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Sono circa mezzo milione gli immigrati nati e cresciuti nel nostro Paese.
Persone che frequentano o hanno frequentato le nostre scuole, conoscono l'ambiente in cui sono cresciute, parlano un italiano con inflessioni lombarde, venete, siciliane, mentre in famiglia continuano a parlare il filippino, o il cinese, o l'arabo o lo spagnolo. Alternano la loro cucina con la nostra, si vestono e si comportano come noi.
A questa apparente normalità si contrappone però in una buona parte dei casi, un malessere di fondo, causato da una realtà meno tranquillizzante, frammista di impulsi psicologici ed esistenziali, dovuto all'ambiente che è il più delle volte ostile. I cosiddetti "immigrati di seconda generazione" vivono tra due mondi: quello d'origine della propria famiglia e quello di accoglienza, con realtà culturali differenti, affrontano ogni giorno le problematiche dell'esclusione, della "diversità", nei vari ambienti scolastici, lavorativi, sociali. Tutte difficoltà queste, che rallentano il processo di integrazione nella nostra società.Il rischio maggiore è quello che vengano spinti a raggrupparsi tra loro in base alla propria etnia, nazionalità, cultura, religione, creando veri e propri "ghetti".
Fino a che punto si possono definire "stranieri" e quale sarà la generazione che metterà fine a questa situazione?
A questa apparente normalità si contrappone però in una buona parte dei casi, un malessere di fondo, causato da una realtà meno tranquillizzante, frammista di impulsi psicologici ed esistenziali, dovuto all'ambiente che è il più delle volte ostile. I cosiddetti "immigrati di seconda generazione" vivono tra due mondi: quello d'origine della propria famiglia e quello di accoglienza, con realtà culturali differenti, affrontano ogni giorno le problematiche dell'esclusione, della "diversità", nei vari ambienti scolastici, lavorativi, sociali. Tutte difficoltà queste, che rallentano il processo di integrazione nella nostra società.Il rischio maggiore è quello che vengano spinti a raggrupparsi tra loro in base alla propria etnia, nazionalità, cultura, religione, creando veri e propri "ghetti".
Fino a che punto si possono definire "stranieri" e quale sarà la generazione che metterà fine a questa situazione?
RelatoriPaolo Branca, docente di lingua araba all’Università Cattolica di Milano.
Alberto Martinelli, docente di scienze politiche, Università di Milano.
Almira Myzyri, consigliere della Cooperativa sociale “Progetto Integrazione”.
Giovanni Giulio Valtolina, docente di Psicologia dello Sviluppo, Università Cattolica di Milano; Fondazione ISMU, Milano.
Testimonianze
Abdallah Kabakebbji, membro del direttivo nazionale dell'associazione Giovani Musulmani.
Shaooing (Luca) Hu, della comunità cinese.
Francesca Zhang, mediatrice linguistico-culturale.
Angelica Saez, della comunità equadoregna.
Moderatore
Mustapha Sanneh, presidente Baobab Ambrosiano, Milano.
Si ringrazia:
Geovanna Moreno, artista equadoregna, per gli intermezzi canori e il ristorante, Perla del Pacifico per avere offerto il rinfresco.
Serata incontro venerdì 25 novembre 2005, ore 18,30
Auditorium San Carlo (sala Verde) - corso Matteotti 14 Milano – autobus: 54, 61,94,95 – MM1 S. Babila
Nel corso della serata verrà presentata la nuova rivista equadoregna
Con il patrocinio del Comune di Milano
CulturAperta
Via Pietro Mascagni, 24 - 20122 Milano / tel. 02.76006189 – fax.02.76006189La giustizia di ogni luogo é l'ingiustizia di ogni luogo.
Martin Luther King |