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«Dialogo e regole per tutti»

Ultimo Aggiornamento: 17/11/2006 19:33
17/11/2006 19:33
 
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Venerdì, 17 Novembre 2006

Cristiani, musulmani, sikh, ortodossi, ebrei ed evangelisti hanno raccontato il loro credo e la vita in provincia

Il vescovo: «Dialogo e regole per tutti»

Tavolo interreligioso convocato ieri dal prefetto per aprire la strada a confronto e conoscenza

«Abbiamo tutta la disponibilità al dialogo perchè la sacralità della vita va riconosciuta senza distinzioni di etnia, cultura o religione. E non bisogna parlare semplicemente di tolleranza reciproca, ma di dialogo e accoglienza nella diversità. È necessario incoraggiare tutto ciò che può essere utile nel territorio per favorire la tolleranza ed evitare il formarsi di ghetti o settarismi. Non possiamo accettare nessuna posizione fondamentalista che porti a veder l'altro come un nemico, ma bisogna parlare di regole che valgono per tutti e di libertà che vale per tutti. Questo è un dialogo interreligioso, dato che il dialogo tra fedi non è tra gli obiettivi di questo tavolo».

Ovidio Poletto, vescovo di Concordia-Pordenone (accompagnato da don Livio Tonizzo), ha raccontato la chiesa cattolica al tavolo interreligioso, convocato ieri pomeriggio dal prefetto di Pordenone, Vittorio Capocelli. E ieri in Prefettura erano presenti molte religioni (mancavano Scientology che conta circa 500 adepti in provincia, e i Testimoni di Geova che ne contano circa 600): i rappresentanti della comunità musulmana Kais Harbouche e Abdellah Bendriss; dell'associazione Italia Ghana il pastore Francis Acquah; della chiesa ortodossa padre Octavian Schintee; dell'associazione sikh welfare onlus Jaspal Singh Panesar; dell'associazioje indiani sikh Baiwa Satwuinder Singh; il pastore della chiesa cristiana evangelica battista, Giuseppe Miglio, e il presidente della comunità ebraica di Trieste Andrea Mariani.
L'incontro di ieri è servito da "presentazione": una sorta di fotografia scattata dai presenti per raccontare il loro credo e la loro disponibilità al dialogo. Comunque. Anche se con qualche distinguo persino tra i due rappresentanti della comunità musulmana che rappresenta in provincia di Pordenone ben 15 nazionalità presenti da 16 anni nel territorio. «Viviamo bene a Pordenone, finora nessuno ha fatto qualcosa contro di noi e abbiamo tutti i diritti come comunità. Ma abbiamo tantissimi problemi dei quali parleremo», ha detto Abdellah Bendrissi, mettendo in luce soprattutto gli aspetti positivi. Dal canto suo Kais Harbouche, invece, ha voluto sottolineare in primis lo status di «immigrati, a prescindere dalla fede, che lavorano nelle fonderie e dove gli italiani non vogliono più andare. Non è facile dire immigrato perchè vieni guardato male, e la paura dell'altro aumenta se dici musulmano. È più facile avere pregiudizi che ascoltare. E poi i bambini hanno difficoltà di convivenza...».
Problemi, dunque, che hanno fatto solo da sfondo al tavolo interreligioso, ma che sicuramente costituiranno temi importanti dei prossimi incontri. E di possibili problemi per i bambini che crescono ha parlato anche il padre ortodosso Octavian Schintee, raccontando una comunità romena presente dagli anni '90, operai e badanti con i primi laureati. Poi la comunità sikh, molto vasta e riconoscibile dai turbanti e dalla barba; anche loro presenti da quasi 16 anni nel pordenonese dove hanno trovato lavoro e costruito una casa. Ancora il pastore ganese, che ha incentrato il suo intervento sulla via spirituale e sulla presenza del Signore; il pastore della chiesa evangelica battista che conta oltre 10 mila persone in provincia grazie anche alla comunità Usa di Aviano; il presidente della comunità ebraica, molto piccola ma radicata da secoli sul territorio.
Dopo le presentazioni sarà la volta dei problemi da superare possibilmente insieme, «con regole - come ha detto il vescovo Poletto - che valgono per tutti».

Susanna Salvador

Fonte: gazzettino.quinordest.it/VisualizzaArticolo.php3?Codice=3154558&Luogo=Pordenone&...

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