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Esperienze di vita vissuta.

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2008 14:41
23/08/2008 08:33
 
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Da un sentiero di morte alla via della vita

PER molti anni la mia vita è stata segnata dalla droga: ero un tossicodipendente. Cominciai con gli stupefacenti leggeri e finii per prendere anche quelli più pesanti, come l’LSD. La droga per me divenne sinonimo di liberazione da qualsiasi tipo di problema, personale o sociale. E, purtroppo, incoraggiai anche altri giovani a intraprendere questo stesso sentiero, un sentiero di morte.
La polizia mi sorvegliava, dato che ero segnalato alla squadra narcotici come spacciatore. Non nascondo che avevo paura, perché sapevo cosa voleva dire un mio eventuale arresto: anni e anni di carcere! Vivevo nell’angoscia, è vero, ma questo non bastava a farmi cambiare vita.

I miei genitori cercarono di aiutarmi, facendomi ricoverare in una casa di cura per malati di mente. Si sperava che i farmaci e le cure avrebbero risolto il mio problema, ma appena uscii i miei si resero conto che neppure le cure mediche potevano farmi cambiare. Cercarono di aiutarmi facendomi parlare con un prete. Non servì a nulla neanche questo. Davanti a lui fumai marijuana e bevvi tranquillamente, incurante della sua presenza. Non ne volevo proprio sapere di cambiare vita!
Oriana, la mia fidanzata, non voleva nella maniera più assoluta che continuassi a vivere in questo modo, e io non volevo perderla: all’apparenza, era un ottimo incentivo per smettere. E invece cominciai a drogarmi di nascosto. Ad Oriana facevo credere di essere malato. Ben presto divenni un vero e proprio relitto umano. Continuavo a promettere a me stesso che avrei smesso, che ce l’avrei fatta, ma era tutto inutile. Non facevo che inoltrarmi sempre più in quel sentiero di morte.

Volevo sposarmi al più presto con Oriana, così, per fare alcuni lavori nel nostro appartamento, contattammo un imbianchino la cui moglie era testimone di Geova. Questa signora ci parlò della sua fede, ma devo dire che sulle prime l’argomento colpì più Oriana che me. Dalla lunga conversazione che ci fu, tuttavia, capii che i Testimoni credono fermamente che Dio renderà ben presto questa terra un paradiso e che la gente vivrà su di essa per sempre in pace.
Volevo constatare di persona se era vero che “già al presente i testimoni di Geova mostrano amore e rispetto fra loro”, come sosteneva quella signora, così andai alla Sala del Regno con Oriana. Mi sentivo in imbarazzo per via dei miei capelli lunghi e del mio modo di vestire trasandato, ma l’accoglienza che mi riservarono i Testimoni fu tale che mi sentii subito a mio agio: mi ispiravano fiducia! Era evidente che fra di loro il sincero amore e il rispetto reciproco erano già una realtà.

Da quel giorno cominciai a frequentare regolarmente le adunanze cristiane e a studiare la Bibbia con i testimoni di Geova. Mi tagliai i capelli e cambiai il mio modo di vestire. Anche se con notevoli sforzi, riuscii a smettere definitivamente di fumare e di drogarmi. (2 Corinti 7:1) Mi resi conto, tuttavia, che c’era un altro grave problema nella mia vita: senza accorgermene ero diventato alcolizzato. Quando bevevo mi mettevo nei guai, diventavo litigioso, provavo una gelosia morbosa per Oriana, cadevo in uno stato di profonda tristezza. (Proverbi 23:29-35) Ma mi sforzai di migliorare: con l’aiuto di Geova, col potente sostegno della preghiera e con l’aiuto dei fratelli cristiani riuscii a sradicare dalla mia vita anche questo brutto vizio.
Mia moglie ed io ci battezzammo il 23 agosto 1974. La nostra vita, grazie alla verità, adesso aveva un senso. Poiché avevo riacquistato fiducia in me stesso, mi ero guadagnato la stima sul lavoro. Sia io che mia moglie guadagnavamo bene. A un certo punto, però, ci rendemmo conto che in questo modo avevamo poco tempo da dedicare al nostro sacro servizio. Comprendemmo che per stringere una più profonda relazione con Geova dovevamo cambiare qualcosa nel nostro modo di vivere, altrimenti c’era il rischio che l’amore iniziale per la verità si raffreddasse. Così, nel 1979, intraprendemmo il servizio di pioniere, dedicandoci in misura più piena all’opera di predicazione.

Perché presi questa decisione? Ebbene, dove sarei oggi senza la luce della verità? Chi percorreva con me il mio stesso sentiero di morte adesso o è alcolizzato, o non ha più una famiglia, o è in prigione, o è addirittura morto. La liberazione io l’ho conosciuta solo tramite il messaggio biblico. Non bastavano né buone cure, né forza di volontà: ci voleva una forte motivazione. E il cercare di stringere una vera amicizia con Geova, il Creatore, mi ha dato questo incentivo. Ora il mio sincero desiderio è di fare tutto il possibile per aiutare chi è schiavo della droga, come pure chi è afflitto o cerca la liberazione dai propri problemi. Impegnandoci nell’opera cristiana, mia moglie ed io abbiamo fatto proprio questo. Abbiamo avuto il privilegio di aiutare decine di persone ad incamminarsi lungo la via della vita: tra queste anche tre che io stesso in passato avevo condotto sulla strada della droga. Attualmente presto servizio come sorvegliante di circoscrizione nell’Italia settentrionale.

È vero, la droga è proprio un sentiero che prima o poi conduce alla morte, o comunque a una vita vuota, senza alcun futuro. Non ho parole per esprimere la mia gratitudine a Geova Dio! Mi ha indicato la via per uscire dal buio in cui vivevo: la via della vita, una strada piena di luce che porta a un futuro eterno. — Narrato da Ruggero Polotti.
TG 1/08/89
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