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ragioni canone alessandrino sull' ebraico

Ultimo Aggiornamento: 31/05/2007 11:51
30/05/2007 16:23
 
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Scusate se rispondo solo ora ma ero ad un convegno.
L’unica cosa che mi chiedo è perché Agabo creda di poter parlare di filologia se poi crede a delle favole e fa discorsi che per un filologo non hanno senso. La prossima uscita quale sarà, dirci che Mosè è l’autore del Pentateuco o che è esistito Adamo? I tuoi discorsi hanno un tale sapore da fondamentalismo protestante stile bible belt che farebbero rabbrividire chiunque abbia studiato filologia in un università laica.

“e dei farisei. Quest'uomo che scrive quanto riportato sopra, verso la fine della sua vita (scrive infatti "Contro Apione" verso il 93/96 d.C.) e dopo aver svolto vari incarichi a vari livello, anche militari, sarebbe più attendibile di ciò che scrivono alcuni "Padri della chiesa" vissuti molto dopo?”

a)Questo scritto appartiene alla fase successiva alla distruzione del tempio, cioè il periodo in cui, verso la fine del I secolo, si suppone appunto che il canone si sia fissato.
b)Giuseppe Flavio è un fariseo, ma siccome non esiste un solo partito nel giudaismo del II tempio, e Gesù non era un fariseo, la sua testimonianza è del tutto irrilevante per stabilire la fede della Chiesa delle origini. Decisamente i farisei non citano la LXX come invece fanno gli agiografi.
c)Quando dici “ciò che scrivono alcuni Padri”, sappi che ti stai riferendo al canone corto, perché la schiacciante maggioranza dei Padri è per il canone lungo, e tra quelli che sono per il corto alcuni dicono che lo fanno pur sapendo che la Chiesa è di parere contrario. Se vuoi una lista devi solo chiederlo, semplicemente non ho voglia di tirare già dallo scaffale un manuale di filologia patristica, ma se continui a ribadire le tue castronerie internettiane temo che dovrò fare questo sforzo.
d)Non mi hai ancora detto perché mai i farisei dovrebbero essere normativi per la fede cristiana.
d)Non mi hai ancora spiegato come sia possibile che la Chiesa sia ispirata e guidata da Dio mentre sceglie il canone del Nuovo Testamento ma stranamente diventa la Chiesa di Satana mentre sceglie quello dell’Antico Testamento.

“Non è credibile, sia perché le cose ebraiche le poteva conoscere meglio un giudeo e un giudeo vissuto prima dei 'Padri' ed anche molto meglio informato di loro delle cose appartenenti al suo popolo”

Presupponi un monismo nel giudaismo del II tempo che non esiste. Innanzitutto, questa è la visione di un fariseo intorno al 95 d.C. . Ma più di ogni altra cosa è basata su un errore, perché nel medesimo testo specifica che sono canonici quei libri inseriti prima di Esdra, sotto il regno di Artaserse (465-424). Questo perché si basava sulla leggenda di IV Esdra 14,44, che lasciava intendere che Esdra avesse chiuso il canone. Ma se questo fosse corretto, andrebbero esclusi dal canone Cronache, Esdra, Neemia e Qoelet, Daniele, tutti scritti successivamente alla data indicata. Dunque, come ho detto all’inizio, se credi a Giuseppe Flavio credi alle favole, perché nessun semitista considera storica la sua affermazione (basti leggere come la liquida il Soggin), nel mondo antico infatti è raro che qualcuno abbia una precisa coscienza del proprio passato, molto spesso ne sappiamo di più noi grazie a delle scienze che a quel tempo si sognavano come l’archeologia o la lessicologia comparativa, quella scienza per cui ad esempio sappiamo che un testo zeppo di parole persiane e greche non può essere della data in cui l’autore fintamente si colloca . Credere a quel brano, cioè alla chiusura del canone con Esdra, vorrebbe dire che il Qoelet l’ha scritto Salomone, che Daniele è opera di Daniele, e amenità simili. Per non parlare del fatto che il nostro attribuisce a Mosè la Thorà, cosa che oggi credono solo i TdG, insieme a qualche protestante fondamentalista, dimmi se sei di questa genìa affinché sappia che non vale la pena di sprecare il mio tempo.
Pertanto, le giustificazioni di Giuseppe sono basate su elementi storicamente infondati.
Ma il nocciolo della vexata quaestio non sta qui. Possiamo affermare che il canone per i farisei si stabilizza nel II secolo, col Talmud (Baba batra 14b); ma la mia domanda è sulla base di che cosa io, che sono cristiano e non giudeo-fariseo, dovrei approvare un canone farisaico-talmudico, basato per di più su un malinteso storico.


“Infine, che vi fossero "differenti canoni" dell'Antico Testamento perché esistevano diversi gruppi giudaici è una fandonia bella e buona”

Ma non mi dire. Allora ti illumino. I sadducei ritenevano ispirato solo il Pentateuco e scartavano il resto, i samaritani accettavano anch’essi solo il Pentateuco, e nella loro versione, mentre gli esseni avevano una quantità di libri da cui traevano profezie come le tavole celesti.

“in ogni caso, in quanto a questo, dar meno credito alla setta dei farisei, la più popolare e autorevole, sarebbe come dire dar meno credito oggi al cattolicesimo rispetto alle altre denominazioni cristiane! Così, qualcuno s'è dato la proverbiale 'zappata sui piedi!'”

Non credo proprio, infatti nessuno direbbe che l’autorevolezza del cattolicesimo si basa sul fatto che è la religione dei più, come insegna giustamente Erodoto la massa è stolta e ignorante, dunque cosa pensano è irrilevante, al massimo avrebbe qualche senso guardare il parere dei dotti, e Platone l’aveva capito sostenendo che la miglior forma di governo è la dittatura dei filosofi. La verità del cattolicesimo, come già detto, si basa sul fatto che è l’unica chiesa ad esistere sin da allora, l’unica che tramite l’imposizione della mani si successore in successore degli apostoli possa dire di essere la Chiesa di Cristo, ed inoltre, come già detto, è la Chiesa che tra III e IV secolo ha creato il Nuovo Testamento attuale. Rigettarla vuol dire rigettare il canone da lei creato con la sua autorità, e dunque dire che è un’ opera del tutto umana.

“4. E' del tutto naturale che i 'padri' citassero la LXX e fors'anche la preferissero. Era scritta in greco, in un mondo nel quale la lingua greca era la lingua elitaria.”

Il punto non è che citino una traduzione, ma il bacino del giudaismo ellenistico con suo canone a cui questa traduzione rimanda, ed inoltre si capitale importanza sono i libri di questa traduzione che vengono citati come parola di Dio. E’ stato giustamente osservato che citare un libro non vuol dire ritenerlo ispirato, io posso infatti citare “I Promessi Sposi”. Infatti quando si dice che la maggior parte dei Padri ritengono ispirati i deuterocanonici è perché le citazioni vengono introdotte con le formule classiche “Sta scritto”, “Il Signore dice”, ecc.

“Inoltre, in alcuni libri cosiddetti "deuterocanonici", come Tobia, per esempio, v'è l'incoraggiamento alla divinazione(Tobia 6:1-10).”

Divinazione in italiano vuol dire predire il futuro, e nel brano che citi io non ne vedo traccia, semmai ci sono rimedi con scopo guaritivi e non di vaticinio. Inoltre, se anche fosse stato indicato un qualche strumento divinatorio, non sarebbe stato poi così grave, sia perché dal punto di vista filologico l’argomentazione non ha nessuna rilevanza, giacché in strati diversi della Bibbia si possono depositare credenze diverse (non tutti gli agiografi pensano le stesse cose, ad esempio il Qoelet nega l’immortalità dell’anima in base alla sua primitiva antropologia), sia perché anche nel resto della Bibbia c’è traccia di divinazione, basti pensare a Urim e Tummin.

“Non hai capito che non mi riferivo allo "stile" ma a come l'autore stesso di 2Maccabei considerava il suo stesso scritto: egli non avanzò alcuna pretesa di ispirazione e lo dice chiaramente e onestamente”

Veramente a me sembra che sia preoccupato per il suo stile di scrittura. Inoltre, a meno che tu non crede alla dettatura consapevole, non è neppure detto che un autore che scrive sappia che il suo libro verrà considerato ispirato, ad esempio Qoeleth afferma di non sapere alcune cose, ed è ovvio, è un autore che parla con se medesimo. Esempio: “Chi sa se il soffio vitale dell'uomo salga in alto e se quello della bestia scenda in basso nella terra? Mi sono accorto che nulla c'è di meglio per l'uomo che godere delle sue opere, perché questa è la sua sorte. Chi potrà infatti condurlo a vedere ciò che avverrà dopo di lui?” (Qo 3,21-22)
Fai delle osservazioni piuttosto ingenue, che tradiscono una preparazione non letteraria, in generale ci si dimentica troppo spesso che la Bibbia è un libro, e ci si pongono dei problemi senza senso buoni solo per la Bible Belt.

“a differenza di chi, per esempio, scrisse qualcosa spacciandolo per l'opera di qualcun altro (vedi libro di Baruc).”

Baruc non è stato scritto da Baruc esattamente come il Qoelet non è di Salmone, il Pentateuco non è di Mosè, Daniele non è di Daniele, le lettere a Timoteo e agli Ebrei non sono di Paolo, ecc. La pseudonimia è una cosa comunissima nell’antichità e la Bibbia non fa eccezione, ancora una volta siamo dinnanzi ad un tuo ragionamento che tradisce un’ estrazione culturale ben precisa tipica del protestantesmo americano da telepredicatori (perché i filologi protestanti europei non si fanno simili pare mentali, sono persone serie). Nel tuo testo c’è l’asserzione, del tutto sballata, che l’attribuzione di un testo abbia qualcosa a che fare con l’ispirazione. Dimenticando che nel mondo antico è un comunissimo espediente letterario, specie per gli appartenenti ad una scuola, spacciare i propri scritti per quelli di qualcun altro come gioco letterario, e di solito sono gli allievi che scrivono imitando lo scolarca per esercitarsi. Il concetto di originalità e di autore che noi abbiamo il mente è il realtà successivo al medioevo, nell’antichità non era bravo chi faceva l’originale (valore sconosciuto), ma chi imitava in maniera creativa un modello.
Ricordo che una volta il dott. Nicolotti dell’università di Torino ebbe una discussione che è praticamente il clone di questa, e anche allora il protestante di turno aveva attaccato discorso col suo disco rotto fondamentalisca sugli errori, le contraddizioni e le astoricità che si trovano nei deuterocanonici (evidentemente si illudeva che nel resto della Bibbia non ce ne fossero), il discorso ovviamente non aveva senso, perché l’ispirazione di un libro non c’entra nulla coi suoi errori storici, e soprattutto la canonicità di un libro è in teoria scindibile dalla sua ispirazione, infatti, ragionando in modo puramente storico, qui stiamo discutendo quali libri venissero considerati canonici dal gruppo x, se poi un libro canonico sia o no davvero parola di Dio, questo è un problema di fede e non è più compito delle storico appurarlo; lo studioso può limitarsi a dire se quella comunità lo considerava ispirato, non se il libro sia davvero ispirato. Ecco infatti la risposta che diede Nicolotti: “A me non interessa un parere teologico, ma un parere storico. Se incominciamo con il discorso degli errori, possiamo trovare a bizzeffe incongruenze e contraddizioni all'interno degli scritti canonici. Quelle che per te sarebbero favole di Tobia non sono meno favole del racconto della creazione, agli occhi di un lettore non teologicamente predisposto. Quello che mi interessa notare è che tu rifiuti i deuterocanonici sottolineando il fatto che non sono stati accettati dagli Ebrei farisei del secolo II, e sulla base di alcuni dubbi avuti negli stessi autori cristiani. A questo punto vorrei sapere per quale motivo accetti la lettera gli ebrei, le lettere di Giacomo, Pietro, Giovanni e Giuda e l'apocalisse per il nuovo testamento, visto che ci sono numerose prove del fatto che esse non furono accolte pacificamente, ma con lentezza e dopo innumerevoli discussioni ecclesiastiche (ad esempio la lettera agli Ebrei è entrata nel canone solo verso il 360 N.d.R.). Poiché se tu rigetti i deuterocanonici dell'Antico, dovresti rigettare deuterocanonici del nuovo.
Inoltre, vorrei sapere sulla base di quale autorità accetti il canone cattolico del nuovo testamento. Quello antico lo accetti sulla base delle decisioni farisaiche, quello nuovo?”


Ad maiora

[Modificato da Polymetis 30/05/2007 22.40]

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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
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