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Ratio e Fides alleati o antagonisti?

Ultimo Aggiornamento: 08/08/2006 09:40
14/06/2006 22:40
 
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Ad integrazione dell'integrazione di BERESCITTE e in risposta a BABS2,
Le parole che ho trascritto nella sezione MESSAGGI PERSONALI come aiuto in risposta al messaggio di NOUNOU non hanno un interlocutore privilegiato, esse sono rivolte a tutti; per i cosiddetti convertiti esse sono una conferma dell’amore di Dio per l'uomo, per gli altri che ancora non hanno aperto il cuore a quest’Amore sono una rivelazione, sono la Buona Novella! Nessuno deve sentirsi escluso dall’annuncio della Parola e nessuno deve sentirsi un eletto di una ristretta cerchia di fortunati che hanno avuto la possibilità di accoglierla. Mi ritrovo sulla posizione di BABS2 che dissente sul fatto che chi si affaccia sul forum non abbia bisogno di un aiuto di carattere spirituale. Sono altresì d’accordo che non bisogna “spiritualizzare” il forum. Occorre ricordare che il mio post aveva come punto di riferimento una situazione specifica che BABS2 ha colto in pieno: E !Freddie! ha fatto questo... ha portato una parola di conforto incitando all'amore di Dio. Affrontare il problema di @nounou@ con l'apporto concreto di persone competenti in materia e con la certezza che Dio è con Lei e che può rivolgersi a Lui anche nei momenti in cui sta discutendo con queste persone, sicuramente le dà una marcia in più.
Se posso esprimermi con un’immagine, a NOUNOU non ho fornito un manuale dettagliato di istruzioni su come guidare un auto, ma le ho procurato la benzina senza la quale nessun manuale per quanto completo o pilota per quanto esperto sarebbe in grado di farla partire. Farsi piccolo o semplice non significa disprezzare l’intelligenza e lo studio serio; più che uno stato, “l’essere semplice” è una dimensione dello spirito grazie alla quale siamo in grado di poterci stupire delle meraviglie che il Signore ci riserva ogni giorno; è guardare il mondo con gli occhi trasparenti di un bambino che accoglie tutto come un dono. Piuttosto che una mortificazione dell’intelligenza e dello studio serio esso ne è l’esaltazione perché non li assolutizza, non ne fa un totem, ma ne attribuisce il giusto valore. Se è vero che la BIbbia contiene moniti severi contro chi trascura la scienza è anche vero che in essa si afferma: “Beato l’uomo che confida nel Signore”. Alla luce di ciò posso affermare con sicurezza che sì, occorre affidarsi allo Spirito e al proprio cuore. Sta a noi decidere dove costruire la nostra casa fatta anche di conoscenze, di sicurezze, di dialettica, di dialogo critico…Possiamo avere la più bella casa con splendide finestre, con mura possenti, con un tetto solido, con formidabili fondamenta, ma se tutto ciò è costruito sulla sabbia essa andrà in rovina alla prima tempesta. Ti sei mai chiesto, caro BERESCITTE, come mai nel calcio capita che squadre inferiori sulla carta perché prive di calciatori di fama internazionale, di formidabili goleador, magari con giocatori tecnicamente inferiori battono formazioni più forti sul campo di gioco? Perché, oltre al detto: “la palla è rotonda”, le prime ci mettono il cuore e l’anima. Quando si crede nel risultato, quando si è motivati, quando l’entusiasmo è alle stelle non c’è avversario che tenga per quanto forte sia. Attingendo dalla Bibbia possiamo ricordare il noto episodio di Davide e Golia; ancora, se non avessero confidato nel Signore non saprei spiegarmi come dei semplici pastori nomadi, rozzi, senza un’adeguata preparazione militare (gli Ebrei dell’ A.T.) e numericamente inferiori fossero riusciti a battere popolazioni più forti e numerose. Come non ricordare l’episodio in cui in una delle tante battaglie sostenute dagli Ebrei l’esercito di Israele vinceva quando Mosè elevava le braccia a Dio e perdeva quando questi per la stanchezza le abbassava; cosicché, questi fu posto a sedere su una pietra e aiutato a tenere le braccia sempre alzate determinando in tal modo la vittoria del suo popolo? Inoltre, non mi sembra che Gesù abbia scelto tra i suoi apostoli gente istruita e particolarmente intelligente; eppure, a Pentecoste, dopo la discesa dello Spirito Santo, li sentiamo parlare in tutte le lingue; da timorosi e spaventati che erano si trasformano in audaci e coraggiosi annunciatori del Regno a cominciare da Pietro che prende la parola; non avevano capito nulla o quasi degli insegnamenti del Maestro, ma ora eccoli affrontare i Sommi Sacerdoti, gli scribi, i Farisei (che si ritenevano forti di una solida preparazione e conoscitori della Legge) in profonde e difficili dispute verbali e successivamente zittirli tutti con la loro sapienza (proveniente dallo Spirito). Io stesso ho sperimentato questo”spirituale” aiuto quando in qualche occasione ho risposto ai miei colleghi TdG con parole che riconoscevo non essere mie e a cui non avevo pensato in precedenza. Ricordo a proposito un racconto sapienziale che riporto il cui titolo significativo è:

L’ESPERTO
Un uomo decise, un giorno: “Voglio conoscere tutto e, se fosse necessario, farò il giro del mondo”. Così disse e così fece. L’uomo si mise a percorrere il mondo. Dai più grandi professori imparò la geografia, la storia e l’intera gamma delle scienze. Scoprì la tecnica, si entusiasmò per la matematica, si appassionò all’informatica. Registrò su video, dischetti e CD tutto quello che aveva imparato e scoperto. Ritornò a casa soddisfatto e felice. Diceva: “Ora, conosco tutto”…Qualche giorno dopo, fece visita ad un famoso personaggio,
conosciuto in tutto il mondo per la sua straordinaria sapienza. L’uomo voleva confrontare il suo sapere con quello del saggio. Tirarono a sorte per sapere quale dei due avrebbe dovuto porre la prima domanda. La sorte designò il grande saggio, il quale si rivolse all’uomo e gli domandò: “Che cosa sai dell’amicizia?”. L’uomo ripartì, senza dire una parola. Sta ancora percorrendo il mondo.

L’approccio giusto, secondo me, non è: “o” “o”, ma “e” “e”; non è la scelta tra il cuore o la mente, tra lo spirito o il corpo, tra la Fides o la Ratio, ma è l’accoglienza di entrambi nella giusta misura. L’uomo non è una somma di compartimenti stagni e non può essere sezionato nelle sue diverse componenti; lo sapeva bene Gesù quando nell’episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci aveva prima provveduto al nutrimento dello spirito e poi del corpo di quanti lo avevano seguito. Coloro che erano poi guariti nel corpo erano guariti anche nell’anima, cioè salvati come il decimo lebbroso (un samaritano) che tornò indietro a ringraziare Gesù per la guarigione avuta. Aiutandoci con un’immagine (così come usa fare spesso il mio parroco e che io cerco di emulare, per quanto possibile) possiamo avere chiaro il concetto riferendoci alla differenza tra miscuglio e composto; nel primo caso se metto in un bicchiere terra, ghiaia, sabbia, e argilla i vari componenti mantengono la loro identità, sono riconoscibili. Questo è il miscuglio. Se prendo due parti di idrogeno ed una di ossigeno ottengo l’acqua; l’acqua che disseta, che dà la vita e i cui componenti non è possibile riconoscere. Questo è il composto, questo è l’uomo. Certo, in passato ed anche oggi il cattolicesimo fu ed è attraversato da movimenti che privilegiano un particolare carisma o un particolare aspetto del messaggio evangelico; penso ai Battenti (che mortificano la carne), ai Focolarini, ai Neocatecumenali, agli Asceti, agli Spiritualisti…tutto ciò va bene a patto che non si massimizzano tali carismi considerandoli assoluti rispetto ad altri, non c’è alcun primato in tal senso. Naturalmente, di fronte a sfide che mettono in discussione la propria fede o che ci interrogano come uomini occorre essere preparati, studiare ed informarsi adeguatamente. Episodi di scienza infusa sono oltretutto molto rari!!! Come ricordava BABS2 pur rispettando le convinzioni altrui non dobbiamo dimenticare di essere figli di Dio e seguaci di Cristo che ci ha affidato un mandato: annunciare il Vangelo a tutti, pertanto, il messaggio di amore contenuto nelle parole di Gesù non si può farlo tacere né si può disgiungerlo dall’uomo (perché è a lui che è rivolto) o incastonarlo in determinati spazi e/o occasioni determinate. Esso permea la nostra vita totalmente ed incessantemente. Anch’io come cristiano soffro nel leggere di persone che deluse dal geovismo si allontanano da Dio considerandolo non un Padre amorevole, ma un severo giudice. Il fatto è che Dio non è un teorema matematico; Dio non si dimostra, si mostra! Più che con parole, discorsi, dibattiti con la propria vita: “Da come vi amerete vi riconosceranno miei discepoli” ci dice Gesù ed è vero. Diversamente, non mi spiegherei come una piccola suorina albanese che ha speso quasi tutta la sua vita in India vicino ai chi soffre, ai lebbrosi senza distinzione di razza, sesso e religione sia diventata un gigante. Una suorina che con la sua vita ha testimoniato il Vangelo in modo così pieno e totale da avere la riconoscenza, la stima, l’ammirazione anche di persone di altre fedi ed essere per questi un fulgido esempio. Attraverso lei Dio ha operato ogni giorno mostrando all’uomo e all’uomo sofferente tutto il Suo amore per lui. Con la sua vita è riuscita a spiegare la carità, la misericordia, l'accoglienza, l'altruismo, l'essere veri cristiani meglio dei migliori trattati scritti su tali argomenti!!!!

Un vecchietto ateo, non credente, andò da un noto sacerdote. Sperava di essere aiutato a risolvere i suoi problemi di fede. Non riusciva a convincersi che Gesù di Nazaret fosse veramente risorto. Cercava dei segni di questa affermata risurrezione…Quando entrò nella casa canonica, abitazione del sacerdote, c’era già qualcuno nello studio a colloquio. Il prete intravide il vecchietto in piedi in corridoio e subito, sorridente, andò a porgergli una sedia. Quando l’altro si congedò, il sacerdote fece entrare l’anziano signore. Conosciuto il problema, gli parlò a lungo e dopo un fitto dialogo, l’anziano da ateo divenne credente, desiderando di ritornare alla parola di Dio, ai sacramenti e alla fiducia della Madonna. Il sacerdote soddisfatto, ma anche un po’ meravigliato, gli chiese:
“ Mi dica, del lungo colloquio qual è stato l’argomento che l’ha convinta che Cristo è veramente risorto e che Dio esiste?”
“Il gesto con il quale mi ha porto la sedia perché non mi stancassi di aspettare”, rispose il vecchietto.
Ah, dimenticavo. Il nome di quella piccola suorina era Madre Teresa di Calcutta!

E credo che appunto certi pastori, invece di scaricare ogni responsabilità sulla grazia (che si capisce ha i suoi tempi e aspetta che la libertà del soggetto le apra la porta) dovrebbero chiedersi se da parte loro hanno fatto tutto ciò che il Padrone della Vigna si aspettava che facessero(by berescitte)

Concludo questa mia lunga digressione con le ultime parole di BERESCITTE in cui mi riconosco. Occorre avere pastori aggiornati, competenti, disponibili, soprattutto, amorevoli verso il loro gregge e pronti ad affrontare le sfide che ci interrogano come credenti perché possiamo avere una fede “ragionata” (nel senso di consapevole) ed essere pronti a testimoniarla con motivazioni ed argomenti che non siano mutuati da antiche e dubbie credenze, leggende varie e superstiziosi culti. A questo punto, potevo non chiudere con una storia che rafforza quanto ho appena scritto? Certo che no!

Un maestro viaggiava con un discepolo incaricato di occuparsi del cammello.una sera, arrivati ad una locanda, il discepolo era talmente stanco che non legò l’animale.
“Mio Dio – pregò coricandosi -, prenditi cura del cammello: te lo affido”.
Il mattino dopo il cammello era sparito.
“Dov’è il cammello?”, chiese il maestro. “Non lo so”, rispose il discepolo. “Devi chiederlo a Dio! Ieri sera ero così sfinito che gli ho affidato il nostro cammello. Non è certo colpa mia se è scappato o è stato rubato. Ho esplicitamente domandato a Dio di sorvegliarlo. E’ Lui il responsabile. Tu mi esorti sempre ad avere la massima fiducia in Dio, no?”.
“Abbi la più grande fiducia in Dio, ma prima lega il tuo cammello”, rispose il maestro. “Perché Dio non ha altre mani che le tue”
.

Chiunque sia riuscito ad arrivare fin qui senza cadere nel sonno più profondo è eccezionale. Complimenti!!!!
Spero vivamente di non avere troppe altre occasioni per sommergervi di parole. E’ un avvertimento: Non stuzzicatemi!!!!!!!!!!!!!!!

Un fraterno: “buonanotte” ed un abbraccio caloroso.

Freddie

P.S. Un saluto particolare e un caro pensiero a NOUNOU.
-----------------------------------------
Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. Il tuo volto, Signore, io cerco.

14/06/2006 23:27
 
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Re:

Scritto da: !Freddie! 14/06/2006 22.40
[ E credo che appunto certi pastori, invece di scaricare ogni responsabilità sulla grazia (che si capisce ha i suoi tempi e aspetta che la libertà del soggetto le apra la porta) dovrebbero chiedersi se da parte loro hanno fatto tutto ciò che il Padrone della Vigna si aspettava che facessero(by berescitte)

Concludo questa mia lunga digressione con le ultime parole di BERESCITTE in cui mi riconosco. Occorre avere pastori aggiornati, competenti, disponibili, soprattutto, amorevoli verso il loro gregge e pronti ad affrontare le sfide che ci interrogano come credenti perché possiamo avere una fede “ragionata” (nel senso di consapevole) ed essere pronti a testimoniarla con motivazioni ed argomenti che non siano mutuati da antiche e dubbie credenze, leggende varie e superstiziosi culti.

Ciao Freddy, non sai quanto sono vere queste parole.
Copio/incollo una lettera di una persona (ex tdG) che provo a seguire a distanza in quanto non si riesce a trovare nessuno nella sua zona che possa concretamente aiutarla:

Caro Bruno
dopo 26 anni, ho lasciato quella che credevo, senza ombra di dubbio, essere l'unica religione possibile.

Mi chiedo :"cosa dire ad un amico col quale ho solo un rapporto epistolare o telefonico ma che sento fratello nell'amore che ci lega all'unico Dio"?

Per cominciare posso dirti del profondo senso di vuoto e di solitudine che mi assale ad ogni istante, che mi fa sentire orfana di quel Padre per il quale per 26 anni sono stata disposta ad ogni sorta di sacrifici, anche i più disperati e impossibili, convinta che Lui tanto pretendesse in cambio della vita eterna. Ora quel dio non esiste più e vorrei tuttavia trovarne un altro, all'istante, tanto è il bisogno di sentirmi amata da Lui.

Vorrei trovare nuovi fratelli disposti a condividere con me un percorso di fede, a capire che il mio bisogno di Dio è immenso e vorrei parlare di Dio con loro quotidianamente come ho fatto per 26 anni con altri fratelli ora purtroppo così lontani.

Vorrei parlare con qualche sacerdote, c’ho anche provato, ma ben poco hanno potuto fare, anzi niente perché sono del tutto impreparati e, presi dalle loro cose, molto poco disponibili.

Vorrei trovare risposte certe alle infinite domande che sono germogliate dalle macerie della fede precedente.

Ma sopra ogni cosa vorrei studiare con loro le scritture, cercare l'oro prezioso che in esse si nasconde e metterlo a disposizione del prossimo.

Non so se tutti i fratelli cattolici conoscono quanto totalizzante sia l'esperienza di vita religiosa del testimone di Geova, quanto assiduo e fondamentale lo studio delle scritture e quanto permei la vita quotidiana e di conseguenza quanto vuoto caratterizzi la fuoriuscita.

Non si sa nemmeno più che Dio pregare, come chiamarlo, se puoi o devi pregare Gesù o se le tue preghiere debbano ancora essere rivolte al padre ,ora senza quel nome "Geova" che avevi imparato ad amare e sentire familiare.

I cattolici che si avvicinano ad ex tG che stanno cercando un nuovo approdo di fede, devono saper capire tutto questo, ma devono anche non dubitare della loro buona fede, devono credere, e di questo sono sicurissima, che quello che hanno fatto con grande dispendio di energie fisiche e psichiche lo hanno fatto solo per amore, per grande amore, anche se era sbagliato...

Ti abbraccio con fraterno affetto XXXXX



Ecco perchè quoto per intero quanto scritto da Bery e da te.
La mia breve esperienza mi ha portato a concludere che bisogna intensificare gli incontri nelle parrocchie, coinvolgere i parroci e cercare sempre "nuove sentinelle" tra i laici (catechisti, insegnanti di religione ed altri operatori pastorali) che facciano anche da sprono per i "pastori d'anime" sensibilizzandoli verso un problema tante volte sottovalutato Se alle persone impreparate ed indifese viene consigliato di rispondere "NO GRAZIE" ai miei cari sacerdoti chiedo sempre di non chiudere mai la porta ad una "pecorella smarrita".

Mi rendo conto che c'è un lavoro enorme e difficile da compiere; personalmente non mi tiro indietro perchè la mia esperienza con il Risorto è stata quella di ricevere, ogni giorno, 100 volte tanto rispetto a quanto ho provato a darGli fin'ora.

Ciao [SM=x570892]

Bruno
______________________________


---Verba volant scripta manent---
-----
--- www.vasodipandora.org ---
14/06/2006 23:37
 
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Prima di tutto caro Feddie...ce l'ho fatta a leggerti fin qui e oltre e non mi sono affatto stancato anzi. [SM=g27827]:

Credo comunque che il discorso sia da far convergere verso un centro comune.Ovviamente quello che affermi lo apprezzo in maniera assoluta, e mi ritrovo in accordo anche con ciò che Bery scrive e rammenta più e più volte: bisogna operare!E d'altra parte anche tu lo scrivi e confermi.E' ovvio che c'è bisogno della Fede e che senza il Signore i nostri sforzi sarebbero vani in quanto non avremmo nemmeno di che discutere, ma è altresi chiaro che ci sia vero bisogno di Ragione.Una ragione che in queesto forum non è mai mancata secondo me; e non deve mancare perchè ce la richiede il mondo e noi dovremmo sempre essere capaci di rendere conto della nostra fede, in ogni momento.Parlo anche personalmente, durante il ritorno alla chiesa ho studiato molto, ma mi sono reso conto che non mi basta più giustificare a me stesso i motivi di ciò in cui credo, ma che ho bisogno di poterli dimostrare anche agli altri e per farlo devo "operare":Studiare, leggere, confrontarmi e perchè no anche fare delle brutte figure a volte.La base che ci spinge a fare tutto ciò deve essere la voglia di comunicare agli altri quello che Gesù Cristo ci ha insegnato, ma per far ciò c'è bisogno di Fides et Ratio.Facendole camminare assieme.

Sicuramente questo post non sarà un granchè ma è ciò che sentivo di dire.Grazie. [SM=g27822]


[Modificato da metalsan 14/06/2006 23.38]

15/06/2006 06:56
 
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Caro Freddie, secondo me è una questione di accenti, ma è grave...
... e il danno, a mio avviso, è iniziato da quando l'accento si è spostato, a partire dal postconcilio (e ancora non se la pianta), a privilegiare una fede esperienziale, emotiva, arazionale (vedi il disprezzo dell'apologetica) provocando così il danno della diffusa ignoranza lamentata da tutti i Pastori, la lamentela del "Rapporto sulla fede" di Ratzinger, la benedetta venuta alla luce del CCC, della Veritatis Splendor, della Fides et Ratio, della Dominus Iesus, ed ora (le aspettative sono grandi!) di un Papa che parte lancia in resta contro il relativismo. Squisito il fatto che all'ultimo Convegno diocesano di Roma, una settimana, fa ha sollecitato la promozione di una "pastorale dell'intelligenza"...

Perciò se oggi noi del GRIS incontriamo chi insiste ancora nel privilegiare l'accento sul... diciamolo "cuore", avvertiamo che sarebbe più prudente, per ricreare l'equilibrio - squilibrato da decenni ormai - di insistere più sulla "mente". E' una questione di "segni dei tempi", credo.

Ogni sottolineatura del "cuore" infatti può essere "pingpongata" e se non lo si fa crea squilibrio.
Per esempio. Quotando solo alcune (perché le altre le condivido) delle tue parole PINGate qua e là io PONGherei così:

> non mi sembra che Gesù abbia scelto tra i suoi apostoli gente istruita e particolarmente intelligente;

R- Perché aveva in progetto di sceglierle dopo! La teologia (=riflessione/comprensione profonda del senso della rivelazione) è stata costruita da S. Paolo, l'universitario del tempo. E poi anche da S. Giovanni che dal 33 al 100 ne ha avuto di tempo per studiare. Ma spezzerei una lancia anche in favoire di Matteo (l'esegeta biblico) e di Tommaso (il filosofo). [SM=g27823]
E se, come ci ha ricordato Polymetis in un recentissimo post, Gesù ha provveduto un Magistero per far capire e dirimere le cose che possono essere equivocate, non va trascurato il particolare che il Magistero ha identificato un cervellone come S. Tommaso come "doctor angelicus" facendone la base plurisecolare della teologia cattolica. Base che ora sta ricicciando...

>L’approccio giusto, secondo me, non è: “o” “o”, ma “e” “e”; non è la scelta tra il cuore o la mente, tra lo spirito o il corpo, tra la Fides o la Ratio, ma è l’accoglienza di entrambi nella giusta misura. L’uomo non è una somma di compartimenti stagni e non può essere sezionato nelle sue diverse componenti;

R- Monsieur l'Abbé, je suis tout d'accord avec vous! Ma non ti sembra che questa ammissione strida un pochino con la tua sottolineatura precedente, cioè con l'aver privilegiato Gesù gente imbottita (dallo Spirito Santo) di Fides ma malmessa quanto a Ratio? al punto che sarebbe stato lo stesso Spirito a doversi impegnare per mettere sulle loro labbra le parole giuste davanti ai tribunali! Manovra che oggi non sempre fa. Forse la fa davanti ai tribunali dei persecutori ma di sicuro non la fa quando a un "grissino" che non ha studiato servirebbero le parole/argomenti/contenuto e la dialetica giusta per illuminare chi in sostanza lo interpella sul cattolicesimo con occhio da giudice...


>Naturalmente, di fronte a sfide che mettono in discussione la propria fede o che ci interrogano come uomini occorre essere preparati, studiare ed informarsi adeguatamente. Episodi di scienza infusa sono oltretutto molto rari!!!

R- E allora non ritiriamo sempre fuori l'invito ad essere come gli apostoli appena scelti da Gesù (è questo che si intende quando si dice che Gesù scelse). Prendiamo gli apostoli dopo la scuola fatta loro da Gesù e dallo Spirito Santo che ha fatto "capire loro ogni cosa" e li ha resi adatti all'opera di "insegnare tutto ciò che vi ho comandato".


>Dio non è un teorema matematico; Dio non si dimostra, si mostra!

R- Ma è un teorema filosofico, che appunto si dimostra. E, posta la verità di una rivelazione, si deve spiegare il materiale ricevuto con tanto di teologia speculativa, cioè di Ratio.
Il "mostrarlo" spetta alla spiritualità, alla ascetica e mistica, alla caritas.


>Diversamente, non mi spiegherei come una piccola suorina albanese che ha speso quasi tutta la sua vita in India vicino ai chi soffre, ai lebbrosi senza distinzione di razza, sesso e religione sia diventata un gigante.

R- Ecco, questo è un esempio che la mia ratio mi fa contestare. E lo faccio con una domanda. Come ti spieghi che un omino indiano come Siddarta...? E regge da molti secoli prima del cristianesimo! e senza miracoli né Spirito Santo dalla sua!

Alleluja!
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est modus in rebus
15/06/2006 14:07
 
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Mi permetto di aggiungere una sorta di postilla a quanto scritto da Berescitte.
Una delle cose che distingue noi cattolici dai protestanti è proprio l’idea, sostenuta dalla teologia nostrana contro quella luterana e calvinista, che l’esistenza di Dio sia razionalmente dimostrabile (anche se questo non significa che sia possibile corroborarla sperimentalmente).
Il Magistero sostiene la possibilità di una dimostrazione razionale di Dio per una semplice ragione: lo ha scritto San Paolo.

“Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità;
essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa.” [Rm 1,20-21]

Tra le dimostrazioni dell’esistenza di Dio vi sono, ad esempio, le Cinque Vie di Tommaso d’Aquino. Ovviamente, nel corso dei secoli, non sono mancate le critiche alle “prove” filosofiche dell’esistenza di Dio, ma, a mio avviso (da neo-tomista quale sono) queste sono dipese da un esiziale “vizio” del pensiero cartesiano e post-cartesiano. Ma qui il discorso di farebbe troppo lungo.

C’è poi da sottolineare che, come ha scritto sempre San Paolo, la fede di noi Cristiani si basa su un fatto storico, la Resurrezione di Gesù, ed è quindi necessario per ogni credente indagare la plausibilità storica di questo evento.

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

15/06/2006 22:05
 
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Ciao ragazzi, sia ieri sera che stassera non ho molto tempo per stare in vostra piacevole virtuale compagnia.

Il poco che avevo l'ho dedicato a rispondere a 2 altri topic.

Aspettatemi!!!!!

Anch'io volevo dire qualcosina in risposta ai vostri interventi...

:-)

Vi stimo tantissimo.

Barbara
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...tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia mediante la redenzione che è in Cristo Gesù...
17/06/2006 16:53
 
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Ancora papielli!!!
Salve ragazze e ragazzi,
sono contento che a dispetto del kilometrico post inviato ci siano state persone che lo abbiano letto fino in fondo…ed abbiano trovato anche la forza di rispondere!!!!! [SM=x570867]
Gli spunti di riflessione sono tanti e mi propongo di rispondere a tutti con singoli post per non partorire poemi difficili da reggere (ho troppo rispetto per la vostra pazienza!) sottolineando che queste sono solo le mie riflessioni, il mio personale modo di intendere il Vangelo e di rapportarmi con Dio. Per cui, a dispetto del classico cartello che campeggiava nei saloons del vecchio West: sparate pure sul pianista! Personalmente, confido nella variante della frase evangelica detta da Gesù: “Chi è senza mira, scagli la prima pietra!” [SM=g27828]
“Ma veniamo al sodo”, come disse l’uovo quando lo immersero nell’acqua bollente! [SM=g27828]
E precisamente a BRUNO. Ho letto con molta attenzione la lettera della ragazza (come intuisco) che stai seguendo e che sta vivendo un difficile momento; tutte le sicurezze sulle quali poggiava la sua fede sono miseramente crollate e al pari di uno scenario post tellurico ora intorno a lei è tutto rovina, macerie, disperazione, solitudine. Deve essere un momento straziante per lei, credo quasi pari a ciò che provarono gli Ebrei dopo il ritorno dall’esilio babilonese quando videro la loro magnifica Gerusalemme devastata e il Tempio ridotto ad un cumulo di pietre fumanti. Sembra strano, incredibile! Ma proprio quando crediamo di essere soli ed abbandonati da Dio, Lui è più vicino a noi perché Dio - il Dio in cui credo – si fa prossimo a coloro che soffrono e che sono preda della disperazione. Anche Gesù, sulla croce, sperimentò il silenzio di Dio che non significa assenza, ma vicinanza. Del resto, quando un bimbo è malato e grida per i dolori la madre mica gli tiene un sermone sulle ragioni della sua malattia o gli spiega perché l’ha contratta; semplicemente, lo stringe a sé con forza senza dire nulla. Dio fa lo stesso; sono certo che adesso sta avvolgendo con un tenero, forte, amorevole abbraccio questa ragazza che non deve sentirsi orfana credendo che il Padre sia scomparso o sia andato via; semmai, è l’immagine distorta che altri le hanno dato di Lui - simili a specchi deformati - che è andata in frantumi. Dio è rimasto sempre vicino soffrendo con lei in silenzio, ma rimanendo, altresì, costantemente presente. Adamo ed Eva lasciando il Giardino dell'Eden hanno portato con loro la ferita del distacco dal loro Creatore; quella ferita che ancora oggi ci brucia l’anima e ci inquieta, che ci fa provare un’intensa nostalgia per Dio e che può essere placata solo quando siamo vicini a Lui. Per certi versi è bene provare a volte il senso del vuoto e della solitudine per capire quanto il Signore sia importante nella nostra vita; non succede lo stesso quando siamo lontano da casa e sentiamo la nostalgia dei nostri cari? Certo, questo malessere non deve essere fine a sé stesso, ma deve diventare lo sprone per muoversi incontro a Colui che già ci è corso incontro e ci accoglie tra le sue braccia come la più amorevole delle…madri! Sì, perché nella Bibbia Dio stesso si paragona ad una madre e nel 2^ Isaia (40,15) afferma: “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio del suo seno? Anche se ci fosse una donna che si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai”. Dio ama con viscere materne tutti i suoi figli questo perché per il popolo ebraico dell’ A.T. la sede delle emozioni non era il cuore. Bensì le viscere, appunto; è un po’ come quando si attende di essere chiamati a sostenere un esame all’università o un’interrogazione a scuola o si attende una notizia importante, avvertiamo un certo sommovimento nella zona dell’addome…ebbene lo stesso avviene per Dio: quando ci ama ha il mal di pancia. Praticamente, sempre!!!! Di conseguenza, non serve cercare un altro dio da sostituire a quello precedente, ma cerchiamo il vero volto dell’unico Dio, come ci invita a fare il Salmo 26: “Il tuo volto, Signore, io cerco”. Quel Dio che ancora attraverso il profeta Isaia afferma: “Sacrifici non voglio, ma misericordia" (cioè che facciate ciò che faccio io, se ritenete di essere miei figli: amare). Certo, è bello poter parlare di Dio con quanti condividono l’amore per Lui; al tempo stesso suggerirei, anche di parlare A Dio! Di rivolgersi fiduciosi direttamente a Lui, di aprire il nostro cuore e lasciare entrare la Sua parola vivente e rigeneratrice. Un aiuto nel duro cammino che sta affrontando questa nostra sorella ex TdG potrebbe trovarlo nel 2^ Isaia al cap. 55, 1-11; e nel 3^ Isaia: 58, 4-10; 60,1-6; 61,1-5 solo per rimanere nell’A.T.. Spero possano servire a ridare un po’ di serenità. Quanto poi a come chiamare il Signore è lo stesso Gesù che ci suggerisce il modo: se noi siamo figli di Dio di conseguenza Lui è nostro padre; pertanto, è naturale chiamarlo Abbà – papà. Con mio padre giocavo, mi sentivo protetto, c’ho anche litigato a volte; lo amavo e venivo ricambiato di un amore forse anche più grande. Eppure, in tutta la mia vita non ricordo che si sia mai arrabbiato per averlo chiamato sempre e solo “papà”. Ora, se non lo ha fatto lui con tutti i limiti derivati dalla sua condizione umana, potrebbe farlo Colui nella cui mente eravamo tutti e tutto ancor prima di esistere? Colui che è Amore assoluto? Potrebbe mio padre aver mostrato più compassione ed indulgenza di Dio?!?!….…..…. [SM=x570868]
Non conosco quanto totalizzante sia l’esperienza di vita religiosa di un TdG e quanto assiduo e fondamentale sia il loro studio delle scritture. Premesso che è bene conoscere le fondamenta e la dottrina del credo che si afferma di professare, non condivido l’affermazione, in particolare riferita ai TdG, che si possa trovare, conoscere, capire, avvicinarsi a Dio solo ed esclusivamente attraverso lo studio delle scritture; lo studio alimenta la passione, ma chi dà vita a questa? L’ auto va avanti premendo il piede sull’ acceleratore e grazie alle conoscenze acquisite all’autoscuola, ma prima di tutto questo occorre girare la chiave nel quadro per metterla in moto, no? Lo spiego con un’altra immagine: Ci sono moltissimi libri che trattano dell’amore, ma è difficile credere che quando le persone si innamorano di qualcuno/a si documentano anzitempo sui libri. Non mi riferisco alle parole da dire in tale situazione – il che potrebbe ancora essere comprensibile – parlo di tutte quelle reazioni descritte sui libri che si imparerebbero a memoria per metterle in pratica al momento opportuno, “a comando”. Nel libro si può trovare la descrizione dell’evento, la sua analisi, ma per comprenderlo appieno, viverlo intensamente occorre fare un’esperienza personale. In altre parole, solo chi ama sa cosa sia l’amore! Sul libro si può approfondire, analizzare, far comprendere il più possibile il fenomeno dell’ innamoramento e delle fasi dell'amore, ma non ho mai sentito dire che ci si è fatti rossi per l’emozione o non si è avuto appetito o si è rimasti insonni la notte o si è scritto poesie o si è avvertito il battito del proprio cuore accelerare al pensiero dell’amato/a solo perché lo si è studiato su un libro!!! Se fosse proprio così, allora per amarci basterebbe andare in una qualsiasi libreria e comprare un compendio sull’ argomento, studiarlo per bene e metterlo in pratica. Semplice? Faccia la prova chi crede questo!!!!! [SM=x570882] [SM=x570867]
Per gli ex TdG la solitudine e l’isolamento che avvertono quando si ritrovano “nel mondo” è come un macigno che li schiaccia inesorabilmente; poco aiuto o nulla trovano in coloro che dovrebbero farsi prossimi ai fratelli. Chiedo perdono per questa apparente insensibilità. Sono sicuro, però, che nel dialogo, nella fiducia reciproca, nel guardarsi negli occhi…nell’AMORE FRATERNO e nella PREGHIERA c’è il modo migliore per gli ex TdG di venirne fuori (fra alti e bassi e forse con non poche difficoltà), per noi che accogliamo la loro richiesta di aiuto questo è il modo di capire la loro buona fede e il grande dispendio di energie fisiche e mentali impiegate a favore di una società che ha fondamentalmente tradito il loro amore, la loro ricerca della Verità. Tu, BRUNO, in questo momento sei in prima linea, ma anche noi altri non siamo esentati da questo compito. Pertanto, consideraci tutti degli “ausiliari” a cui rivolgersi nel tuo difficile ed enorme servizio. Continua così!!!!!! [SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811]

Un fraterno abbraccio.


Freddie

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17/06/2006 19:03
 
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re x Freddy
Sei molto bravo! Anch'io ho sempre pensato che il silenzio di Dio a volte è eloquente quanto la sua Parola ;e che anche il ...silenzio non vuol significare la sua assenza.
Forse senza accorgene ci ha preso in braccio!!!!
Ciao omegabible [SM=x570864]
18/06/2006 16:38
 
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Tocca a te, METALSAN!
Complimenti, caro METALSAN! SEI FORTEEEEE!!!!!!! [SM=x570889]
Sapere che sei riuscito a leggere per intero il mio post senza stancarti (anzi) e riuscire anche a trovare tempo per rispondere ti rende quasi eroico. se ci fosse una medaglia al valore “spirituale” ti proporrei per tale riconoscimento! [SM=g27824]
Senza contare che ti sei reso oltremodo gradito ai miei occhi e mi diventi sempre più simpatico!!!!!!!! [SM=g27828]
Solo che una tiratina d’orecchi te la farei volentieri: Ma come fai a dire che il tuo post non sarebbe un granchè? Perché, c’è una classifica per chi invia il post più bello o interessante? Hai sentito di scrivere quelle parole, bene! In esse c’è il vero e sincero METALSAN che non scrive per compiacere le esigenze intellettuali di qualche lettore, ma riporta ciò che il suo cuore gli detta, aprendosi agli altri senza pensare troppo se le sue opinioni saranno riportate nella Grande Enciclopedia Britannica o meritevoli di essere citate nella Treccani!!!! Tra l’altro, ho dovuto riflettere un bel po’ su ciò che hai scritto, questo è sintomatico di un valore intrinseco nelle tue parole! La conclusione del tuo intervento è in sostanza ciò che intendo sostenere: non possiamo privilegiare unicamente la sfera spirituale rispetto alle tante richieste e domande che il mondo pone ai cristiani e ai credenti in genere e al tempo stesso non possiamo concentrarci solo ed unicamente nell’operare, tuffarci in una perenne azione, in un continuo agire. Nel primo caso cadremmo nello spiritualismo, nella ricerca di un benefico equilibrio che riguarda particolarmente la NOSTRA dimensione dello spirito e del NOSTRO personale rapporto con Dio. Fermo restando il rispetto per tale pratica, questo ci differenzia dalla religioni orientali dove tale aspetto è diffuso e dove il centro, il soggetto principale è rappresentato dal pio fedele (succede anche nel cristianesimo: nella vita ascetica come fuga dal mondo e dalle sue vanità). In sostanza si tratta di un viaggio ”personale” verso la perfezione, verso il raggiungimento dell’equilibrio tra le forze positive e negative che dimorano negli uomini e nella natura tutta (come nella filosofia Yoga, nel Taoismo ecc.). Nel secondo caso si tratterebbe di puro attivismo o nel migliore dei casi di filantropia che è cosa differente dal cristianesimo (che è l’incontro speciale, privilegiato tra il Creatore e la sua creatura; un incontro personale e nel contempo condiviso con altri). Anche nella filantropia c’è, comunque, un seme di egoismo perché aiutare gli altri appaga colui che dà l’aiuto, lo fa “sentire bene”, soprattutto quando il gesto viene riconosciuto pubblicamente ed apprezzato; in una parola: è gratificante (come si vede, però, al centro c’è sempre il soggetto che agisce)! Nulla di male in tutto ciò, ma questo va bene fintanto che l’ amore per gli altri è vivo in noi.....che succede quando - per diverse ragioni - quella fiamma si spegne? Come si potrà alimentarla e soprattutto: CHI potrà farlo? La filantropia è troppo legata agli umori delle persone; come può nascere (vedi Bill Gates, che afferma di voler fare beneficenza, ma solo a partire dal 2008!!!!)così può finire. Allora, a cosa ancoreremo il nostro agire? Si potrà replicare: “E Madre Teresa di Calcutta, per esempio, non aiutava gli altri? Non era, forse, anche quella una forma più elevata di filantropia?”. Personalmente, dico di no! L’agire di Madre Teresa era l’espressione diretta e concreta della sua fede e della sua fede in Dio. Il suo agire, il nostro e quello di ogni cristiano è da Dio che deve essere originato; proprio perché Lui è Amore eterno ed assoluto il nostro operare provenendo da Lui acquisisce quel carattere di eterno ed assoluto che ci porterà ad amare il prossimo sempre e comunque a dispetto della nostra volontà. Si amerà il prossimo e lo si aiuterà con gesti concreti perché è figlio di Dio, nostro fratello e perché in lui c’è un frammento di Dio (così come in tutti figli ci sono dei caratteri propri dei loro genitori) senza aspettarsi nulla in cambio e tanto meno riconoscenza. Madre Teresa non aiutava i lebbrosi ed i sofferenti per gratificazione personale, ma per le ragioni su esposte; avrebbe aiutato gli ultimi anche se questi le avessero rivolto parole offensive, se l’avessero odiata o se le avessero sputato addosso…e forse c’è stato chi l’ha fatto! Nei Vangeli si può leggere che Gesù si raccomandava con quelli che guariva affinché non andassero in giro a pubblicizzare l’evento, in alcuni casi li ammoniva severamente di non dire niente a nessuno. Inoltre, non passa inosservato il fatto che prima di insegnare alle folle e compiere miracoli si appartava per pregare; questo per sottolineare come le due dimensioni - spirituale e intellettivo/materiale - fossero strettamente legate fra loro e come la seconda fosse diretta emanazione della prima. A questo si potrebbe collegare la frase tratta dalla lettera di Giacomo, tanto cara ai TdG: “La fede senza le opere è morta”, ma non nel senso che loro danno: "Se osservo i comandamenti e la Legge sono più gradito a Geova e mi guadagno il mio posto dopo Armaghedon”. Questo è puro mercantilismo (cfr. la parabola del Fariseo e del Pubblicano in Lc. 18,9-14); bensì nel senso che le opere sono la testimonianza, sono la diretta conseguenza della mia fede: mi spiego con la consueta immagine:
se dico di amare la mia famiglia questa affermazione deve trovare riscontro nei gesti che compio verso di essa: giocare con i miei figli, ascoltare Sabrina quando mi parla,non adirarsi per futili cose, coprire tutti di mille attenzioni, trovare il tempo per stare con loro ed essere sempre disponibile conferma ciò che affermo. Se, viceversa, dovessi essere scorbutico ed irritabile nei loro confronti, se dovessi adoperare il gatto a nove code per punire i miei bambini quell’affermazione di amore sarebbe un tantino dubbia e in contraddizione con ciò che faccio, non trovi? Pertanto, il nostro operare sia sempre espressione visibile della nostra fede. Come ho scritto in precedenza, l’uomo non è una somma di compartimenti stagni, ma un magnifico mistero in cui ogni dimensione è correlata ad un’altra inscindibilmente. E la Ratio non può prescindere dalla Fides; semmai, è la seconda che deve informare la prima. Questo almeno per chi crede!!!!! [SM=g27823]

Un abbraccio fraterno.

Freddie
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21/06/2006 23:19
 
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Caro freddie concordo in pieno con ciò che hai scritto e ti ringrazio infinitamente per la risposta.Non esiste una classifica dei post...ma a volte magari non si riesce a far vcapire ciò che si vuole comunicare e che si sente.Se ci sono riuscito sono contento. [SM=g27827]:

Anche a me stai simpaticissimo e non ho mica accantonato l'idea della band eh [SM=g27811] (scusate il leggero OT)
25/06/2006 16:47
 
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dulcis in fundo...
Nel tuo post, caro BERESCITTE, mi hai dato spunti notevoli per un’attenta e profonda riflessione. Tutto parte, se ho ben capito, dal fatto che vi è, a tuo giudizio, una tendenza decennale a privilegiare una determinata dimensione della fede (il “cuore”, sinonimo di emotività o fede esperenziale) ai danni di un’altra dimensione (la “mente”, sinonimo di una fede razionale – o razionalistica – più adeguata ai nostri tempi!). Premesso che continuo a credere che l’uomo sia nei suoi numerosi aspetti simile ad una ciliegia - che cioè, vada preso in toto: con polpa e nocciolo compreso e che i termini siano sempre “e” “e” (ce lo suggerisce il Vangelo stesso) – e visto che hai strutturato il tuo scritto similmente ad un’incontro di pingpong allora, come nelle partite che si rispettano, alle tue “PONGate” ribatterò con le mie “PINGate” [SM=g27823]
ricordando al contempo che questa NON E’ una sfida per dimostrare qualcosa, ma (spero) un contributo nel travagliato, difficile, oltre che suggestivo e appassionato cammino verso Dio. Cominciamo!!! [SM=g27811]
Alla tua prima risposta cioè, che Gesù avrebbe chiamato come apostoli degli umili pescatori solo per scegliere successivamente - secondo un piano razionale - dei campioni universitari della fede (S. Paolo, S. Giovanni, S Matteo, S. Tommaso,”Dottore della Chiesa” ecc.)mi permetto di far osservare come tutta la vita di Gesù è improntata alla irragionevolezza. Giusto qualche chicca: oltre alla già ricordata preferenza di scegliere umili pescatori illetterati, discussi esattori pubblici e non gente “che conta” o “di pensiero”; dei VIP diremmo oggi (noi, avremmo fatto lo stesso?), ricordo che comincia la sua predicazione NON in Gerusalemme – la capitale, dove si poteva avere una grande pubblicità, un’ottima ribalta per proporre il nuovo messaggio – ma in Galilea: la periferia di Israele; potremmo paragonarla ai rioni Sanità e Scampia di Napoli o a Korogocho, baraccopoli di Nairobi di oggi (noi, avremmo fatto lo stesso?). Non si imbarazza minimamente ad andare contro la mentalità e la società ebraica del tempo esaltando le donne , accogliendo gli ultimi e i bambini, mangiando con i pubblicani e avvicinando le prostitute. Viola la Legge guarendo il giorno di sabato, toccando i lebbrosi, perdonando i peccatori colti anche in flagrante e rimettendo loro le colpe (noi, avremmo fatto lo stesso?). Concludendo col più irrazionale dei gesti che segna la nascita del Cristianesimo: lasciandosi inchiodare ad una croce e morire non solo per i suoi discepoli e per i suoi amici, ma anche – ed ancor di più – per i suoi nemici; per coloro che lo avevano messo a morte, che lo avevano inchiodato al patibolo, che lo deridevano e dileggiavano mentre moriva. Roba da perderci la testa! Chissà perché, ma io il cristiano lo vedo un po’ matto. Matto da…slegare, come il suo Maestro!!! Inoltre, la sapienza non ha come unico riferimento la mente, come spesso crediamo; sapienza viene da “sapere”, sapore che riguarda in particolare il gusto, le labbra. Occorre avere il “gusto” di Dio, “assaporare” la sua Parola. Solo chi gusta la presenza di Dio nella sua vita le dà senso e la vive in modo pieno e completo. Questo spiega anche perché accanto ad illustri Dottori della Chiesa quali San Tommaso e Sant’Agostino ci sia anche una Santa Chiara elevata a tale titolo sebbene fosse semianalfabeta! San Paolo è certamente l’universitario del tempo, ma evidentemente ciò non bastava: è stato necessario scrivere i Vangeli canonici per confermare nella fede i cristiani presentando in modo sistematico gli insegnamenti di Gesù; per suscitare la fede in lui quale Figlio di Dio e Salvatore dell’Umanità; perché le sue parole e i suoi insegnamenti fossero annunciati a tutti e per risolvere questioni e conflitti all’interno delle varie Chiese. Siamo davvero sicuri, poi, che lo Spirito non effonda in modo continuo e costante i suoi doni sulla Terra (tra cui la Sapienza e l’Intelligenza)? Certo, affidarsi allo Spirito non vuol dire delegargli ogni cosa; occorre che anche noi facciamo la nostra parte: preghiamo lo Spirito Santo di illuminare le nostre menti, ma apriamo anche il libro che leggiamo perché la Sua azione possa operare attraverso noi! Non sono d’accordo con chi, dovendo prendere come punti di riferimento gli apostoli, ponga la sua scelta tra il periodo pre-Pentecostale o post-Pentecostale; tra l’essere apostoli appena scelti (da Gesù) o essere apostoli ardenti del fuoco del Consolatore. E’ come dire che di un individuo si preferisce tener conto del periodo della sua adolescenza, separata, però, dalla sua infanzia o apprezzare la sua maturità e i frutti da essa prodotti rinnegandone le radici presenti nella sua giovinezza o considerare solo i suoi ultimi anni separati da tutto il resto (ancora la tentazione di suddividere tutto in compartimenti stagni). L’evoluzione di una persona la si comprende tenendo conto di tutte le sue fasi che sono legate tra loro senza alcuna soluzione di continuità: i semi piantati nell’infanzia germoglieranno nella fanciullezza per crescere nell’adolescenza, maturare nell’età adulta e concludersi nella vecchiaia. Così per gli apostoli:il percorso della loro formazione comincia dalla chiamata, si sviluppa nei tre anni di vita pubblica con Gesù per raggiungere la pienezza a Pentecoste e da lì partire per evangelizzare il mondo. Come si può preferire un determinato periodo ad un altro separandolo dal suo contesto? Va anche considerato che già durante il “tirocinio” si intravedono dei barlumi che diverranno fuoco vivo a Pentecoste; Pietro, per esempio, professa la sua famosa confessione di fede riconoscendo Gesù come il Cristo, il Figlio del Dio vivente, molto prima della discesa dello Spirito Santo. Gli apostoli vengono mandati a due a due da Gesù nei villaggi vicini col potere di guarire i malati, scacciare i demoni e di insegnare alla gente ancor prima che questi avessero il mandato “ufficiale” dal Maestro (una sorta di prova generale?). Il periodo della vita vissuta con Gesù per gli apostoli è simile al chicco di grano sepolto nella neve: comincia ad aprirsi trasformandosi in germoglio che apparirà in primavera per esplodere come spiga rigogliosa in estate. Continuo ad essere perplesso verso l’affermazione che Dio è un “teorema filosofico” ( o matematico) che si dimostra. A parte il fatto che proprio non ce lo vedo Dio messo sullo stesso piano delle Categorie aristoteliche o del Teorema di Pitagora, ma concesso questo, un teorema dimostra alla fine un qualcosa, arriva ad una conclusione che è oggettivamente evidente ed accettata. Ma allora, se è così, perché pur dimostrando in modo esaustivo l’esistenza di Dio o certe sue prerogative ci sono persone che continuano a non credere o a ritenere impossibili, false e fuorvianti le caratteristiche di Dio che esponiamo così come è riconosciuto da tutti che 2+2 fa 4? E’ solo l’ altrui ostinazione o forse siamo noi ad essere poco credibili nonostante le evidenti prove che adduciamo? Come cristiano posso trovare mille argomenti per dimostrare l’esistenza di Dio, allo stesso modo un agnostico, un ate, troverà mille argomenti per dimostrarmi l’esatto contrario: “Se Dio esistesse perché nel mondo ci sono le guerre? Perché milioni di persone muoiono di fame? Perché ci sono bambini che a 4 anni lavorano in miniera o sono sfruttati nel lavoro nero, vengono maltrattati e si abusa dei loro corpi per piaceri sessuali o per prenderne gli organi a favore di ricconi del Nord del mondo disposti a pagarli lautamente? Perché nel secolo scorso è stato possibile che un popolo fosse quasi spazzato via dalla faccia del pianeta per il semplice fatto di esistere?”…... Se consideriamo che papa Benedetto XVI ad Auschwitz si è domandato dov’era Dio in quei giorni, tali parole farebbero dubitare e non poco - se non della Sua esistenza - quanto meno della Sua presenza!
Quanto appena detto è in risposta anche alla postilla di TRIANELLO. [SM=g27817]

Prima di continuare richiamo l’attenzione sul fatto che per definizione i termini fede, affidarsi, affidamento sono in contrapposizione a concetti quali certezza, sicurezza, assicurazione; la fede, nello specifico e in senso lato, ci offre alcuni elementi su cui basare un nostro convincimento, ma non ci dà l’assoluta certezza che tali convincimenti siano esatti: mi fido di una persona scelta tra altre cento per un determinato lavoro perché vedo che è onesta, non fa i propri interessi, è attenta nel lavoro ed è diligente, la gente ne parla bene, ma nessuno mi darà mai l’ assicurazione che sia proprio così o che continuerà ad esserlo. Devo fidarmi sulla base di quanto so o mi viene riferito. Ora, un uomo di nome Gesù ci dice essere il Figlio di Dio mandato sulla terra per salvarci ed avere la Vita nel suo nome. Non ci chiede di credere passivamente. Egli stesso presenta le sue credenziali attraverso opere, insegnamenti, esempi che però non sono mai prove definitive, mai che ci forniscono una sicurezza…sicura. Ci sono testimoni oculari che hanno visto e raccontato, ma sono morti da quasi 2000 anni e ciò che è stato scritto si presta a numerose interpretazioni, anche contraddittorie oppure è ritenuto una favola o è classificato come “oppio della mente”. Però quest’uomo, che afferma essere il Figlio di Dio, ci chiede di credere, di puntare la nostra vita, tutta quanta, su di lui, sulle sue parole e sulla sua promessa di Vita. Ci sono persone che si fidano, hanno fede in ciò che dice e pensano che valga la pena credergli, così come ci sono altre che, invece, vogliono segni; che dubitano della sua stessa esistenza; che sono sedotti da altre voci, altri richiami. C’è da dire che fin dall’inizio Gesù ha rinunciato ad una fede miracolistica, basata sul sensazionalismo e su prodigi tali da cooptare l’adesione altrui; in tal modo non cede alla tentazione di Satana di gettarsi dal pinnacolo del Tempio per essere sostenuto da stuoli di angeli: è facile credere al sole quando è mezzogiorno e tutti lo vedono, ma quanti sono disposti a crederci quando è mezzanotte? Quale argomentazione si adotterà e quale dimostrazione sarà efficace in tal senso? Eppure, proprio nella notte più fonda sono presenti i barlumi di una nuova alba. Ma questo è evidente per chi…ha fede e legge i segni col “terzo occhio”, quello del cuore, a dispetto di chi usa solo gli altri due attraverso i quali vede unicamente tenebre e buio! Da una rapida occhiata al Vangelo a me sembra che Gesù sia molto più incline a mostrare che a dimostrare: innanzitutto, Gesù è restio ad operare miracoli come dimostrazione della sua potenza proprio in coerenza con quanto ho scritto prima; sovente si raccomanda con coloro che guarisce di non divulgare l’accaduto, inutilmente. Nel Vangelo di Giovanni 1,25…si racconta di due discepoli di Giovanni il Battista (uno si essi è Andrea) che chiedono a Gesù dove abitasse e lui risponde. “Venite e vedrete”. E quando chiama i primi apostoli non fa loro una discussione teologica; semplicemente, dice: “Seguitemi” e lasciato tutto essi lo seguono. Si potrà obbiettare: “grazie, lui è Gesù! Nessuno ci seguirebbe semplicemente sulla nostra parola”…a meno che non giunga dal Padre (quante volte spacciamo nostre affermazioni e convinzioni per quelle di Dio?)! Ad ogni modo, nell’episodio del colloquio con la Samaritana sempre in Gv. coloro che avevano creduto sulla parola della donna successivamente credono perché essi stessi hanno avuto un’esperienza diretta; hanno, cioè, visto ed udito personalmente. Nell’episodio della trasfigurazione sul monte Tabor (Mt. 17,1-9) successiva all’annuncio della sua Passione e affinché gli apostoli non si smarrissero nel momento della prova Gesù mostra loro la sua natura divina. Più efficace di mille parole, no? Sotto la croce, dove Gesù è inchiodato, sono in tanti ad attendere un segno, una dimostrazione che lui è il Figlio di Dio, come quello di scendere dalla stessa croce. Nessuna dimostrazione in tal senso verrà data. Eppure, nel momento della sua apparente sconfitta, che è anche quello della sua maggiore gloria, solo una persona (un pagano, romano ed invasore) lo riconosce come il Cristo: il centurione romano che certo non arriva alla Verità con i suoi occhi o mediante dimostrazioni “filosofiche e matematiche”, ma col già ricordato terzo occhio, quello del cuore! Dopo la Risurrezione possiamo ricordare l’episodio dei discepoli di Emmaus che, sgomenti, raccontano ad uno “sconosciuto” ciò che era accaduto nei tre giorni precedenti e di come le loro speranze che Gesù fosse il Messia fossero naufragate. Lo sconosciuto spiega le Scritture; precisamente in Lc. 24,27: ”E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui”. Nel brano, più avanti, essi si domandano l’un l’altro se non sentivano ardere il cuore in petto mentre Gesù conversava con loro lungo il cammino spiegando le Scritture (potremmo affermare che stava dimostrando con carte alla mano che le profezie erano vere, che lui è il Cristo). Ma la spiegazione da sola non basta affinchè i due discepoli lo riconoscano; questo avviene al momento della benedizione e dello spezzare il pane: Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero”… C’è da riflettere, non è vero? Subito dopo Gesù appare agli apostoli che lo credono un fantasma; dopo l’augurio della pace egli mostra loro le mani e i piedi e li invita a toccarlo. Per sciogliere anche le ultime perplessità si fa dare una pozione di pesce arrostito e la mangia davanti a tutti. Cioè, non a tutti. Manca Tommaso che si dimostrerà incredulo nonostante la testimonianza degli altri apostoli, forse perché questi erano poco credibili quando riferiscono l’episodio considerato che al vedere Gesù erano, sì felici, ma ancora increduli (quante volte noi stessi siamo poco credibili quando professiamo di seguire Gesù, ma i fatti spesso ci smentiscono!). Tommaso voleva avere certezze circa la Risurrezione del Maestro e pertanto riteneva che l’unica dimostrazione possibile fosse di toccare le sue ferite. Quando gli fu offerta tale possibilità, Tommaso non andò avanti; di fronte alla vista delle “prove d’amore di Dio scolpite nella carne” potè solo affermare inginocchiandosi: “Mio Signore e mio Dio”. Ci sono delle ragioni del cuore (e della fede) che la stessa Ragione non comprende.
Infine, Luca negli Atti degli Apostoli descrivendo la vita delle prime comunità cristiane nelle quali i vari membri frazionavano fra loro il pane, mettevano in comune i beni, erano assidui nella preghiera, nel frequentare il Tempio, nell’ascolto della Parola e degli insegnamenti degli apostoli, nell’unione fraterna, aggiunge che tutto ciò (il mostrare la vita comunitaria ispirata ai principi evangelici) attirava le simpatie di tutto il popolo ed ogni giorno il numero dei salvati cresceva. Suppongo di dovermi aspettarmi altre PONGate uguali e contrarie a ciò che ho scritto; l’argomento non si esaurisce certo in poche righe (!!!!!). Tuttavia, vi è la consapevolezza che i carismi presenti in ognuno provengono tutti dallo Spirito e ad esso vanno ricondotti; stilare una sorta di classifica, stabilire un primato è come sostenere se sia più buona una pesca o una mela; una banana più dell’ananas…Semmai si dovesse sostenere un primato, questo spetta alla Carità - come scrive Paolo – e pertanto non ho difficoltà a riconoscere forza alla Razionalità purchè vissuta nella Carità, intrisa della Carità, informata dalla Carità.
Un’ultima cosa riguardo Siddarta: io lo spiego semplicemente col fatto che lo Spirito - come il vento - soffia dove vuole e và dove vuole, non è una esclusività dei cristiani; in tempi più recenti lo Spirito ha soffiato su uomini quali Martin Luther King, Ghandi, Dietrich Bonhoeffer…Gesù ce lo ha rivelato più di 2000 anni fa, ma lo Spirito esiste da quando esiste Dio: cioè, da sempre! Per questo non mi sorprende che molto prima del cristianesimo il “Soffio Eterno”, il Consolatore, il Paraclito abbia esercitato la Sua azione e portato frutti attraverso un lontano omino indiano…che aveva almeno lo Spirito Santo dalla sua!!!!! [SM=g27824] [SM=g27824] [SM=g27824]


Un fraterno abbraccio e pietà per i vostri occhi! [SM=g27823]


Freddie

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Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. Il tuo volto, Signore, io cerco.
25/06/2006 21:11
 
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Dopo aver letto tutto il post, ho cancellato il post che stavo per scrivere tempo fa in risposta ai vostri primi. Chiedo scusa ma il tempo è stato tiranno!

L'unica cosa che mi sento di dire è che al 99% sono d'accordo con !Freddie! che, tra parentesi, ringrazio per il tempo che sta dedicando a queste trattazioni. Anch'io (e questa è una convinzione che esula dal fatto di appartenere alla Chiesa Evangelica) non rilevo dalle scritture il chiaro insegnamento che sprona l'uomo a comprendere Dio con la sola ragione.

Nella lettera ai Romani Paolo afferma che le vie di Dio sono inscrutabili perchè da Lui, per mezzo di Lui e per Lui sono tutte le cose.
Dio non si spiega. Ma si può vivere.

Appena avrò nuovamente 5 minuti tornerò. Nel frattempo... che il Signore vi protegga e vi benedica in ogni vostra opera.

[SM=x570892]
-----------
...tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia mediante la redenzione che è in Cristo Gesù...
25/06/2006 21:30
 
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Re x Babs2
SMAC ! [SM=g27836]
26/06/2006 01:35
 
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Caro Freddie, il fatto è che tu, nonostante la grande eloquenza di cui senza dubbio sei dotato, fai un po’ di confusione.
Il Magistero ha stabilito (era il Concilio Vaticano I), anche in base a quanto scritto dall’Apostolo, che l’esistenza di Dio è dimostrabile con il solo ausilio della ragione. Questo non significa, ovviamente, che l’uomo possa prescindere dalla Rivelazione di Dio e dal sacrificio di Cristo ai fini della propria salvezza.
Non si possono penetrare i misteri della Rivelazione per tramite della ragione, anche se essa può aiutarci a fare un po’ di luce sui medesimi, luce che, comunque, data l’inadeguatezza della nostra ragione finita rispetto al compito infinito che si trova ad affrontare, non può che rischiarare che una piccolissima porzione dell’abisso. A fianco della Rivelazione, c’è però anche una Teologia Razionale. Seguendo alcune vie che la ragione ci schiude è possibile, infatti, raggiungere la certezza dell’esistenza di Dio, quale Ente necessario e perfettissimo. Il Dio che la ragione ci fa scoprire, non è però il Dio della Rivelazione, non è il Dio Trinitario. Il Dio Trinitario rivelatoci da Cristo è oggetto della nostra fede in ragione della nostra fede nella resurrezione del Signore e nella Sua missione salvifica. Il Dio razionalmente dimostrabile è solo il Dio causa efficiente e causa finale del mondo (per dirla alla S. Tommaso d’Aquino).
Il fatto poi che l’esistenza di Dio sia razionalmente dimostrabile, non significa che sia evidente in sé. Nessuno può pensare l’opposto di ciò che è di per sé evidente, quindi, il fatto che ci sono degli atei significa che non è di per sé evidente che Dio esiste (sempre per parafrasare S. Tommaso d’Aquino). La dimostrazione razionale dell’esistenza di Dio è un processo complesso, che, oggi come oggi, va incontro ad enormi difficoltà, scaturenti anche dalla “cattiva” disposizione di pensiero invalsa nella filosofia occidentale a partire da Cartesio e sfociata nella critica kantiana. Ma qui il discorso si farebbe eccessivamente lungo, per cui, in questa sede, preferisco passare ad altro.
“Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.” (I Pt 3,15) La fede è un atto di fiducia nella Chiesa che ci assicura, con la sua autorità, che venti secoli fa quel falegname giudeo di nome Gesù era Dio incarnato, il quale è morto per i nostri peccati ed è risorto. La risurrezione di Gesù è il fulcro della fede cristiana. “Se Cristo non è risorto, è vana la nostra predicazione, è vana la vostra fede” (1 Cor. 15,14), pertanto, al fine di dar ragione della nostra fede, così come ci invita a fare la Scrittura, non possiamo esimerci dall’indagare la plausibilità storica della resurrezione di Cristo.

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

26/06/2006 07:37
 
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Re x Trianello
Caro Trianello,vedo che sei informato su tutto ma della falegnameria che Giuseppe aveva non se ne è saputo più nulla?
[SM=x570888] omegabible
26/06/2006 11:36
 
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Pongate? impossibile, hai esagerato...
Caro Freddie
Il tuo intervento (a mio avviso) somiglia più ad un'omelia che a un ragionamento da forum. Mescoli in libertà cose condivisibilissime, ti dilunghi in riflessioni che sono scontate tanto sono intuitive, accenni a "prove" bibliche a favore dimenticando quelle contrarie, e poi prendi posizione netta su certi punti senza il supporto della debita argomentazione.

Ora se tu mi chiedi come e dove hai fatto questo, mi chiederesti di fare un'opera improba. Hai esagerato. Io li chiamo lenzuoli questi post. E se mi peritassi a "pongare ogni punto" ne verrebbe un lenzuolo triplo. Illeggibile ai più.

Devi dividere. Essere più conciso e tirare avanti uno/due punti per volta.

Terrò in buon conto la tua... arringa per farne materia di studio tra "grissini".

Solo, a mò di saluto, un appunto per quanto dici in fine...

>non mi sorprende che molto prima del cristianesimo il “Soffio Eterno”, il Consolatore, il Paraclito abbia esercitato la Sua azione e portato frutti attraverso un lontano omino indiano…che aveva almeno lo Spirito Santo dalla sua!!!!!

R- Dicendo questo hai compiuto una scelta di parte. Hai considerato solo il lato buono del buddhismo. Ma io ovviamente non ho portato Siddarta come esempio per negare ciò che ha intuito di buono, e la faccenda dei semi dello Spirito è scontata per uno che lavora del settore dell'ecumenismo e del dialogo interreligioso. L'ho portato come esempio di errore dottrinale che persiste nonostante che Dio non sia d'accordo con l'idea della reincarnazione, del nirvana buddhista, della sola "compassione" alla buddhista (sai che non parlano mai di "amore"?), del rapporto non personale con la divinità per quelli che ci credono (c'è anche un rammo buddhista che è ateo/filosofico) ecc...
Certi aspetti, chiaramente contrari alla verità rivelata, non sono frutti dei semi del Verbo e il loro persistere non può essere motivato dalla benedizione/approvazione divina su di essi.
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est modus in rebus
28/06/2006 00:16
 
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Nella fede sono credente,nella speranza sono credibile,nella carità sono creduto!(don Tonino Bello)


Caro TRIANELLO,
purtroppo quando ci si incammina sulla strada dell’enunciazione o nella difesa di un principio preso in senso assoluto è giocoforza che si tende a radicalizzare determinate posizioni e ad inquadrare la questione secondo le proprie convinzioni e ti chiedo scusa se sono sembrato troppo “di parte”; faccio a tale proposito un esempio. Anzi, due! Quando si discute su due temi “secchi” come: vita e morte; pace e guerra; lo stesso tema su cui ci stiamo proficuamente confrontando (a mio avviso) cioè, Fides e Ratio non si può prescindere dallo schierarsi e partire da posizioni diametralmente opposte. Ma ciò è destinato a rimanere tale sempre e comunque? E qui c’è il secondo esempio tratto dalla mia sfera privata e si riferisce al tempo del mio fidanzamento con Sabrina (poi diventata mia moglie) quando uscivamo il sabato sera: io sono un tipo a cui piace “tirar tardi” quando è in compagnia; Sabrina, invece, è più “moderata”, più attenta a “non fare troppo tardi”. Ricordo che quando dovevamo decidere l’ orario che fosse un giusto compromesso tra le due posizioni immancabilmente ognuno cercava di tirare acqua al proprio mulino…si battagliava addirittura sui quarti d’ora!!! Qualche volta, era più il tempo impiegato a cercare di “ragionare” l’altro/a che a goderci i nostri momenti di intimità. Curiosamente, ma non per questo meravigliato, mi ero accorto che quando non si stabiliva nulla a priori, non si fissava l’ora in cui il “Big Ben diceva stop!” – e l’attenzione era fissata solo su NOI, sul nostro stare insieme in quel momento - il tempo scorreva senza accorgercene e l’orario in cui tornavamo a casa era sempre “quello giusto”. Ed è così che vorrei impostare le cose ora (Non ti allarmare, non intendo chiederti di uscire con me!!!!!). Cioè, godere di questi momenti di incontro parlando di Dio (o Ente Supremo o Creatore…) e cercando di essere reciproci compagni di viaggio in cui ognuno dà e riceve nel contempo. Caro TRIANELLO, lo so benissimo che l’esistenza di Dio è dimostrabile con il solo aiuto della ragione anche senza fare riferimento al Concilio Vaticano I (a tale proposito, ti ricordo che nel frattempo si è tenuto anche un Concilio Vaticano II i cui frutti non si sono ancora compiutamente realizzati e che considero la stella polare nella mia vita di fedele nella Chiesa Universale senza per questo rinnegare precedenti assise, nonostante ci siano oggi spinte che tendono - alcuni dicono che hanno già cominciato - a riandare ad un passato per certi versi anacronistico. Ma questo è un'altra questione!). Come dicevo, senza scomodare il C.V. I è sufficiente leggere il Fedonte di Platone – lettura straordinaria che consiglio vivamente – in cui Socrate (che, da saggio, sosteneva di…sapere di non sapere) dimostra l’immortalità dell’anima col solo ausilio della logica e dell’intelligenza. Spesso ho confronti sulla fede con colleghi di lavoro che si dichiarano laici, atei, vagamente interessati e con i 2 famosi TdG. Certe volte mi accorgo che tendo ad usare argomenti e termini che sono comprensibili per lo più a chi è cristiano in genere o cattolico, nello specifico. In questi casi mi rivolgo al mio parroco per un aiuto affinché mi dia modo di esporre le tesi che sostengo con parole di uso comune ed intelligibili a tutti. Il parlare “per immagini”, come sovente lo chiamo, che è poi mutuato dall’esempio di Gesù nei Vangeli quando parlando alle folle del Regno di Dio o della Sua giustizia o del Suo amore per gli uomini egli usa felici immagini ben conosciute dai suoi ascoltatori come quelle della vigna, del buon pastore, del seminatore, del pescatore, del seme di senapa, del mercante di perle…Una volta chiesi al mio parroco di aiutarmi a far comprendere (in modo molto approssimato) il concetto di Trinità senza ricorrere ad argomenti per “addetti ai lavori”. Lui ci pensò un po’ e mi rispose: “Ricorri all’esempio della molecola d’acqua: tre forme, tre stati (potremmo dire… tre persone?): solido, liquido, gassoso, ma stessa sostanza”. Certo, non sarà stato un esempio di alta Teologia, ma ha avuto il merito dell’immediatezza e della (ragionevole) comprensione da parte dei miei interlocutori con buona pace per Sant’Agostino. [SM=g27828]
L’esempio non è banale perchè successivamente mi ha spinto ad una seria riflessione; approfondendo l’argomento in modo “razionale” e con l’aiuto dello Spirito Santo sono giunto a personali conclusioni che mi hanno soddisfatto e ritengo siano condivisibili da molti…tranquillo, te le risparmio!!!!! Il mistero della Trinità rimane tale, ma per me c’è un po’ più di luce…soffusa. Scusa la mia divagazione che mi fa deviare dall’argomento che implicitamente era nella richiesta di aiuto di NOUNOU e cioè il confronto che spesso si ha fra TdG (ed esponenti di altri movimenti religiosi), promotori di un messaggio che possiamo definire in antitesi con quello cristiano-cattolico e coloro che si professano cattolici, diversamente informati sui principi della propria fede con la conseguente preoccupazione (avvertita da molti) di trovare argomenti validi da opporre alle affermazioni dei seguaci della WTS (molti di essi, come si sa, sono in buona fede). I diversi libri su cui mi sono documentato e questo stesso forum in cui sono onorato di partecipare mi hanno aiutato moltissimo ad affrontare alcune situazioni ed anche ad approfondire la mia fede. C’è, però un secondo versante oltre questo citato che possiamo definire di “contenimento”, sul quale i cattolici devono operare: quello propositivo, di testimonianza; cioè, proporre (o sforzarsi di proporre) il messaggio evangelico così come il Maestro ce lo ha insegnato e che la Chiesa perpetua. Visto che non tutti sono ferrati teologi o conoscitori raffinati delle Scritture e non tutti conoscono competenti “grissini” da tirare fuori dalla manica come i proverbiali assi affinchè ti risolvano il problema, l’unica via è quella “dell’imitazione di Gesù” che è accessibile a tutti: dalla semplice e analfabeta vecchietta al più preparato professionista (“Da come vi amerete vi riconosceranno che siete miei discepoli”). Ho trovato una storia che esemplifica ciò che ho scritto:

In un centro di raccolta per barboni, un alcolizzato di nome Giovanni, considerato un ubriacone irrecuperabile, fu colpito dalla generosità dei volontari del centro e cambiò completamente. Divenne la persona più servizievole che i collaboratori e i frequentatori del centro avessero mai conosciuto. Giorno e notte, Giovanni si dava da fare, instancabile. Nessun lavoro era troppo umile per lui. Sia che si trattasse di ripulire una stanza in cui qualche alcolizzato si era sentito male o di strofinare i gabinetti insudiciati, Giovanni faceva quanto gli veniva chiesto col sorriso sulle labbra e con gioiosa gratitudine, perché aveva la possibilità di essere d’aiuto. Si poteva contare su di lui quando c’era da dare da mangiare a uomini sfiniti dalla debolezza o quando bisognava spogliare e mettere a letto persone incapaci di farcela da sole. Una sera, il cappellano del centro parlava alla solita folla seduta in silenzio nella sala e sottolineava la necessità di chiedere a Dio di cambiare. Improvvisamente un uomo si alzò, percorse il corridoio fino all’altare, si buttò in ginocchio e cominciò a gridare: “Oh Dio! Fammi diventare come Giovanni! Fammi diventare come Giovanni! Fammi diventare come Giovanni!”. Il cappellano si chinò verso di lui egli disse: “Figliolo, credo che sarebbe meglio chiedere: “Fammi diventare come Gesù!”. L’uomo guardò il cappellano con aria interrogativa e gli chiese: “Perché, Gesù è come Giovanni?”. [SM=g27824] [SM=g27824] [SM=g27824]
Le due ultime citazioni del N.T. che hai riportato le condivido appieno con due postille: la prima riferita a I Pt 3,5 che sottolinea una fede consapevole (non necessariamente frutto di studi. Mi riferisco ad una fede…feriale, di tutti i giorni, vissuta nel quotidiano); La fede è innanzitutto grazia, dono di Dio; é un atto di fiducia verso di Lui, uno e trino e poi nella Chiesa quale istituzione visibile - ma non solo in quanto tale (Chiesa siamo anche noi tutti, pietre viventi) - e continuatrice sulla terra del mandato che Gesù ha dato agli apostoli. Non a caso nel Credo che si recita la domenica la fede nella Chiesa è professata diversi righi dopo quella professata in Dio. La Chiesa in quanto comunità formata da uomini può sbagliare e anche di grosso, ma come istituzione voluta da Gesù (secondo i cattolici) può contare sulla Grazia di Dio e sull’azione costante dello Spirito Santo; essa è, come si suol dire, santa e peccatrice. E ogni volta che essa ha tradito il messaggio evangelico commettendo di conseguenza errori (e in 2000 anni ne sono capitati davvero tanti a tal punto che lo stesso papa Giovanni Paolo II aveva appena cominciato a spuntare l’elenco chiedendo scusa per essi) lo Spirito Santo ha sempre suscitato dei campioni della fede per riportarla alla sua autentica vocazione. E’ assolutamente vero che la Risurrezione di Gesù è il fulcro della fede cristiana, ma più che indagare la plausibilità storica dell’evento (sulla quale non ho nulla da obbiettare se è la via che alcuni scelgono di percorrere) ritengo che si possa seguire anche una strada diversa (da me preferita) dove colui che la intraprende si trova nello stesso stato d’animo in cui si trovò Giovanni quando nel Vangelo a lui attribuito al cap. 20,8 possiamo leggere: “Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette”. E’ la dimensione della contemplazione; contemplare il mistero della vita oltre la morte, della Luce che vince le tenebre, della Risurrezione di Gesù è credere che davvero egli è il Cristo, il Figlio del Dio vivente e credendo che abbiamo la vita nel suo nome, In quel sepolcro ormai vuoto rimangono solo le bende ed il sudario, misere vestigia di cose vecchie; col Risorto diventiamo tutti creature nuove.

Perdonami, ma proprio non riesco ad essere più coinciso!!!!! [SM=g27819]

Un fraterno saluto.

Freddie

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Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. Il tuo volto, Signore, io cerco.
29/06/2006 06:40
 
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In risposta al tuo post, che con le sue numerose digressioni rende impossibile un confronto punto per punto, mi limiterò a fare alcune fugaci osservazioni:

1) Fides et Ratio… et/et, non aut/aut. Ragione e Fede non sono in contrasto, ma in armonia. La fede arriva lì dove la ragione non può arrivare, ma non contraddice la ragione, almeno secondo l’ottica cattolica. Per un bel tratto, anzi, Fede e Ragione procedono, per così dire, a braccetto. Noi non crediamo perché è assurdo, ma crediamo “anche” perché è ragionevole credere.

2) Il Vaticano II non ha abolito quanto stabilito dal Vaticano I, e non avrebbe potuto farlo. La conciliabilità tra Ragione e Fede è uno degli assi portanti della dottrina e della teologia cattolica.

3) L’esempio dei tre stati dell’acqua come primissima introduzione al concetto di Trinità, il sacerdote da te citato, probabilmente, lo aveva appreso durante i suoi studi di teologia. Si tratta di un esempio che si trova spesso utilizzato nelle opere catechistiche, anche se, per certi versi, è anche un po’ forviante.

4) Rendere ragione della propria fede e rendere testimonianza della propria fede sono due facce della medesima medaglia. Nessuno si sognerebbe mai di insistere sulla prima e tralasciare la seconda: non avrebbe, infatti, alcun senso. Non ha però senso nemmeno l’enfatizzare la seconda, tralasciando completamente la prima, come taluni sono soliti fare.

5) La Chiesa è Santa, poiché è il corpo spirituale di Cristo. Gli uomini di Chiesa, invece, possono essere, e spesso lo sono, dei peccatori. Giovanni Paolo II, che non era un eretico, non si è mai sognato di chiedere scusa per gli errori della Chiesa, la quale, per fortuna, gode dell’infallibilità, ma per gli errori compiuti da alcuni membri della Chiesa.

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

29/06/2006 07:57
 
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x Trianello
Buongiorno caro Trianello,stamani quando ho visto nei "recenti"
il tuo post mi sono detto fra me e me :ecco Trianello che mi dà notizie della falegnameria di Giuseppe e invece.....
Ciao omegabible [SM=g27828]
01/07/2006 15:12
 
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Caro BERESCITTE,
come avevo premesso nel mio post gli spunti di riflessione che mi davi erano tanti. Confesso che la mia poca dimestichezza a colloquiare in un qualsiasi forum ha fatto tracimare i miei pensieri; inoltre, ero preoccupato dal fatto di non avere sempre molto tempo a disposizione per via dei miei numerosi impegni familiari, di lavoro, religiosi e sociali e il dividere e approfondire solo uno o due punti alla volta avrebbe fatto sì che a quest’ora sarei ancora a scrivere le prime righe sperando di concludere…fra qualche mese!!! [SM=g27824]
Terrò conto dei tuoi suggerimenti anche per quanto riguarda l’essere coinciso (cosa molto, molto ardua: “E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago…”), ma mi impegnerò in tal senso sperando che, come il buon Dio, tu possa apprezzare più lo sforzo che i risultati! [SM=g27835]
Devo dire che sei stato oltremodo gentile a definire il mio scritto “un lenzuolo” a rileggerlo mi sembra di essere in una sala stracolma di…arazzi e se proprio si deve parlare di lenzuoli credo che il mio sia addirittura un corredo completo con tanto di federe e coperte!!!!!!!!! [SM=x570867]
Ho constatato con vera meraviglia quanta forza di volontà dovete avere tu e quanti tra gli iscritti di questo forum hanno seguito il dibattito e fatto “sentire” la propria opinione. Forse, ricordando una felice battuta del grande Totò, si voleva solamente capire: “…dove questo stupido voleva arrivare! E visto che - sempre citando Totò - non mi chiamo Pasquale, questo mi porta a riflettere e a chiedermi maliziosamente se sei disturbato più dalla misura “extra large” del mio post o dal fatto di averti messo in una condizione difficile per rispondere considerate le allucinanti conseguenze che ciò può comportare!!!! [SM=g27828]
Per carità, non paragonare le mie piccole (ma non brevi) e opinabili considerazioni ad un’omelia; ho troppo rispetto per i sacerdoti per togliere loro il mestiere! Invece, intendo chiarire alcune cose: Dici che mescolo “in libertà” cose condivisibilissime. Se per libertà intendi “allegramente” devo sconfessarti perché ciò che ho scritto è sempre il frutto di una attenta meditazione e non è mai conseguenza del caso. Il tutto è legato a mio parere da un filo logico che se ti è sfuggito posso sempre spiegartelo più compiutamente. In verità, non mi sembra di essermi messo a parlare di conti matematici partendo dai conti…araldici o essere arrivato a disquisire di iperbole riferendomi alle parabole… di Gesù!!! [SM=x570868]
Anche sul successivo superlativo assoluto che hai usato ci andrei piano: primo, perché mi sa tanto che le cose condivisibilissime siano in realtà molto poche; secondo, se fossero davvero condivisibilissime non avrebbe senso questo interessante “botta e risposta”; terzo, quando si esordisce in tal modo di solito si tende a “lisciare” l’interlocutore prima di investirlo con una mega tranvata di obbiezioni. [SM=x570876]
Sostieni, inoltre, che le mie riflessioni lunghe (accordato!) sono scontate tanto sono intuitive. Bèh, chi abbia letto il mio post sperando di trovare qualche nuova rivelazione biblica o che le mie parole raggiungessero nuove ardite frontiere sarà rimasto decisamente deluso! [SM=g27813]
A differenza di quello che credono i miei amici Mormoni, con Gesù ogni nuova rivelazione si è conclusa; dopo di lui ci sono solo belle, profonde, mirabili… variazioni sul tema a cominciare dalle lettere di San Paolo. Pertanto, il mio scopo non è presentare nuovi insegnamenti o nuovi concetti, ma di riproporre i “vecchi” sotto nuove forme e presentarli sotto altri punti di vista confortato dal detto latino: “Repetita iuvant”…(o “Juventus”, come sosteneva il già ricordato Totò). Del resto, anche Dio ha ripetuto in due righe le parole “NON DESIDERARE”! Quando scrivo penso alla variegata umanità che frequenta questo forum con le diverse e molteplici esperienze da cui ogni iscritto proviene e che non sono tutte di matrice cattolica. Ecco perché, caro BERESCITTE, cerco di essere il più chiaro possibile anche con l’aiuto di argomenti che per un “cattolico navigato” possono essere scontati ed intuitivi e magari capita di esporli anche in maniera poco “dotta” e questo affinché possa contribuire in piccola parte ad aprire qualche spiraglio nei…cuori (ops, scusa il riferimento esperienziale, emotivo, arazionale!) di chi cattolico non è, così come tutti voi con le vostre risposte potete aprire altrettanti spiragli nel mio cuore (e dagli!)…In questo, forse, dimostro di avere orizzonti più ampi di chi guarda solo attraverso delle fessure! Decisamente, mi ispiro al Gesù che racconta il Regno dei Cieli attraverso similitudini che tutti gli ascoltatori potevano capire, analfabeti o istruiti che fossero. Altra “musa ispiratrice” per me è Piero Angela che ricalca lo stesso stile. Ma poi, sei proprio sicuro, caro BERESCITTE, che le mie riflessioni fossero scontate ed intuitive per molti? Il mio modesto intervento al problema di NOUNOU era successivo a molti altri, compreso il tuo, e nessuno di coloro che mi avevano preceduto, compreso te, avevano dato al proprio post un taglio di tipo “spirituale” o - come preferisco chiamarlo – profetico, oggetto della nostra discussione. Semplice dimenticanza? Se è sì, allora le mie parole vanno considerate come un trillo argentino per non dimenticare; se è no, esse sono un invito a ricordare costantemente anche questa dimensione. Parafrasando il titolo di un noto racconto del libro “Cuore” mi viene da dire: “Dalle omelie alle arringhe!”. Sembro non trovare soste, stando al tuo post; da un improbabile parroco passo a sostenere la parte di un novello Perry Mason! Come non erano un omelia prima, così non sono un’arringa ora queste mie divagazioni, perciò puoi pure esimerti dal farne addirittura “materia di studio” fra “grissini”(a meno che tu non voglia rubricarle come esempio di vagheggiamenti mistici!!!). Invece, ti sei infilato – anche se appena appena - nella porta che ho lasciato volutamente socchiusa per mettere a fuoco una tendenza che è tipica fra i TdG, ma che non risparmia persone di altre fedi: quella nella quale una discussione che parte da una frase tratta dalla Bibbia si sviluppa poi in una battaglia fatta esclusivamente a suon di citazioni con lo scopo di trovare il maggior numero di queste a sostegno della propria tesi o di declamare quella definitiva al fine di guadagnare l’ultima parola e ammutolire l’avversario. Ritengo questa una pratica che non porti lontano; soprattutto, è un offesa verso Dio. Mi spiego: E’ fuor di dubbio che alla Bibbia si può far dire tutto e il contrario di tutto (“Per questo va studiata bene” - mi sembra quasi di sentirti - e su questo sono pienamente d’accordo). Secondo una lettura estremamente e unicamente “letterale” (e diabolica) ogni opinione può trovarvi in essa espressioni che la sostengano: guerrafondai, pacifisti, misericordiosi, razionalisti, sentimentali, fatalisti, vendicatori…perfino atei possono trovare un avallo delle loro posizioni nel testo sacro (guarda Bush!). Ma non si può contraddire la Bibbia con la Bibbia; se è vero – come è vero – che la Bibbia è la Parola di Dio (e che Dio stesso ha ispirato gli autori impegnati a spiegare l’Infinito con lo strumento finito, imperfetto e parziale come la parola umana) e che essa non può che essere una ed univoca, allora non possiamo trattare Dio come un vecchio semideficiente che un giorno sostiene una cosa e il giorno dopo dice l’esatto opposto (perché è così che lo consideriamo quando ci produciamo nel “gioco” su illustrato). Le apparenti contraddizioni presenti - che qui non cito, ma lascio al piacere di ognuno trovarle – sono, appunto, apparenti; occorrerà rivolgersi allo Spirito Santo affinchè illumini le nostre menti e ci aiuti a svelare il punto dove esse riacquistano quell’unità e quella unicità che al momento ci sfuggono. Non ho dimenticato che ci sono anche “prove” contrarie a quelle indicate a mio sostegno (quest’ultime sono, comunque, un fatto e sono vere: scritte nero su bianco), solo che nel momento in cui le prove a ”confutazione” sarebbero esposte, sono certo che qualcun altro ne troverà di nuove a favore e così via fino ad arrivare ad uno stallo che proverebbe ben poco se non a mostrare una più o meno dimestichezza con le scritture. Riguardo l’ultimo punto, credo ci sia stato un equivoco; pensavo che il riferimento a Siddarta stava ad indicare l’esistenza di altri personaggi in epoche ancora più antecedenti al cristianesimo che avevano compiuto azioni compiute proprio sul solco tracciato dagli insegnamenti di Gesù. La mia non era una posizione di parte; come avrai certamente capito sono sostenitore dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso che, però, non significa sfociare nel sincretismo: La diversità come fattore di unità. Similmente alle dita di una mano che per quanto diverse tra loro concorrono tutte alla medesima funzione, appartenendo allo stesso arto, ognuna studiata per un determinato compito (Riflessione scontata, intuitiva, condivisibilissima, quasi superflua? Se fosse realmente vero, allora perché ci sono così tanti ostacoli, tante divisioni, tante resistenze?). “Tutto ciò che è buono viene dallo Spirito” non lo dice Alfredo Filippella. Questa è dottrina della Chiesa; pertanto, pur riconoscendo le differenti posizioni che separano buddismo e cristianesimo ciò che di buono Siddarta ha intuito e fatto non possono non essere considerati dono dello Spirito. Similmente, è stato lo stesso per Gandhi; è sintomatico come subito dopo Gesù e San Francesco la “Grande Anima” è al terzo posto tra coloro che hanno incarnato meglio la figura del pacifico (che è cosa ben diversa del pacifista). Gandhi era indù e ha continuato a professare la propria fede indù, ma ha vissuto (non solo predicato) ed insegnato ad amare concretamente la pace come farebbe un fedelissimo discepolo di Gesù, addirittura ha sacrificato la propria vita per essa (come non vedere un parallelo con i martiri cristiani?), Se mi è permessa la forzatura (ma poi, tale non è) non esito a chiamarlo: Beato Gandhi; e questa “beatificazione” è forse anche più qualificata di quella impartita da un papa, perché viene direttamente da Dio stesso: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt. 3,9). Con questo non voglio dire che il papa sia superfluo, eh? Inoltre, la Chiesa stessa ci insegna che anche nelle altre fedi vi sono frammenti della Verità. Frammenti! Se lo Spirito avesse diffuso tutti i suoi doni, Gandhi sarebbe diventato un cattolico!!! Semmai, il suo limite è stato di affermare - dopo aver letto il Vangelo - di credere in Cristo, ma non nei cristiani. Aveva forse buoni motivi per dirlo ?!?!?!
Mi piacerebbe rimanere ancora in tua compagnia (AAAAAAHHHHHH!!!!!), ma devo andare (fiuuuuu!). Ho qualcosina da dire a…TRIANELLO!
Mi spiace per l’ennesimo “lenzuolo”, proverò a contenermi la prossima volta. Abbi…”Fides”!!!!!

Un fraterno saluto farcito di simpatia.

Freddie
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Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. Il tuo volto, Signore, io cerco.
01/07/2006 23:41
 
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Mi piacerebbe rimanere ancora in tua compagnia (AAAAAAHHHHHH!!!!!), ma devo andare (fiuuuuu!). Ho qualcosina da dire a…TRIANELLO!



[SM=g27819]

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

02/07/2006 13:18
 
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Chiedo perdono!.....
Contrariamente al mio solito, questo post sarà breve (CREDETEMI!!!!!). [SM=g27816]
Preso dal rispondere ai numerosi spunti e input riguardanti il tema qui proposto ho trascurato di ringraziare BABS2 per le parole gentili che mi ha riservato e per la condivisione del...SOLO il 99% DEL MIO POST? (scherzo, ma non incoraggiarmi troppo...potrei cominciare a crederci anch'io!!!!). Mi sarebbe piaciuto leggere cosa avevi scritto sui tuoi post cancellati. [SM=g27823]
A METALSAN voglio dire che il pensiero di una Jam session continua a solleticare anche me; come si dice di solito: "L'uomo propone e Dio dispone!". Personalmente, credo che anche Lui sia curioso di ascoltarci...vedrai che farà di tutto per combinare le combinazioni. Come al solito!!!!! [SM=g27835]
Ad OMEGABIBLE dico che è vero che gli opposti si attraggono...almeno quando ci troviamo ad esprimere le nostre idee qui nel forum. Da uno sguardo ai tuoi post ho capito che sei piuttosto laconico mentre io sono alquanto loquace. Bèh, dobbiamo darci una mossa: tu dovresti impegnarti a solfeggiare di più sulla tastiera, io a sforzarmi a mettere "posti di blocco" alla frontiera della mia mente per disciplinare meglio il flusso in uscita dei miei pensieri!!! [SM=g27828]
Chiedo ancora scusa per la mia disattenzione e spero di avere presto un riscontro da chi ho nominato e da chi non lo è stato, ma che spero di "incontrare" prossimamente!!!!! [SM=g27811]
Un affettuoso saluto ed un abbraccio fraterno.

Freddie

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Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. Il tuo volto, Signore, io cerco.
03/07/2006 06:20
 
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la COINCISIONE sia con te!

Come lo è con me se ricordo che
- dire che la fede è un dono di Dio, è fare un discorso a metà, e che farlo a metà comporta fraintendimenti dannosi (per esempio Montanelli doveva aver avuto qualcuno che gli aveva detto che era così, se lui ribatteva tranquillo "allora vuol dire che a me Dio il dono non lo ha fatto!")

- il discorso completo è quello "antico" (che a te piace, a quanto dici) e che suona così:
La fede è un dono di Dio che lui offre a chiunque nel momento che a una sua creatura umana gli viene prospettata in modo credibile il fatto della rivelazione avvenuta in Gesù. E si chiama FIDES QUAE CREDITUR e consiste nel contenuto della rivelazione con relativa fascinazione (operata dalla grazia) per abbracciarla. E questa è una responsabilità ex parte DEI di cui non si può dubitare che Egli non la onori.
La fede però per scoccare come intesa tra Dio e la creatura è anche una risposta dell'uomo a tale invito. E si chiama FIDES QUA CREDITUR e consiste nell'atteggiamento libero dell'uomo di fronte alla proposta divina. E questo rende l'uomo responsabile della non accettazione quando la FIDES gli viene proposta in modo credibile.

Stop! la CONCISIONE lo esige.
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est modus in rebus
09/07/2006 12:52
 
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La coincisione lo esige!
Caro BERESCITTE,
Credo proprio che siamo arrivati al nocciolo della questione e che tra "divagazioni", esempi e riflessioni varie abbiamo gettato forse un pò più di luce su questo tema molto sentito soprattutto in questi tempi, dove un certo secolarismo e nichilismo sta allegramente imperversando nelle relazioni umane attirando in particolar modo i giovani con seducenti richiami. Evidentemente, Montanelli non sapeva che il dono "LUI" ce lo offre ogni giorno; il "pacchetto" con tanto di fiocco e coccarda è sempre davanti a noi che aspetta solo una cosa: essere scartato! Il mio parroco è solito illustrare questa situazione con l'esempio di una persona che sta in una stanza completamente buia dove tutto è tenebra. Fuori c'è il sole che illumina ogni cosa, riscalda e dona la vita; tra la luce ed il buio c'è solo la finestra della stanza con le tapparelle completamente abbassate. All'uomo della stanza basterebbe alzare quelle tapparelle per far entrare la luce del sole fugando le tenebre che lo circondano. Fintanto che rinuncerà a fare questo semplice gesto crederà sempre che il suo mondo sia solamente buio e tristezza.
Alziamo, dunque, le tapparelle della stanza dove ci troviamo e la luce di Dio inonderà tutto il notro essere: cuore e mente perchè a nostra volta possiamo essere "luce del mondo e sale della terra" [SM=g27811]

Alla prossima! [SM=x570864]

Un fraterno saluto.

Freddie

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30/07/2006 16:18
 
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Sono tornato!...
Carissimi foristi,
lo so che per un lungo periodo sono rimasto in silenzio. Il fatto è che ho trascorso il mio periodo di ferie estive all'estero con la famiglia e sono rientrato da poco; non vedevo l'ora di riprendere i contatti con quanti già mi conoscono e con coloro che si sono aggiunti nel frattempo alla "famiglia" e ai quali darò il mio benvenuto presto. Tra i primi ad avere la mia attenzione non poteva esserci che TRIANELLO non perchè sia...raccomandato [SM=g27824] solo che non sono riuscito ad inviargli la risposta al suo post prima della partenza, così ho pensato come prima cosa di "saldare" il debito che avevo con lui. Non sono sicuro, però, che ne sia entusiasta semplicemente perchè significa beccarsi un bel...lenzuolo da leggere se si soffre di insonnia!!!! [SM=g27828]
Ad ogni modo, caro TRIANELLO, questa ti tocca. Che posso dirti di più? Buona lettura ed amici più di prima!!! [SM=x570864]
Riguardo ai 5 punti da te esposti in uno stile laconicamente perfetto, ti rispondo con un stile baroccamente splendido. E non fare quella faccia!!!!! [SM=g27827]:
1)Concordo con te su quanto esponi tranne sull’ultima affermazione; è vero che noi non crediamo perché è assurdo, ma che lo facciamo anche sulla base di un “ragionevole credere” ho qualche riserva. Leggendo il Vangelo mi soffermo sull’episodio del centurione romano che sotto la croce riconosce Gesù quale Figlio di Dio (affermazione che è un atto di fede salvifico); lui vede un uomo inchiodato come un malfattore, col volto sfigurato, che aveva proclamato la sua figliolanza con Dio e che adesso pendeva da un patibolo, morto nel modo più infamante, ritenuto un pazzo e visionario, deriso dalla sua stessa gente, abbandonato dai suoi…a questo punto mi chiedo quale “ragionevole” motivo potesse aver trovato per vedere in lui il Figlio di Dio. E i primi discepoli chiamati da Gesù? Hanno abbandonando TUTTO e lo hanno seguito solo udendo semplicemente l’esortazione “Seguimi”. Non è stato aggiunto nient’altro. Allora, mi chiedo, quali “ragionevoli” motivi possano averli spinti ad abbandonare case, famiglie, beni, un lavoro sicuro per quanto umile soltanto perché qualcuno di passaggio aveva detto loro: “Seguimi”. Certo, mi potrai obbiettare che Natanaele lo proclamò Figlio di Dio dopo aver udito che Gesù lo aveva visto sotto un fico (Gv. 2,48-49) o che la Samaritana ritenne che Gesù fosse il Messia tanto atteso perché le aveva svelato tutto quello che aveva fatto (Gv. 4,28-29), “ragionevoli motivi” per credere, dunque? Fermo restando che la forza del richiamo di Gesù è irresistibile si può dire che per alcuni basta solo una parola, per altri è necessario “una piccola spinta” per aprire i loro cuori. Va ricordato, inoltre, che nel Vangelo tutti coloro che furono guariti (nel corpo e nell’anima) lo furono grazie alla loro fede; nessuno chiese di vedere un’anteprima o un “segno”. Anzi, agli scribi e ai farisei che gli chiedevano dei segni Gesù rispose che non ne avrebbero avuti se non il segno di Giona (la Resurrezione) Mt. 12, 38-42. Ma - sempre nel Vangelo - ci sono episodi dove nonostante ci fossero evidenti prove per poter “ragionevolmente credere”, questo non sia avvenuto. Anzi, l’incredulità era sovrana; mi riferisco all’episodio della guarigione dell’uomo cieco dalla nascita da parte di Gesù (GV. 9). Questo episodio, comunque, si conclude con l’atto di fede dell’ex cieco nato che alla domanda di Gesù. “Tu credi nel Figlio dell’uomo?” risponde: “E chi è, Signore, perché io creda in lui?” . Concludo ricordando la figura di Abramo, “l’amico di Dio” a cui fanno riferimento le tre grandi religioni monoteiste: lui si è fidato totalmente della parola di Dio. Senza chiedere segni o prove ha lasciato la sua casa, le sue comodità e si è messo in viaggio verso una nuova terra, non aveva alcuna sicurezza se non quella di sapere che Dio era con lui. Anche quando Dio gli chiese di compiere un terribile sacrificio non si allontanò da Lui. Quanti di noi avrebbero fatto altrettanto al suo posto? E quanti di noi avrebbero rischiato tutto puntando “al buio”…sulla Luce? [SM=x570868]
2)Il mio accenno al Vaticano II era solamente per ricordare che c’è una evoluzione straordinaria e per certi versi “rivoluzionaria” nel corso della storia della Chiesa che non ha spiegato del tutto le ali e i cui frutti ancora non sono stati completamente colti. Semmai, c’è una forte tendenza a ritornare ad un anacronistico passato, come ho già scritto. Naturale che il V. II non aboliva quanto stabilito nel V. I, ma ne volevo sottolineare la carica dirompente; in particolare, nel modo di intendere la partecipazione alla vita della Chiesa da parte dei laici e dei consacrati. Inoltre, la conciliabilità tra fede e ragione - qui discussa - potrebbe trovare ostacoli nella enciclica nota come “SYLLABUS” di Pio IX nemico oltre che del secolarismo e del modernismo, anche del razionalismo in tutte le sue forme.
3)Con l’esempio dell’acqua per tentare di spiegare un mistero straordinario quale la Trinità suggeritomi dal mio parroco non volevo intendere che il suo fosse un argomento originale. Semmai, sottolineavo la sua perspicacia, la sua sensibilità, la sua cura particolare nel trovare un esempio che fosse comprensibile ai “non addetti ai lavori” o a chi non ha dimestichezza con la dottrina cattolica invece di “abbuffarmi” di termini tecnici e teologici come, forse, avrebbe fatto qualcun altro. Proprio ciò che volevo! Non so quanto sia fuorviante tale esempio (per spiegare la Trinità si è ricorso in altri testi anche all’esempio del trifoglio), ma a me pare molto convincente, soprattutto sulla base di due premesse che ho elaborato e che ti risparmio. [SM=g27822]
Del resto anche la definizione di Trinità come tre “persone” – secondo il classico insegnamento del catechismo a cui si ricorre spesso – è fuorviante. Nessuna definizione per quanto profonda, ragionata e frutto di innumerevoli studi potrà mai totalizzare e spiegare compiutamente questo mistero (altrimenti, non sarebbe più tale. No?); possiamo solo avvicinarci il più possibile per comprenderlo sapendo bene che per quanti sforzi l’uomo faccia si metterebbe in luce solo la punta del misterioso iceberg. Cartesio ce lo insegna con l’esempio del poligono inscritto in una circonferenza dove il primo rappresenta la ragione umana e il secondo Dio: per quanti sforzi faccia l’uomo, per quanto numerosi siano i lati del poligono che lo facciano tendere verso la circonferenza, il suo perimetro non coinciderà mai con essa. Se preferisci ricorrere alla Bibbia, lo stesso concetto lo possiamo trovare in Isaia 55,8-9. Questo avviene perché si cerca di definire con un mezzo finito, umano, limitato come la parola umana, appunto, ciò che è indefinibile, infinito, divino, illimitato…con buona pace per Sant’Agostino!!!!!
4)Certo, si può dire che rendere ragione e rendere testimonianza delle propria fede sono due facce della stessa medaglia anche se, a mio parere, nella quotidianità della nostra vita, nelle opere missionarie o di apostolato è la seconda che prevale sulla prima: è nella misura di come vivo i miei rapporti come me stesso, con gli altri, col mondo, col Creato che rendo ragione della mia fede. Proprio in ossequio a quanto Gesù afferma nel Vangelo in Gv.13,35: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri.” ; negli Atti degli Apostoli al cap. 2, 42-48 ci viene illustrata la vita della prima comunità cristiana; dal modo come vivevano, dall’esempio che davano i primi cristiani ricevevano a loro volta la stima di tutto il popolo ed essi erano anche un forte richiamo per chi voleva cambiare la propria vita. Nella Lettera agli Efesini al cap. 5, 8-10 Paolo ci esorta a comportarci come figli della luce, i cui frutti sono bontà, giustizia e verità e cercare ciò che è gradito al Signore. Non a caso se leggiamo Mt. cap. 25, 31-46 (il Giudizio Universale) ci rendiamo conto che alla fine dei tempi saremo giudicati sull’amore e non tanto su quanto avremo compreso del mistero trinitario o se avremo finalmente penetrato il senso della vita o se sapremo chi sono e qual è la destinazione ultima dei 144.000 che sono segnati col sigillo secondo il libro dell’Apocalisse. Sicuramente, avere ben presente i principi della dottrina cattolica ed approfondire la conoscenza della propria fede evita di essere infinocchiati dal primo che passa e che voglia far…passare per verità delle semplici congetture umane. Ma poi, a pensarci bene, se so che c’è un Padre amoroso che vuole solo il bene dei suoi figli; se ho sperimentato ogni giorno l’amore che nutre per me e per tutti; se sento costantemente la sua presenza in ogni istante della mia vita, anche se non conosco a menadito la dottrina cattolica, potrò mai credere a due tizi in giacca e cravatta che si presentano affermando che questo padre dispensa il suo amore solo a chi lo chiama con un preciso nome? [SM=x570868] Credere e far credere in Dio, anche dopo aver dimostrato brillantemente la sua esistenza, non basta a far guadagnare nuovi fedeli; don Milani scandalizzava i suoi ascoltatori quando affermava: “Io non credo in Dio”. – poi aggiungeva: “IO LO AMO!” A pensarci bene aveva ragione; anche Satana crede in Dio. Di certo, però, non lo ama!!! [SM=g27812]
5)Infine, non sono completamente d’accordo sull’ultimo punto. Non intendo infilarmi in una discussione teologica, sia per non dilatare oltre misura il mio scritto sia perché non sono un teologo, ma vorrei esprimere alcune considerazioni. L’infallibilità della Chiesa (associata all’infallibilità del papa) trova il suo campo d’azione in materia di fede e di morale; al di fuori di tali campi sostenerne l’infallibilità è un abuso oltre che una presunzione, a mio giudizio. Come si può sostenere il concetto di infallibilità - nel senso che la Chiesa non sbaglia (mai) - nel processo a Galileo? O come è possibile considerare infallibile (nel senso di: giusto, non sbagliato) il comportamento della Chiesa, in passato, verso gli ebrei? E che dire del suo atteggiamento oltremodo indulgente nei confronti dei conquistatori spagnoli e di altra nazionalità che col pretesto di convertire i popoli dell’America pre-colombiana ne determinarono la quasi totale estinzione (ad essere precisi, ci furono diverse voci che si levarono a difesa di quelle sfortunate popolazioni. Ma erano poche)? Cosa dire del suo attivismo nel promuovere le crociate? In tal senso la tua affermazione circa la Chiesa è solo per metà esatta. La Chiesa è santa ed è anche peccatrice. Del resto, “infallibilità” non significa “impeccabilità”. La Chiesa, nel campo delle relazioni avute durante il suo percorso storico-temporale è peccatrice (così come allo stesso tempo è santa) nel suo complesso: in quanto istituzione - con i suoi organi, le sue gerarchie, i suoi apparati - e in quanto comunità dei fedeli; cioè, le pietre che costituiscono la Chiesa viva. Esiste una responsabilità soggettiva dei pastori e dei consacrati (gli uomini di Chiesa, come tu li chiami), oltre quella dei laici e dei fedeli (anche loro, membri della Chiesa) cui si affianca una responsabilità oggettiva che ricade su tutto il corpo della Chiesa in conseguenza delle azioni (nel bene e nel male) dei singoli. E’ come quando si ha un fortissimo mal di testa; il dolore non è limitato solo al capo, ma tutto il fisico ne risente e si indebolisce. Viceversa, quando il dolore passa i benefici si avvertono dappertutto. Dio ha usato parole dure, DI FUOCO contro i pastori che tradiscono il compito loro assegnato con le parole del profeta Geremia (23, 1-2): “Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo. Oracolo del Signore. Perciò dice il Signore, Dio di Israele, contro i pastori che devono pascere il mio popolo: “Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco, io mi occuperò di voi e della malvagità delle vostre azioni”. Oracolo del Signore.” Qualunque sia il peso della propria responsabilità occorre aver chiaro in mente che tutti noi con le nostre azioni contribuiamo al benessere o al malessere della Chiesa nel suo complesso, oltre a mettere in gioco la credibilità di Dio stesso; mi sembra evidente che se compio azioni malvagie nel nome del Signore contribuirò a convincere chi mi osserva che il dio in cui dico di credere è un dio malvagio o se ripago con gli interessi chi mi fa un torto, gli altri avranno titolo a pensare che il mio sia un dio che predilige la vendetta anziché la misericordia. E’ vero che la Chiesa è stata istituita da Gesù, può contare sulla Grazia di Dio ed è guidata costantemente dallo Spirito Santo, ma attenzione a non confondere i ruoli: una cosa è la Chiesa, un’altra è Cristo; la Chiesa è la sposa di Cristo, ma non è Cristo e la sua unione con lui non la preserva dal commettere errori così come è accaduto per il popolo d’Israele che pur prescelto da Dio e posto sotto la sua guida non è stato risparmiato dal commettere le peggiori infedeltà (per inciso, Israele è ancora il popolo prediletto da Dio; il patto stretto fin dai tempi di Abramo non è stato sciolto ed è tutt’ora valido). La grande forza della Chiesa, che le viene dallo Spirito, sta nel fatto di saper riconoscere i propri sbagli, chiedere perdono per essi ed operare per farsi autentica interprete della Parola di Dio. Giovanni Paolo II – che non considero per nulla un eretico – quando ha chiesto perdono per i peccati commessi contro gli Ebrei, nei confronti di Galileo, verso i popoli dell’America Centro-Meridionale, lo ha fatto riferendosi ad azioni e comportamenti che esulano dal campo della dottrina e della fede (sebbene l'averli compiuti ne mettano in discussione la fedeltà alla parola di Dio) e che hanno visto coinvolta tutta la Chiesa. A sostegno di quanto dico ci sono gli articoli di numerosi quotidiani dell’epoca quali: La Repubblica, Il Corriere della Sera, La Stampa, Avvenire (che è l’organo d’informazione vicino alla CEI), per citarne alcuni. Ci sono anche motivi logici in tale comportamento; papa Wojtyla non poteva chiedere perdono per le colpe solo di alcuni uomini, ancorché consacrati, perché significava considerarli ufficialmente peccatori esponendoli alla pubblica gogna, con la conseguenza di collocare implicitamente se stesso tra i “buoni” fintanto che qualche altro papa non avesse giudicato il suo operato in un lontano futuro. Non poteva chiedere perdono nemmeno a titolo personale: ai tempi su indicati non era ancora nato!!!! Nel caso di Galileo, poi, sarebbe un vero bizantinismo sostenere che sì, il giudice che lo condannò sbagliò, ma non l’organo di cui quel giudice faceva parte: il Sant’Uffizio; un organo della Chiesa (col compito di combattere l’eresia) che la chiama direttamente in causa. E’anche vero che alcuni cardinali si scandalizzarono di queste pubbliche richieste di perdono in quanto non le ritenevano opportune. Qualcuno tra essi affermava che anche in quei casi la Chiesa non sbaglia mai!?!? [SM=x570868] Personalmente, considero l’infallibilità variamente intesa (assenza assoluta di errore o – secondo altre correnti che condivido - capacità di insegnare solamente il bene) come un dono di Dio alla Chiesa perchè possa essere al servizio di tutta l’Umanità e non come un elemento di presunzione o un fattore discriminante nei confronti di altri popoli ed altre fedi. Mi sento vicino alla cosiddetta “Chiesa del grembiule” sostenuta fortemente dal fu vescovo di Molfetta, don Tonino Bello, che si rifà al gesto compiuto da Gesù durante l’Ultima Cena: la lavanda dei piedi e all’ammonimento rivolto agli apostoli di farsi servi di tutti se volevano essere i primi. Attenzione, poi, a non cadere nella trappola di pensare che "ad ogni modo, la Chiesa è giustificata sempre nei suoi atti in quanto incarna il messaggio di Dio ed è da Dio santificata. e noi tutti con essa", sfociando nello stesso errore dei farisei i quali si credevano puri semplicemente perché figli di Abramo; disse bene Giovanni il Battista quando per sgonfiare quella presunzione affermò che Dio poteva far nascere figli di Abramo anche dalle pietre! La Chiesa è Santa ed è anche giustificata in Cristo, ma dubito che Dio sia stato sempre concorde con le affermazioni e le azioni che i suoi rappresentanti sulla terra esprimevano e compivano in nome e per conto suo. Penso alla crociate, per esempio, e a quanto diceva Pietro l’eremita circa la loro opportunità, cioè che Dio lo voleva!!! O come non rimanere fortemente dubbiosi riguardo la Sua approvazione per affermazioni del tipo: “uccidere un infedele non è assassinio, ma è la via al Paradiso?” (in verità, lo stesso pensavano i fedeli di Allah nei riguardi dei cristiani). Quando chi afferma queste cose le diffonde e le insegna ad altri che le tramutano in azioni violente e cruente e quando il sospetto, l’odio, la vendetta diventano patrimonio comune, un sentire diffuso a tutti i livelli nella comunità cristiana - nel nostro caso dopo l’anno mille, ma si può considerare anche quella di altri tempi – è legittimo affermare ancora che non è tutta la comunità-Chiesa ad essere colpevole più o meno coscientemente, ma che la colpa ricade solo su alcuni individui?
POSTILLA: A dirla tutta, secondo la dottrina cattolica, coloro che parteciparono alle crociate e ad altri episodi di sangue sono giustificati se nel loro animo credevano che quello fosse il modo più vero ed autentico di dare gloria a Dio!!! E’ un po’ come quando in un processo si invoca la semi-infermità mentale per coloro che hanno compiuto un omicidio senza rendersene pienamente conto…così come fece Gesù sulla croce quando chiese al Padre di perdonare i suoi carnefici e quanti furono responsabili della sua morte perché “non sapevano quel che facevano”. Per nostra fortuna, a tutt’oggi questa richiesta continua ad essere rinnovata!

Hai tutta la mia considerazione se mi "ricorderai" in determinati momenti delle tue giornate: Sento già le orecchie fischiarmi!!!! [SM=g27824]

Un saluto fraterno e un BEN RITROVATO! a te e a quanti si saranno cimentati nella lettura!!!!!!!! [SM=x570867]

Freddie
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Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. Il tuo volto, Signore, io cerco.
30/07/2006 17:35
 
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Oddio, per rispondera a questo tuo post, dovrei scrivere una sorta di trattato di Teologia Cattolica.
Onestamente, al momento non ne ho il tempo. Se vuoi che qualcuno risponda compiutamente ai tuoi post, devi imparare ad essere più sintetico e ad affrontare un punto alla volta: qui siamo in un forum. Se metti troppa carne al fuoco, rischi solo di bruciarne una gran parte e/o di fare indigestione.
Comunque, nei prossimi giorni, isolerò alcune delle questioni da te tirate in ballo e ti risponderò.
Abbi pazienza, io sono cristiano perché tomista e tomista perché cristiano: sulla ragionevolezza della fede non transigo.
[SM=g27828]

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

03/08/2006 02:07
 
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Per il momento, risponderò alla prima questione da te posta nel tuo ultimo post.
Disponendosi a credere l’uomo non rinuncia a ragionare, sacrificando la più sublime espressione della sua dignità di persona. Rinuncia a ragionare solo chi si rassegna all’accettazione dell’assurdo. La ragione, di conseguenza, può credere senza rinunciare ai propri diritti di pensare.
Nessuno di noi fa dipendere la propria esistenza esclusivamente da ciò che di cui ha una chiara dimostrazione o da ciò che ha sperimentato personalmente. In ogni ambito della nostra esistenza siamo soliti affidarci ad esperti nei vari campi di cui ragionevolmente ci “fidiamo”: quando ci rivolgiamo ad un medico per curarci, ad un avvocato per una causa, ad un idraulico per riparare un lavandino che perde, ad un esegeta per una traduzione della Bibbia, ecc. Ora, se è certo che si può “credere” solo in “qualcuno” che parla di “qualcosa”, è ovvio che la fede implica necessariamente un rapporto interpersonale, in virtù del quale, mancando l’evidenza oggettiva della cosa-in-sé, unico criterio di verità resta la persona che pala. Persona credibile senza dubbio, vale a dire una persona degna di stima perché sa quello che va dicendo e vuole comunicarlo senza ingannare nessuno: è informata ed onesta.
Precisamente la verità del sapere e la rettitudine del volere rappresentano i Valori fondamentali che rendono “credibile” una persona, facendone un soggetto degno di stima, di ammirazione, di simpatia, di adesione personale e di “amore”. In genere, più si “ama” una persona, più la si ritiene credibile, tanto che la “fiducia” in ciò che questa dice e fa giunge ad essere un abbandono in lei.
Pertanto, se chi crede non ha la diretta evidenza della verità accettata per fede, amando non rinuncia all’evidenza mediata dalla persona amata, per e nella quale continua a pensare; per cui la sua adesione di fede è tanto più razionalmente giustificata quanto più la persona amata è degna di amore perché degna di fede, in quanto intelligente e onesta, in quanto affidabile.
Ciò che vale in un rapporto intersoggettivo tra uomo e uomo si ripete, ad un livello altissimo, tra l’uomo e Dio. Persona Assoluta, infinitamente degna di fede perché Sapienza e Amore sussistenti.
Una volta, quindi dimostrato il fatto della sua esistenza, non può che risultare evidentissima anche la sua credibilità e non può che crearsi nell’uomo la disponibilità a credere ad una sua eventuale Rivelazione.
Ora, pur con tutte le ragioni che si possono addurre per dimostrare l’effettiva esistenza di Dio e la plausibilità dell’evento storico della sua Rivelazione, l’atto di fede rimane comunque un atto libero: libero come l’amore. La ragione, infatti, non può forzare alla fede in Cristo, così come una prova sperimentale, entro i limiti del metodo scientifico, può forzarci a credere “necessariamente” nel valore predittivo di un determinato algoritmo. La ragione “teoretica” può, per così dire, sgombrare solo il campo alle eventuali “obiezioni” concernenti il fatto della Rivelazione e l’affidabilità di colei, la Chiesa, che ne custode e proclamatrice. Spetta poi a noi aprirci “moralmente” alla fede. Del resto, nessun Bene può imporsi sulla libertà dell’uomo, nemmeno Dio, che è il Bene Massimo.
Il “miscredente” è quindi colpevole in quanto è portatore di una cattiva volontà, vale a dire quando è negligente nel verificare il fatto della Rivelazione, perché tanto non interessa e perché tanto chi può sapere che diavolo è successo duemila anni fa? Chiudendosi moralmente rispetto all’accoglimento della Verità. Non ha invece colpa chi non crede semplicemente perché non concepisce neppure l’idea di una Rivelazione, non è preso neanche dal sospetto che questa sia un fatto storico reale, poiché, magari, invincibilmente convinto che tutto sia il prodotto di una ignobile impostura o di una ridicola invenzione. Lo stesso discorso vale per colui che magari è talmente legato ad una concezione scettica o materialista del mondo da essere chiuso “a priori” verso il trascendente. La salvezza, infatti, ci viene dalla nostra Buona Fede: dall’ossequio morale che noi portiamo verso la Verità (poiché Cristo è la Via, la Verità e la Vita).
Si è detto sopra che la fede è apertura ad un altro che ci appare come affidabile, e che la percezione dell’affidabilità di una persona passa anche attraverso il suo atteggiamento morale. Da qui il valore che l’esempio dei grandi Santi ha come medium per la fede. Da qui il valore che ha il rendere testimonianza della propria fede.
I casi di "conversione" immediata a Cristo che troviamo nei Vangeli, sono da attribuirsi alla "personalità" stessa di Cristo, capace di ispirare immediatamente fiducia a coloro il cui cuore era "aperto" alla Verità.

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Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

08/08/2006 07:47
 
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Perdono,perdono perdonooooo...
Caro Trianello,
devi scusarmi se ti faccio sudare le proverbiali sette camicie; [SM=g27823]
a mia parziale discolpa voglio solo ricordare che quando mi sono presentato ho premesso di avere l’abitudine a scrivere con una certa “disinvoltura”. La sintesi è anche nel mio DNA, ma davvero non me la sento di parlare di determinati argomenti con frasi nette e telegrafiche che hanno, certo, il pregio di ridurre notevolmente un post a scapito, però, della chiarezza (almeno, per me). Tutto cambia quando intendo fare dei commenti “spray” e simpaticamente provocatori in autentico stile “OMEGABIBLE”. [SM=g27824]
Puoi considerarmi la tua “croce” con la consolazione (magra) che a portarla non sei da solo, ma la condividi con un “cireneo” di tutto rispetto: il caro e
sagace BERESCITTE (volendo, potete invertirvi le parti…). [SM=g27828]
Prima che tu vada avanti nello sviluppare i numerosi punti che ho “messo a cuocere” (e che spero non siano stati indigesti ai più. Almeno, in quantità), volevo dirti che non è necessario che tu mi risponda con un trattato di teologia cristiana; se è possibile, preferirei evitare discorsi teologici o dottrinari. Io sono un sostenitore e un fautore di quella che chiamo la “Fede feriale”; cioè, la fede vissuta nel quotidiano dalle persone che incontriamo giornalmente: il medico, l’avvocato, il magistrato, ma anche (e soprattutto) l’operaio, la casalinga, il fornaio, il commerciante, il netturbino, il contadino, il postino, il mendicante…Una fede semplice fatta di piccoli gesti e che racchiude tanti piccoli frammenti di verità, vissuta senza clamori, ma da cui si sprigiona una tale profondità che solo le persone semplici di cuore riescono a cogliere e trasmettere. Si tratta, in altri termini, di fare esperienza del Vangelo nella concretezza dell’esistenza umana. Di conseguenza anche alle riflessioni e ai confronti sulla fede imprimo il medesimo taglio: utilizzando esempi tratti dalla quotidianità, racconti sapienziali, aneddoti…il tutto condito con parole comprensibili a tutti (perché rivolte a tutte) e concetti semplici (perché anche l’analfabeta o chi non è credente possa capire). I discorsi teologici e dottrinari che ho prima ricordato li lascio nell’ ambito dei convegni, dei dibattiti, delle tavole rotonde; essi sono certamente utili oltre che necessari ed indispensabili per fortificare e arricchire la nostra fede. Ma ad una sola condizione: che come presupposto abbiano…la fede; una fede che si spende prima di tutto nella vita ed è direzione di un cammino che porta ad una precisa meta! [SM=g27811]
Riguardo ciò che hai scritto sono d’accordo in massima parte salvo fare alcune osservazioni.
In ogni ambito della nostra esistenza siamo soliti affidarci ad esperti nei vari campi di cui ragionevolmente ci “fidiamo”: quando ci rivolgiamo ad un medico per curarci, ad un avvocato per una causa, ad un idraulico per riparare un lavandino che perde, ad un esegeta per una traduzione della Bibbia, ecc.
Premetto subito che so quanto un esempio non sia totalizzante e quanto, invece, possa essere approssimativo; faccio solo notare che Gesù non si è presentato a noi come l’esperto incontrastato dei rubinetti che perdono o il principe dei futuri Perry Mason o l’insuperabile Barnard di tutti i tempi! Ehi, dico. Si presenta come il Salvatore, come colui che rimette a posto le cose che abbiamo in sospeso con Dio; ci promette LA VITA ETERNA!!!!! Ci mostra la gloria passando per la croce. Quanti sono disposti a puntare la propria vita sul “tavolo verde”? L’ autorità mostrata, il riconoscimento tributatogli dagli ascoltatori di parlare secondo verità ed onestamente non sono sempre condizioni sufficienti per essere riconosciuto credibile: Quante persone restarono stupite dalle parole di Gesù? E le folle, non avevano riconosciuto che egli insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi? E quanti di loro lo riconobbero come il Cristo nonostante i numerosi segni che Gesù compiva davanti ai loro occhi? Molti di loro non gli hanno creduto, non hanno aperto il loro cuore, non si sono affidati, non si sono lasciati sedurre.

In genere, più si “ama” una persona, più la si ritiene credibile,

E’ proprio quello che sosteneva don Milani quando affermava di non credere in Dio, ma di amarlo; occorre imparare ad amare Gesù per affidarsi ed abbandonarsi a lui. Potremmo dire con una frase (come da innamorati) che: “Ti credo perché ti amo” (e non tanto l’inverso. Cioè, “ti amo perché ti credo”). Per tornare ai precedenti esempi mi domando: quante persone pur affidandosi completamente a luminari della professione medica sono, poi, rimasti delusi dalle loro prestazioni; quanti avvocati di grido, sui quali si faceva affidamento, sono giunti a miseri compromessi in tribunale sconcertando i loro clienti?

nessun Bene può imporsi sulla libertà dell’uomo, nemmeno Dio, che è il Bene Massimo.

Giustissimo, prova ne è il passo del Vangelo di Matteo 19;16-22
dove Gesù incontra il giovane ricco il quale, pur avvicinando lui il Maestro, al dunque non accetta il suo invito. Se ne va via. Triste. Ma se ne va via. Gesù non fa niente per trattenerlo. E lui poteva fare tutto! Potremmo rubricarlo come un “fallimento” del Maestro al pari di un altro documentato da Gv. 6,59-66, dove a seguito di un discorso molto duro “molti discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.” Eppure, riconoscevano che il suo era un parlare onesto e veritiero!!!!…A quanto sembra, anche Cristo ha conosciuto qualche battuta d’arresto!!!! [SM=x570868] Ritengo che i percorsi che abbiamo intrapreso, caro Tranello, siano due tra le infinite strade che portano a Dio; l’una non esclude l’altra. Personalmente, sono fiducioso della mia scelta (privilegiare il cuore che informa la ragione, entrambe guidate dallo Spirito Santo), confortato anche da alcuni passi del Vangelo come in Mt. 16,17 dove Gesù - dopo la confessione di Pietro che lo riconosce come il Cristo, Figlio di Dio vivente - proclama quest’ultimo ”Beato” perché né la carne né il sangue glielo avevano rivelato, ma il Padre suo che stà nei cieli. Così come nella Lettera ai Romani, Paolo afferma che: abbiamo ricevuto uno Spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo:”Abbà, Padre!””. Ognuno di noi può suscitare la fede negli altri - o ispirare immediatamente fiducia (parole tue) come ha fatto Gesù, come hanno fatto i profeti nel V.T. e i suoi discepoli dopo di lui, e i santi che si sono letteralmente innamorati del Cristo (amore, innamoramento…tutti stati che vedono protagonista il cuore. Perciò quando si è innamorati si è anche un po’ matti…a cominciare da Dio!!!!);ciò è possibile a patto di essere fedeli ascoltatori prima ed annunciatori poi della Parola senza aggiungere nulla di nostro e di testimoniarla nella nostra vita facendoci “umili matite nelle mani di Dio” (madre Teresa di Calcutta). Questo in virtù del fatto che diventiamo noi stessi profeti (oltre che re e sacerdoti) col sacramento del Battesimo. E’ Gesù stesso che ce lo assicura nel Vangelo di Gv. 14,12: “In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi”. Se queste grandi opere non le vediamo compiersi da parte nostra ciò potrebbe dipendere dal fatto che, forse, la nostra fede è più piccola di un granello di senape!!!!! [SM=g27813]
Concludo qui ricordando che sono cattolico ancorché cristiano e cristiano nonostante sia…cattolico!!!!!!!!!!!!!! [SM=g27828]

Fraternamente.

Freddie
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Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. Il tuo volto, Signore io cerco.
08/08/2006 09:40
 
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In genere, più si “ama” una persona, più la si ritiene credibile,



Il mio discorso era incentrato sulla “credibilità” di colui che Rivela, per cui ho anteposto l’avere fiducia all’amare. Con questo, ovviamente, non volevo sottintendere una sorta di primato logico-ontologico del credere sull’amare. La scelta di Fede è una scelta d’amore, poiché, come ho del resto sottolineato nel mio intervento, c’è di mezzo la libertà imprescindibile dell’uomo e l’amore è l’espressione massima della libertà.


Ritengo che i percorsi che abbiamo intrapreso, caro Tranello, siano due tra le infinite strade che portano a Dio; l’una non esclude l’altra. Personalmente, sono fiducioso della mia scelta



Io ritengo che il percorso sia il medesimo, ma osservato secondo due diverse prospettive. La fede è fede, non importa il grado di cultura di chi ne è il portatore.
Il fatto è che, appunto, sono vari gli ostacoli che si possono frapporre alla scelta di fede. Tra questi ci sono anche quelli posti dalla cultura dominante, che è una cultura tendenzialmente scettica e nichilista. E’ a questa tendenza che bisogna rispondere rendendo pienamente ragione della ragionevolezza intrinseca della scelta di fede.

Un abbraccio.

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

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