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che strano racconto ! Esodo cap. 4 vers 1-26 X qualcuno che ne sa di più !!!

Ultimo Aggiornamento: 24/07/2006 22:10
16/07/2006 18:26
 
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Nel capitolo 4 dell'Esodo si parla dell'incarico che Dio da a Mosé di portare fuori il suo popolo dall'Egitto. Ma dopo un 'cordiale colloquio' tra Mosé ed il suo Dio i versi 24,25,26 dicono :
"24 Ora avvenne lungo la via, nell’alloggio, che Geova lo incontrò e cercava il modo di metterlo a morte. 25 Infine Zippora prese una selce e recise il prepuzio di suo figlio e fece in modo che esso gli toccasse i piedi, e disse: “È perché mi sei sposo di sangue”. 26 Di conseguenza egli lo lasciò andare. In quel tempo essa disse: “Sposo di sangue”, a causa della circoncisione."
Ma che vuol dire ?

Leggere dal verso 1 vi aiuterà a capire la mia domanda.

Ma voleva mettere a morte Mosè dopo che lo aveva istruito su come guidare il suo popolo? Improvvisamente si ricorda che il figlio di Mosè non è circonciso e lo vuole uccidere?

Boh! Che strano comportamento!

Grazie per la collaborazione!

[Modificato da freeriderone 16/07/2006 18.27]

[Modificato da freeriderone 16/07/2006 18.28]

[Modificato da freeriderone 16/07/2006 18.29]

16/07/2006 19:08
 
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Ho trovato un commento del bibliusta ravasi qui: www.novena.it/ravasi/2003/312003.htm

«...Di lei [Zippora] vogliamo in finale rievocare uno strano episodio che risale alle origini del suo matrimonio con Mosè. Il racconto biblico è allusivo e oscuro, pieno di tensione: «Mentre Mosè era in viaggio, nel luogo dove pernottava, il Signore gli venne contro e cercò di farlo morire. Allora Zippora, presa una selce tagliente, recise il prepuzio del figlio Ghershom e con quello toccò i piedi (cioè i genitali) di Mosè e gli disse: Tu sei uno sposo di sangue per me. Dio, allora, si ritirò. Essa aveva detto “sposo di sangue” a causa della circoncisione» (Esodo 4,24-26). Il rito della circoncisione che Zippora pratica sul figlio e la circoncisione simulata che compie sul marito placa l’ira divina: così sembra da interpretare questo episodio enigmatico che vede Zippora quasi come una sacerdotessa che celebra il rito tipicò dell’aggregazione al popolo ebraico per suo figlio e suo marito. Curiosamente ancor oggi in arabo “marito” e “circoncisione” sono parole che derivano dalla stessa radice».

E interessante anche questo commento della teologa Lidia Maggi:

«...La narrazione viene bruscamente interrotta da uno degli episodi più enigmatici della Scrittura, pochi versi densissimi, misteriosi ed inquietanti:

Ed avvenne che nel cammino, durante la sosta notturna, il Signore lo raggiunse e cercò di farlo morire. Zippora prese una foglia di selce e tagliò il prepuzio di suo figlio, toccò i suoi piedi e disse: "mio sposo di sangue sei per me". E Dio si ritirò da lui. (esodo 4,24-26).

Mosè sperimenta Dio come presenza oppressiva, come il nemico, l’antagonista, colui che vuole la sua vita. La lotta è furiosa. Dio poco prima lo ha chiamato per salvare la vita del suo popolo ed ora lo vuole morto, attenta alla sua vita. E’ sfuggito alla strage degli innocenti, come sfuggire ore alla morte se lo stesso Dio è contro di lui? Chi libererà il liberatore dagli artigli di Dio? Mosè, a differenza di Giacobbe che per primo lottò con Dio, non è solo. Ha accanto a sé due ali disposte a proteggerlo, sotto le quali può rifugiarsi, quelle della sua fedele compagna.

E’ lei che diventa improvvisamente protagonista della lotta. Non esita a sfidare Dio pur di salvare Mosè, Zippora intuisce il prezzo da pagare come riscatto: circoncide allora suo figlio e con quel frammento di prepuzio tocca i genitali di Mosè pronunciando parole solenni che suonano quasi come un monito contro quel Dio inquietante: "mio sposo di sangue sei per me", le uniche parole che le sentiamo pronunciare direttamente lungo tutta la vita. Una formula liturgica che sembra ristabilire le appartenenze: "giù gli artigli da quest’uomo perché è mio". L’esito del gesto placa l’ira divina. La vita di Mosè è salva. Zippora, figlia di un sacerdote, si rivela a sua volta sacerdotessa compiendo un rituale che salva. E Dio molla la presa lasciando andare la sua preda».

Tratto da www.donne-cosi.org/febbraio2006/Zippora.htm

Gli studiosi sono concordi nel dire che si tratta di un episodio enigmatico e di difficile spiegazione. Anche i TdG sono della stessa idea: «Questo è un passo oscuro e al presente non possiamo determinarne in modo conclusivo l'intero significato» (WT 15/12/1975, pp. 763-764).

Ciao
Achille

[Modificato da Achille Lorenzi 16/07/2006 19.11]

16/07/2006 19:46
 
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Interessante lo spunto di questo studioso sul ruolo che una donna ha avuto in un 'rituale'. Ipotizzo che sia stato messo in rilievo per dare lustro all'importanza della donna nell'ambito del mondo, obiettivo più che lodevole.

Che la Torre di Guardia ammetta francamente che non hanno raggiunto un chiaro discernimento del passo di Esodo è già un buon passo. Se facessero un altro passettino in più, in cui capirebbero che questa è un'ulteriore dimostrazione che non è mai esistito un solo filo conduttore dalla prima pagina della Bibbia fino all'ultima, non sarebbe male.

Infatti, come conciliare l'idea di un Dio amorevole da mandare Suo Figlio come sacrificio per riscattare l'umanità con questo Dio tutto in preda ai suoi sbalzi di umore del capitolo 4 di Esodo? E si continua ancora a sostenere che non c'è stata nessuna evoluzione teologica-dotttrinale nella stessa Bibbia, a partire dai libri del Pentateuco fino ai vangeli di Cristo? Solo un cieco potrebbe non accorgersene (e ci vuole cecità volontaria per farlo).

Ancora una volta questo dimostra che il messaggio biblico cristiano non risiede nel VT ma nel NT, dove sono esposti i VERI principi come l'amare i nemici (nel VT i nemici bisognava odiarli) e dove risiede la vera natura di Dio, quella della compassione e della misericordia.

I Tdg non sapendo porre questo distinguo fra VT e NT e non cogliendo appropriatamente come leggere il VT in prospettiva del NT, compiono un minestrone teologico-dottrinale che li porta poi a conclusioni totalmente errate, come ad esempio la vita eterna sulla terra.

A parte che dev'essere ancora dimostrato che la resurrezione descritta nei libri post-pentateuci sarebbe dovuta consistere in una vita eterna qui sulla terra, ma poi, anche se così fosse, la venuta di Cristo ha cambiato le cose, sia teologicamente, che dottrinalmente, che nei principi morali, per cui ciò che il VT dichiara a noi cristiani non tange assolutamente.
Tange solo leggendolo alla luce del NT. Ecco a cosa serve il VT, per capire meglio il NT.

[Modificato da Bicchiere mezzo pieno 17/07/2006 7.41]

La verità non è qualcosa di statico ma è basata su una conoscenza progressiva, in grado di mettere in discussione anche i precedenti concetti raggiunti usando il modello del metodo scientifico
16/07/2006 20:17
 
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re x Bikky
Bikky scrive : Ecco a cosa serve il VT, per capire meglio il NT.

OK in senso assoluto [SM=g27811] omegabible [SM=g27828]

16/07/2006 23:47
 
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Scritto da: Bicchiere mezzo pieno 16/07/2006 19.46


Infatti, come conciliare l'idea di un Dio amorevole da mandare Suo Figlio come sacrificio per riscattare l'umanità con questo Dio tutto in preda ai suoi sbalzi di umore del capitolo 4 di Esodo?

E si continua ancora a sostenere che non c'è stata nessuna evoluzione teologica-dotttrinale nella stessa Bibbia, a partire dai libri del Pentateuco fino ai vangeli di Cristo? Solo un cieco potrebbe non accorgersene (e ci vuole cecità volontaria per farlo).

Ancora una volta questo dimostra che il messaggio biblico cristiano non risiede nell'AT ma nel VT, dove sono esposti i VERI principi come l'amare i nemici (nel VT i nemici bisognava odiarli) e dove risiede la vera natura di Dio, quella della compassione e della misericordia.


A parte che dev'essere ancora dimostrato che la resurrezione descritta nei libri post-pentateuci sarebbe dovuta consistere in una vita eterna qui sulla terra, ma poi, anche se così fosse, la venuta di Cristo ha cambiato le cose, sia teologicamente, che dottrinalmente, che nei principi morali, per cui ciò che l'AT dichiara a noi cristiani non tange assolutamente.
Tange solo leggendolo alla luce del NT. Ecco a cosa serve il VT, per capire meglio il NT.





Ciao Bicchierino!
Ho tentato di seguire la tua esposizione e di capire quella che dovrebbe essere l'ottica cristiana circa il rapporto che intercorre tra Antico Testamento e Nuovo,e meditavo:posto nei termini in cui l'hai esposto poco sopra,la questione (assai delicata) a mio parere rischia di persuadere il cristiano dell'esistenza di due verità,e due divinità distinte.
Non si può certo dimenticare che Gesù visse la Legge,e invito il popolo tutto a fare lo stesso,...credi che ai suoi occhi essa era realmente priva di giustizia,misericordia e compassione?

So,che in fondo desideravi solo dimostrare come attenendosi all'Antico Testamento e non anche al Nuovo il cristiano rischia di fare confusione.
In realtà,la questione della sopravvivenza dell'anima e del suo destino dopo la morte è stata sempre liberamente dibattuta in ambiente ebraico,e si sono prospettate diverse "possibilità". Come in tanti altri casi,l'ebraismo ha lasciato spazio un pò a queste diverse alternative.Non è univoca la Bibbia ebraica su questo punto,ed "allude" piuttosto che risolvere la questione una volta per tutte,proprio come è nello spirito ebraico,che è più orientato a vivere questo mondo piuttosto che a speculare sull'altro.
Così,ogni ebreo,oggi come all'epoca di Gesù, può liberamente credere che alla morte si "salga in Cielo",ci si reincarni, o si riposi in uno stato di quiescenza in attesa della resurrezione ect...

E' stato detto che i Farisei credevano nell'immortalità dell'anima o a qualcosa di simile al paradiso cristiano.
Non è del tutto errato.
La questione però è un pò più complessa poichè oggi noi sappiamo che Farisei non costituivano un unico blocco monolitico di credenze e dottrine, e tra loro coesistevano anche prese di posizioni diverse.L'ebraismo è più pluralista di quanto si è abituati a credere.

A me viene cmq in mente una storiella tratta dal Talmud,che narra le vicende di un famoso rabbi, che viveva all'epoca del Secondo Tempio.Egli,fu un uomo di grande bellezza interiore,un maestro appassionato,capace di operare miracoli.
Il suo nome era rabbi Chanina ben Dossa.

Un haggadah racconta che la sua amata consorte,prostrata dalla tristezza,chieda a rabbi Chanina di rivolgere una preghiera all'Eterno,per vincere la loro miseria.
Erano davvero poverissimi!Il marito operava miracoli e guarigioni per il popolo,ma non chiedeva nulla per sè.

Chanina non è granchè convinto,resta pensieroso ... e alla fine dice alla donna:"Non capisci?Se noi siamo poveri qui giù è perchè saremo ricchi lassù,dopo,in Paradiso".

E lei:"Perchè non domandi un anticipo?"

Rabbi Chanina alla fine cedette e si rivolse all'Onnipotente.
E la sua richiesta venne accolta.
Dal cielo scese un mano che reggeva una gamba da tavolo in oro!
Ma quella stessa notte,il saggio Chanina vide in sogno il Palazzo Celeste dove dimoravano i Giusti di tutti i tempi,e ciascuno di essi era seduto davanti una tavola d'oro a tre piedi.Vide anche se stesso seduto,solo che... egli pareva più malinconico degli altri.
Osservò meglio e capì:la sua tavola aveva solo due piedi!

All'alba raccontò ogni cosa alla compagna,e questa finì per ammettere che occorreva restituire l'anticipo celeste.
Rabbi Chanina pregò di nuovo, e una mano scese dal Cielo per riprendersi la gamba della tavola in oro.


Morale della Haggadah?
Il fariseo rabbi Chanina ben Dossa credeva a ciò in cui credono oggi la maggioranza dei cristiani:la ricompensa celeste per i giusti sofferenti,in questa vita,su questa terra.


Angela

[Modificato da Topsy 17/07/2006 0.17]

17/07/2006 09:19
 
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X Angy
Ora ho capito perchè posti in diversi forum. Per prendere i complimenti da tutte le parti!!! Un affettuoso abbraccio e al solito bravissima. omegabible [SM=g27836] [SM=x570892]
17/07/2006 14:30
 
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Io interpreto così quell'episodio. Naturalmente non vado oltre la mia veduta soggettiva

Che Dio “cerchi/tenti di far morire” Mosé va capito come modo di esprimersi di chi vede gli eventi, anche fortuiti, come un qualcosa che viene direttamente da Dio. Dio in effetti non ha bisogno di “cercare di”, come se non gli riuscisse. Se voleva Mosé morto lo uccideva e amen! Quindi dovrebbe trattarsi di un malore improvviso di Mosé (una febbre alta? una colica? Un colpo di sole?) che l’agiografo esprime come rischio di vita proveniente da Dio stesso.

La manovra di Zippora che circoncide il figlio e con i brandelli del prepuzio tocca i genitali (piedi) di Mosé dicendo che lui è per lei uno sposo di sangue, rientrerebbe in quella simbolica dei gesti che, uniti alle parole, hanno per i personaggi biblici un’unica valenza semantica (si pensi al profeta che rompe una brocca davanti a re pronunciando la minaccia di Dio). Quel gesto di Zippora dunque comporta, a mio avviso, che essa, coerentemente con quanto ho già detto (che cioè interpretasse quel malore come proveniente da Dio e fosse tal da mettere a rischio la vita di suo marito), lo facesse per significare a Dio, tramite gli organi visti come fonti della vita, sia che il figlio di Mosé aveva bisogno del suo papà, sia che Mosé era suo marito in forza di vincoli di sangue. Quindi esprimeva a Dio vuoi la propria supplica perché guarisse il marito dal malore e non lasciasse il bambino orfano e lei vedova, vuoi la propria volontà di sottomettersi alla legge divina che comportava la circoncisione, fino a quel momento differita.
L'espediente è così carico di fiducia e di accoranmento che riesce a "placare" (e siamo all'antropomorfismo) un Dio che, come sappiamo è la serenità in Persona per natura.
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est modus in rebus
17/07/2006 23:08
 
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Ho sempre letto con una certa perplessità questo episodio.
Mi ricorda la lotta di Giacobbe con l'angelo.
Alla vigilia della sua missione, Mosè, è stato terribilmente provato da Dio, come lo era stato Giacobbe prima del suo ingresso nella terra assegnata.
E' come se Dio volesse, in una sorta di rito semantico-traumatico, per coloro che sono chiamati al suo servizio, che per primo deve "uscire" da sé, deve passare dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita.


















17/07/2006 23:43
 
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Leggendo quei versetti alla luce di Giobbe:-

2:1 Un giorno i figli di Dio vennero a presentarsi davanti al SIGNORE, e Satana venne anch'egli in mezzo a loro a presentarsi davanti al SIGNORE. 2 Il SIGNORE disse a Satana: «Da dove vieni?» Satana rispose al SIGNORE: «Dal percorrere la terra e dal passeggiare per essa». Il SIGNORE disse a Satana: 3 «Hai notato il mio servo Giobbe? Non ce n'è un altro sulla terra che come lui sia integro, retto, tema Dio e fugga il male. Egli si mantiene saldo nella sua integrità, benché tu mi abbia incitato contro di lui per rovinarlo senza alcun motivo». 4 Satana rispose al SIGNORE: «Pelle per pelle! L'uomo dà tutto quel che possiede per la sua vita; 5 ma stendi un po' la tua mano, toccagli le ossa e la carne, e vedrai se non ti rinnega in faccia». 6 Il SIGNORE disse a Satana: «Ebbene, egli è in tuo potere; soltanto rispetta la sua vita».
7 Satana si ritirò dalla presenza del SIGNORE e colpì Giobbe di un'ulcera maligna dalla pianta dei piedi alla sommità del capo; Giobbe prese un coccio con cui grattarsi, e si sedette in mezzo alla cenere. 8 Sua moglie gli disse: «Ancora stai saldo nella tua integrità? 9 Ma lascia stare Dio, e muori!» 10 Giobbe le rispose: «Tu parli da donna insensata! Abbiamo accettato il bene dalla mano di Dio, e rifiuteremmo di accettare il male?»
In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.
------------

Probabilmente si dice che Dio lo voleva morto nel senso che a permesso a Satana di manifestare il tentativo di uccidere Mosè.

Saluti


"""Ci sono due tipi di sciocchi;
quelli che non hanno dubbi,
e quelli che dubitano di tutto"""
18/07/2006 02:09
 
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Re:

Scritto da: parliamonepino 17/07/2006 23.08
Ho sempre letto con una certa perplessità questo episodio.
Mi ricorda la lotta di Giacobbe con l'angelo.
Alla vigilia della sua missione, Mosè, è stato terribilmente provato da Dio, come lo era stato Giacobbe prima del suo ingresso nella terra assegnata.
E' come se Dio volesse, in una sorta di rito semantico-traumatico, per coloro che sono chiamati al suo servizio, che per primo deve "uscire" da sé, deve passare dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita.





Giacobbe e Mosè sono due personaggi importantissimi per la costruzione dell'identita ebraica.Giacobbe è l'antenato delle 12 tribù e Mosè l'insostituibile mediatore della Torah e, l'adesione a quelle legge, sarà decisiva per la coesione dell'ebraismo.

Ed entrambi i personaggi che Dio si è scelto,incontreranno quello stesso Dio come avversario,come un demonio che viene per ucciderli.Ma dalla sfida, entrambi usciranno vittoriosi.

I parralleli tra Genesi 32:23-32 ed Esodo 4:24-26 sono evidenti:
I due racconti culminano in una trasformazione dell'eroe;il cambiamento di stato di Giacobbe è segnato dal suo nuovo nome(diventa Israle),quello di Mosè dalla circoncisione simbolica operata da Zippora;

I due assalti hanno luogo durante la notte;

In Gensei 32 l'aggressore tocca l'anca di Giacobbe,in Esodo Zippora tocca i "piedi" di Mosè;

I due attacchi sono seguiti da un incontro con un fratello che si svolge in modo positivo;

Gli esegeti moderni hanno pensato di trovare una soluzione nell'origine di quegli scritti:si ipotizza che i passi in questione siano vestigia arcaiche e che la divinità che vi appare sia un demonio nato dalla superstizione pagana...in realtà,si potrebbe facilmente dimostrare che Genesi 32 ed Esodo 4,24-26 sono invece dei testi che risalgono a un'epoca recente.

La verità è che,l'aggressione divina trasforma i due personaggi.
Per entrambi si registra un cambiamento di stato legato alla costruzione dell'identità ebraica.
I due racconti fanno parte delle grandi epopee nazionali del popolo ebraico,ma ciò che succede a Giacobbe e Mosè per intervento di Dio annulla tanti bei discorsi...si rischia sempre di leggere in modo trionfalistico le narrazioni delle origini,oppure di banalizzare l'evento con spiegazioni troppo rapide e semplicistiche...

Nei nostri discorsi teologici/dottrinali bisogna resistere alla tentazione di negare il lato inesplicabile del Dio biblico.Brano come questo ce lo ricordano.


Mi perdonerete se ho brutalmente sintetizzato una interessante considerazione di Thomas Romer sull'argomento,che è cmq quello che più sento vicino all'approccio ebraico alla vicende narrate nella Torah.
L'aspetto imprevedibile,inconsueto e a volte distruttivo di Dio stanno descritti lì,sul testo Sacro, per mettere l'uomo in guardia da una visione troppo semplicistica dell'Eterno.
Come dire,quando credi di averLo compreso,alla fine ti renderai ben presto conto che esisterà sempre un aspetto ignoto ed incomprensbile di Dio.
E scontanto che i cristiani leggeranno in maniera diversa il Testo Sacro rispetto agli ebrei,eppure Romani 9,15 ed Esodo 33,19 rammentano ad entrambi la cosidetta "inafferabilità" di Dio ..."Farò grazia a chi vorrò fare grazia e avrò pieta di chi vorrò avere pietà".


Notte [SM=x570894]


24/07/2006 22:10
 
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Concordo con The Red baron difatti se si accetta il bene si deve accettare pure il male da Dio, non fu Dio a creare il male e il bene? Pure Gesu' si sacrifico avendo in se il bene per salvare i fratelli piu' piccolo decise di morire per loro rinunciando alla propria vita e all ultimo ricordate che disse Padre perchè mi hai abbandonato da quel gesto di abbandono si trasformo dopo in un gesto di amore. Non è tanto la prova e' il far capire all uomo il vero amore rinunciare alla propria vita e di non custodirla come un tesoro geloso come fece Gesu'Perchè Dio puo' togliere l anima all uomo in un qualsiasi momento questo vuol far capire difatti che l uomo è di sua proprieta' e al tempo stesso non puo' decidere di trattenere il suo soffio Lui non vuole la morte dell uomo ma per indurimento del cuore dell uomo egli l ha creata difatti lui dice non voglio sacrificio ma misericordia Provo Mose' perchè Dio esalta cio' che prima abbatte ma per il bene dell uomo lo fa. Perchè se non si soffre prima non si puo' capire l amore. L amore si capisce con la sofferenza

[Modificato da superskizzo24 24/07/2006 22.14]

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