07/08/2005 02:17 |
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Ciao Marco,alcuni mesi fa ebbi modo di conversare con una signora tdg(a proposito di uno scritto di Rashi) e con un giovane cattolico(per uno scritto di Maimonide),proprio a questo riguardo.
Rashi, era stato chiamato in causa a proposito della corretta traduzione di Esodo 3:14; egli fu un grande commentatore medievale della Torah e del Talmud, e a tutt’oggi, i suoi scritti sono punto di riferimento del giudaismo. Siccome si sostenva che l'accostamento di “ego eimi” con “l'asher eyhe” di Esodo era assolutamente improponibile perchè gli stessi più illustri ebraisti lo negavano nella maniera più assoluta, a questo riguardo, si citò proprio Rashi.
La circostanza che la mia copia della Bibbia Ebraica assieme ad altre riporti accanto al testo ebraico,la traduzione del versetto con "Io sono quello che sono" attesta che le cose stanno in maniera leggermente diversa.Proverò a spiegarmi meglio.
In realtà innanzitutto, occorre valutare la questione nel suo complesso,per non correre il rischio di offrire una visione falsata del variegato mondo dell’esegesi rabbinica.
Ormai siamo un pò tutti a conoscenza del fatto che diversi passi contenuti nel testo biblico presentano dei tratti piuttosto arcaici ed oscuri, di origine incerta, possono essere letti,e tradotti, in modi diversi, senza per questo esaurire le "potenzialità semantiche" di alcune espressioni(è il caso di Esodo 3,14).
Inoltre occorre rammentare che non esiste una interpretazione ufficiale dell’ebraismo, o un organo deputato espressamente a questo, come nel cattolicesimo. L'ebraismo ha al suo interno molteplici correnti di pensiero inerenti l'applicazione e l'osservanza dei precetti e il Tamud è un‘opera voluminosa proprio perchè in esso trovano spazio un' infinità di opinioni,commenti e interpretazioni varie (ma anche contrastanti) del testo biblico.
"Il pensiero rabbinico -scrive Gunter Stemberger- si oppone a qualsiasi dogmatica manualistica,diffida di ogni teologia concepibile in dogmi chiari.Esso cerca piuttosto di avvicinarsi al proprio oggetto da diverse angolature ..."
(G. Stemberg,Ermaneutica ebraica della Bibbia,Padeia Editrice,Brescia 2000).
Il professore Mauro Perani(docente di ebraico)appuntava in suo scritto:
"...i maestri ebrei siano stati dei formidabili creatori di significato,abilissimi nel gioco di cercare(daras da cui il termine midras) e di trovare illimitate combinazioni di senso e sistemi di significato,di valori,ispirati ai principi fondamentali della loro visione del mondo e della loro fede.
(Personaggi biblici nell'esegesi ebraica,Giuntina)
Cosa significa questo appunto?
Certamente si potrebbe citare una data scuola di rabbini o un maestro talmudico di chiara fama,accogliendone l'autorevole commento quando questo convalida indirettamente il nostro credo,ma si finirà inevitabilmente col tralasciare altri illustri commenti di pari dignità e autorevolezza che,potranno altrettando validamente inificiarlo.
Si potrebbe benissimo riuscire a portare avanti due argomentazioni contrarie eppure parallele su di un stesso tema,citando autorevoli maestri talmudici,saggi e illustri filosofi senza venire a capo della questione in maniera definitiva, poichè l'ebraismo si caratterizza come civiltà del commento e vive di questo.
[Modificato da Topsy 08/08/2005 1.48] |
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