Parlando con una mia amica credente cattolica, sono riuscito ad afferrare il motivo del rancore che alla fine della mia esperienza geovista provavo nei confronti degli "amorevoli fratelli", rancore che per anni non sono riuscito a capirne il perchè.
Essendomi dimesso dalla Finanza per un lavoro insicuro ed instabile, come ho già raccontato
mi sono trovato disoccupato ad affrontare la spaventosa recessione dei primi anni 90, la mia situazione lavorativa era un disastro e non avevo più nè da mangiare nè di come pagare il seppur basso affitto (la padrona di casa non era una Tdg), fu così che
emersero vari fattori che determinarono la mia crisi.
Nonostante mi si insegnava di inseguire i beni spirituali e non invidiare gli altri per i loro beni materiali, gli occhi ce li avevo e
non potevo fare a meno di notare alle adunanze quasi tutti i fratelli con gli abiti firmati.
L'anziano che presiede Giuseppe (tanto cattivo con me, ma buono con se stesso!)
che nonostante fosse disoccupato si manteneva per se e famiglia una grande villa semivuota (ovviamente non gli balenò mai in mente l'idea di ospitarmi nel piano vuoto!),
potendosi permettere una bella Station Wagon ed una bellissima moto Suzuki.
Esco alla fine di un'adunanza con
Maurizio un mio caro amico della congregazione
e lui pieno di orgoglio mi fa vedere la sua nuova auto un SUV di grossa cilindrata del costo (allora, 1993) di 70 milioni, e va bene che era un piccolo imprenditore, ma con un "fraterno amico" disoccupato e disperato
non poteva pensare un poco ad accontentarsi di un'auto più economica e magari assumermi per un pò?
Mi accorgo che
in fondo la Betel aveva chiesto SOLO a ME di lasciare il lavoro in Finanza, mentre gli altri fratelli continuavano a lavorare e a vivere nell'abbondanza!
La rabbia cominciò ad esplodere ad un'assemblea quando mi esibii in commenti negativi verso alcune sorelle sempre in vena di dire: "
ma che bravo quello, che bravo l'altro, geovaquà, geovalà!" poi nel vedere ben vestiti i miei "amorevoli fratelli"
i loro sorrisi mi suonarono di un'insopportabile ipocrisia visto che vivevano nell'abbondanza ed io nella miseria!
Avevo fede ma
di fronte a quel marasma avevo perso la gioia, continuavo a
non voler ammettere il mio fallimento, visto che nel geovismo
avevo investito la mia vita e avevo rinunciato ad un buon posto di lavoro, non mi accorsi allora della dissonanza tra la mia miseria e l'abbondanza dei fratelli,
ma il mio cuore aveva capito tutto e senza capirlo in maniera razionale in quanto ero ancora mentalmente condizionato
mi trovai ben disposto ad abbandonare il geovismo alla vigilia di un viaggio in Sicilia.
Infatti durante quella vacanza la mia vità cambiò ed abbandonai repentinamente quanto definitivamente il geovismo!