Scritto da: berescitte 27/07/2005 6.34
Non si può prendere come regola del mondo cattolico una persona che è cattolica solo nominalmente. Si avrebbe un buon gioco facile ma a boomerang perché di rimando si potrebbe bocciare qualunque confessione (e anche la posizione dell'ateo, dello scettico e del ricercatore libero) come deludenti perché dovunque c'è chi non è coerente con ciò che dice di essere.
Lo schema da me indicato fa riferimento a ciò che circola nel cattolicesimo vivo del nostro tempo. So benissimo che se quel tuo povero diavolo di "cattolico" cadeva dalle nuvole non sapendo distinguere tra Bibbia, Vangelo eccetera..., se si sentisse portato nella atmosfera ancor più rarefatta di spiegare in che senso lui, lui che è e si dice con molta incoscienza "cattolico", spiegare in che senso lui è "sacerdote, profeta e re" sverrebbe per mancanza di ossigeno.
Caro beriscitte,certe cose non mi tornano ugualmente.
Posso certamente comprendere le tue considerazioni ma, soltanto in riferimento a coloro che si identificano "cattolici" o "cristiani" solo in senso nominale,coloro cioè che spesso aggiungono alla parola "cattolico" o "cristiano" quella di: "non praticante",suggerendo il loro dissinteresse per la confessione di appartenenza.
Se costoro hanno difficoltà a ricordare in che testo della Bibbia si parli di Gesù,non mi fa meraviglia, tuttavia, lo capisco meno in coloro che provengono da una famiglia la cui educazione in senso cattolico è profondamente radicata,una famiglia "praticante" assai scrupolosa (oserei dire)in senso religioso.
Mi chiedo: è possibile che nessuno dei membri di questa famiglia (a me cara)non abbia avvertito la necessità di conoscere e leggere o approfondire direttamente il proprio testo sacro,di capire quanto meno, dove l'opera e la vita di Gesù fosse riportata?...si, per me tutto questo resta un mistero.
PS: cmq non mi hai riferito ancora cosa si studia a catechismo!
[Modificato da Topsy 27/07/2005 11.28]