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Dovreste credere al GRIS?

Ultimo Aggiornamento: 15/05/2005 13:50
15/05/2005 13:50
 
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...Un'ultima osservazione, non meno importante, sull'accusa che noi saremmo intolleranti nei confronti degli ex Testimoni e in particolare verso coloro che sono uniti da stretti vincoli familiari. Eloquenti sono le parole de La Torre di Guardia del 15 aprile 1988, p. 28, sufficienti per smentire tali dichiarazioni: "L'espulsione dalla congregazione cristiana non comporta la morte immediata, per cui i vincoli familiari sussistono. Pertanto un disassociato o dissociato può continuare a vivere a casa con la moglie cristiana e i figli fedeli. Il rispetto verso i giudizi di Dio e il provvedimento preso dalla congregazione spingerà la moglie e i figli a riconoscere che con la sua condotta egli ha alterato il legame spirituale che precedentemente li univa. Ma, dato che la sua disassociazione non pone fine al vincolo coniugale o alla parentela, i normali rapporti familiari e affettivi possono continuare”. ...

Nessuno ha mai messo in dubbio che la disassociazione ponga fine ai vincoli familiari. Questo potrebbe accadere solo se le persone venissero lapidate, uccise, come avveniva un tempo. Solo che ora ai TdG non è consentito applicare questo tipo di "giustizia" (cfr. http://www.infotdgeova.it/apo.htm ).

Si noti comunque che la succitata rivista, che dovrebbe dimostrare come i rapporti con parenti e familiari rimangano inalterati, tranne che con l'espulso non c'è più "associazione spirituale", si riferisce ad una situazione ben precisa che vede coinvolto un padre che abita nella stessa casa con i suoi familiari. Non avviene la stessa cosa però quando la disassociazione riguarda altri componenti della famiglia o parenti maggiorenni che non vivono sotto lo stesso tetto. Infatti questo viene detto nella stessa pagina della Torre di Guardia citata da questi anonimi TdG: «La situazione è diversa se il disassociato o dissociato è un parente che vive fuori di casa o non è dell’immediata cerchia familiare. Potrebbe essere possibile non avere quasi nessun contatto col parente. Anche se eventuali questioni di famiglia richiedessero qualche contatto, è certo che questi contatti dovrebbero essere mantenuti al minimo, in armonia col principio divino di "non mischiarsi con alcuno che, chiamandosi fratello, sia un fornicatore [o colpevole di un altro peccato grave] … con un tale non dovete neppur mangiare". - 1 Corinti 5:11. Si capisce che questo può essere difficile, a causa dei sentimenti e dei vincoli familiari, ad esempio dell’ amore che i nonni provano verso i nipoti. Tuttavia questa è una prova di lealtà a Dio [...] Chiunque provi la tristezza e il dolore che il parente disassociato ha in tal modo causato, può trovare conforto ed essere incoraggiato dall’ esempio di alcuni parenti di Cora» (La Torre di Guardia del 15/4/1988, p. 28, il grassetto è mio).

Come si fa a citare una rivista, che dimostrerebbe l'infondatezza di un'accusa, evitando però di citare le parole, contenute nella stessa pagina, in cui si dimostra invece la fondatezza dell'accusa, per quanto riguarda i parenti e familiari che non abitano nella stessa casa?

Simili direttive, che producono vere e proprie separazioni nelle famiglie, sono state espresse in diverse occasioni:
«Nel caso del parente disassociato che non abita nella stessa casa, i rapporti con lui sono pure limitati a ciò che è assolutamente necessario. ... questi rapporti sono limitati ed anche eliminati completamente se è possibile. ... Che fare se una persona espulsa dalla congregazione visita improvvisamente parenti dedicati? Che deve fare in tal caso il cristiano? Se è la prima volta che viene fatta la visita, il cristiano dedicato può, se la coscienza glielo permette, mostrare riguardi familiari in questa particolare occasione. Ma se la coscienza non glielo permette, non ha l’obbligo di farlo. Se gli usa cortesia, il cristiano deve però specificare che questa non deve diventare un’abitudine. Se lo diventa ciò non è diverso dall’'associarsi a qualsiasi altra persona disassociata, e va contro lo spirito del decreto di disassociazione. Si dovrebbe far capire al disassociato che ora le sue visite non sono benvenute come prima, quando camminava rettamente con Geova» (et 15/1/1962, p. 42, grassetto mio).

«Un’altra sorta di perdita può essere sentita dai nonni cristiani leali i cui figli siano stati disassociati. Forse avevano l’abitudine di visitare regolarmente i loro figli, avendo così occasione di stare con i loro nipoti. Ora i genitori sono disassociati perché hanno rigettato le norme e le vie di Geova. Quindi le cose non sono le stesse nella famiglia. Senza dubbio, i nonni devono determinare se qualche necessaria questione familiare richieda un limitato contatto con i figli disassociati. E a volte i nipoti potrebbero visitarli. Com’è triste, però, che con la loro condotta non cristiana i figli interferiscano col normale piacere che provavano i nonni! […] A volte un cristiano il cui coniuge sia stato disassociato si sente isolato. Com’è stato menzionato sopra, il coniuge espulso ha mostrato di non essere la sorta di persona che vogliamo avere attorno. E dobbiamo stare attenti per non essere implicati nell’associazione con lui solo perché vogliamo visitare o aiutare il coniuge cristiano. Perciò la visita si può fare forse quando il disassociato è fuori di casa» (wt 15/6/1983, p. 31).

«Lealtà a Dio quando un familiare è disassociato. Il servitore di congregazione considera i consigli contenuti alle pagine 700-702 de "La Torre di Guardia" del 15 novembre 1970 e nel libro "Lampada", pag. 178. L'amore verso Dio e la lealtà verso la vera adorazione ci dovrebbero spingere a rispettare il decreto di disassociazione. Se qualcuno persiste in un'associazione che non è assolutamente necessaria con un familiare disassociato che vive fuori di casa, il comitato dovrebbe amorevolmente aiutarlo a capire i princìpi inerenti e a conformarsi ai consigli biblici. Se un disassociato non abita nella casa, 2 Giovanni 9-11 mostra che non lo dovremmo "mai ricevere nella nostra casa né rivolgergli un saluto". L'insistenza a trascurare il comando biblico di "cessar di mischiarci in compagnia" di tale persona può condurre alla disassociazione, ma questa non dovrebbe essere la ragione della nostra ubbidienza, non è vero? Se amiamo Geova, ubbidiamo alla sua Parola. - 1 Giov. 5:3».

Se tutto questo non è intolleranza verso parenti e familiari...

Saluti
Achille
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