Cimentiamoci nelle riflessioni
Cominciamo con le riflessioni su questo interessante argomento che come tu stesso dici è dolente.
Evitando disquisizioni teologiche e scritturali sul motivo per cui Dio permette le sofferenze (ad esempio la cosiddeta contesa fra Dio e Satana che spiegata così nuda e cruda non reca conforto) mi vengono due riflessioni da fare:
RIFLESSIONE 1
Evitando le suddette motivazioni ci ritroviamo allo stesso livello del povero Giobbe che patì atroci sofferenze quali la perdita dei suoi amati figli, dei suoi averi (sicurezza economica), del sostegno della propria moglie, la grave malattia, le accuse dei suoi falsi confortatori, al punto che anch'egli arrivò a considerava la morte una liberazione o salvezza al punto da desiderarla e invocarla. Come "stesso livello" mi riferisco al conoscere le motivazioni di tutto ciò che gli accadeva. In effetti anche ai suoi occhi sembrò strana e inspiegabile questa situazione ... perchè? Perche Giobbe aveva conosciuto Dio, la sua bontà, tutto ciò che di buono aveva lo doveva a Lui. Ma da tutto questo Giobbe aveva conosciuto che Dio è amore ... proprio per questo motivo accettò le sofferenze e non rinnegò Dio ... sapeva che Dio era talmente giusto e amorevole che tutta questa sofferenza DOVEVA avere un motivo seppure a lui sconosciuto. Tra l'altro Giobbe era consapevole della propria rettitudine e quindi sapeva che non poteva esser un castigo di Dio per qualche suo peccato come sostenevano i suoi falsi confortatori che inconsapevoli "strumenti di Satana" stavano cercando di togliere a Giobbe l'unica cosa che gli era rimasta: la sua leale amicizia con Dio. Quindi la mia riflessione è al di là della motivazione dottrinale è questa: vedendo il male e soffrendo atrocemente non è il sapere il motivo delle stesse ad esserci di conforto quanto la certezza dell'amore di Dio che anche vediamo.
2 RIFLESSIONE
Molti accusano Dio, dicendo che un vero Dio d'amore non può permettere tutto questo ... alcuni arrivano a negarne l'esistenza, altri addirittura a odiarlo ... e allora io mi immedesimo in Dio e mi chiedo: che cosa proverà Egli nel sentirsi rinnegare o odiare dai propri figli?
Dato che sono convinto che un motivò c'è se Dio permette tutto questo, e dato che sono convinto che Dio è amore perchè oltre al male abbiamo conosciuto anche il bene, e dato che, avendoci dato tutto ciò che c'è di buono, si è comportato come un Padre verso i figli allora, similmente, come Padre soffre per le nostre stesse sofferenze. E soffre ancor di più se un proprio figlio comincia a odiarlo o lo rinnega. Soffre come un Padre che vorrebbe evitare la sofferenza al figlio consapevole però che il figlio non può comprendere appieno i motivi di tale sofferenza al punto che potrebbe persino odiarlo. E cosa c'è di pegio per un Padre che essere rinnegato o odiato dall'oggetto del proprio amore, dal proprio figlio. Cosa permette a Dio di sopportare questa sofferenza? Ritornando all'esempio di Giobbe: la consapevolezza che dimostrerà ancor di più il proprio amore di Padre donando doppiamento ciò di cui si è stati privati.
Pertanto la mia seconda riflessione è questa: è vero che noi possiamo soffrire atroci sofferenze, ma credo che Dio, come Padre, soffra ancor di più nel vederci stare male. E il mio conforto nella sofferenza sarebbe il far sapere come figlio a Dio che non gli imputo il mio dolore fidandomi del suo giudizio e pertanto del suo agire.
Ciao red