Un articolo interessante e divertente, che mi trova anche piuttosto solidale, dato che io abito a pochi metri dalla chiesa del paese, e che tutte le mattine, da 17 anni a questa parte, vengo svegliato alle 6,30 da 90 (novanta) rintocchi di campana...
Divertente anche il riferimento ai TdG e ad altre religioni.
Fra parentesi, si può aggiungere che l'estensore di questo articolo ha dimenticato di precisare che benché i TdG non suonino le
campane, suonano (spesso) i
campanelli.
Achille
“Per chi suona la campana...”
Tra una sbornia e l’altra Hemingway raccomandava di non mandare mai a chiedere “per chi suona la campana” perché invariabilmente suona per ognuno di noi. Va bene, prendiamola per buona, tocchiamoci dove sappiamo noi, e andiamo avanti per dire che nei tempi andati la campana faceva ndin, ndon, ndan, il gallo chicchirichì e poi c’era qualcosa che non ricordo ma che comunque in qualche maniera aveva a che fare col mezzodì. Adesso le campane fanno ancora ndin, ndon, ndan, ma purtroppo sempre più forte e sempre più spesso, il gallo continua a fare chicchirichì ma sempre più raramente non potendo, impegnato com’è in ben più appaganti concerti con le galline, perdersi dietro loro a tutte le ore, ed io che non c’entro un bel niente con tutta questa cagnara mi becco delle arrabbiature tremende ed i rimbrotti di mia moglie per la mia volgarità. Invece che per ognuno di noi come pretendeva Hemingway, io ho l’inquietante impressione che la campana della mia parrocchia, suoni solo per me, anche se non per l’ultimo viaggio, spero, almeno per adesso. Ovviamente chiarisco dicendo che se è vero, come pretendono i Cristiani, che la Divina Provvidenza ha assegnato ad ognuno di noi un ben preciso compito, al mio parroco deve aver assegnato quello abbastanza antipatico di rompermi le scatole mettendosi a scampanare quando, dopo una mattinata di duro riposo, verso le tre del pomeriggio m’appisolo… e lui, porca miseria, pare aver atteso giusto quel momento per scatenarsi facendomi sussultare, e rendendomi furibondo contro il mondo intero per qualche minuto, e vietato ai minori per parecchie ore. Io, rimasto per certi aspetti all’antica, m’illudo che non rompendo l’anima a nessuno, nessuno la debba rompere a me, neppure col pretesto di salvarmela. Ed invece, al solito, sbaglio perché, zacchete, puntuale come una cambiale, verso le tre, invece di schiacciare il pisolino, mi vien la voglia di schiacciare tutti i preti del mondo ostinati a non capire che i culti riguardano esclusivamente i loro fedeli e non l’intero genere umano. Siccome la sgradevole faccenda si ripete ogni pomeriggio, cerco, a scuola, di “mettere mezzi” con suor Carolina, che, non essendoci delinquenza organizzata dalle parte di Caserta, dov’è nata, è andata a combatterla in Sicilia accanto all’eroico don Puglisi lasciato solo nel suo martirio da quella Chiesa che ora mira a farlo santo. “Senti un po’Carolì – la supplico –, non potresti dire al parroco di smetterla con questo sconcio delle campane alle tre del pomeriggio?” Non mi lascia nemmeno finire. E come se le avessi chiesto di farsi musulmana mi guarda meravigliata: “Mario, ma a quell’ora c’è il Rosario. Come si fa? E poi, via, le campane mettono allegria!” Capisco che è inutile insistere: “omnia munda mundis”. Lo so anch’io che le campane suscitano allegria specie se suonano a morto per qualcuno che ci è particolarmente odioso. Ma dico: non potrebbero rallegrarci ad un’ora più decente? E poi, a parte il fatto che a quell’ora la gente, se non riposa, lavora, e quindi a tutto pensa tranne che a recarsi in chiesa, mi domando se valga la pena per i pochi sfaccendati che la frequentano di disturbare un’intera comunità. Laddove lo scocciante parroco, che pure è mio assiduo lettore, farebbe meglio a darsi una calmata scampanatoria ed a distribuire un foglietto con l’orario dei riti senza infastidire tutti: ci metterebbe più tempo forse, ma farebbe meno chiasso di certo. Poi alcuni amici sostengono che sono io ad avercela con una Santa Madre Chiesa mentre, alla luce dei fatti, è lei ad avercela con me, non avendo mai io svegliato mai non solo parroci, ma nemmeno diaconi, accoliti, chierichetti, sacrestani, catecumeni e chi più ne ha, più ne metta. Ora, per quel che mi riguarda, dico soltanto che se la Chiesa vuol continuare a fregare i fedeli tanto sciocchi da rimpinzarla di soldi, padronissima. Però lasci a noi altri poveri miscredenti la libertà di rispondere al telefono senza che le sua campane coprano la nostra voce e quella di chi ci sta parlando e ci lasci dormire. In fondo anche il sonno ha dei connotati liturgici: non sarà magari eterno come quello d’una sua nota e ben remunerata preghiera, ma sempre riposo è. In pratica non voglio zittire le campane ma pretendo semplicemente che le loro suonate siano come le supposte: una al mattino ed una alla sera, se si eccede, infastidiscono Va bene, cioè malissimo, in Italia c’è libertà di culto, e non solo di quello, per cui ognuno, in pratica, può fare quel che più cavolo gli piace. Però, se in ossequio a questa libertà, oltre ai cattolici si mettono a scampanare anche israeliti, testimoni di Geova, anabattisti, calvinisti, luterani, presbiteriani, mormoni e, tanto per dare un esotico tocco di tolleranza, aggiungiamoci anche muezzin impegnati a strillare come ossessi che Allah è grande e Maometto è il suo profeta, qui rischiamo di finire tutti al manicomio e di allestire al posto d’un sacro rito, una cagnara del diavolo. Quindi, prima di adire le vie legali, da noi più intasate e dissestate di quelle terrestri, invito i campanari di qualsiasi chiesa a darsi una regolata ritenendo iniquo che un libero cittadino, voglioso di dormire quanto gli pare e piace, debba svegliarsi per le mene di vecchi parroci paranoici. Per cui, pregherei costoro, quando convocano le loro pecorelle, di lasciar perdere campane, campanelle o campanacci che s’addicono più ai montoni che non a loro e di limitarsi ad affiggere alle porte delle chiese, così come per il tariffario delle messe, il programma con l’orario delle funzioni, caricandone le spese ai fedeli desiderosi della loro razione di culto settimanale. Altrimenti per il principio delle pari opportunità, bandirò una crociata per l’edificazione delle non-chiese. Costruzioni, cioè, dove i laici possano stipare tutto quanto produca rumori sgradevoli. E specialmente trombe cui dar fiato non appena essi incominceranno ad imperversare con le loro campane. Insomma, capovolgendo la famosa frase di Pier Capponi, se essi suonano le loro campane, noi suoneremo le nostre trombe. Che, anche se non saranno quelle del Giudizio, sicuramente serviranno a farlo riacquistare a quei tanti preti che scampanando a tutte le ore, dimostrano, se mai l’hanno avuto, d’averlo perso. Nirta4@interfree.it
(06.10.2007)Mario Nirta
Fonte:
www.larivieraonline.com/news.asp?id=1710[Modificato da Achille Lorenzi 07/10/2007 07:44]