Nel tentativo di trovare dei precedenti storici che giustifichino la consuetudine dei Testimoni di Geova di osservare la "commemorazione" della morte di Cristo una sola volta all'anno - il 14 nisan (mese ebraico che corrisponde al nostro marzo/aprile) -, la Watch Tower Society (WTS) cita spesso l'esempio dei cosiddetti Quartodecimani, cristiani di origine asiatica che nei primi tempi del cristianesimo celebravano la Pasqua in quella data.
Secondo quanto scrive l'antico storico ecclesiastico Eusebio, i Quartodecimani costituivano solo una parte minoritaria della Chiesa, "le chiese dell'Asia Minore". Essi sostenevano che la loro consuetudine di celebrare la Pasqua il 14 nisan si basasse su una "tradizione antichissima". Ma anche le chiese di tutto il resto del mondo si attenevano ad una "tradizione apostolica" secondo cui si doveva continuare il digiuno fino alla "resurrezione del Signore", giorno fissato alla domenica successiva al 14 nisan.
I TdG sbagliano e travisano i fatti quando citano l'esempio dei quartodecimani per giustificare la loro osservanza annuale della "commemorazione". La storia attesta infatti che i primi cristiani - sia Quartodecimani che la chiesa in generale - pur seguendo tradizioni diverse in merito alla data in cui celebrare "la Pasqua del Salvatore", erano concordi nel celebrare frequentemente ed unitamente l'eucaristia.
Questo però è qualcosa che i TdG non sanno e che la Watch Tower non ha mai insegnato. Infatti nella
Torre di Guardia del 15/3/1994, p. 5 - in un articolo intitolato "Il Pasto Serale del Signore: con che frequenza va celebrato?" -, le parole dello storico Eusebio vengono citate in questo modo:
«In una lettera Ireneo di Lione scrisse: "Aniceto non riuscì infatti a persuadere Policarpo a non osservare il quattordicesimo giorno, come aveva sempre fatto con Giovanni, discepolo del Signore nostro, e con gli altri apostoli con cui era vissuto; né Policarpo persuase Aniceto ad osservarlo, poiché quest'ultimo diceva che bisognava mantenere la consuetudine dei presbiteri a lui anteriori"».
E qui la Watch Tower si ferma. Bastava che avessero citato le tre righe precedenti e le tre righe successive della lettera di Ireneo e si sarebbe compreso che tutti i primi cristiani celebravano l'eucaristia frequentemente e non solo una volta all'anno, come invece la WTS vuole far credere. Ecco infatti cosa si legge nella citazione completa:
Ma nessuno fu per questo riprovato e i presbiteri tuoi predecessori inviavano l'eucaristia a quelli delle Chiese in cui vigeva quella osservanza. Anche quando il beato Policarpo venne a Roma, ai tempi di Aniceto, per altre divergenze di lieve conto, subito si scambiarono l'abbraccio di pace e su questo argomento non discussero molto. Infatti Aniceto non poté persuadere Policarpo ad abbandonare l'osservanza che egli, vissuto familiarmente con Giovanni discepolo di nostro Signore e gli altri apostoli, aveva sempre praticato, né Policarpo si sforzò di persuadere Aniceto, il quale asseriva di sentirsi obbligato a mantenere l'uso tramandatogli dai presbiteri suoi predecessori. Pur stando così le cose, rimasero in unità e Aniceto, a titolo di onore, concesse a Policarpo di celebrare in Chiesa l'eucaristia, e alla fine si separarono in pace; e in tutta la Chiesa regnava la pace, sia tra chi seguiva e chi non seguiva l'usanza asiatica». Questi consigli diede e così trattò per la pace delle Chiese Ireneo, che fece veramente onore al suo nome: fu infatti «uomo di pace» non solo di nome, ma anche nelle opere. Non solo con Vittore, ma con molti altri capi di Chiese si tenne in corrispondenza epistolare, trattando la questione che si agitava.
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Saluti
Achille