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«Mi sono convertito e lo rivendico» L’egiziano Hegazi rischia la morte

Ultimo Aggiornamento: 21/08/2007 11:06
20/08/2007 12:55
 
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Il giovane chiede il riconoscimento del cambio di fede sui documenti. E rompe un tabù in un Paese dove i copti sono milioni
Cristiano da nove anni, una fatwa ora lo condanna come apostata STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO
Mohamed Hegazi, egiziano, si è convertito al cristianesimo. Vuole ufficializzare la sua fede ma una fatwa islamica lo condanna a morte. Autorità e Chiesa tacciono.
Adottiamo Mohamed Hegazi come simbolo della libertà religiosa in Medio Oriente. Venticinque anni, nato musulmano, convertito al cristianesimo nove anni fa e sposato con una convertita, ha chiesto alle autorità egiziane di vedere registrata la loro nuova religione sulla carta d’identità per assicurare che il loro figliolo, che sta per nascere, veda la luce come cristiano. Ma si è scatenata l’ira degli estremisti islamici che l’hanno tacciato di apostasia e ingiunto allo Stato di attuare la condanna a morte avallata da una fatwa, un responso giuridico, dell’Università islamica di Al Azhar. Ciò avviene in un Paese sostenuto massicciamente dall’Occidente perché considerato moderato e in cui i cristiani sono circa 10 milioni. E non si tratta di ripetere l'operazione che nella primavera del 2006 portò al rilascio e all'espatrio del convertito afghano Abdul Rahman, che ha ottenuto asilo in Italia. I cristiani in Medio Oriente sono la popolazione autoctona e deve essere garantito loro e a tutti, compresi i convertiti, il diritto alla piena libertà religiosa a casa loro.
Il caso è esploso dopo che Suad Saleh, preside della Facoltà di studi islamici e arabi dell’Università islamica di Al Azhar, ha legittimato con una fatwa la condanna a morte di Hegazi perché non si è limitato a convertirsi ma «ha detto pubblicamente di essersi convertito al cristianesimo e si è perfino fatto fotografare insieme alla moglie con in mano il Vangelo ». La logica è la seguente: se ti converti e ti nascondi nelle catacombe potresti avere salva la vita, ma se hai la «sfrontatezza» di annunciarlo pubblicamente e magari con il sorriso in bocca, a testimonianza della profondità della tua fede e della gioia con cui la vivi, allora devi essere ucciso. Il quotidiano governativo Al Messa riferisce di un sondaggio secondo cui tutti gli ulema, i giureconsulti islamici, d’Egitto sono unanimi nella «necessità di condannare amorte l’apostata». Il caso è stato proposto anche al Grande Mufti Ali Gomaa che, in un’intervista al Washington Post, ha risposto in modo assai ambiguo: «La scelta significa la libertà e la libertà include la libertà di commettere dei gravi peccati fintantoché non arrechino un danno agli altri». A suo avviso chi si converte dall’islam a un’altra religione non commette un «grave peccato», tranne nel caso in cui la conversione costituisce una minaccia per la società. E sembra proprio che per gli estremisti islamici manifestare pubblicamente la gioia della fede in Cristo sia un pericolo da sanzionare con la morte.
«Ricevo delle minacce di morte sul mio cellulare. Ogni volta che cambio il numero dei fanatici riescono a ottenerlo, mi chiamano e mi preannunciano che mi faranno fuori», ha raccontato Hegazi a Le Figaro. «Il pericolo non viene solo dagli estremisti, un qualsiasi cittadino potrebbe uccidermi agendo di sua testa, nella convinzione di servire l'islam». Hegazi, che è stato il rappresentante del movimento di opposizione «Kifaya » (Basta!) a Port Said, vive ora in clandestinità insieme alla famiglia. Il suocero ha auspicato che la giustizia obblighi la moglie a divorziare e che «mi venga restituita anche morta». Contemporaneamente due esponenti dell’Organizzazione dei cristiani del Medio Oriente, Adel Fawzi e Peter Ezzat, considerati gli ispiratori della conversione di Hegazi, sono stati arrestati per «attentato all’islam» e «sedizione religiosa». Il tutto avviene in un contesto dove regna la paura. Il Centro Al Kadima per i diritti dell’uomo, ha ritirato la denuncia che era stata depositata la scorsa settimana per sostenere la causa di Hegazi, motivandola con «l’assenza del certificato di conversione della Chiesa». E la Chiesa locale? Tace. Un silenzio assordante per il timore di inasprire il conflitto con un regime che ha di fatto abdicato al clero islamico radicale rimettendo nelle sue mani il controllo degli affari sociali che s’intrecciano con una religione sempre più invasiva.
Proprio perché l’Egitto è il nostro dirimpettaio che ostenta fama di tolleranza e di moderazione, mi auguro che l’Italia non resti a guardare. Auspico che il capo dello Stato Napolitano lanci un vibrante appello al presidente egiziano Mubarak affinché assumaun gesto significativo, ricevendo Hegazi e riconoscendogli pubblicamente pari dignità come cittadino e testimoniando il rispetto della libertà religiosa. Auspico che il presidente del Consiglio Prodi chieda garanzie al governo egiziano sulla tutela della vita di Hegazi, chiarendo che per l’Italia il rispetto della libertà religiosa è un parametro fondamentale per definire la realtà e lo sviluppo dei rapporti bilaterali e multilaterali. Auspico che le università italiane (La Sapienza di Roma, il Pontificio Istituto Orientale di Roma, l’Orientale di Napoli, la Bocconi di Milano, l’Iuav di Venezia) che il 15 giugno 2005 hanno sottoscritto un accordo di cooperazione con l’Università islamica di Al Azhar, con la benedizione del nostro ministero degli Esteri, recedano dall’iniziativa dopo aver avuto l’ennesima conferma che i suoi più alti vertici hanno legittimato il terrorismo suicida palestinese e il massacro anche delle donne e dei bambini israeliani, nonché l’uccisione dei musulmani convertiti al cristianesimo. Auspico tutto ciò per i cristiani d’Egitto ma anche per noi. Perché se volteremo le spalle a chi, alle porte di casa nostra, viola la sacralità della vita, la dignità della persona e la libertà di scelta, significa che abbiamo abdicato ai valori che corrispondono al fulcro della comune civiltà dell'uomo. www.corriere.it/allam
Magdi Allam
20 agosto 2007

fonte:
www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/08_Agosto/20/allam-egiziano-convertito-cristianesi...
20/08/2007 22:09
 
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cristiani venuti dall'islam
questo e' il titolo di un libro, che si legge in qualche ora, e racconta esperienze di musulmani convertiti al cristianesimo ,e di quello che subiscono sia dai loro governi' che dalle famiglie ,la stessa sofferenza che prova un ex tdg ,l'islam ha molte analogie con i tdg infatti in entrambi vi e' solo la porta di ingresso ,tutti gli uomini di buona volonta' facciano pressione affinche' le centinaia di migliaia di Mohamed Hegazi nel mondo non subiscano piu' violenze per le loro scelte'di liberta'religiosa [SM=x570907]
21/08/2007 09:03
 
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CHE TRISTEZZA
infatti è proprio per questo che ho inserito quest'articolo del corriere, affinchè si dimostri l'analogia tra due religioni in cui il fanatismo è la base del loro fondamentalismo.

più volte ho sentito dirmi dagli anziani, che se oggi vivessimo in una teocrazia ed in uno stato geovista, io stesso avrei dovuto lapidare i miei parenti......


e purtroppo la mia non è un esperienza singola, ma come vedo è di molti.

quoto le parole sopra di M.B.C.
21/08/2007 09:31
 
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Attenzione!!

E' vero che l'Islam non ammette apostasia, ma è anche vero che l'Islam nom possiede una Chiesa, nel senso che noi diamo a questo termine, né un Corpo Direttivo. Ci sono molti teologi islamici che asseriscono che l'apostata non deve essere toccato in quanto bisogna dargli il tempo di ricredersi, anche se nel mondo islamico, purtroppo, l'opinione di costoro è minoritaria (almeno per il momento).
In più i mussulmani, a differenza dei TdG, credono che non sia necessario convertirsi all'Islam per essere salvati, ma che anche Cristiani ed Ebrei, se si attengono a quanto scritto nei loro Libri Sacri, si salveranno.
21/08/2007 11:06
 
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"che l'apostata non deve essere toccato in quanto bisogna dargli il tempo di ricredersi"

Patetico ma meglio che niente.
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