“Volevo precisare di conoscere benissimo che la cultura giudaica precedente e contemporanea a Cristo credeva nell'immortalità dell'anima, come credeva ad altre cose non scritte nell'AT (basta leggere qualcosa sugli esseni o studiare il movimento farisaico)E con questo? Non è una prova di niente.”
Ritorna questa fissazione sul “è scritturale” e “non è scritturale”. Al tempo di Gesù non si valutava chi fosse un vero ebreo in base a cosa era scritto nell’Antico Testamento per la banale ragione che non esisteva e i “canoni” erano diversi, i Sadducei ad esempio accettavano solo il Pentateuco. Come è stato detto da più parti non esiste un giudaismo del II Tempio ma solo giudaismI del II tempio, al plurale. Si è ricordato che gran parte il giudaismo al tempo di Gesù credeva ad una qualche forma di immortalità per rispondere all’accusa che tale dottrina debba essere stata presa dai filosofi e dai pagani. Il rasoio di Ockham dice giustamente che, per spiegare un fenomeno, a parità di fattori l’ipotesi più semplice che ne rende ragione tende ad essere quella giusta, in parole povere: inutile complicarsi la vita.
Se si vuole cioè cercare il perché la Chiesa apostolica credesse all’immortalità dell’anima è inutile cercare la spiegazione più complessa e non richiesta (vale a dire una contaminazione pagana), la spiegazione più ovvia infatti, ossia che siccome il cristianesimo è un ramo dell’ebraismo allora tale credenza venga da una corrente giudaica, è la più ovvia e non si scontra con alcun dato. Inutile cioè urlare frasi del tipo “è influenzato da Platone” se non c’è alcun bisogno di trovare questa genealogia in quanto già nell’ebraismo giravano queste idee.
“ognuno è libero di professare quello che piu ritiene giusto, ma da qui a dire che la teologia neotestamentaria o veterotestamentaria appoggi o no una certa filosofia allora si che intervengo”
E che ci sarebbe di strano? I Padri dicevano giustamente che siccome il cristianesimo è la verità, allora ad alcuni dei suoi concetti poterono arrivare vari uomini onesti nel corso dei secoli basandosi sulla ragione naturale. Il Nuovo Testamento non invita nessuno a diventare platonico, ma non c’è nulla di strano nell’eventualità che una dottrina cristiana sia condivisa con una o più scuole filosofiche. Paolo stesso che era istruito per dimostrare l’esistenza di Dio usa una tipica argomentazione filosofica greca, una prova a posteriore dell’esistenza di Dio, e nel suo discorso all’Areopago cita niente meno che il pagano nonché stoico “Inno a Zeus” di Cleante, secondo scolarca della Stoa, e i Fenomeni di Arato. Questo perché come dice Giustino: “tutto ciò che di buono è stato espresso da chiunque, appartiene a noi cristiani”
Ad maiora
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)