TEATRO. L’ “ASTRA” GREMITO COPRE DI MERITATI APPLAUSI I PROTAGONISTI DI “LA VITA È COME UNA SCOREGGIA DI MUCCA...”
Quei 4 monelli... nell’aldilà ci riportano qui ridendo
Il minimusical berico elaborato dal testo di Giordano Bruno Traversa è inconsueto e coinvolgente
In un mondo altro si ritrovano i nostri contemporanei seguaci di fedi religiose diverse
Nessuno ha trovato, a decesso sopraggiunto, quel che il suo credo aveva promesso. E così...
Antonio Stefani
VICENZA
Modesta (e soprattutto gratuita) proposta agli strateghi del marketing incaricati di curare la promozione pubblicitaria del nuovo teatro municipale: arruolate questo spettacolo per l’inaugurazione e vedrete che ne parlerà tutto il mondo. La gente si aspetta le solite proposte, da Shakespeare a Verdi, da Mozart a Pirandello? Ebbene, voi stampate una moltitudine di manifesti annuncianti a caratteri cubitali il seguente titolo: La vita è una scoreggia di mucca: intensa, aromatica ma terribilmente breve. Scommettiamo che il botto mediatico è assicurato?
Ok, nella certezza che un suggerimento tanto originale quanto economico non verrà mai accolto, provvediamo invece a informare i nostri lettori che l’allestimento in questione esiste per davvero.
E che l’altra sera all’Astra, dov’è stato presentato nell’ambito del festival cittadino Babybuskers, ha riempito e allietato la sala.
Tanto inconsueto nell’intestazione, il minimusical berico elaborato dal testo di Giordano Bruno Traversa – perché di questo si tratta, con tanto di suonatori dal vivo – lo è pure nel tema che tratta. Siamo nell’aldilà, dove si ritrovano quattro nostri contemporanei seguaci di fedi religiose diverse nessuno dei quali però, dopo l’improvviso decesso, ha trovato quel che il suo credo gli aveva promesso. Vale per il commercialista ligure becco e dedito al buddismo come per la cattolicissima perpetua nostrana,
per il testimone di Geova (con cravatta e borsello) come per il mago napoletano modello New Age al peperoncino. E allora, che si fa? Beh, karma e gesso.
Per esempio, si possono scambiare due chiacchiere, esporre i rispettivi punti di vista su una gamma d’argomenti che vanno dalla reincarnazione alla Bibbia, dai numeri del lotto all’arte delle pulizie (“Satana si nasconde nelle fughe delle piastrelle” annuncia l’ipervicentina Modesta, una che ha visto la luce spolverando i banchi della chiesa), dall’amore (esercizio più o meno spirituale) al cibo, con ficcanti triangolazioni tra polenta e pepata di cozze, tofu e soia e pesto alla genovese.
Irriverente? No, divertente. E persino spiritosamente intelligente.
Tra parodia e paradosso, cabaret e tabarin, canzoni e passi di danza, il quartetto di monelli in scena – David Riganelli, Igi Meggiorin, Enrico Gaspari e Antonella Del Chele – conduce il gioco sino alla sorpresa finale, quella della formazione d’una band in viaggio tra terra e spazio denominata, non a caso, gli Angeli Perfetti, strappando applausi assieme all’occhio divino – un malandato televisore – con il quale dividono il palco.
Aggiungeteci il brioso accompagnamento di Massimo Tuzza alla batteria, Lorenzo Pignattari al basso e Fabio Cardullo alla chitarra, e avrete tutti gli elementi di un intrattenimento spassoso ma, considerando l’argomento e i tempi che corrono, per nulla immotivato.
A renderlo perfetto, basterebbero due accorgimenti: l’inserimento d’un musulmano e d’un induista, giusto per rendere universale lo sberleffo laico, e una seconda mano di regia.
Fonte:
www.ilgiornaledivicenza.it/ultima/oggi/Spettacoli/A.htm
Peccato non essere stati a Vicenza....
Achille