“perdonami ma sei un po ingenuo...”
In cosa sei laureato per sparare giudizi simili sulla cultura umanistica altrui?
“mi dici che la mia considerazione, circa le maggiori conoscenze dei traduttori antichi, possa valere per quelli del III° secolo ma non per l'anno 1000...conosci gli emanuensi”
Cosa c’entra? Secondo te gli amanuensi nel medioevo sapevano l’ebraico? Neppure sapevano il greco nel 99% dei casi, neppure gente dotta come Tommaso d’Aquino. Se prendi un libro di storia del pensiero medievale scoprirai che la gente che sapeva il greco si contava sulle dita di 2 mani in tutto l’impero. (Per copiare non serve capire, e neppure saper leggere) Inizia a leggerti “L'Amour des lettres et le désir de Dieu” di Jean Leclercq per farti qualche idea sul tipo di cultura umanistica (prettamente latina) che avevano i monaci o gli studi di Alain de Libera della Sorbona di Parigi sul curriculum di studi nelle università medievali. Credi forse che tra le sette arti liberali del trivium e del quadrivium ci fosse l’ebraico? Ma hai mai fatto studi sulle università nel medioevo?
E poi, per l’ennesima volta:
cosa diavolo c’entra l’anno mille? stiamo parlando dell’ottocento.
“quello che voglio farti capire è che durante i secoli poche altre cose si sono aggiunte alla traduzione "accurata" dei primi secoli”
Ma di che traduzione parli? Che ne sai degli apporti della filologia alle scienze traduttive? Hai mai tradotto qualcosa in vita tua dall’ebraico e dal greco o parli solo per dar aria alla bocca? Se non sai cosa voglia dire tradurre evita di esporci le tue considerazioni basate sul nulla. Hai mai letto una rivista filologica dove si discute su come tradurre un versetto, o una discussione di lessicologia su una radice ebraica? No? E allora di cosa parli?
Per libri come l’Ecclesiaste o il Cantico dei Cantici la ricerca non è mai finita, per il NT stesso s’è aperta una nuova branca di studi basata sulle retroversioni in aramaico dei Vangeli che ci hanno svelato sensi fino a 50 anni fa impensabili, per non parlare poi del proseguimento degli studi sul giudaismo del II Tempio che hanno rintracciato molte espressioni evangeliche nella letteratura rabbinica coeva chiarendole, e poi c’è Qumran, che nell’ottocento si sognavano e che ci ha fatto fare balzi da gigante alla ricerca lessicologica, testuale, e persino glottologica.
“in quanto ai versetti di cui tu parli che non si riesce a tradurre e vengono interpretati a caso, ebbene essi rimarranno così..in eterno probabilmente...”
Non credo proprio, visto che rispetto ad un secolo fa s’è fatta molta luce su decine di espressioni formulari che parevano non avere signidicato ma poi sono state rintracciate grazie al confronto con altre opere antiche che ne hanno chiarito il senso.
“le regole grammaticali antiche”
Guarda che il concetto di “grammatica” non è stabile nel tempo. Tu credi che se avessi parlato ad un romano dell’età dei Gracchi di "genitivo" e "dativo" avrebbe capito cosa gli stavi dicendo? La standardizzazione di una lingua, il trovare delle regole al suo interno, non è un fenomeno quasi mai coevo alla lingua antica stessa, che non si imparava sui libri ma parlandola. Ad esempio le prime grammatiche che tentarono di riconoscere le norme a quella che era la lingua tedesca, le grammatiche “descrittive”, sono di appena 4 secoli fa. E per le grammatiche normative dobbiamo aspettare l’illuminismo, come ad es. la grammatica di Schöttel. Ciò non toglie che, anche senza rendersi conto che una tal desinenza del proprio parlato era incasellabile come genetivo, nel XIII secolo parlavano comunque l'
antico alto tedesco.
Ad maiora
[Modificato da Polymetis 27/08/2007 21:58]
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)