PACIFISMO REVISIONISTA
«La guerra a volte serve» Il Dalai Lama assolve e teorizza il male minore
Edimburgo. È troppo presto per giudicare se la guerra in Afghanistan o quella in Iraq avranno effetti positivi o negativi. Lo ha detto oggi, causando a dire il vero una certa sopresa, il Dalai Lama, il capo spirituale in esilio dei tibetani e premio Nobel per la Pace, in un incontro tenutosi ad Edimburgo, al quale hanno preso parte parlamentari di tutto il mondo che difendono la causa del Tibet, occupato, ormai purtroppo «storicamente», dalla Cina.
«La seconda guerra mondiale e quella di Corea, pur avendo causato immense distruzioni, in particolare la seconda guerra mondiale con l’uso dell’arma nucleare, hanno avuto, in fine dei conti, un effetto positivo», ha aggiunto il Dalai Lama. Per motivi che egli ritiene ben chiari. A suo avviso, infatti, «la Seconda guerra mondiale ha protetto i valori e la civiltà occidentale. Alcuni giovani coreani non sono d’accordo con me - ammette la guida spirituale dei buddhisti - ma secondo me, la guerra di Corea, malgrado le sue immense distruzioni, ha salvato la Corea del Sud, le ha portato lo sviluppo economico in fin dei conti la democrazia e la libertà». «Per le guerre di Afghanistan e Iraq, è troppo presto per dirlo. Solo la Storia dirà se esse saranno state positive o negative. Non lo so. È presto per dirlo», ha sottolineato.
«In teoria - ha rilevato - la religione buddista autorizza l’uso della violenza in alcune circostanze, con un «fine buono», se si tratta di proteggere gli interessi e la vita di buona parte della popolazione». Ma, riflette poi, «in pratica, la violenza crea sempre dei problemi. L’uso della violenza può risolvere alcuni problemi, ma ne crea altri», ha proseguito il religioso tibetano, secondo il quale «la cosa migliore da fare è trovare dei compromessi e risolvere i problemi attraverso la negoziazione, il dialogo e la riconciliazione».
Il Nobel per la Pace ha poi affermato: «Talvolta la gente ha l’impressione che il mondo stia diventando più violento. Io non lo credo». «Dopo il crollo del muro di Berlino, il grave e reale pericolo di un olocausto nucleare è sparito», quindi «nonostante la violenza e il terrorismo, il mondo sta diventando più sicuro e pacifico», ha concluso.
Fonte:
www.bresciaoggi.it/storico/20051120/nazionale/C.htm