on questo non voglio negare che in effetti il matrimonio sia sacro, ma vorrei anche che si contemplasse la possibilità che quando si è giovani si commettono anche degli errori di valutazione e questi errori potrebbero far vivere male per tutta la vita.
In tal caso, ci potrebbero essere gli estremi perché il matrimonio venga considerato nullo. Se due si sono sposati secondo il rito cattolico non sapendo pienamente che cosa questo comportasse e non essendo sufficientemente maturi per sobbarcarsi le responsabilità di una tale decisione, si potrebbe, infatti, configurare una situazione in cui i suddetti non si siano offerti in piena libertà e consapevolezza l'uno all'altro e quindi il matrimonio possa essere ritenuto materialmente difettoso.
Questo, da Gesù in avanti non venne più concesso, ma il divorzio a causa di “fornicazione” o adulterio sì però! O sbaglio?
In questo passo “porneia” (fornicazione), per i cattolici (e per la maggioranza degli esegeti), ha un significato che non può essere ricondotto a quello di “adulterio”, ma indica una situazione di concubinato. Che i coniugi diventino una sola carne, poi, è proprio quello che ha detto Gesù.
E addirittura S.Paolo scrisse che il coniuge che diveniva credente (cristiano) se riceveva opposizione spietata dal marito (o moglie) poteva ritenersi libero dal suo matrimonio – diritto Paolino - (dov’è finita qui la sacralità del matrimonio??)
Il cosiddetto “privilegio paolino” non si applica ad un matrimonio celebrato in Chiesa, ovviamente, al matrimonio sacramento. Fermo restando che nessuno obbliga un coniuge a proseguire una convivenza che per questi potrebbe risultare troppo fastidiosa se non, addirittura, pericolosa. La separazione è sempre possibile, è la celebrazione di un secondo matrimonio che non è lecita.
Ma un coniuge innocente si può definire peccatore??
No, se non si risposa.
Un coniuge tradito dalla propria moglie o marito può sempre rivolgersi al Tribuanle Ecclesiastico e cercare di dimostrare che questa o questo non ha assunto il vincolo matrimoniale con la retta consapevolezza al fine di far dichiarare nullo il medesimo. Qualora non ci fossero gli estremi per far ciò... beh... mi sembra che Cristo abbia detto “prendete la vostra croce e seguitemi” non “prendete la vostra bicicletta e seguitemi”.
E perché soffrire per tutta la vita per un errore giovanile? Questo non lo vedo come un rifiuto della “Grazia” che Dio ha dato col matrimonio perché se questo matrimonio poi si rivela fallimentare, si dovrebbe avere la possibilità, con la comprensione di Dio, di poter rimediare in qualche modo.
Se non c'era piena consapevolezza rispetto a quello che si stava per fare ed al suo significato, se si era troppo immaturi per il passo che si andava per compiere, come dicevo sopra, si potrebbero configurare gli estremi per una dichiarazione di nullità da parte di un Tribunale Ecclesiatico.
La situazione di padre/figlio mi sembra una situazione diversa da quella del matrimonio in quanto i coniugi si “scelgono” e poi si sposano, ma padre/figlio non si scelgono.
Proprio perché i coniugi si sono scelti la loro relazione è un vincolo ancora più incindibile di quello che lega un genitore ad un figlio. I figli non li scegliamo, ma scegliamo solo di averli. I coniugi li scegliamo, per cui...
La Chiesa non contempla la possibilità di divorziare ma Gesù sì, in base alle Scritture succitate.. e far questo non mi sembra che comporti il “voltare le spalle a Dio”.
A parte il fatto che per un cattolico questa distinzione non ha alcun senso, come ti dicevo, la fornicazione di cui qui si parla non può essere intesa come “adulterio” (almeno nel senso stretto del termine).
Questo è molto confortante, ma le parole di Gesù il Giovanni 6,51-54 mi fanno capire che anche l’Eucarestia è essenziale per ottenere la vita eterna. Come mai quella scrittura fa capire così ma la CC diversamente?
L'Eucaristia è il sacramento che ci unisce a Cristo nel modo più intimo. Ora, chi, pur avendo la possibilità di usufruire di questo sacramento (di questo mezzo della Grazia di Dio) lo rifiuta, rifiuta la Grazia di Dio e si rende peccatore, perdendo quella Grazia santificante che ci rende santi e meritevoli di salvezza. Ora chi non può prendere la comunione non lo può fare perché è già in stato di peccato e, pertanto, questo passo non lo riguarda.
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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)