Ciao Stefano, eccoti accontetato.
*** it-1 pp. 60-62 Adamo ***
ADAMO
[uomo terreno, genere umano; da un termine che significa “rosso”].
La parola ebraica resa “uomo”, “genere umano” o “uomo terreno”, ricorre più di 560 volte nelle Scritture e può applicarsi ai singoli individui o all’umanità in generale. È anche usata come nome proprio.
Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine”. (Ge 1:26) Che dichiarazione storica! E che posizione unica nella storia quella di Adamo, il “figlio di Dio”, la prima creatura umana! (Lu 3:38) Adamo fu il coronamento delle opere creative di Geova sulla terra, non solo perché comparve verso la fine delle sei epoche creative, ma, cosa ancora più importante, perché “Dio creava l’uomo a sua immagine”. (Ge 1:27) Perciò il perfetto uomo Adamo, e in grado molto minore la sua progenie imperfetta, possedevano capacità e facoltà mentali molto superiori a quelle di tutte le altre creature terrestri.
In che senso Adamo fu creato a somiglianza di Dio?
Creato a somiglianza del suo grande Creatore, Adamo ebbe i divini attributi di amore, sapienza, giustizia e potenza; aveva quindi un senso morale che implicava una coscienza, cosa del tutto nuova nel campo della vita terrena. A immagine di Dio, Adamo doveva essere l’amministratore del globo e tenere sottomesse le creature marine, terrestri e volatili.
Non era dunque necessario che Adamo fosse una creatura spirituale, del tutto o in parte, per possedere qualità divine. Geova formò l’uomo dalle particelle di polvere della terra, mise in lui la forza vitale perché divenisse un’anima vivente e gli diede la possibilità di riflettere l’immagine e la somiglianza del suo Creatore. “Il primo uomo è dalla terra e fatto di polvere”. “Il primo uomo Adamo divenne anima vivente”. (Ge 2:7; 1Co 15:45, 47) Ciò avvenne nel 4026 a.E.V., probabilmente in autunno, poiché secondo i più antichi calendari umani l’anno iniziava in autunno, verso il 1° ottobre, o con la prima luna nuova dell’anno civile lunare. — Vedi ANNO.
La dimora di Adamo era un bellissimo paradiso, un vero giardino di delizia chiamato Eden (vedi EDEN n. 1), che gli provvedeva tutte le cose necessarie per la vita fisica; infatti c’era “ogni albero desiderabile alla vista e buono come cibo” per nutrirlo in perpetuo. (Ge 2:9) Adamo era circondato da animali pacifici di ogni genere e specie, eppure era solo. Non c’era nessun’altra creatura ‘secondo la sua specie’ con cui parlare. Geova riconobbe che ‘non era bene che l’uomo stesse solo’. Quindi con un’operazione chirurgica, la prima e unica nel suo genere, Geova tolse una costola ad Adamo e ne fece l’equivalente femminile perché fosse sua moglie e madre dei suoi figli. Traboccante di gioia alla vista di tale bella aiutante e stabile compagna, Adamo l’accolse con la prima poesia che si ricordi: “Questa è finalmente osso delle mie ossa e carne della mia carne”. Venne chiamata donna ‘perché fu tratta dall’uomo’. In seguito Adamo chiamò sua moglie Eva. (Ge 2:18-23; 3:20) La veracità di questo racconto è attestata da Gesù e dagli apostoli. — Mt 19:4-6; Mr 10:6-9; Ef 5:31; 1Tm 2:13.
Inoltre Geova benedisse i nuovi coniugi dando loro molto lavoro piacevole. (Cfr. Ec 3:13; 5:18). Non ebbero la maledizione di essere costretti a oziare. Dovevano essere attivi e affaccendati nel coltivare la loro dimora paradisiaca, e, mentre si sarebbero moltiplicati e avrebbero riempito la terra di miliardi di loro simili, avrebbero dovuto estendere il Paradiso fino ai limiti della terra. Quello era il comando di Dio. — Ge 1:28.
“Dio vide poi tutto ciò che aveva fatto, ed ecco, era molto buono”. (Ge 1:31) Fin dall’inizio Adamo fu veramente perfetto sotto ogni aspetto. Fu dotato della facoltà di parlare e di un ricco vocabolario. Fu in grado di dare nomi significativi alle creature viventi che lo circondavano. Ed era capace di sostenere una conversazione sia con Dio che con la moglie.
Per tutte queste ragioni e altre ancora, Adamo era tenuto ad amare e adorare il suo grande Creatore e a ubbidirgli rigorosamente. Inoltre il Legislatore universale gli aveva spiegato la semplice legge dell’ubbidienza e l’aveva pienamente informato della giusta e ragionevole pena per la disubbidienza: “In quanto all’albero della conoscenza del bene e del male non ne devi mangiare, poiché nel giorno in cui ne mangerai positivamente morirai”. (Ge 2:16, 17; 3:2, 3) Nonostante questa legge esplicita e la relativa severa pena per la disubbidienza, egli disubbidì.
Conseguenze del peccato. Eva fu completamente ingannata da Satana il Diavolo, ma “Adamo non fu ingannato”, dice l’apostolo Paolo. (1Tm 2:14) Del tutto consapevole, Adamo decise volontariamente e deliberatamente di disubbidire e poi, come un criminale, cercò di nascondersi. Portato in giudizio, invece di manifestare dolore e rammarico o di chiedere perdono, Adamo cercò di giustificarsi e di far ricadere la responsabilità su altri, dando persino a Geova la colpa del suo peccato volontario. “La donna che desti perché fosse con me, essa mi ha dato del frutto dell’albero e così ho mangiato”. (Ge 3:7-12) Quindi Adamo fu scacciato dall’Eden nella terra incolta, che venne maledetta onde producesse spine e triboli, e dove egli avrebbe dovuto sudare per vivere, raccogliendo gli amari frutti del suo peccato. Fuori del giardino, in attesa della morte, Adamo ebbe figli e figlie, solo di tre dei quali conosciamo il nome: Caino, Abele e Set. A tutti i suoi figli Adamo trasmise un’eredità di peccato e morte, perché egli stesso era peccatore. — Ge 3:23; 4:1, 2, 25.
Questo fu il tragico inizio che Adamo diede alla razza umana. Il Paradiso, la felicità e la vita eterna erano perduti; al loro posto c’erano peccato, sofferenza e morte, frutto della disubbidienza. “Per mezzo di un solo uomo il peccato entrò nel mondo e la morte per mezzo del peccato, e così la morte si estese a tutti gli uomini perché tutti avevano peccato”. “La morte regnò da Adamo”. (Ro 5:12, 14) Ma Geova, nella sua sapienza e nel suo amore, provvide un “secondo uomo”, “l’ultimo Adamo”, che è il Signore Gesù Cristo. Grazie a questo ubbidiente “Figlio di Dio”, per i discendenti del disubbidiente “primo uomo Adamo” è stata aperta la via che conduce al Paradiso e alla vita eterna, perfino alla vita celeste per la chiesa o congregazione di Cristo. “Poiché come in Adamo tutti muoiono, così anche nel Cristo tutti saranno resi viventi”. — Gv 3:16, 18; Ro 6:23; 1Co 15:22, 45, 47.
Dopo essere stato espulso dall’Eden il peccatore Adamo visse abbastanza da vedere l’assassinio di uno dei suoi figli, l’esilio del figlio omicida, la violazione della disposizione matrimoniale e la profanazione del sacro nome di Geova. Fu testimone della costruzione di una città, dello sviluppo di strumenti musicali e della fabbricazione di arnesi di ferro e di rame. Osservò e fu condannato dall’esempio di Enoc, “il settimo uomo nella discendenza da Adamo”, che “continuò a camminare con il vero Dio”. Visse fino alla nona generazione, fino al tempo di Lamec padre di Noè. Infine, dopo 930 anni, la maggior parte dei quali trascorsi nel lento processo che l’avrebbe portato alla morte, nel 3096 a.E.V. Adamo tornò alla terra da cui era stato tratto, proprio come aveva detto Geova. — Ge 4:8-26; 5:5-24; Gda 14; vedi LAMEC n. 2.
*** it-1 pp. 22-23 Abele ***
ABELE
[forse, esalazione; vanità].
Secondo figlio di Adamo ed Eva, e fratello minore del primogenito Caino. — Ge 4:2.
Probabilmente, mentre era ancora in vita, Abele ebbe delle sorelle, infatti la Bibbia dice che i suoi genitori ebbero delle figlie, anche se non sono menzionate per nome. (Ge 5:1-4) Da adulto divenne pastore di pecore; suo fratello, agricoltore. — Ge 4:2.
Dopo un imprecisato periodo di tempo Abele fece un’offerta a Geova Dio. Caino fece altrettanto. Ciascuno offrì quello che aveva: Abele, dei primi nati dei suoi greggi; Caino, dei prodotti agricoli. (Ge 4:3, 4) Entrambi credevano in Dio. Senza dubbio avevano sentito parlare di Lui dai genitori e dovevano sapere perché si trovavano tutti fuori del giardino di Eden ed era loro negato di entrarvi. Le offerte denotavano il riconoscimento della loro condizione disapprovata ed esprimevano il desiderio di avere il favore di Dio. Dio gradì l’offerta di Abele, ma non quella di Caino. La Bibbia non dice come si manifestassero l’approvazione e la disapprovazione, ma senza dubbio furono evidenti a entrambi. La ragione per cui Dio approvò solo l’offerta di Abele è chiarita da scritti successivi. L’apostolo Paolo, in Ebrei 11:4, elenca Abele come il primo uomo di fede, e spiega che per questo il suo sacrificio fu di “maggior valore” dell’offerta di Caino. D’altra parte 1 Giovanni 3:11, 12 precisa che la condizione di cuore di Caino era cattiva, il che è dimostrato dal suo successivo rifiuto di accettare il consiglio e l’avvertimento di Dio e dal premeditato assassinio del fratello Abele.
Anche se non si può dire che Abele avesse alcuna preconoscenza di come si sarebbe realizzata la promessa divina di Genesi 3:15 relativa al “seme” promesso, egli probabilmente aveva pensato molto a quella promessa e riteneva che si sarebbe dovuto spargere sangue, che a qualcuno si sarebbe dovuto ‘schiacciare il calcagno’, affinché il genere umano potesse essere risollevato allo stato di perfezione goduto da Adamo ed Eva prima della ribellione. (Eb 11:4) Alla luce di ciò l’offerta di Abele dei primi nati del gregge fu certo appropriata e contribuì senza dubbio a procurargli l’approvazione di Dio. Al Datore di vita, Abele offrì in dono una vita, benché solo del gregge. — Cfr. Gv 1:36.
Gesù spiega che Abele fu il primo martire, perseguitato per motivi religiosi dall’intollerante fratello Caino. In quell’occasione Gesù dice che Abele visse alla “fondazione del mondo”. (Lu 11:48-51) Il termine greco per “mondo” è kòsmos e in questo versetto si riferisce al mondo del genere umano. Il termine “fondazione” traduce il greco katabolè, che letteralmente significa “un gettar giù [seme]”. (Eb 11:11, Int) Con l’espressione “fondazione del mondo” Gesù si riferiva evidentemente alla nascita dei figli di Adamo ed Eva, e quindi alla nascita di un mondo del genere umano. Paolo include Abele nel “nuvolo di testimoni” dei tempi precristiani. — Eb 11:4; 12:1.
In che senso il sangue di Gesù ‘parla in modo migliore di quello di Abele’?
A motivo della sua fede e dell’approvazione divina, di cui la Bibbia continua a recare testimonianza, si può ben dire che Abele, “benché morto, parla ancora”. (Eb 11:4) In Ebrei 12:24 l’apostolo fa riferimento a “Gesù mediatore di un nuovo patto, e al sangue di aspersione, che parla in modo migliore del sangue di Abele”. Il sangue di Abele, anche se versato nel martirio, non riscattò o redense nessuno, non più del sangue della pecora che aveva sacrificato. Il suo sangue in effetti gridava vendetta a Dio contro l’assassino Caino. Il sangue di Gesù, che qui rappresenta il mezzo per convalidare il nuovo patto, parla in modo migliore di quello di Abele in quanto invoca la misericordia di Dio su tutti coloro che hanno la fede di Abele, ed è il mezzo che rende possibile il loro riscatto.
Poiché Set evidentemente nacque poco dopo la morte di Abele e quando Adamo aveva 130 anni, può darsi che Abele al momento del suo martirio avesse anche 100 anni. — Ge 4:25; 5:3.
Saluti
Bruno
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