la rivelazione cristiana ci assicura alcuni punti fondamentali riguardo la sofferenza e la morte, al contempo ci mette in guardia dalle facili spiegazioni.
ci viene assicurato che non è Dio la fonte della sofferenza e che non la desidera per nessuno, Dio ci ha creati per la vita e per la felicità, la morte e la sofferenza è stato un “incidente di percorso” frutto del libero arbitrio degli angeli e degli uomini liberi di scegliere tra la vita e la morte, tra la gioia e la sofferenza.
ci viene assicurato che Dio è sempre fedele al suo progetto originario e non è il peccato degli uomini a farlo desistere dal suo proposito di renderci partecipi della sua stessa felicità
dopo la caduta, Dio non rimane insensibile al cataclisma conseguente al peccato ma passo dopo passo prepara l’umanità all’evento dell’incarnazione e quando i tempi sono maturi il Figlio eterno del Padre, colui che dall’eternità viene generato dal Padre e da lui eternamente amato, si incarna assumendo la natura umana.
Nell’incarnazione il Figlio annnienta se stesso rinunciando alla gloria che da sempre gli era propria e assumendo la condizione umana si assoggetta alla caducità dei figli di Adamo.
L’amore spinge Dio a spogliarsi di tutto e ad assumenre la condizione dell’uomo decaduto e soggetto alla sofferenza e alla morte.
L’uomo caduto nel più profondo degli abissi viene raggiunto dal suo creatore che assume su di sè le conseguenze del rifiuto dell’uomo di accogliere il progetto di felicità che Dio in principio aveva in mente per ogni uomo.
Nel discendere sin negli inferi della condizione umana, Gesù assume tutto l’uomo; la sua corporietà, la sua anima, la sua intelligenza, il suo cuore, la sofferenza, la debolezza, la paura, la solitudine, la morte.
Disceso sin negli inferi per poi ascendere portando con sè l’uomo nella sua interezza nel più alto dei cieli. Ogni aspetto della condizione umana in Gesù è stato redento. In lui tutto è stato elevato non solo ciò che dell’uomo è più nobile; l’intelligenza, la genialità, la fantasia, la socialità, la cultura, ma anche la sofferenza e la morte.
In Gesù la sofferenza è ora diventata feconda, capace cioè di generare alla vita eterna gli uomini.
In lui ogni sofferenza piccola o grande che sia, diventa come le doglie della gravidanza, ha come sbocco la nascita di una vita nuova. La sua sofferenza ha prodotto per l’uomo il ristabilimento della condizione di figli del Padre in lui che è il Figlio. Ogni nostra sofferenza diventa partecipazione alle sofferenze del Figlio e perciò diventa fecondo, capace cioè di rafforzare nella vita soprannaturale gli uomini.
Venendo nel mondo, Dio non ha eliminato la sofferenza con un colpo di spugna, ma ha preso su di sè tutte le conseguenze del peccato vivendo fin in fondo l’essere uomo.
Perchè? Non poteva togliere ogni sofferenza lui che è Dio?
Lo poteva, ma non l’ha fatto. Poteva salvare gli uomini con un piccolo gesto o una parola, ma no, lui ha scelto di scendere dal suo trono di gloria, ha scelto di spogliarsi di tutto e di farsi annientare dagli uomini che egli stesso aveva creato, ha scelto la strada della condivisione;
“ciò che è tuo (il peccato, la sofferenza, la morte) è mio, e ciò che è mio (la felicità, la vita eterna, la potenza, la gloria) è tuo”.
E’ questo che Dio ci ha detto a chiare lettere scritte non con l’inchiostra ma col suo sangue sul legno della croce.
Non ci ha tolto le conseguenze del peccato nè ci ha dato facili spiegazioni teologiche o filosofiche sul perchè della sofferenza.
Guardando a Cristo crocifisso, ci viene data una certezza; Dio ci ama all’inverosimile, fino alla follia, fino al punto di prendersi lui stesso la colpa dell’uomo e farsi giudicare colpevole e reo di morte da una tribunale umano.
Ci viene assicurato anche che ciò che noi consideriamo senza senso nella nostra e altrui vita (la sofferenza e la morte), anche questo in lui coopera all’avvento del regno della felicità cosmica.
La risposta al senso della sofferenza e della morte che Dio ci dà non è un concetto filosofico, è una persona come noi, in tutto e per tutto uguale a noi nel cui volto vediamo quel Dio che tanto facilmente noi vorremmo condannare e a cui vorremmo gridare tutta la nostra rabbia.
Gesù ci diffida dalle spiegazioni facili (vedi anche la storia di Giobbe) e ci chiede di fidarci completamente di Dio perchè tutto, proprio tutto concorre al bene degli uomini. Non pretendiamo di capire fino in fondo perchè come i cieli distano dalla terra, così i pensieri di Dio distano dai nostri.
"Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro."
"Formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo."
Ezechiele