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| Registrato il: 04/10/2005
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Una volta, dopo lunghe discussioni riguardo alle scritture bibliche, criticandomi, un TdG mi disse: "Ma se sostieni che la Bibbia non va interpretata in maniera letterale, se non sei pronto a credere che c'é stato il diluvio e che la creazione é andata come descritto e secondo te esistono dei significati metaforici e simbolici dietro queste cose, come fai a dire di credere ? Se non credi a questo, in cosa credi ?!"
Nella mia fede, forse giudicabile ingenua, io tale domanda non me la ero proprio mai posta, il che mi ha lasciato alquanto sconcertato. Mi sono detto: ma per credere in Dio, devo anche accettare senza indugio e senza pormi domande tutto quanto, letteralmente, come fosse oro colato ? Poi mi sono chiesto: Quale é il nocciolo della mia fede ? In che cosa credo veramente ? Cosa muove veramente la mia fede: il fatto che ci sia stato o no un diluvio, o che possa esistere un Dio che é diventato uomo per condividere le miserie umane e darci speranza ? Paradossalmente, la seconda alternativa, quella di un Dio che per amore si annulla nel suo contrario, essendo la cosa piú incredibile ed inconcepibile per la mente umana, é proprio ció che ho scoperto essere il fulcro della mia fede. In qualunque altra religione dio é capace di miracoli e prodigi, ma solo in quella cristiana Dio viene sulla terra al pari dell'ultimo fra gli ultimi per donare a tutti speranza. Paradossalmente, quindi, la cosa meno spiegabile e razionale, il Dio fatto uomo, é proprio ció che alimenta la mia fede, senza che ci sia bisogno di cercare fantasiose spiegazioni per pseudogiustificare scentificamente Genesi, Diluvio e altre cose simili. |