In questi ultimi giorni ho goduto di un po’ di riposo ed ho avuto modo di leggere e riflettere su quanto è successo (anche negli altri forum) dopo che è stato reso pubblico il discorso di Losch - stadio Brianteo di Monza nel maggio del 2005 - riguardo all’istruzione superiore e all’università.
Bene, ho fatto anche un po’ di ricerche - senza andare molto indietro negli anni - e per quanto vogliono, “chiunque” abbia cercato di smussare e di ridurre il discorso di Losch a dei semplici “consigli” è stato un vero e proprio arrampicarsi sugli specchi; lo SFD ha sempre scoraggiato a proseguire gli studi in special modo quelli universitari in quanto, potrà sembrare esagerata, ma l’ossessione della “fine” è sempre messa al primo posto o meglio, è quello che vogliono far credere.
I tdG presentano il problema in diversi modi che tuttavia conducono alla medesima conclusione. Per loro la “scuola” dev’essere quel tanto che basta per leggere ed eventualmente prepararsi ad assolvere impegni che richiedono, anche, una certa formazione culturale. La “scuola” diventa un passaggio obbligato che i tdG considerano un momento particolare per dare testimonianza della propria fede in Geova; ovviamente, questo “passaggio obbligato” presenta tanti pericoli. Le stesse materie che s’insegnano alcune delle quali potrebbero scalfire la fede nella Bibbia con questioni che i tdG non possono permettersi di mettere in dubbio, dato il modo di approccio letterale che hanno nella lettura della Bibbia. L’ambiente scolastico, visto in questa maniera, può diventare un luogo satanico che è meglio frequentare il meno possibile.
Senza dilungarmi molto e dopo tanti “consigli” dello SFD, l’itinerario degli studi di tanti giovani tdG si ferma davanti ad un
"bivio":
università, sì o università, no!
Perché?
L’università viene presentata come pericolosa ed inutile, perché mette in crisi la fede del tdG, perché quello potrebbe essere il momento in cui l’intelligenza può diventare più critica e quindi più esigente di motivazioni razionalmente fondate, senza dimenticare che l’università non da risposte a quelle questioni che il tdG si pone e per le quali egli può contare su un
magistero più sicuro: quello de
La Torre di Guardia e del
Corpo Direttivo.
Praticamente, a che serve frequentare l’università quando il tempo è breve ed occorre impegnarlo per le cose che valgono?
Abilmente presentando il problema dello “scopo della vita” - realizzando il quale si può essere veramente felice - sanno indurre alla sospensione degli studi ed aprire allo studente le vie de
La Torre di Guardia: lavorare per Geova! il che significa impegnarsi negli studi biblici, fare servizio di campo e adattarsi ad umili incarichi in qualche “Bethel” come operaio, giardiniere, cuoco, ecc. ed il giovane si sarà così completamente “realizzato”!
In questo settore i tdG possono presentare un’esperienza molto significativa. In un articolo autobiografico di F.W. Franz, l’autore narra come, essendo avviato agli studi universitari – il 3° anno all’Università di Cincinnati - era stato scelto, per la sua buona disposizione allo studio delle lingue, per una borsa di studio all’Università di Oxford, in Inghilterra. Nel 1914, a 20 anni, lascia l’università per dedicarsi completamente alla WTBTS e, all’epoca, quando è stato scritto questo articolo, all’età di 93 anni presiedeva tutta l’organizzazione mondiale dei tdG. (
La Torre di Guardia, 1° maggio 1987, pp. 23-30)
Continuando, in un articolo di
Svegliatevi! dell’8 gennaio 1987, si riporta il pensiero di un giornalista del
Daily News di New York in cui si fa una critica all’esito degli studi universitari, per due motivi: si imparano solo delle cose che serviranno a guadagnarsi da vivere, ma
“la sapienza si ottiene solo con gli anni”. Secondo, i laureati vengono più facilmente coinvolti nelle
“tentazioni materialistiche”, cioè nel consumismo e nell’esibizionismo
Svegliatevi!, 8 gennaio 1987, p. 15
L’istruzione universitaria per che cosa vi prepara?
ALCUNI anni fa il giornalista Bill Reel scrisse un articolo pubblicato dal Daily News, un giornale di New York, in cui presentò alcuni fatti degni di nota circa l’istruzione universitaria.
“Cosa sapete dopo quattro anni di istruzione superiore?”, chiedeva. “Non molto, senza offesa. Oh, può darsi sappiate molte cose sui poeti romantici o sui pittori del Rinascimento o sulla tecnologia dei computer o sulle tecniche contabili. Spero abbiate imparato abbastanza da guadagnarvi da vivere. . . . Ma nessuno sa molto a 22 anni. Non avete ancora vissuto abbastanza. La sapienza si ottiene solo con gli anni (sottolineatura mia). Perciò siate umili.
“Quando prendete la laurea siete pieni di sogni per il futuro. Purtroppo la maggior parte delle vostre aspirazioni non si realizzerà. Non voglio demoralizzarvi, ma tanto vale che sentiate la verità: Quando avrete ottenuto i beni che tanto desiderate, ammesso che li otteniate, e quando avrete conseguito i successi che perseguite, ammesso che li conseguiate, non vi soddisferanno. Invece, proprio nell’istante in cui vi aspettereste di gioire del trionfo, vi sentirete vuoti anziché appagati, depressi anziché esultanti, agitati anziché tranquilli”.
In quanto alle tentazioni materialistiche (sottolineatura mia) che si sarebbero presentate a questi laureati, Reel fece notare che “tutte le riviste che si rivolgono ai giovani americani intelligenti, raffinati e ricchi — in altre parole, che si rivolgono a voi — sono piene zeppe di pubblicità di automobili scintillanti e di alcool inebriante e di abiti chic e di apparecchi stereo sofisticati e di prodotti di bellezza esotici. I mezzi di informazione sperano di attirarvi in un’ininterrotta orgia di esibizionismo consumistico. Cercheranno in ogni modo di persuadervi che avete un urgente bisogno di ciò che solo desiderate. Tenteranno di confondere i bisogni e i desideri nella vostra impressionabile mente.
“Molti di voi saranno sedotti da questi melliflui manipolatori dei mezzi di informazione, abili nello sfruttare i lati deboli del vostro carattere. . . . I vistosi oggetti che possederete non vi daranno assolutamente nessuna soddisfazione. Anzi, accade il contrario. La caccia ai beni materiali è un insaziabile appetito che vi logorerà l’anima”.
Ancora, una testimonianza americana siglata
“S.B. Stati Uniti” riferendosi all’articolo sopra citato conclude con queste parole:
“Sebbene sia troppo tardi per me, spero che i giovani che leggeranno l’articolo si rendano conto che l’istruzione universitaria non li prepara assolutamente per nulla. Penso con rimpianto a quegli anni della mia vita” (perduti all’università).
Svegliatevi!, 22 agosto 1987,p. 28
I lettori ci scrivono
Istruzione universitaria
Non appena ho letto il vostro articolo intitolato “L’istruzione universitaria per che cosa vi prepara?” ho pensato fra me: ‘Ecco un’altra critica all’istruzione universitaria’ (8 gennaio 1987). Ma pensandoci bene, ora che ho finito l’università posso veramente apprezzare quei consigli. Sebbene sia troppo tardi per me, spero che i giovani che leggeranno l’articolo si rendano conto che l’istruzione universitaria non li prepara assolutamente per nulla. Penso con rimpianto a quegli anni della mia vita. (sottolineatura mia).
S. B., Stati Uniti
Ad una critica perché
Svegliatevi! ha approvato i due interventi sopra riportati senza nessuna annotazione critica ma, approvandoli con il silenzio, la rivista risponde garbatamente di condividerne il contenuto:
“ … con poche parole scelte con cura (il giornalista)
ha presentato alcune tesi piuttosto valide che meritano attenta considerazione”
Svegliatevi!, 8 novembre 1987, p. 28
I lettori ci scrivono
Istruzione universitaria
Mi ha molto deluso il fatto che nella vostra pagina “I lettori ci scrivono” abbiate pubblicato una lettera sull’istruzione universitaria (22 agosto 1987). Dovete ammettere che l’articolo “L’istruzione universitaria per che cosa vi prepara?” (8 gennaio 1987) era ingiusto e per nulla obiettivo e che in ultima analisi la decisione di andare o no all’università dev’essere presa con senso di responsabilità e a livello personale. Sono sicuro che avete ricevuto lettere che dissentivano dall’articolo. Conosco molti che l’hanno letto e hanno pensato che esprimesse un punto di vista ristretto e ingiusto, ma voi non avete mai pubblicato nulla per indicare che la pensate diversamente. Ora che sono passati sei mesi pubblicate una lettera che esprime vedute altrettanto ristrette e che è d’accordo con l’articolo.
T. B., U.S.C., Stati Uniti
In realtà, finché lei non ci ha scritto, non era giunta alla nostra attenzione nessuna lettera che non fosse d’accordo con quanto detto nell’articolo sull’istruzione universitaria. Conveniamo che è una questione personale decidere se andare all’università o no. Ciò nondimeno abbiamo pensato che l’articolo di mezza pagina, basato sui commenti di un noto giornalista, contenesse alcuni pensieri molto acuti e che fanno riflettere. Per quanto la conoscenza che si acquista all’università possa essere preziosa, non la si può paragonare alla saggezza che si ottiene attraverso l’esperienza. L’articolo metteva in dubbio il valore pratico di alcune cose che si imparano all’università e presentava un punto di vista realistico sulla possibilità che hanno gli studenti universitari di realizzare le loro aspirazioni. Metteva anche in guardia contro il cercare di conseguire obiettivi materialistici. Ovviamente, il giornalista citato non ha trattato tutti gli aspetti dell’argomento, ma riteniamo che con poche parole scelte con cura abbia presentato alcune tesi piuttosto valide che meritano attenta considerazione. — Ed. (sottolineatura mia)
Rispondendo ad una osservazione di un lettore anonimo, degli Stati Uniti, un articolo di
Svegliatevi! del 22 gennaio 1985 afferma di sentirsi
“costretto a ribadire i pericoli dell’ambiente universitario.
Ecco i motivi:
1) anche se ci sono eccezioni, lo spirito della istruzione universitaria è generalmente contro la fede di Dio ed a favore delle filosofie umanistiche.
2) È contraria al consiglio di Gesù e dell’apostolo Giovanni (Matt. 6,19-21) che parla di non accumulare tesori sulla terra, 1 Giov. 2,15-16 che parla di chi smarrisce la retta via.
3) Favorisce l’immoralità e la permissività.
4) C’è poco tempo, è più proficuo servire il Signore.
Svegliatevi!, 22 gennaio 1988, p. 28
I lettori ci scrivono
Istruzione universitaria
Non sono d’accordo né con l’articolo “L’istruzione universitaria per che cosa vi prepara?” (8 gennaio 1987), né con la lettera pubblicata nel numero del 22 agosto 1987. Conosco personalmente giovani che sono andati all’università e che fanno un lavoro interessante oltre ad avere un solido matrimonio cristiano. La vita non consiste solo nell’imparare cose pratiche. Mentre facciamo una passeggiata nel bosco, guardiamo le stelle, impariamo a giocare a tennis o leggiamo un libro sull’arte, non facciamo nulla di pratico, ma queste cose possono arricchire enormemente la nostra vita.
A. J. M., Stati Uniti
Siamo d’accordo che si possono trarre molti vantaggi dall’accresciuta conoscenza offerta dagli istituti di istruzione superiore. Allo stesso tempo non dimentichiamo i benefìci che la società ha ricevuto da uomini come Thomas Edison e Henry Ford, i quali avevano poca o nessuna istruzione ufficiale. Non condanniamo la cosiddetta istruzione superiore come tale e riaffermiamo quello che abbiamo già detto, cioè che è una questione personale decidere se andare o no all’università. Nello stesso tempo, ci sentiamo costretti a ribadire i pericoli dell’ambiente universitario.
Primo, anche se ci sono delle eccezioni, lo spirito dell’istruzione universitaria è generalmente contro la fede in Dio e a favore delle filosofie umanistiche.
Secondo, l’istruzione universitaria di solito dà risalto al fare carriera nel mondo e al conseguire il successo materiale, contrariamente al consiglio di Gesù e dell’apostolo Giovanni. — Matteo 6:19-21, 25-34; 1 Giovanni 2:15, 16.
Terzo, l’ambiente universitario promuove in genere uno spirito di indipendenza e di permissività, che porta all’immoralità sessuale e all’abuso di droga, cose a cui molti giovani fanno fatica a resistere. Incoraggiamo i giovani a continuare ad acquistare accurata conoscenza, specie quella contenuta nella Bibbia, perché fa ottenere la vita eterna. (Giovanni 17:3) Li incoraggiamo anche ad acquistare quelle capacità necessarie per condurre una vita utile e produttiva, ponendo in rilievo le parole di Gesù riportate in Matteo 6:33, di continuare a cercare prima il Regno di Dio e la sua giustizia.
E quarto, c’è poco tempo. (Luca 21:34-36; Efesini 5:15, 16) Il modo più proficuo di impiegarlo è quello di servire il nostro Creatore. — Ed.
Per concludere riporto un articolo di
Svegliatevi! del 1985 dove si passa in rassegna la programmazione scolastica di molti paesi, in chiave negativa, chiude con questo pensiero:
“Il fallimento delle scuole è solo un aspetto della crescente prova che il dominio dell’uomo non soddisfa (Ger. 10:23). Gli avvenimenti del mondo dimostrano al di là di ogni dubbio che presto Dio prenderà in mano l’amministrazione della terra (Luca 21, 10-20: discorso sulla fine del mondo).
Sotto il suo regno non ci sarà né alfabetismo né “schulaugst” (apprensione da scuola)” (
Svegliatevi!, Uno sguardo alle scuole delle grandi città, 22 settembre 1985, pp. 3-10).
Mi chiedo:
è vero, non bisogna nascondere che la scuola oggi attraversa grosse difficoltà per una continua ricerca di funzionalità più rispondente alle richieste dei giovani che la frequentano e neppure va ignorato come attorno alle scuole girino traffici illeciti e ignobili che non possono non creare preoccupazioni serie per i genitori, ma va anche detto che non per questo la scuola va “demonizzata” in tutto quello che propone, tranne che il semplice imparare a leggere, scrivere e fare operazioni matematiche, come vorrebbero i tdG.
La paura che sta sotto questo “filo spinato ideologico” credo sia duplice: quella che il giovane maturi un senso critico autonomo per cui potrebbe mandare in crisi l’insegnamento del
La Torre di Guardia ed allora si dovrebbero prendere provvedimenti estremi come la “disassociazione”;
l’altra, quello che il troppo impegno per la scuola tolga al giovane il tempo necessario per frequentare la Sala del Regno e conseguentemente non prestare il dovuto servizio di campo con la vendita della letteratura e se le rotative della Watch Tower Society non girano neanche incassano.
Ciao
Bruno