L’episodio di Abramo pronto a sacrificare a Dio il suo figlio Isacco è emblematico della essenza disumana di certi culti che prescrivono la cieca obbedienza a un essere ultramondano e alle norme stabilite da chi, in suo nome, pretende e fa credere di parlare.
Si, capisco la tua riflessione, perché quando si parte da una lettura umana, senza la luce della fede, è normale arrivare a queste conclusioni. Per tentare di vedere le cose da un altro punto di vista, se avrai la pazienza di leggerla, ti propongo questa meditazione:
http://www.gliscritti.it/approf/dachille/d_achille.htm#m3
E’ certo comunque che il vecchio testamento va letto con attenzione, perché spesso è paradigma e simbolo. Isacco viene spesso considerato come figura di Gesù Cristo, che da Dio Padre è ugualmente sacrificato per noi, ecco infatti che il cammino di Abramo ed Isacco verso il sacrificio dura tre giorni, come tre giorni Gesù sta nel ventre della terra e sia Gesù che Isacco sono “l’unico figlio” e “il figlio che il padre ama”.
“Anteporre l’amore e il rispetto per un dio all’amore e al rispetto per gli uomini vuol dire spogliarsi sostanzialmente di una parte della propria umanità per somigliare sempre più ad un freddo automa.”
Dio stesso non vuole che l’amore per Lui venga anteposto a quello fra gli uomini, chiede anzi che l’amore verso Dio si realizzi proprio nell’amore verso gli uomini. Non a caso nel Nuovo Testamento si dice : “se stai vicino all’altare per fare un sacrificio e ti ricordi che hai qualcosa in sospeso con tuo fratello, vai prima a fare pace con lui”, ed anche “Non potete dire di amare Dio che non vedete, se non amate gli uomini, che vedete”. L’amore cioè è uno solo, e viene da Dio.
Sandro
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Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia (Matteo 5,11)