20/12/2005 22:34 |
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ciao
riporto l'interpretazione di E. Drewermann da ,"Il vangelo di Marco"
che a me pare interessante.
"Ma che genere di cecità è mai questa che viene guarita per mezzo della saliva e dell'imposizione delle mani?
Tutti i disturbi che hanno origine psichica sono leggibili come tentativi disperati di autoguarigione, e certamente la cecità psicogena dovrà essere intesa tra l'altro, come un tentativo di ritornare, spinti da una costante esperienza di insicurezza che nasce da se stessi, in una fittizia condizione prenatale.
Basta chiudere gli occhi, ed eccoci circondati dalla notte completa che regnava nel periodo prima che nascessimo
....... e come un bambino chiude gli occhi per far
scomparire "magicamente" una persona la cui presenza gli risulta fastidiosa, così questo cieco di Betsaida sembra "mandare in dissolvenza" tutte le persone della sua vita.
Una persona che è malata avverte di più il bisogno di essere aiutata, curata e assitita.In un certo senso ogni malato regredisce allo stato di inermità e alle emozioni di un bambino piccolo. Cosa farà una mamma al suo bambino che è malato o sente male da qualche parte? Lo prenderà in braccio, lo accarezzerà, gli soffierà o gli strofinerà con la saliva la parte del corpo dolorante, e intanto gli parlerà dolcemente, in altre parole la mamma rende più forte il contatto tra sè e l bambino, lo rassicura con i suoi gesti comunicandogli di essere protetto e al sicuro..........
E anche lo strofinare gli occhi con la saliva dovrà essere inteso in questo senso: mediante la sensazione di calore e di umidità si produrrà nel malato la sensazione di ritornare ancora una volta nel grembo materno e di essere come allora sicuro e indisturbato.
.......... Come prima cosa bisogna introdurre il cieco in una zona in cui non si senta minacciato.
...... sul piano della psicologia del profondo gli "alberi" rappresentano un simbolo femminile, materno,
... continua
ciao Siria |
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