No, no,io l'ho letto ed è esaustivo.
Ma visto che rimanevano perplessità espresse, ho postato ulteriori informazioni.
Io non mi riferivo direttamente al tuo intervento, ma all'andamento della discussione in generale.
Uhm... tanto per non sbagliare, riporto anche qui quanto ho scritto nella pagina linkata:
Passiamo ora alla questione riguardante la sosta dei Magi in Gerusalemme. Perché, se non fu Satana a condurli lì onde rendere nota ad Erode l’avvenuta nascita del Messia, la stella non li guidò direttamente a Betlemme?
C’è una prima questione d’ordine generale che va chiarita: i Vangeli non sono delle biografie di Cristo, ma testi che annunciano l’Evangelo, la buona novella della venuta del Regno. Gli episodi narrati dagli evangelisti hanno un valore teologico-spirituale, oltre che storico. A questo proposito, proprio il succitato V. Messori ha pubblicato, in anni recenti, due ponderosi volumi (“Patì sotto Ponzio Pilato?” e “Dicono che è risorto”) dove ha raccolto una serie davvero impressionante di prove a sostegno della fondamentale storicità dei Vangeli.
Ma veniamo all’episodio dell’arrivo dei Magi a Gerusalemme.
Questo ci è narrato dal solo Vangelo secondo Matteo, nei termini che seguono:
Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano:
"Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo".
All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.
Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia.
Gli risposero: "A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele.
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella
e li inviò a Betlemme esortandoli: "Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo".
Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino.
Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia.
Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.
[Mt 2,1-12]
Nei racconti haggadici della storia agiografica di Giacobbe e di Mosè ricorreva il motivo dell’annuncio fatto della loro nascita all’antagonista Labano ed al nemico faraone. Costoro, presi dal terrore, mettevano in azione piani di sterminio. Ma inutilmente, poiché Iddio vigilava sui suoi eletti. Ora, noi sappiamo che il Vangelo secondo Matteo e quello che, tra i quattro Vangeli Canonici, più risente di un sostrato giudaico. E’ quindi assai probabile che nel comporre la presente pagina evangelica, l’autore sacro si sia ispirato a tali racconti, onde evidenziare il parallelismo di Gesù con Giacobbe, padre del popolo eletto, e con Mosè, il liberatore di Israele. Ne emerge, pertanto, la tesi teologica che vede Cristo all’origine del Nuovo Israele (i cristiani), che egli ha liberato dalla schiavitù del peccato originale così come Mosè aveva liberato gli Ebrei dalla schiavitù in Egitto.
Non a caso Matteo inserisce in questo episodio il motivo della realizzazione profetica di una promessa dell’AT, citando e fondendo un passo messianico del profeta Michea (5,1) ed un testo del secondo libro di Samuele (5,2), espressivo dell’elezione divina di Davide quale re di Israele. L’evangelista, quindi, oltre al parallelismo di Gesù con Giacobbe e Mosè, ne indica anche un altro con Davide. Anche il tema della stella non fa che sottolineare questo: l’indovino Balaam aveva scorto in visione una stella uscire dal popolo di Israele (Nm 24,17), e nel giudaismo la si leggeva come un simbolo messianico.
Sarebbe stato quindi giusto attendersi che il popolo di Israele riconoscesse il suo Messia tanto atteso. Invece Gesù è stato rifiutato. Matteo vuole intendere questo quando associa Gerusalemme tutta alla reazione di Erode: “All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.” L’avversione del re e dei gerosolimitani rappresenta quella del popolo ebraico che non ha creduto a Gesù e che lo ha condannato a morte. E’ il giudaismo ufficiale a volere la morte di Gesù. Questo brano quindi preannuncia il destino di persecuzione di Gesù e della comunità da lui fondata da parte degli ebrei (non si dimentichi che il Vangelo secondo Matteo era destinato, in origine, ai cristiani di provenienza giudaica, perseguitati dalla loro comunità di origine).
Respinto dal suo popolo, il Messia è riconosciuto dai lontani. Sono i pagani coloro che hanno accolto il lieto messaggio e sono entrati nella Chiesa. L’atto di prostrazione dei Magi simboleggia il riconoscimento di fede dei credenti venuti dal paganesimo, i quali confessano con la loro appartenenza alla comunità cristiana la divinità di Gesù.