Scritto da: d@reDev1l
Ti è piaciuto l'esercizio di stile? Posso fare domanda x la Betel?
Ciao Dare, sì saresti un betelita perfetto
Ma il fatto è che mentre tu stai ironizzando, molti TdG "ragionano" proprio in questo modo!
Mettono in discussione la Scienza quando questa contraddice le loro teorie.
Per esempio, il metodo di datazione basato sul decadimento del carbonio 14 (C14) viene rigettato dai TdG quando le datazioni che se ne ricavano contrastano con la cronologia della WTS.
Ma ci sono validi motivi per rigettare o per dubitare delle datazioni che si ottengono con questo metodo?
Il carbonio 14, un isotopo radioattivo del carbonio, rappresenta una piccola proporzione del carbonio dell’atmosfera, dei fiumi, dei laghi e degli oceani e quindi di tutti gli esseri viventi. Fintanto che un organismo rimane in vita, la proporzione di carbonio radioattivo rimane costante. Ma quando un organismo muore non riceve più nuovo radiocarbonio 14, così che il rapporto tra il carbonio 14 e quello non radioattivo (C12 e C13) diminuisce gradualmente, col degradare del carbonio radioattivo in azoto. Occorrono 5.700 anni perché il carbonio 14, presente in ogni essere vivente, si dimezzi diventando azoto, poi altri 5.700 per la metà del rimanente e così via. Stabilendo la percentuale di carbonio radioattivo che rimane nei resti animali o vegetali e confrontandola con quella che si trova negli organismi viventi, gli scienziati possono stabilire da quanto tempo il carbonio 14 è andato decadendo e, quindi, da quanto tempo l’organismo in questione è morto.
Teoricamente questo metodo dovrebbe permettere di stabilire con notevole precisione l’età di un reperto. Esistono tuttavia alcuni fattori che complicano il procedimento e rendono il metodo meno affidabile di quanto si possa pensare. La prima difficoltà consiste nel fatto che la quantità di radiocarbonio presente in qualsiasi oggetto è talmente piccola che gli attuali strumenti non riescono a calcolarla in maniera assolutamente esatta. Gli scienziati devono procedere a un certo numero di misurazioni per ciascun oggetto e poi fare una media dei risultati; la datazione che si ottiene è quindi soltanto probabile, non certa. Per questo motivo le datazioni del carbonio 14 vengono in genere scritte con l’aggiunta di un fattore "più o meno", che rappresenta la deviazione standard dalla media ottenuta. Per esempio, se un campione viene datato 1425 a.C. ± 75, questo significa che vi sono due probabilità su tre che l’oggetto in questione abbia un’età compresa tra il 1350 e il 1500. Se si raddoppia la deviazione standard fornita assieme alla datazione, le probabilità che l’oggetto rientri in quell’arco di tempo salgono a più di nove su dieci.
Un altro problema legato a questo metodo di datazione riguarda il fatto che l’ammontare della concentrazione di C14 nell’atmosfera non è rimasto costante nel corso delle varie epoche. Possono anche avvenire delle contaminazioni con carbonio più recente, sia sul posto (per esempio da infiltrazioni d’acqua o intrusioni di radici di piante più recenti) sia durante gli scavi, per lo spostamento subìto, o durante la lavorazione del campione.
I TdG evidenziano queste incertezze per rigettare ogni conclusione che contrasti con la loro cronologia.
Comunque, grazie a delle verifiche incrociate — cronologia basata sugli anelli degli alberi, datazioni della termoluminescenza e oggetti datati con documentazione certa — è stato dimostrato che per gli ultimi 1200 anni il margine di errore per le datazioni al C14 è inferiore al due per cento.
L’errore aumenta per il materiale più antico, come fa notare anche la Watch Tower: «[Si è scoperto] che la velocità con cui il carbonio radioattivo si forma nell’atmosfera non è rimasta costante nel tempo, e che questo metodo non è attendibile se si datano oggetti anteriori al 2000 a.E.V. circa». (Libro "Creazione", p. 97).
Per gli oggetti datati 3000 e 4000 a. C., in effetti, la differenza tra le datazioni col C14 e quelle con gli anelli degli alberi arriva a ottocento, mille anni. Ma anche un simile margine di errore non consente di spostare tutti gli insediamenti più antichi a dopo il 2370, anno in cui, secondo i TdG, sarebbe avvenuto il Diluvio. Per esempio i più antichi strati di Gerico sono stati datati con il radiocarbonio al 6250 e 5850 circa a.C., mentre gli strati più bassi di Çatal Hüyük e Hacilar, in Anatolia, hanno avuto datazioni rispettivamente al 6385 ± 101 e 5614 ± 92.
Quello che poi la Watch Tower dimentica di precisare è che
per l’era precristiana le datazioni al C14 — come è stato dimostrato con la prova degli anelli degli alberi —
tendono a risultare troppo recenti e mai troppo antiche! Ciò significa che un oggetto datato al 3.500 a.C. (circa) con il metodo del radiocarbonio, in realtà risale al 4300 a.C. (circa). Pertanto, l’errore nella datazione al C14
aumenta anziché risolvere i problemi legati alla cronologia dei TdG.
Quindi l'età attribuita ad Òtzi è attendibile. Questo farebbe di Òtzi un contemporaneo di Adamo, dato che Adamo, secondo la WTS, "nacque" nel 4.026 a.C.! "l'Uomo dei Simliaun sarebbe vissuto quindi durante gli ultimi 200-300 anni di vita del primo uomo!
Ma di nuovo mi domando: come mai Òtzi rimase sepolto dai ghiacci in cima ad una montagna? Secondo la WTS prima del 2.370 non vi erano né montagne elevate né ghiacciai che le coprissero. L'innalzamento delle catene montuose e la formazione dei ghiacci sarebbero, secondo i TdG, fenomeni verificatisi dopo il diluvio. Quindi Òtzi non doveva essere dove è stato trovato e nemmeno doveva essere vestito come un esquimese, se fossero vere le teorie geologiche e cronologiche della WTS.
Anche per quanto riguarda la varietà degli animali esistenti prima del diluvio, la mia domanda sul bue muschiato voleva sottolineare come fra tutte le carcasse ritrovate in Siberia sepolte dai ghiacci, non si trova nessun animale appartenente a specie che vivono in climi caldi. Se il bue muschiato viveva in un ambiente caldo, mite e temperato, come doveva essere la Siberia prima del 2.370, come mai era in compagnia solo di specie animali che vivono nei climi rigidi? Come mai non sono state trovate gazzelle, tigri, antilopi, giraffe, zebre, ecc. sepolte nel giaccio siberiano?
A proposito: questi ammassi di animali congelati non dimostrano che vi sia stato un diluvio. Parlando di questi resti, il libro
Perspicacia (ed. 1990, p.695) afferma: «Alcuni hanno additato [tali resti] come una prova tangibile di un rapido cambiamento di clima e di una distruzione improvvisa causata da un diluvio universale. Altri invece propendono per spiegazioni della morte di questi animali che non richiedono una catastrofe mondiale».
Non c’è alcun motivo di credere che le ossa ritrovate risalgano tutte ad un decesso avvenuto nello stesso momento. Potrebbero essere i resti di generazioni di animali e non di un singolo branco.
Questo disegno è tratto da una pubblicazione dei TdG (
L’uomo è venuto per mezzo della creazione o per mezzo dell’evoluzione?, p.106). La didascalia dice: «Questo mammut, scoperto dagli scavatori in Siberia, fu solidamente congelato migliaia di anni fa nella posizione da seduto per l’inabissarsi di detriti ghiacciati. Nella bocca e nello stomaco era ancora la vegetazione. Quando fu disgelata, la sua carne era ancora commestibile».
Ma questa affermazione non corrisponde ai fatti. I ricercatori hanno scoperto che anche le carni del mammut meglio conservato avevano iniziato a decomporsi, prima di congelarsi. (Herz O.F. "Frozen Mammoth in Siberia", Smithsonian Institution Annual Report for 1903, pp.611-25. Vitaliano D.B.
Legend of the Earth, Indiana University Press, Bloomington (Ind), 1973, p.281) . Ciò indica che dopo la morte il mammut si è congelato attraverso un processo normale e graduale. Non si è trattato di un "rapido congelamento" dovuto a una corrente di aria gelida provocata dall’improvviso cambiamento da un clima temperato a uno polare.
Ciao
Achille
[Modificato da Achille Lorenzi 26/05/2005 15.53]