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Ciao Giaginto, il galantuomo non gioca più....

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2006 09:57
05/09/2006 09:57
 
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MILANO - Un coro unanime, addolorato e sincero: ci ha lasciati un grande, un uomo corretto, onesto, un simbolo del calcio italiano. Se ne' e' andato a 64 anni Giacinto Facchetti, presidente dell'Inter, capitano azzurro e bandiera nerazzurra, precursore di un pallone moderno, come molti hanno voluto rimarcare campione dentro e fuori dal campo. Campione di correttezza, tanto che nella sua lunghissima carriera era stato espulso una sola volta e il giudice sportivo non ebbe il coraggio di squalificarlo.

A rappresentare il cordoglio piu' alto e' arrivato anche il messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: ''Uno dei maggiori protagonisti della storia dello sport italiano. Resta di esempio per le nuove generazioni l'attaccamento ai valori di lealta' e di agonismo che hanno fatto di lui un grande campione e manager. Nel corso della sua lunga carriera ha dimostrato non soltanto le doti tecniche di calciatore ma anche la correttezza, la compostezza e la professionalita' come dirigente. La morte di Facchetti - conclude il messaggio di Napolitano - rappresenta una grave perdita per il calcio e per lo sport italiano''.

Fortissimo l'impatto dei suoi vecchi compagni nell'Inter e nella Nazionale: da Rivera e Riva: ''Giacinto restera' immortale nella galleria del calcio, accanto ai piu' grandi di questo sport, perché lui lo ha innovato, lui e' stato il precursore dei terzini d'attacco'', ha detto Burgnich. "Lui era il capitano di una generazione - ha detto Riva - una persona splendida, un dirigente onesto, una faccia pulita". E dal ritiro della nazionale e' arrivato anche il ricordo affettuoso di Fabio Cannavaro, che lo ha avuto come dirigente all'Inter: "Giacinto Facchetti era il capitano dei capitani azzurri".

Un dolore che ha raggiunto in modo diretto i tifosi nerazzurri: ''Un gigante'', cosi' Luciano Ligabue, il cantautore di fede interista. ''Grande persona e grande uomo; poi anche grande calciatore, grande sportivo, grande interista, insomma grande tutto - ha detto Fiorello - la morte di Giacinto Facchetti e' uno di quei rari casi in cui tutto quel che si dice quando viene a mancare una persona e' vero''.

La perdita di Facchetti ha riunito anche fedi politiche diverse: ''Quando uno muore tutti ne parlano bene, ma la sua grandezza e' che nessuno e' mai riuscito a parlane male in vita", ha detto a caldo Ignazio La Russa e "Da interista provo un dolore immenso e un'amarezza profonda: abbiamo perso un campione del calcio italiano. Se ne va - ha aggiunto a sua volta Armando Cossutta, Pdci - una persona gentile e cortese, dedita da sempre al suo lavoro, prima come calciatore e poi come dirigente. E' il momento di stringerci attorno a Moratti e a tutta la squadra''.

E i vertici della squadra, cioe' Massimo Moratti, ha affidato il suo dolore ad una lettera pubblicata sul sito dell'Inter: ''Caro Cipe, non sono riuscito a dirti quello che volevo, per paura di farti capire che il tempo era inesorabile e la malattia terribile.

Scusami, ma credo che ti debba ringraziare soprattutto per la pazienza che hai sempre avuto con me. Per i tuoi occhi che sorridevano, fino alla fine, ai miei entusiasmi o all'ironia con cui cercavo di superare insieme a te momenti difficili''. Inizia cosi' il ricordo di Giacinto Facchetti scritto da Moratti, che ricorda il soprannome di Facchetti che tutti all'Inter usavano: ''La sportivita' intatta dal primo giorno che entrasti nell'Inter, con Herrera che ti chiamo' Cipelletti, sbagliandosi, e da allora, tutti noi ti chiamiamo Cipe. Dolce, intelligente, coraggioso, riservato, lontano da ogni reazione volgare. Grazie ancora di aver onorato l'Inter, e con lei tutti noi''.

ANSA 05.09.2006
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Giovanni 14:6 Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se mi aveste conosciuto avreste conosciuto anche mio Padre; e fin da ora lo conoscete, e l'avete visto».
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