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Karol Wojtila: il miglior amico degli ebrei negli ultimi duemila anni.

Ultimo Aggiornamento: 19/01/2005 12:41
19/01/2005 08:55
 
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Avrete sicuramente sentito la notizia di pochi giorni fa riguardante un documento ufficiale del Sant'Uffizio,recante alcuni "codici di comportamento" da attuare nei confronti dei piccoli ebrei affidati ai cattolici durante l'occupazione tedesca.
La notizia ha creato un notevole scalpore, soprattutto perchè è stato fortemente messo in discussione l'operato di Papa Pacelli, al secolo Pio XII.

Dopo questa premessa, tralasciando qualsiasi commento sulla vicenda, volevo condividere con voi questo articolo pubblicato dal "Corriere della sera", che narra l'esperienza di un piccolo bimbo ebreo di allora e di un giovane sacerdote polacco di nome Karol Wojtila ( [SM=g27823] ).

Lggendo una parte dell'articolo qui, e se desiderate anche sul link inserito a fine testo, capirete molto di più di quanto io sia riuscita a scrivere!


La donna a cui era stato affidato voleva battezzarlo, ma il Papa, allora giovane prete si rifiutò

«Sono io l'orfano ebreo salvato da Wojtyla»

Come tanti orfani ebrei della Shoah adottati da genitori cattolici durante la guerra, anche il polacco Stanley Berger sembrava destinato a essere battezzato e a non fare mai più ritorno alla propria fede e cultura.

Ma a cambiare il suo già tragico destino fu un giovane prete, che si rifiutò di battezzarlo e ordinò ai genitori adottivi di restituirlo al suo ambiente d’origine. Quel sacerdote si chiamava Karol Wojtyla. Questa è una storia che ha rischiato di non essere mai raccontata perché, come tanti sopravvissuti all’Olocausto, anche Berger aveva cercato di seppellire il suo straziante segreto nei meandri più reconditi della propria coscienza. Tutto inizia nell’autunno del 1942, quando Helen e Moses Hiller, genitori di Berger, decisero di affidare il loro unico figlio (che allora si chiamava Shachne e aveva 2 anni) a una coppia cattolica senza figli che viveva nella zona tedesca della cittadina di Dombrowa. «Si chiamavano Yachowitch ed erano amici intimi dei miei» spiega Berger, che dopo anni di silenzio ha deciso di raccontare la sua storia al Corriere della Sera , tra i libri e documenti ingialliti della Shtetl Foundation di New York. Dopo l’irruzione nazista del 28 ottobre nel ghetto di Cracovia, quando migliaia di ebrei furono deportati nel campo di sterminio di Belzec e i malati degli ospedali e 300 bimbi degli orfanotrofi furono uccisi sul posto, gli Hiller si erano decisi ad agire...

http://www.corriere.it/speciali/2005/Cronache/PioXII/index24.shtml

Valentina
19/01/2005 11:55
 
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Sì, cara Vally, ed è stato oggetto di uno scambio di post tra me polymetis ed altri amici del Forum.
E’ però singolare e contraddittorio che, proprio dalle pagine dell’Avvenire si difenda il comportamento di Papa Pacelli sui bambini ebrei, poi si esalti il comportamento di grande umanità di Woitila, senza cogliere che questo atteggiamento pesa maggiormente come infamante colpa sulla gerarchia cattolica, la Santa Sede di allora con a capo Pacelli.
La Santa Sede dimostrando spregio della dignità umana, “amore cristiano?” rifiuta di rendere i bambini ebrei se battezzati cattolici, ai legittimi genitori “SCAMPATI” all’Olocausto o alle organizzazioni ebraiche. Un parroco dimostrando “amore cristiano?” rifiuta di battezzare un bambino di genitori ebrei deportati nei lager.
C’è da commentare ?

Ciao
Maurizio
19/01/2005 12:41
 
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Infatti non credo ci sia nulla da dire al riguardo.

L'umanità di Wojtila che allora non occupava l'attuale posizione rappresenta solo un episodio isolato, forse, perchè quando si tratta di discutere sulla questione ebraica non è sufficiente la singola conoscenza dei fatti.

L'articolo mi aveva incuriosito e ho voluto postarlo per "dovere di cronaca" sapendo che qualcuno avrebbe espresso la propria opinione in merito.


E’ però singolare e contraddittorio che, proprio dalle pagine dell’Avvenire si difenda il comportamento di Papa Pacelli sui bambini ebrei, poi si esalti il comportamento di grande umanità di Woitila, senza cogliere che questo atteggiamento pesa maggiormente come infamante colpa sulla gerarchia cattolica, la Santa Sede di allora con a capo Pacelli.



Sai bene Maurizio qual è la matrice del quotidiano che hai citato, quindi i giornalisti non possono "sputare" nel piatto in cui mangiano...

Ubi maior minor cessat.

Ciao!

Valentina
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