28 Marzo 2007
Libertà di scelta terapeutica: se a decidere è la religione
Secondo l'articolo 32 della Costituzione italiana "Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge". Ma cosa fare nei casi in cui un individuo, perfettamente capace di intendere e di volere, decide di rifiutare qualsiasi forma di assistenza medica in nome di un credo religioso, o di una propria convinzione che lo può condurre anche alla morte?
E’ questo il tema principale affrontato da Adrienne Martin in un articolo apparso sulla rivista Hastings Center Report. Come si deve comportare ad esempio un medico nei confronti di un testimone di Geova, il quale è convinto che una trasfusione di sangue possa condannare la sua anima all’inferno? La questione, come argomentato dall’autrice, rimane controversa in quanto esistono casi in cui individui apparentemente sani risultano temporaneamente incapacitati di prendere decisioni poiché succubi di convinzioni difficili da sradicare. D’altra parte, con quale autorità il medico, o chi per lui, può giudicare o andare contro le scelte di un individuo, giuste o sbagliate che siano, violando così la sua libertà personale ed il suo status sancito dalla Costituzione?
La risposta, conclude l’autrice, sta nel rispettare l’autonomia del paziente. Ciò implica che il medico deve in qualche modo piegarsi alla volontà di qualsiasi individuo, sempre che ne sia riconosciuta la sua capacità di intendere e di volere. Ma ciò non preclude la possibilità di persuaderlo su quelle che sono le scelte migliori per la sua salute, cercando di convincerlo ad adottare la cura più adeguata senza tuttavia assumere comportamenti intimidatori.
Non la pensa allo stesso modo James Childress, professore di Etica all’Università della Virginia, il quale in un articolo apparso nella stessa rivista, riconosce al medico la possibilità di intervenire in alcuni casi anche contro la volontà del paziente. Secondo l’autore, il medico ha il dovere morale di impedire al paziente di rifiutare cure di vitale importanza o di assumere comportamenti autolesionistici dettati semplicemente da credenze religiose. L’intervento in questi casi sarebbe giustificato da una temporanea incapacità del paziente di giudicare quella che rappresenta la scelta migliore per la sua salute.
Fonte
Martin AM. Competence, capacity and religious belief. Hastings Cent Rep 2007; 37(1): 33-40.
Childress, JF. Must we always respect religious belief? Hastings Cent Rep 2007; 37(1): 3.
stefano massarelli
Link:
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