26/09/2007 15:26 |
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Si è difeso respingendo ogni addebito il marocchino di 26 anni arrestato venerdì dai carabinieri del Lido con l'accusa di violenza sessuale nei confronti dell'ex convivente. E, per dimostrare di non aver commesso alcun reato, ha prodotto un filmato registrato con una webcam collegata al computer, che documenterebbe il rapporto sessuale finito sotto accusa, ma anche i momenti precedenti e successivi. «Dalla registrazione risulta chiaro che era consenziante», ha spiegato l'extracomunitario al giudice che ieri mattina lo ha interrogato alla presenza del suo difensore di fiducia, l'avvocato Barbara Mariano.
Ora quel filmato dovrà essere visionato. Nel frattempo, il legale ha chiesto la concessione degli arresti domiciliari per il suo assistito, che attualmente si trova in carcere.
Il marocchino, residente regolarmente a Venezia, di cui omettiamo il nome per evitare che possa essere identificata la vittima della presunta violenza sessuale, ha parlato a lungo per dimostrare la sua innocenza. Al giudice ha spiegato che la relazione con la ragazza che lo ha denunciato, e con la quale ha due figli, si trascina in maniera tempestosa da anni. A rendere difficili i rapporti, a suo dire, vi sarebbero in particolare motivi religiosi: la ragazza è Testimone di Geova e la sua famiglia avrebbe sempre osteggiato la loro relazione. Il marocchino ha dichiarato al gip che l'ex convivente lo avrebbe denunciato per difendersi di fronte ai genitori, i quali non volevano che lo rivedesse e chiedevano spiegazioni in merito alla prosecuzione dei loro rapporti. A riprova della sua versione, il ventiseienne ha indicato anche alcuni testimoni, i quali sarebbero in grado di riferire che lo scorso agosto, dopo la presunta violenza sessuale, la coppia si sarebbe recata tranquillamente a riprendere i figli che giocavano ai giardini e sarebbe andata a mangiare il gelato assieme ad una coppia di amici. La ragazza sarebbe poi rientrata a casa assieme al marocchino, passando la notte con lui. La denuncia è stata presentata tre giorni più tardi.
La versione della ragazza è ben diversa: riferisce di violenze, e anche di minacce di morte ricevute. Quanto al rapporto finito sotto accusa, nella querela dà atto di sapere che era stato videoregistrato, e spiega di aver finto di essere consenziente in quanto l'uomo l'aveva minacciata a bassa voce.
L'inchiesta è coordinata dal sostituto procuratore Massimo Michelozzi, al quale spetterà il compito di verificare la versione difensiva.
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