte le altre.



Dunque secondo te quel passo cosa vuol dire???

Saluti


"""Ci sono due tipi di sciocchi;
quelli che non hanno dubbi,
e quelli che dubitano di tutto"""
12/10/2007 23:30
 
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credo che la spiegazione la dia Gesù stesso nei versetti 11 e 12:

Matteo 23:11 Il più grande tra voi sia vostro servo;
Matteo 23:12 chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato

Gesù non condanna tanto i titoli, che come ben sai pure c'erano nella Chiesa, ma condanna l'atteggiamento di superiorità, di superbia che può sorgere nelle persone poco vigili a se stessi.

Gesù ha in mente i farisei del suo tempo che:

Matteo 23:5 Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange;
Matteo 23:6 amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe
Matteo 23:7 e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì" dalla gente.

Gesù condanna l'atteggiamento interiore di chi pratica la religione non per amore di Dio, ma solamente per ricevere onore, rispetto, sudditanza dagli uomini.

Tutto ciò che facciamo dobbiamo farlo per amore di Dio, sperando da lui solo la ricompensa, e non dagli uomini.

Gesù stesso darà il buon esempio quando scandalizzerà i suoi discepli, mettendosi a lavare i loro piedi dicendo:

Giovanni 13:13 Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono.
Giovanni 13:14 Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri.
Giovanni 13:15 Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi.


in Cristo, l'essere Maestro e Signore convive con la sua profonda umiltà, col suo essere a servizio degli altri:

Marco 10:45 Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

il cristiano, anche se possiede il dono di essere Maestro o padre spirituale, deve sempre coltivare l'umiltà e vivere il suo ministero come un servizio ai fratelli, e non per ricevere sudditanza e onori dagli uomini.

questo è un pericolo in cui incorrono coloro che hanno delle responsabilità all'interno della comunità, sia nella Chiesa Cattolica che in tutte le altre Chiese. Quale pastore di comunità non è tentato dal diavolo nell'usare la sua posizione per ricevere onori, rispetto, lodi da parte della propria comunità?

più grandi sono le responsabilità, più dobbiamo vigilare sul nostro cuore, perchè non facciamo la fine di Lucifero, che da angelo di luce, divenne per la propria superbia, la più orrenda delle creature di Dio.






"Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro."
"Formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo."

Ezechiele



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