Educazione dei figli W 15 agosto 2002 pag 30-31

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mancagraziella
00lunedì 17 dicembre 2007 09:46
domande dai lettori.
Che guida provvedono le Scritture in merito all'educazione dei figli nel caso in cui un genitore sia tdg e l'altro no?
Parte prima.
Il genitore tdg che ha il coniuge non credente può trovare una guida in merito all'educazione dei figli in due principi biblici fondamentali. Uno è questo "Dobbiamo ubbidire a Dio come governante anzichè agli uomini "(atti 5:29).L'altro è "Il marito è capo della moglie come anche il Cristo è capo della congregazione "(efesini -5:23).Quest'ultimo principio vale non solo per le mogli che hanno il marito Testimone ma anche per quelle che non hanno il marito Testimone .(1 Pietro 3:1)Come può un padre o una madre Testimone trovare un equilibrio fra questi principi quando si tratta dell'educazione dei figli?
Se il marito ètdg, ha la responsabilità di provvedere alla famiglia sia in senso materiale che spirituale.(1 Timoteo 5:8)Anche se forse la madre non credente trascorre più tempo con i figli, il padre dovrebbe educare i figli impartendo loro istruzione spirituale a casa e portandoli alle adunanze cristiane,dove beneficeranno dell'istruzione morale e della sana compagnia.
Cosa ne pensate ? I versetti da loro citati sono in qualche modo dei principi per l'educazione dei figli?
Auguro a tutti una buona giornata ,Grazia.
mancagraziella
00lunedì 17 dicembre 2007 14:54
domande dai lettori.
parte seconda.
Che fare se la moglie non credente insiste nel voler portare i propri figli nel proprio luogo di culto o nell'insegnare loro le sue credenze?Può darsi che la legge del paese le dia il diritto di farlo.Se i figli saranno indotti o no a compiere atti di culto in tali luoghi può dipendere molto dalla qualità dell'insegnamento spirituale impartito dal padre.Man mano che i figli crescono,l'istruzione spirituale impartita dal padre dovrebbe aiutarli a seguire la verità della Parola di Dio.Che gioia proverebbe il marito credente se i figli decidessero di schierarsi dalla parte della verità!

Se la madre è tdg,deve rispettare il principio dell'autorità e al tempo stesso preoccuparsi del benessere eterno dei figli.(Corinti 11:3)In molti casi il marito incredulo non obietterà se la moglie testimone dà una educazione morale e spirituale ai figli, e le adunanze del popolo di Geova danno un aiuto in tal senso.La madre può aiutare il marito non credente a capire i vantaggi dell'istruzione edificante che i figli ricevono grazie all'organizzazione di Geova.Può sottolineare con tatto l'utilità di inculcare nei figli i principi morali della Bibbia,visto il livello morale sempre più basso del mondo in cui vivono.

Tuttavia il marito incredulo potrebbe insistere che i figli seguano la sua religione,portandoli nel suo luogo di culto e dando loro un educazione religiosa conforme alla sua fede.Oppure potrebbe essere contrario alla religione in generale e non volere che ai figli venga impartita alcuna istruzione religiosa .Come capofamiglia ,la responsabilità di decidere spetta primariamente a lui.

Pur rispettando l'autorità del marito ,in qualità di cristiana dedicata la moglie ricorderà l'atteggiamento degli apostoli Pietro e Giovanni ,i quali dissero "In quanto a noi non possiamo smettere di parlare delle cose che abbiamo visto e udito".(Atti 4:19,20)Per riguardo verso il benessere spirituale dei figli ,la madre Testimone troverà le occasioni per impartire loro una guida morale.Ha la responsabilità dinanzi a Geova di insegnare ad altri ciò che sà essere vero, e i suoi figli non fanno eccezione.(Proverbi 1:8; Matteo 28:19,20)Come può la madre Testimone risolvere questo dilemma?
segue.....
Grazia

mancagraziella
00lunedì 17 dicembre 2007 15:32
domande dai lettori.
Parte terza e ultima .
Prendiamo ad esempio la questione del credere in Dio.Forse la moglie Testimone non è in grado di tenere uno studio biblico vero e proprio coi figli perchè il marito non è d'accordo.Dovrebbe per questo astenersi completamente dal parlare di Geova ai figli? No.Le sue parole e le sue azioni rispecchieranno naturalmente la sua fede nel Creatore.Senza dubbio i figli le faranno delle domande in merito.Lei dovrebbe sentirsi libera di esercitare il suo diritto alla libertà di religione esprimendo la propria fede nel Creatore,anche quando parla ai propri figli.Benchè forse non sia in condizioni di tenere uno studio biblico coi figli o di portarli regolarmente alle adunanze ,può impartire loro conoscenza riguardo a Geova Dio.Deuteronomio 6:7.

In quanto alla relazione fra un Testimone e il coniuge incredulo ,l'apostolo Paolo scrisse:"Il marito incredulo è santificato in relazione alla moglie, e la moglie incredula è santificata in relazione al fratello;altrimenti ,i vostri figli sarebbero realmente impuri,ma ora sono santi".(1 Corinti 7:14)Geova considera santa relazione coniugale a motivo del coniuge credente e considera santi i figli.La moglie Testimone dovrebbe fare del suo meglio per aiutare i figli a comprendere la verità,lasciando poi le cose nelle mani di Geova .

Crescendo, i figli dovranno decidere quale posizione assumere in base alle informazione ricevute dai genitori .Potrebbero voler agire in armonia con le parole di di Gesù."Chi ha più affetto per padre o madre che per me non è degno di me."(Matteo 10:37)è anche comandato:"Figli ,siate ubbidienti ai vostri genitori unitamente al Signore".( Efesini 6:1)Molti giovani hanno deciso di"ubbidire a Dio quale governante " anzichè a un genitore non Testimone ,pur andando incontro a difficoltà da parte di quest'ultimo.Come sarebbe gratificante per il genitore Testimone vedere i propri figli decidere di servire Geova nonostante l'opposizione!
A voi il commento! Grazia
berescitte
00mercoledì 19 dicembre 2007 18:34
Io lo trovo sostanzialmente equilibrato. Nessun marito al mondo ha il diritto di proibire alla moglie di manifestare la propria fede ai figli. Mica sono suoi i figli! Sono alla pari della moglie.* Perciò lui ha la libertà di insegnare loro l'ateismo e la moglie la fede.

Ma se sono entrambi premurosi circa il bene dei figli eviteranno di presentare le loro posizioni come totalmente inconciliabili. Esse infatti possono essere superate dall'amore reciproco (che a quanto pare bypassa anche la fede), possono essere "spiegate" e "comprese" e perciò "tollerate" in un certo senso con la soggettività, la ricerrca non completata sull'argomento, il tempo che è mancato per approfondirlo, l'accenno alla varietà di religioni che ci sono nel mondo, e infine - ma non da ultimo - il rispetto per le persone, come lo ebbe Gesù per tutti quelli che lo circondavano e nessuno dei quali era "cristiano".

Basta insomma che, oltre lo scritto, non si autorizzi la moglie a fare ricatti al marito "oppositore". E che essa si mostri premurosa della di lui salvezza invece di catalogarlo come "carne da macello per il prossimo "pasto serale di Geova"...
______________________________
* Parlo dal punto di vista giurido laico. Come cristiano penso che non siano di nessuno dei due, ma siano di Dio che li ha affidati loro in amministrazione fiduciaria.
mancagraziella
00giovedì 20 dicembre 2007 19:51
re Berescitte
Carissimo, purtroppo io non la penso così e le spiego il perchè.
Loro scrivono : Se il marito è tdg ha la responsabiltà di provvedere ai figli in senso materiale e spirituale, e se il coniuge è non credente si presupone di una religione ,è sempre il padre tdg che provvederà all'educazione spirituale dei figli portandoli alle adunanze cristiane dove riceveranno dell'istruzione morale e della sana compagnia .Questo non è corretto ,perchè offende le altre religioni.

Ma se la moglie non credente supponiamo cattolica e voglia portare i propri figli in chiesa ed assistere alle funzioni religioni in questo caso cosa bisogna fare? Quì non abbiamo una risposta .

Se invece la madre è tdg ,il marito supponiamo cattolico non deve obbiettare se la moglie tdg porterà i figli alle adunanze per ricevere l'educazione morale e spirituale.in questo caso la moglie tdg deve aiutare il marito a capire i vantaggi dell'istruzione edificante(ma per favore!) che i figli ricevono grazie all'organizzazione di Geova .

Se il marito è cattolico ,o di una qualsiasi religione la responsabilità spetta primariamente a lui, ma se la moglie è tdg dovrebbe sentirsi libera di esercitare il suo diritto alla libertà religiosa.

Tutto ciò io invece lo trovo ambiguo perchè sappiamo benissimo come considerano i tdg tutte le altre religioni, quindi la moglie tdg con il marito cattolico o di un altra fede difficilmente porterà i propri figli ad assistere ad una messa , difficilmente battezzerà il figlio con rito cattolico e dfficilmente i figli verranno cresimati .Allora mi pongo una domanda :Ma quando deve esercitare il suo diritto alla libertà religiosa il coniuge di un altra religione?Un saluto caloroso Grazia [SM=x570865]

Lily Marleen
00giovedì 20 dicembre 2007 22:35
In effetti a giudicare dall'articolo parrebbe che la moglie "incredula" non abbia voce in capitolo. Cioé in pratica può scegliere solo di lasciar educare i figli dal marito Tdg... Ed eventualmente convertirsi, sennò affari suoi.
Sembrerebbe che l'articolo suggerisca un atteggiamento tipo "a chi dei due genitori i figli devono volere più bene, se solo uno dei due è Tdg?" [SM=x570915]
D-Diego
00venerdì 21 dicembre 2007 17:14
Re:
Lily Marleen, 20/12/2007 22.35:

In effetti a giudicare dall'articolo parrebbe che la moglie "incredula" non abbia voce in capitolo. Cioé in pratica può scegliere solo di lasciar educare i figli dal marito Tdg... Ed eventualmente convertirsi, sennò affari suoi.
Sembrerebbe che l'articolo suggerisca un atteggiamento tipo "a chi dei due genitori i figli devono volere più bene, se solo uno dei due è Tdg?" [SM=x570915]




Quoto, quoto, [SM=x570923]

Diego


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