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Corpo direttivo e cibo a suo tempo

Ultimo Aggiornamento: 15/09/2011 19:05
15/09/2011 19:05
 
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Si viene disassociati se si frequenta un parente ex tdg che non abita nella stessa casa?



Visti gli andirivieni di luce intermittente degli ateriosclerotici di Brooklin, cerchiamo di ricapitolare alcuni punti:

1) Si viene certamente disassociati se si frequentano ex, si possono però soccorrere se sono in fin di vita tipo affogare in un lago o se gli si buca una ruota per strada.

2) Si possono frequentare i parenti che vivono sotto lo stesso tetto a meno che non causano scandalo con il loro comportamento (tipo convivenza senza essere sposati ecc...) in questo caso i nominati perdono gli incarichi.

3) I nominati perdono gli incarichi se frequentano regolarmente i loro parenti disassociati che non vivono sotto lo stesso tetto.

4) E' scritto in linea generale di non frequentare i parenti che non abitano sotto lo stesso tetto.

Questi punti sopra menzionati sono certi e chiari.
Veniamo ora al punto "dolente":

Si viene disassociati se si frequentano i parenti stretti che non vivono sotto lo stesso tetto?

1962 No, ma la frequentazione non deve diventare un'abitudine:

La torre di Guardia del 15/6/1962 pag 41:



"Se il mio fratello carnale, che è disassociato, viene da un'altra città a visitarmi con la sua famiglia, li posso invitare a entrare e a restare per la notte se è necessario? — E. T., Stati Uniti
d'America.

La disassociazione di un membro della propria parentela non annulla la naturale parentela di carne e sangue. Per esempio, la disassociazione non infrange il vincolo coniugale.
Quindi, se un fratello carnale che è disassociato visita la sua famiglia per motivi non di unità cristiana, ma di parentela familiare, i congiunti sono tenuti a riceverlo con cortesia per tale naturale ragione terrena, non, certamente, per avere associazione spirituale con lui e trattarlo come un membro della congregazione, ma semplicemente per considerare la parentela familiare e altri argomenti mondani.
Bisogna essere ragionevoli in questa circostanza, e se il parente è di un'altra città e quel giorno non può tornare a casa, ma ha bisogno
d'alloggio per la notte, non vi sarebbe nulla di male qualora gli si mostrasse la cortesia di farlo restare per la notte, semplicemente
perché questo parente e quelli che sono con lui sono intimi per legami di carne e sangue, nonostante che non lo siano per ragioni spirituali.
Naturalmente, non sarebbe bene incoraggiare frequenti associazioni solo per avere rapporti familiari. Questo ostacolerebbe l'adempimento
dei propri obblighi verso il Signore Dio e potrebbe mettere in pericolo la propria salute e integrità spirituale. Il principio menzionato in Matteo 12:47-50 (Ri) dovrebbe esser tenuto
presente."

1964 SI, se la frequentazione diventa un'abitudine:

La torre di Guardia del 15/1/1964 pag 41:


"Nel caso del parente disassociato che non abita nella stessa casa, i rapporti con lui sono pure limitati a ciò che è assolutamente necessario. Come per il lavoro secolare, questi rapporti sono limitati
e anche eliminati completamente se è possibile.
Un punto importante da notare è che, benché vi siano vincoli naturali che possono giustificare rapporti occasionali, i legami spirituali sono completamente troncati, non si può parlar di cose relative all'adorazione con i parenti disassociati.
Che fare se una persona espulsa dalla congregazione visita improvvisamente parenti dedicati? Che deve fare in tal caso
il cristiano? Se è la prima volta che viene fatta la visita, il cristiano dedicato può, se la coscienza glielo permette, mostrare
riguardi familiari in questa particolare occasione. Ma se la coscienza non glielo permette, non ha l'obbligo di farlo. Se gli
usa cortesia, il cristiano deve però specificare che questa non deve diventare un'abitudine. Se lo diventa, ciò non è diverso dall'associarsi a qualsiasi altra persona disassociata, e va contro lo spirito del decreto di disassociazione. Si dovrebbe far comprendere al parente disassociato che ora le sue visite non sono benvenute come prima, quando camminava rettamente con Geova. — 2 Giov. 9-11.
È indispensabile che i cristiani dedicati della congregazione rendano chiaro al parente disassociato mediante le loro azioni
che il suo modo d'agire è disapprovato dalla famiglia. Devono mantenere una ferma determinazione per i giusti princìpi.
Il malfattore deve comprendere che la sua posizione è completamente cambiata, che i suoi fedeli parenti cristiani disapprovano completamente la sua empia condotta e mostrano tale disapprovazione
limitando i rapporti a quelli inevitabili "

1971 SI, se insiste nel frequentarlo:

Ministero del Regno, 2/1971 p. 2:


“Lealtà a Dio quando un familiare è disassociato. Il servitore di congregazione considera i consigli contenuti alle pagine 700-702 de “La Torre di Guardia” del 15 novembre 1970 e nel libro “Lampada”, pag. 178. L’amore verso Dio e la lealtà verso la vera adorazione ci dovrebbero spingere a rispettare il decreto di disassociazione. Se qualcuno persiste in un’associazione che non è assolutamente necessaria con un familiare disassociato che vive fuori di casa, il comitato dovrebbe amorevolmente aiutarlo a capire i principi inerenti e a conformarsi ai consigli biblici. Se un disassociato non abita nella casa, 2 Giovanni 9-11 mostra che non lo dovremmo “mai ricevere nella nostra casa né rivolgergli un saluto”. L’insistenza a trascurare il comando biblico di “ cessar di mischiarci in compagnia” di tale persona può condurre alla disassociazione, ma questa non dovrebbe essere la ragione della nostra ubbidienza, non è vero? Se amiamo Geova, ubbidiamo alla sua Parola”.

1975 NO, questione di coscienza ma non si viene disassociati:

La torre di Guardia del 15/1/75 p 55 afferma:


"In quanto ai disassociati che vivono fuori casa, ciascuna famiglia deve decidere fino a che punto li frequenterà. Questa non è una decisione che gli anziani possono prendere per loro. Se un genitore va a visitare un figlio o a trovare i nipoti e gli è permesso entrare nella casa cristiana, questo non interessa gli anziani. Egli ha il diritto naturale di visitare i suoi parenti"

1983 SI, se ci si svaga insieme si viene disassociati:

Lettera della betel agli anziani (SCB:SSC 5.8.83)


"Se un fratello carnale insiste di passare le vacanze col proprio fratello dovrebbe essere ammonito facendogli notare il pericolo che incorre nell'avere associazione con questa persona. Se insiste nel volersi associare con tale persona allora valgono le informazioni della W 1.1.82 dove sono indicati i possibili motivi per cui un parente potrebbe anche associarsi ad un disassociato, solo comunque per stretta necessità. Ma passarci le vacanze insieme non è una di quelle cose strettamente necessarie. Quindi la persona potrebbe essere soggetta alla disassociazione se persiste in questo "

1984 SI, la disassociazione è ancora presente:

Lettera della betel agli anziani (SSE 15.9.84)


"Chi non tenesse in nessun conto l'ammonizione di non avere un'ingiustificata associazione con un disassociato, non sarebbe un esempio e potrebbe perdere gli speciali privilegi nella congregazione Oltre a ciò, se malgrado l'aiuto a vedere le cose dal punto di vista di Dio e forse ripetute ammonizioni, non smettesse di associarsi con la persona espulsa, potrebbe essere oggetto lui stesso alla disassociazione W 1.1.82 p 26"

1987 NO, non si viene disassociati ma si perdono gli incarichi:

Lettera della betel agli anziani (SCD:SSE 10.4.87)


"La W 1.1.82 p 31 mostra che il disassociato deve comprendere che con la disassociazione ha perso molte cose: "La piacevole compagnia dei fratelli, inclusa gran parte dell'associazione che aveva con i parenti cristiani". Cosa si intende con ciò? Innanzi tutto l'associazione spirituale? In altre parole non si intratterranno piacevolmente col disassociato nel consultare pubblicazioni, anche se usate in modo correttivo. Che dire dell'associazione a scopo di svago? La stessa rivista a p 30 dice: "I cristiani imparentati con un disassociato che non vive in casa con loro dovrebbero sforzarsi di evitare l'associazione non necessaria." Per ciò che riguarda l'intervento degli A. verso il fratello dedicato che ha un parente disassociato che non vive in casa, W 15.1.75 p 55 afferma: "In quanto ai disassociati che vivono fuori casa, ciascuna famiglia deve decidere fino a che punto li frequenterà. Questa non è una decisione che gli A. possono prendere per loro. Se un genitore va a visitare un figlio o a trovare i nipoti e gli è permesso entrare nella casa cristiana, questo non interessa gli A. Egli ha il diritto naturale di visitare i suoi parenti". Perciò lo stabilire quanto un cristiano potrà frequentare un parente disassociato è una cosa che egli stesso dovrà determinare. Ovviamente se dovesse mantenere un contatto evidentemente non necessario e la congregazione trovasse da ridire sul suo comportamento, verrebbe considerato non esemplare e gli verrebbero negati speciali privilegi di servizio "

1994 NO, non si viene disassociati:

lettere agli anziani (SSD 20.12.94)


"Vi invitiamo a considerare la questione del fratello A. riguardo all’ospitare in casa propria il figlio disassociato, mantenere con lui rapporti di lavoro, accudirlo lavandogli la biancheria, ecc., di carattere strettamente personale. Non spetta alla congregazione valutare le circostanze e le necessità familiari dei propri componenti o determinare se un figlio debba o non debba essere ospitato da suo padre, anche se si tratta di un disassociato. Non crediamo neppure sia opportuno definire il padre complice della condotta errata del figlio perché lo ospita in casa sua. La cosa sarebbe diversa se il padre permettesse a suo figlio di avere una condotta riprovevole in casa, per es. se il figlio convivesse con un’altra persona, ospitare i due conviventi come se fossero marito e moglie. Quando si dovrebbe prendere in considerazione il comportamento del fratello e la sua esemplarità di nominato? Nel caso egli avesse associazione spir. con suo figlio, o tentasse di giustificare o scusare la sua condotta errata. Ks 103, 104 Crediamo che quanto abbiamo detto sia sufficiente per aiutarvi a ridimensionare il problema e aiutare la congregazione a non sindacare su questioni di carattere personale e familiare. Non è quindi il caso di concedere al fratello limiti di tempo perché cerchi sistemazioni familiari e di alloggio diverse o modifichi i suoi eventuali programmi di lavoro"

2000 NO, il libro ks sembra chiaro in proposito:

lettere agli anziani (SCA:SSB 17.3.00)


"Il libro Ks alle p. 1034 spiega che nessuno può porre delle regole sull’associazione che fratelli hanno con parenti disassociato, ameno che non vi sia associazione spirituale. O un tentativo di giustificare o scusare la condotta errata. La situazione attuale è che il figlio disassociato ora vive per conto proprio e in una condizione contraria ai princìpi delle Sacre Scritture. Il fratello dovrebbe tener conto di quanto indicato nella W 1.1.82 p. 30, dove è spiegato che un cristiano imparentato con un disassociato che non vive in casa con lui dovrebbe sforzarsi di evitare l’associazione non necessaria, riducendo al minimo anche i contatti d’affari. Quello che poi aggrava la situazione è che regolarmente accoglie il figlio con la convivente sia pranzando insieme che con altri parenti. Non dimostra così di approvare tacitamente la condotta del figlio disassociato? Non è questo un tentativo di scusare tacitamente una condotta errata come una convivenza? (Ks 118) Ci sembra di capire che c’è un’ulteriore aggravante, in quanto i contatti col figlio disassociato avvengono anche in presenza di altri fratelli battezzati. Essendo un A. nominato, dovrebbe essere esemplare nella sua condotta e dimostrarsi leale alle norme esposte nella Parola di Dio mantenendo così una buona coscienza. (1Tm 1:19, 3:7, 13; Tito 1:9) Per cui desideriamo che sia esaminata la sua situazione ed essere aggiornati sulla questione e sulle decisioni prese."


Dopo questa lettera non ho più trovato nulla al riguardo, dai documenti sopra esposti sembra che dal 1987 non si disassocia più il tdg che frequenta il parente disassociato, le ultime riviste e il ks 2010 benchè scoraggino la frequentazione, non si pronunciano in merito alla disassociazione, però mentre il ks del 1991 specificava che "nessuno può porre delle regole sull’associazione che fratelli hanno con parenti disassociato" il nuovo testo, tace in proposito, sembrerebbe che il CD stia di nuovo sterzando in direzione della disassociazione, ma non abbiamo prove al riguardo, se qualcuno ha una lettera o una pubblicazione dopo il 2000 che sia chiara su questo argomento, me lo faccia sapere urgentemente.

ciao
[Modificato da (Mario70) 25/09/2011 19:59]

"Il messaggio è chiaro. Il nostro amore per Geova dev’essere più forte del nostro amore per i familiari che gli divengono sleali.
Oggi Geova non mette immediatamente a morte quelli che violano le sue leggi.
Amorevolmente dà loro l’opportunità di pentirsi delle loro opere ingiuste. Ma come si sentirebbe Geova se i genitori di un trasgressore impenitente continuassero a metterLo alla prova frequentando senza necessità il loro figlio disassociato?"(La torre di Guardia 15 luglio 2011 pagine 31)
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