Perdonate, non è una deformazione professionale ma il cogliere valori ovunque siano
Restando pignolescamente in tema con la problematica FEDE-RAGIONE, (e a parte l'incondizionato apprezzamento per lo humour della vignetta del caro Tubal), anche io avrei risposto al marziano che «Non ci "credo"!» Ma non per i motivi del TG né per quelli di chi ritiene che senza la Bibbia non si possa vivere e non potremmo certificare nulla.
La fede riguarda solo dichiarazioni riportate da altri relative a cose che essi hanno certificato personalmente. Quindi il marziano non poteva chiedere un atto di fede relativamente a una conoscenza che era offerta alla esperienza diretta del soggetto. Nessuno gli chiedeva di "crederci agli ufo" al malcapitato TG. Il marziano gli chiedeva di constatare da se stesso e non tramite dichiarazione riportata da altri che essi erano una realtà.
Sembra pignoleria ma a me questa faccenda serve per precisare tranquillamente che, per parlare con proprietà,
io non credo in Dio. Dio è oggetto di costatazione filosofica. Credo invece nel Dio rivelato, perché quello e solo quello è oggetto di fede nella Parola di Gesù.
E che la cosa sia di estrema importanza per il nostro discorso di credenti è dato dal fatto che se Dio, e il suo "contorno" di verità fosse solo oggetto di fede, l'ateo e l'agnostico potrebbero a tutta ragione dirci "Scusate voi non avete voce in capitolo intorno all'etica sociale giacché voi siete credenti e non potete imporre le vostre idee TUTTE DERIVANTI DALLA FEDE a una società agnostica e atea (o laica)".
Noi invece, protesteremo che "accanto a un «io credo», il cristiano coltiva un «io so»" (G. Paolo II).
Cioè se siamo saggi, distingueremo un'etica che crediamo perché Dio, con una rivelazione soprannaturale, ce l'ha comunicata*, da un'etica che non deriva da fede ma da ragione e questa garantita dalla sanzione del Creatore conosciuto razionalmente. La prima sarà di esclusivo appannaggio dei credenti, la seconda, oltre loro, riguarda tutti gli uomini di buona volontà che non credono in nulla, ovvero hanno l'umanità come supremo valore.
Chi non è convinto che l'esistenza di Dio e alcune delle sue qualità siano attingibili solo con un processo razionale mediti sul rimprovero di S. Paolo, in Romani 1,19ss, nei confronti di chi non ha saputo risalire dalle creature al Creatore e innamorarsi della sua bellezza basandosi sulla bellezza e bontà delle creature.
Anche questa è una delle cose che non sono vere perché la dice San Paolo, ma il contrario: San Paolo la dice perché è vera. Che cosa? La possibilità di scoprire con la sola propria ragione l'esistenza di Dio creatore, reggitore del cosmo e rimuneratore del comportamento eticamente libero dell'uomo.
Ed è su questa base, solo su questa, che noi esigiamo (ad esempio e per collegarci a un problema di attualità) anche dai laici il rispetto per l'embrione e il feto.
Se si trattasse di una certezza che ci venisse solo dalla fede, i "laici" sarebbero liberi di non condividerla. Invece se viene dalla ragione non possono negarne la validità, e non possono sentirsi tranquilli violando l'etica che impone il rispetto del nascituro giacché anche essi sanno (non devono
crederlo, devono
saperlo) che Dio c'è, è l'autore della vita, e sanzionerà l'uccisione di ogni innocente.
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* Sono oggetto di fede, perché verità rivelate, la filiazione adottiva, l'esistenza della grazia, l'incarnazione del Verbo, la risurrezione della carne, il Dio Trinità, la presenza reale di Cristo nell'eucaristia, gli angeli, il paradiso il purgatorio e l'inferno ecc...
Non sono oggetto di fede ma di ragione, anche se queste cose sono dalla fede riconfermate, l'esistenza di Dio creatore, ordinatore, sanzionatore, la sua onnipresenza e onniscienza incondizionate, la sua assolutezza e immutabilità, la spiritualità dell'anima (e la sua conseguente immortalità per cause fisiche), l'esistenza della legge morale comune a tutti gli uomini ecc...
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est modus in rebus