È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!


Avviso per i nuovi utenti

Per essere ammessi in questo forum è obbligatorio  
compilare il modulo di presentazione.

Cliccare qui

ATTENZIONE:
il forum è stato messo in modalità di sola lettura.
Le discussioni proseguono nel nuovo forum:
Nuovo Forum
Per partecipare alle discussioni nel nuovo forum bisogna iscriversi:
Cliccare qui
Come valeva per questo forum, anche nel nuovo forum non sono ammessi utenti anonimi, per cui i nuovi iscritti dovranno inviare la loro presentazione se vorranno partecipare.
Il forum si trova su una piattaforma indipendente da FFZ per cui anche chi è già iscritto a questo forum dovrà fare una nuova registrazione per poter scrivere nel nuovo forum.
Per registrarsi nel nuovo forum clicccare qui

Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

[Suggerimento]: Dietro il Codice da Vinci

Ultimo Aggiornamento: 14/05/2006 19:52
05/05/2006 13:35
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 2.401
Registrato il: 08/07/2004
Utente Veteran
OFFLINE


E' uscito Dietro il Codice da Vinci - Antologia critica a cura di Mariano Tomatis.

Il Quaderno raccoglie interventi di Alessandro "Alfred" Lorenzoni, Diego Cuoghi, Mario Iannaccone e Andrea Nicolotti.

I principali temi trattati sono: i testi dei primi secoli sui rapporti tra Maria Maddalena e Gesù Cristo, la bizzarra ermeneutica dell'opera di Leonardo Da Vinci, il ruolo delle società segrete AA nella costituzione della mitologia dietro Il Codice Da Vinci, la realtà storica della Rose-line ne La Vera Lingua Celtica, nei lavori di Plantard e nel Codice.

Il libro può essere acquistato esclusivamente presso la libreria online Prometeo, cliccando qui.

Ciao

---------------------
Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)
06/05/2006 23:53
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
Post: 745
Registrato il: 08/07/2004
Utente Senior
OFFLINE
Oggi ho acquistato il libro allo stand del CICAP al salone del libro di Torino. Ho anche assistito alla presentazione del libro con Mariano Tomatis e l'intervento di Andrea Nicolotti che ho potuto conoscere personalmente alla fine.
Bravo Andrea!
_________________________________

nemorino60
http://www.vasodipandora.org
14/05/2006 19:52
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota
La Maddalena
Vi incollo parte dell'articolo scritto da Andrea Nicolotti tratto da "Dietro il Codice da Vinci" a cura di Mariano Tomatis.

Se volete leggerlo tutto vi dovete comprare il "Quaderno" seguendo il link postato da Polymetis [SM=g27817]

------------

Tutto il romanzo di Dan Brown è percorso da un tema ricorrente: quello del ruolo fondamentale del personaggio di Maria Maddalena, descritta come sposa di Cristo e madre della sua discendenza. Ma quali sono in realtà le notizie storiche attendibili su questo personaggio?

Chi era la Maddalena?

Maria Maddalena era il nome di una donna proveniente da Magdala, una città sul lato occidentale del lago di Genezaret. Essa nei Vangeli è menzionata come pia seguace di Gesù, dal quale era stata liberata da sette demoni. Maria era presente sul calvario e poté assistere alla sepoltura del Maestro; al mattino del primo giorno della settimana, recatasi al sepolcro, lo trovò vuoto, ed ebbe il privilegio di incontrare il Cristo risorto. Sono queste le poche notizie che i testi del I secolo d.C. ci riportano su questo personaggio della cerchia di Gesù. Questa Maria apparteneva evidentemente a quel gruppo di donne che seguiva il Maestro e lo accompagnava durante le sue peregrinazioni; secondo la notizia di Luca, infatti, Gesù
se ne andava per le città e i villaggi predicando ed annunciando il regno di Dio. Vi erano con lui i Dodici e anche alcune donne che erano state guarite da spiriti maligni e da infermità: Maria detta Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre. Esse li servivano con i loro averi.

Sembra che a nessuna donna siano stati affidati incarichi di predicazione, ma è indubbio che queste donne avessero un loro ruolo all'interno del gruppo dei seguaci di Gesù. Secondo Luca si trattava di incombenze più che altro di indole pratica, essendo loro responsabilità il mantenimento economico di Gesù e dei Dodici; è questo il senso dell’inciso “li servivano con i loro averi”, espressione che potrebbe anche essere resa “li servivano [attingendo] dai loro averi”, per meglio rispettare l’originale greco (dihkÒnoun aÙto‹j ™k tîn ØparcÒntwn aÙta‹j).
Questo gruppo di donne che avevano seguito Gesù sin dalla Galilea per servirlo era presente alla crocifissione e osservava da lontano tutto ciò che accadeva: su ciò gli evangelisti Matteo, Marco e Luca sono concordi. Sono donne quelle che il primo giorno della settimana si accorgono per prime che il sepolcro di Gesù è vuoto. Dopo i racconti della risurrezione gli Atti degli apostoli, opera dell'evangelista Luca, ci rappresentano gli apostoli in preghiera a Gerusalemme “con le donne e Maria, la madre di Gesù”.
Al di là di queste poche notizie, null'altro ci è dato di sapere delle donne che seguivano Gesù e, in particolare, di Maria Maddalena.

La Maddalena era una meretrice?

Nel romanzo di Dan Brown lo storico Sir Leigh Teabing - rivolgendosi a Sophie Neveu ed indicandole il personaggio di Giovanni Evangelista dipinto nell'Ultima cena di Leonardo da Vinci - pronuncia queste parole:

«Quella donna, mia cara» rispose Teabing «è Maria Maddalena.» Sophie si voltò verso di lui. «La meretrice?» Teabing trasse un breve sospiro, come se la parola l'avesse offeso personalmente. «Maddalena non era niente del genere. Questo sgradevole malinteso deriva dalla campagna diffamatoria lanciata dalla Chiesa delle origini. La Chiesa doveva diffamare Maria Maddalena per nascondere il suo pericoloso segreto: il suo ruolo di Santo Graal» (p. 286).

Perché la Maddalena sarebbe una meretrice? Per rispondere a questa domanda occorre nuovamente ritornare alle testimonianze evangeliche.
L'evangelista Luca narra le vicende di una peccatrice - della quale non viene fatto il nome - la quale durante un banchetto ottenne la remissione dei propri peccati dopo aver bagnato di lacrime ed unto di olio profumato i piedi di Gesù, asciugandoli con i propri capelli (7,36-50). C'è poi una donna di nome Maria, nativa di Betania e sorella di Marta e di Lazzaro, che viene descritta come molto attenta agli insegnamenti del Maestro, la quale pochi giorni prima della passione unse il capo e i piedi di Gesù (Matteo 26,6-13; Marco 14,3-9; Luca 10,38-42; Giovanni 11,1-12,8). Come si può vedere, Maria di Betania e la peccatrice potrebbero facilmente essere confuse, a motivo del gesto dell'unzione. Maria Maddalena porta lo stesso nome di Maria di Betania, ed il fatto che fosse stata liberata dai demòni ha indotto qualcuno a pensare che non si trattasse altro che della peccatrice anonima. Insomma, le testimonianze sono state variamente interpretate nei secoli e sono state oggetto di studio da parte degli esegeti: da questi dati qualcuno ricava l'esistenza di tre donne distinte, qualcuno di due, qualcuno di una sola.
Ciò che sembra più difficile da giustificare è che Maria di Magdala e Maria di Betania sorella di Lazzaro siano da considerarsi la stessa persona, in quanto il nome della città e l'indicazione della parentela sarebbero stati adottati dagli evangelisti proprio per non confonderle; se le due Marie fossero la medesima persona, non si capirebbe perché Luca avrebbe adottato denominazioni diverse per identificarle, senza mai metterle in relazione tra loro. Il fatto che Maria Maddalena fosse stata liberata da sette demoni può aver indotto a pensare che si trattasse della peccatrice; la possessione diabolica e la condizione di peccato, però, sono due cose ben diverse e mai assimilate nei Vangeli. E come Luca nel suo Vangelo avrebbe potuto nominare queste due donne a breve distanza una dall'altra, senza sottolinearne l'identità? Forse lo fece per dissimularla, non volendo identificarla esplicitamente con la peccatrice, come sostengono i partigiani dell'identità delle due figure?
Quanto a Maria di Betania, può essere identificata con l'anonima peccatrice? È quanto hanno ritenuto molti commentatori specialmente nel passato, ritenendo che i due racconti di unzione non fossero altro che la descrizione di un unico avvenimento. È anche quanto sembrerebbe suggerire Giovanni quando, presentando per la prima volta la sorella di Lazzaro, dice che era colei "che aveva unto il signore e gli aveva asciugato i piedi con i propri capelli". Secondo alcuni, qui Giovanni si riferirebbe al gesto della peccatrice; chi ritiene che non si tratti della stessa persona pensa invece che l'evangelista non si stesse riferendo all'unzione della peccatrice avvenuta in Galilea ma a quella di Maria sorella di Lazzaro avvenuta a Betania, in Giudea. È vero che quest'ultima unzione nel Vangelo di Giovanni viene narrata solo più avanti; ma il fatto che l'evangelista usi due participi aoristi greci non sarebbe necessariamente indice di un rimando ad un fatto già narrato precedentemente (quello della peccatrice), ma potrebbe essere il richiamo ad un fatto avvenuto noto a tutti (quello di Maria di Betania), indipendentemente dalla sua posizione nel racconto evangelico. Come si può vedere, insomma, la questione è abbastanza intricata; i critici moderni sono propensi a distinguere tre personaggi o, talvolta, ad ammetterne solo due.
Ecco il motivo per cui qualcuno fu portato a considerare Maria Maddalena non solo come una donna che era stata posseduta da sette demoni, ma anche come una peccatrice, nel tentativo di dare un nome all’anonima donna del racconto evangelico. Il termine peccatrice (¡martwlÒj) è generico, ma considerarlo sinonimo di meretrice poteva essere un passo breve. Una volta accertate queste oggettive difficoltà che nascono dalla diretta lettura dei testi, è storicamente accettabile affermare che l'identificazione tra le due donne sarebbe stato il frutto di una “campagna diffamatoria lanciata dalla Chiesa delle origini”?
In verità, la Chiesa delle origini non mostrò nessun particolare interesse per questa presunta svalutazione della figura della Maddalena; fu invece abbastanza concorde nel distinguere la peccatrice da Maria di Magdala, secondo quanto ci è testimoniato dagli scrittori ecclesiastici e dalle testimonianze liturgiche antiche. Ma le difficoltà dei testi evangelici potevano trarre in inganno. Nella Chiesa latina ad un certo punto si ebbe la tendenza ad unificare i due personaggi, ma la prima testimonianza di questa tendenza non risale certo alla Chiesa delle origini. È infatti solo intorno al 590 che papa Gregorio Magno - nella basilica di San Clemente a Roma durante una sua omelia - ipotizza quanto segue, commentando il racconto della peccatrice dell'evangelista Luca:

Crediamo che questa donna che Luca chiama peccatrice e che Giovanni chiama Maria sia quella Maria dalla quale - afferma Marco - furono cacciati sette demoni.

L’unicità del personaggio è presentata come un'ipotesi personale, non come una certezza assodata. I sette demoni, secondo Gregorio, simboleggiano tutti i vizi; il numero sette, infatti, significa la pienezza. L’identificazione della peccatrice con Maria Maddalena fornisce lo spunto a Gregorio per esaltare il gesto della donna la quale, resasi conto del proprio stato di peccato, ottiene il perdono di Gesù. Il racconto si presta ad un'interpretazione mistica: il fariseo che si scandalizza della misericordia di Gesù è figura dell’ostinato popolo giudaico, mentre la peccatrice è immagine dei pagani che si convertono al cristianesimo.
Non vi è quindi traccia, nell'arco di sei secoli di cristianesimo, di alcun tentativo di screditare la figura della Maddalena. La tardiva ipotesi gregoriana di una coincidenza tra Maria di Magdala e la peccatrice non può essere certamente descritta come un discredito: il fatto che essa possa essere stata una peccatrice prima della conversione, nulla toglie alla sua santità, che il medesimo pontefice descrive in questi termini:

Maria Maddalena che aveva condotto nella città una vita di peccato, amando la verità lavò con le lacrime le macchie delle colpe [...] Insensibile, prima, a motivo dei peccati, poi, spinta dall'amore, ardeva in cuor suo. Venne infatti al sepolcro e non trovando il corpo del Signore, pensò fosse stato portato via e così disse ai discepoli che, venuti per constatare, prestarono fede alle sue parole [...] Vediamo nell'atteggiamento di questa donna la grande forza dell'amore che agiva nella sua anima e la teneva presso il sepolcro anche dopo che i discepoli si erano allontanati [...] Avvenne perciò che poté vederlo lei sola che era rimasta per cercarlo, perché la virtù tipica dell'azione buona è la perseveranza [...] Maria ottenne talmente grazie al cospetto di Gesù che ne annunciò la risurrezione agli apostoli, a quelli cioè che ne sarebbero stati ufficialmente i nunzi.

Tutta la XXV omelia è una riflessione sulle virtù di Maria Maddalena; non si può certo attribuire a Gregorio, pertanto, una volontà di screditare davanti agli occhi dei cristiani colei che era stata privilegiata testimone della risurrezione e che aveva ottenuto grazia davanti al Signore.
Se la maggior parte degli autori latini medievali posteriori a Gregorio dipenderanno da lui su questo punto, gli autori orientali mantennero sempre distinte le figure di Maria e della peccatrice. Per l’occidente fanno eccezione Pascasio Radberto, San Bernardo e Nicola di Chiaravalle.
Si deve a Jacques Lefèvre d'Étaples (noto come Faber Stapulensis, circa 1450-1536) il primo tentativo organico di rimettere in discussione il problema dell'identità della Maddalena e della peccatrice; questo insigne umanista e filosofo francese, di temperamento profondamente religioso, è diventato famoso per i suoi studi filologici e per una traduzione francese della Bibbia. Nel 1517 e nel 1519 pubblicò due saggi su Maria Maddalena tentando di provare che l'anonima peccatrice, Maria di Betania e Maria di Magdala erano tre persone differenti, innescando una polemica tra studiosi. L’ipotesi fu accolta, tra gli altri, dal famoso vescovo e teologo antiluterano Josse Clichtove (Jodocus Clichtovaeus). Tra i critici del d'Étaples vanno ricordati invece il canonico Marc de Grandval, il vescovo di Rochester John Fisher e Noël Béda dell'Università di Parigi. Nell’ambito della Riforma protestante, Lutero e Zwingli identificano le tre figure, mentre Calvino le separa.
Unica festa al 22 e 29 luglio


La Maddalena era di stirpe reale?
Queste le affermazioni di Leigh Teabing:

Il Vangelo di Matteo ci dice che Gesù apparteneva alla Casa di Davide. Era un discendente di re Salomone, il re dei giudei. Sposandosi con una donna dell'importante Casa di Beniamino, Gesù fondeva due discendenze reali, creava una potente unione politica che avrebbe avuto il diritto di avanzare legittime rivendicazioni sul trono e ricostituire una dinastia di re, come al tempo di Salomone.» (pp. 291-292).

La notizia che Maria Maddalena appartenesse alla tribù di Beniamino è completamente inventata, e non compare in nessuna fonte antica, né canonica né apocrifa. D’altra parte non è certamente sufficiente appartenere ad una delle dodici tribù di Israele per essere di sangue reale: tutto il popolo di Israele, infatti, apparteneva ad una delle tribù. Paolo di Tarso, ad esempio, era proprio della tribù di Beniamino. Gesù, inoltre, durante tutta la sua vita non mostrò mai di volersi mettere a capo di un regno terrestre.


Gesù era sposato?

«Il matrimonio di Gesù e Maria Maddalena è storicamente documentato.» Frugò in mezzo ai volumi. «Inoltre, Gesù come uomo sposato ha infinitamente più senso che come scapolo.» «Perché?» chiese Sophie. «Perché Gesù era ebreo» rispose Langdon, mentre Teabing era indaffa-rato con i suoi libri «e il costume dell'epoca imponeva virtualmente a un ebreo di essere sposato. Secondo i costumi ebraici, il celibato era condannato e ogni padre aveva l'obbligo di trovare per il figlio una moglie adatta. Se Gesù non fosse stato sposato, almeno uno dei vangeli della Bibbia avrebbe accennato alla cosa e avrebbe fornito una spiegazione di quella innaturale condizione di celibato.» (pp. 287-288).

La dimostrazione addotta è molto debole e basata su un argumentum e silentio: se Gesù non fosse stato sposato, ciò sarebbe scritto nei Vangeli. Lo stesso argomento può essere più ragionevolmente volto all'inverso: se Gesù fosse stato sposato, ciò sarebbe scritto nei Vangeli. Sarebbe alquanto strano immaginare che tutti i testi evangelici possano aver taciuto su una eventuale moglie di Gesù, quando essi stessi si dilungano a parlare di suo padre, di sua madre, dei suoi parenti e dei suoi seguaci. Inoltre ogni particolare della vita del Maestro è, agli occhi degli evangelisti, un modello da imitare; come è possibile pensare che essi abbiano potuto tralasciare questo efficace esempio di una sana vita matrimoniale?
Era certamente nota anche in Palestina l'esistenza di saggi celibi provenienti dal mondo greco. Ma è vero che il celibato era contrario al costume ebraico dell'epoca e veniva unanimemente condannato? Davvero tutti condividevano l’idea di rabbi Eliezer ben Ircano, il quale tra II e III sec. d.C. arrivò ad affermare che “colui che rifiuta di procreare è simile a un omicida”? Le fonti non ci permettono di affermarlo. Il gruppo degli Esseni, ad esempio, teneva in onore e spesso osservava rigorosamente il celibato. Lo scrittore romano Plinio il Vecchio descrive gli abitanti di Qumran come un popolo che “non ha alcuna donna e ha rinunciato all'amore [...] un popolo eterno nel quale nessuno nasce”. Lo storico giudeo Giuseppe Flavio afferma che “presso di loro il matrimonio è in dispregio”, anche se questo non significa che essi condannassero in assoluto il matrimonio altrui: essi infatti “non aboliscono il matrimonio e la discendenza che ne deriva”. Anche Filone di Alessandria conferma che “nessuno tra gli Esseni prende moglie”, estendendo questa abitudine anche alle vergini dei Terapeuti che risiedevano nei pressi di Alessandria. Altri predicatori itineranti, tra cui Giovanni Battista, erano privi di moglie. Ciò non vuole significare che Gesù appartenesse necessariamente a questo o quest'altro gruppo giudaico, ma è segno che il celibato non era una condizione inconciliabile con il giudaismo del suo tempo. Rabbi Simeone ben Azzai, quasi contemporaneo di Gesù, giustificava il suo celibato in questo modo: “La mia anima è innamorata della Torah. Altri penseranno a far andare avanti il mondo”. La letteratura rabbinica, inoltre, accosta spesso il tema della continenza con quello dell'esercizio della profezia; per questo Mosè aveva deciso di non abitare più con la moglie, dopo aver ricevuto la chiamata da parte di Dio. Questo rapporto tra purezza, continenza e profezia può aiutare a comprendere i motivi della volontaria scelta del celibato da parte di Gesù.
Non è escluso che Gesù sia stato criticato da alcuni suoi contemporanei per questa sua scelta; forse egli rispondeva proprio a queste critiche quando pronunciava le seguenti parole: “Vi sono eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli” (Matteo 19,12).


Che valore storico hanno le notizie tratte dai Vangeli gnostici?

Nel racconto di Dan Brown, ulteriore prova del matrimonio di Gesù è tratta dai Vangeli apocrifi:

Teabing finalmente trovò un enorme libro e lo tirò verso di sé. L'edizione, rilegata in cuoio, era grossa come un atlante. La copertina diceva: I vangeli gnostici. Teabing lo aprì e Langdon e Sophie si avvicinarono. Il libro conteneva fotografie di brani ingranditi di antichi documenti: pezzi di papiro con il testo scritto a mano. Sophie non riconobbe la lingua, ma sulla pagina di fronte c'era la traduzione. «Queste sono fotocopie dei Rotoli di Nag Hammadi e del Mar Morto, a cui ho accennato prima» spiegò Teabing. «I più antichi documenti cristiani. Purtroppo non concordano molto con i vangeli della Bibbia.» (p. 288)

Le inesattezze sono molte. Altri errori si ritrovano qualche pagina prima:

Alcuni dei vangeli che Costantino cercò di cancellare riuscirono a sopravvivere. I Rotoli del Mar Morto furono trovati verso il 1950 in una caverna nei pressi di Qumran, nel deserto della Giudea. E abbiamo anche i Rotoli copti scoperti nel 1945 a Nag Hammadi. Oltre a raccontare la vera storia del Graal, questi documenti parlano del ministero di Cristo in termini profondamente umani. Naturalmente, il Vaticano, per non smentire la sua tradizione di disinformazione, ha cercato di impedire la diffusione di questi testi. Come ci si poteva aspettare. I rotoli evidenziano i falsi e le divergenze storiche, confermando così che la Bibbia moderna è stata scelta e corretta da uomini che seguivano un ordine del giorno politico, per promuovere la divinità dell'uomo Gesù Cristo e usare la sua influenza per consolidare la base del proprio potere. (p. 275).

Si parla di rotoli di Nag Hammadi, ma in verità essi sono codici. Non è una differenza da poco: i primi venivano conservati arrotolati e andavano svolti durante la lettura, mentre gli ultimi avevano forma di libro ed erano racchiusi tra copertine di cuoio. I rotoli del Mar Morto, peraltro, non sono di papiro, bensì di pelle, scritta sul lato del pelo: evidentemente Dan Brown non ha mai neppure visto una fotografia né dei rotoli di Qumran né dei codici di Nag Hammadi. Fotografie, peraltro, non fotocopie; i manoscritti non sono carta d’ufficio che si passa tranquillamente in una fotocopiatrice.
Inoltre, i manoscritti di Qumran non c'entrano assolutamente nulla con i Vangeli gnostici, né con alcun genere di Vangeli: sono testi ebraici, aramaici ed in piccola misura greci, nessuno dei quali ha una forma che assomigli anche solo vagamente ad un Vangelo. Non solo: nessuno dei testi di Qumran può essere considerato cristiano. Nei manoscritti di Qumran, insomma, non si parla mai né di Gesù né di alcun personaggio della sua cerchia.
In nessuna delle due raccolte, ovviamente, si parla del Graal, che è una invenzione medievale. Né Costantino né il Vaticano hanno nulla a che fare con l’insabbiamento di Vangeli. E, infine, l’idea che “parlino del ministero di Cristo in termini profondamente umani” è altrettanto errata: il Gesù degli gnostici ha quasi del tutto perso ogni carattere di umanità, specialmente se messo a confronto con quello dei Vangeli canonici.
I codici - non rotoli - di Nag Hammadi, comunque, contengono Vangeli gnostici. Ma trattasi davvero dei più antichi documenti cristiani? In realtà tutti questi testi sono meno antichi di qualunque scritto contenuto nella Bibbia. Il nuovo Testamento, infatti, contiene testi composti nella seconda metà del secolo I; la prima lettera di Paolo ai Tessalonicesi è stata scritta intorno all’anno 50, mentre i testi più tardivi (probabilmente l’Apocalisse o la seconda lettera di Pietro) sono datati alla fine del medesimo secolo. Tra i Vangeli gnostici di Nag Hammadi quelli più antichi non possono essere fatti risalire più in là del II o III secolo (anche se la datazione del Vangelo di Tommaso è discussa) mentre tutti gli altri sono più tardivi. La maggioranza di essi non ci sono pervenuti nella loro redazione originaria, ma solo attraverso una traduzione in lingua copta che talora è stata portata a termine nei secoli successivi.

Così continua il romanzo:

Sfogliando le pagine verso la metà del libro, Teabing indicò un brano. «Il Vangelo di Filippo è sempre un ottimo punto per iniziare.»

Il Vangelo di Filippo è contenuto nel II codice di Nag Hammadi. Il codice è scritto in copto saidico ed è datato tra il 330 ed il 340, ragion per cui il testo deve essere precedente a questa data. Probabilmente una parte del materiale può risalire al II secolo, ma il tutto pare aver subito una definitiva sistemazione più tardi, per opera di un compilatore, nella seconda metà del III secolo. Nella sua forma attuale il testo non assomiglia per nulla a un Vangelo, ma è una antologia, una raccolta priva di un ordine evidente di passi estratti da sermoni, catechesi, trattati o epistole degli gnostici seguaci di Valentino, i quali dall'Egitto avrebbero raggiunto la Siria, forse Antiochia, probabile regione di origine di questo scritto. Essendo posteriore al Nuovo Testamento, questo testo allude ad esso abbastanza spesso, e ne cita esplicitamente una dozzina di passi.
Prima di commentarne il testo, è opportuno dare qualche indicazione sui caratteri generali dello gnosticismo, in particolare quello valentiniano professato dal Vangelo di Filippo. Esso si caratterizza per un infinito disprezzo del mondo creato, descritto come una prigione in cui gli uomini - che conservano nel loro profondo una traccia della luce celeste - sono costretti a vivere. Il creatore del mondo non sarebbe stato l'unico Dio onnipotente dei cristiani, ma un Dio secondo, detto demiurgo, invidioso dell'uomo; il demiurgo è spesso identificato con il Dio dell'Antico Testamento, parte della Bibbia che per questo motivo viene rigettata come falsa e deviante. Di qui ne derivano un'assoluta condanna del corpo e della carne umana, viste come prigioni dalle quali occorre fuggire, e spesso un rifiuto della riproduzione ed anche della sessualità, intesa come impurità.
Proprio perché la carne è impura, gli gnostici generalmente rifiutano l'idea della nascita di Cristo da una donna e dipingono Gesù come uomo apparente, non dotato di vero corpo carnale (docetismo). Conseguentemente, anche la sua passione sarebbe stata solamente apparente, una beffa messa in scena a discapito del demiurgo e dei suoi arconti. Quando invece si ammette una qualche dimensione materiale in lui, essa è considerata puramente esteriore, un involucro della sua reale consistenza psichica o spirituale, e fondamentalmente estranea alla sua vera natura.
Secondo gli gnostici la salvezza non è per tutti, ma è riservata a quegli eletti che tramite la conoscenza (gnosi) sono riusciti a riconoscere la scintilla di divinità che sta in loro; questi eletti, stranieri in questo mondo, sarebbero i veri interpreti dell’autentico messaggio di Gesù, trasmesso segretamente a qualche personaggio privilegiato della sua cerchia (Tommaso, Filippo, Maria Maddalena o Giacomo). Ed ecco il motivo per cui questi scritti di tradizione gnostica sono stati attribuiti a questi personaggi, che - a differenza dei quattro Vangeli canonici - sarebbero stati i destinatari di una rivelazione privata e segreta.
Il Vangelo di Filippo è una fonte interessantissima per conoscere il pensiero gnostico antico; non è certamente una fonte dalla quale trarre insegnamenti sulla persona e sull'insegnamento di Gesù. Gesù era un predicatore ebreo vissuto in Palestina nel primo secolo, e la sua vita e il suo messaggio non hanno nulla in comune con il pensiero gnostico dell'autore di questo Vangelo attribuito a Filippo. Nessuno storico serio pretenderebbe di poter presentare questo Vangelo come una fonte storicamente attendibile sulla vita di Gesù, né tanto meno di poterlo mettere in concorrenza con i quattro Vangeli canonici: essi rimangono le fonti più antiche e più affidabili sul Gesù della storia.

[Modificato da Francesca Galvani 14/05/2006 21.05]

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 09:55. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com