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Gandhi scrive:
L'unica differenza consiste nel fatto che in 2 timoteo paolo dice che queste caratteristiche sarebbero state future "ultimi giorni persone saranno" mentre in romani le caratteristiche sono presenti.
La bibbia non si contraddice.Il brano di Timoteo tanto usato dai TDG si spiega da solo, con il suo contesto, mentre la WTS usa solo i primi 5 versetti per tirare acqua al suo mulino.
Infatti se leggi attentamente i versetti dall'8 in avanti potrai notare che:
8 Ora nel modo in cui Ianne e Iambre resisterono a Mosè, così anche questi continuano a resistere alla verità, uomini completamente corrotti di mente, disapprovati riguardo alla fede. 9 Tuttavia, non faranno ulteriore progresso, poiché la loro follia sarà chiarissima a tutti, come lo divenne anche la [follia] di quei [due uomini]. 10 Ma tu hai seguito attentamente il mio insegnamento, la mia condotta, il mio proposito, la mia fede, la mia longanimità, il mio amore, la mia perseveranza, 11 le mie persecuzioni, le mie sofferenze, la sorta di cose che mi accaddero ad Antiochia, a Iconio, a Listra, la sorta di persecuzioni che ho sopportato; eppure il Signore mi ha liberato da esse tutte. 12 Infatti, tutti quelli che desiderano vivere in santa devozione unitamente a Cristo Gesù saranno anche perseguitati. 13 Ma uomini malvagi e impostori progrediranno di male in peggio, sviando ed essendo sviati.
14 Tu, comunque, rimani nelle cose che hai imparato e sei stato persuaso a credere, sapendo da quali persone le hai imparate 15 e che dall’infanzia hai conosciuto gli scritti sacri, che possono renderti saggio per la salvezza per mezzo della fede riguardo a Cristo Gesù. 16 Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, per riprendere, per correggere, per disciplinare nella giustizia, 17 affinché l’uomo di Dio sia pienamente competente, del tutto preparato per ogni opera buona.
Come puoi vedere l'apostolo Paolo DOPO aver descritto i tempi difficili esorta TIMOTEO a RIMANERE NELLE COSE IMPARATE NONOSTANTE QUEI TEMPI DIFFICILI.
La descrizione dei versetti da 1-5 di Paolo erano la PREMESSA alla raccomandazione che stava per fare a Timoteo.
Quindi,possiamo dire che alla luce del contesto, si evince che siamo NEGLI ULTIMI GIORNI gia' dal 1 secolo EV.
Un saluto
Gabry |
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Su questo argomento, posto parte delle pagine da 336-341 del libro “Il segno degli ultimi giorni”, di P. Jonsson e W. Herbst. Gli «ultimi giorni»
È opinione comune che gli ultimi giorni siano il periodo di tempo che immediatamente precede la venuta di Cristo per il giudizio, l'annuncio più prossimo di essa. Ma c'è da chiedersi se tale opinione, che pure è confortata da un pressoché generale consenso, abbia l'indispensabile sostengo delle Scritture. Gesù non adoperò mai, nella sua riflessione escatologica, l'espressione «gli ultimi giorni». Parlò, invece, di ultimo giorno, al singolare, a sempre in riferimento al giudizio finale che sarebbe seguito alla sua effettiva venuta. Inoltre, in tutte le sue esortazioni ai discepoli, egli insiste sul fatto che, nel corso della storia, non ci sarà mai nulla di così notevole ed unico, nella sua esemplarità, da costituire un preannuncio della sua venuta. E, anzi, proprio l'ordinarietà degli eventi, l'assuefazione al loro ripetersi costante, comporta il rischio, da cui Gesù mette costantemente in guardia i discepoli ad essere vigilanti a desti, di diventare spiritualmente pigri a sonnolenti. Non così sarebbe se invece si vivesse in un clima di eccezionalità. Sarebbe normale allora uno stato di eccitazione emotiva a di ossessiva aspettazione.
Volgendoci agli altri scritti neotestamentari, troviamo che Pietro, Paolo, Giacomo a Giuda fanno tutti riferimento agli ultimi giorni. Primo a parlarne è Pietro. Nel giorno di Pentecoste, dinanzi alla folla che si era radunata in quel cinquantesimo giorno dopo la morte a risurrezione di Gesù, l'apostolo disse che il miracolo di cui erano testimoni, il dono delle lingue concesso loro dallo Spirito, era l'adempimento della profezia di Gioele; quindi aggiunse:Negli ultimi giorni, dice il Signore, i vostri figli a le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni
e i vostri anziani faranno dei sogni.
E anche sui miei servi a sulle mie serve in quei giorni effonderò il mio Spirito ed essi profeteranno. Farò prodigi in alto nel cielo
e segni in basso sulla .terra;
sangue, fuoco a nuvole di fumo.
II sole si muterà in tenebra a la luna in sangue, prima che giunga il giorno del Signore,
giorno grande a splendido.
Allora, chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Atti 2:17-21 Pietro dimostrava così che gli ultimi giorni erano già operanti in quel tempo. Nello sforzo, invece, di piegare il testo ad un significato per essi conveniente, alcuni sostengono che Pietro usò l'espressione in riferimento agli ultimi giorni della nazione di Israele, che sarebbero culminati nella distruzione di Gerusalemme del 70. Ma una simile interpretazione è possibile solo a patto di forzare in maniera inammissibile il testo. In realtà, Pietro usa chiaramente l'espressione nel contesto della venuta del giorno del Signore a della salvezza che esso reca con sé. Gli ultimi giorni di cui egli parla non sono limitati ai pochi anni che restano fino al 70, ma si protraggono fino al giorno del giudizio che Dio emetterà attraverso Cristo.
Nella seconda lettera a Timoteo Paolo, dopo aver dato al fedele discepolo molti consigli sul modo di affrontare le difficoltà che avrebbe incontrato nel servizio verso i conservi cristiani, lo ammonisce sui pericoli degli ultimi tempi:Devi anche sapere che negli ultimi tempi verranno momenti difficili. Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, senza religione, senza amore, sleali, maldicenti, intemperanti, intrattabili, nemici del bene, traditori, sfrontati, accecati dall’orgoglio, attaccati ai piaceri più che a Dio: con la parvenza della pietà, mentre ne hanno rinnegato la forza interiore. Guardati bene da costoro! (2 Timoteo 3:1-5). Non pare affatto possibile che Paolo qui intenda proiettare gli ultimi tempi in un futuro lontano, tanto lontano da giungere ai nostri giorni. Ce lo dice il confronto con la lettera ai Romani in cui, descrivendo il modo in cui gli uomini vivranno al suo tempo, l'apostolo si esprime in termini identici a questi:E poiché i pagani, oggetto dell'ira di Dio, hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa di una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza amore, senza misericordia. E pure conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa (Romani 1:29-32). La prova stringente di questo confronto si aggiunge all'esplicito monito a Timoteo: «Guardatevi bene da costoro!» dove è impossibile eludere la temporaneità del riferimento, in un passo in cui si parla appunto dei pericoli degli ultimi tempi o, come traduce la New English Bible, di the final age of this world, «l'ultima età di questo mondo». E, proseguendo nella stessa lettera a Timoteo, Paolo fa ancora riferimento a «certi tali... uomini dalla mente corrotta, che rovinano la comunità cristiana»; in cui lo sguardo dell'apostolo è sicuramente volto al presente. Non sembra, cioè, possibile dubitare che gli ultimi giorni siano in stretta relazione con il periodo in cui a Timoteo toccava di esercitare il suo ministero. Ogni sforzo di interpretare in altro modo il testo tradisce la volontà di sovrapporvi soluzioni prefabbricate a di comodo.
La lettera di Giacomo, di tono eminentemente parenetico, contiene un rimprovero severo per i ricchi, che hanno «accumulato tesori per gli ultimi giorni». L'espressione usata, non univoca nel suo significato, autorizza una certa varietà d'interpretazioni. Così, alcune versioni propongono «negli ultimi giorni», altre «in questi ultimi giorni», altre «in un'era che è prossima alla sua fine».
La preposizione greca che si trova adoperata, en, significa letteralmente «in». In qualunque modo si scelga di tradurla, l'espressione in sé non offre alcuna base valida per elaborare un'ipotesi di ultimi giorni come periodo chiaramente definito, preannuncio immediato della venuta di Cristo. Invece, non può sfuggire la stretta somiglianza, che essa ha, con le affermazioni che abbiamo sopra menzionato, di Pietro e di Paolo.
Sia Pietro sia Giuda mettono in guardia dagli «schernitori beffardi» e dagli «impostori» «che verranno negli ultimi giorni», «alla fine dei tempi», a metteranno in dubbio la certezza del giorno del giudizio di Dio.
Sia Pietro sia Giuda riferiscono quanto dicono al loro presente vale a dire, gli «inconvenienti beffardi» e gli «impostori» sono persone del loro tempo, «gente materiale, privi dello Spirito», come precisa Giuda, uomini «che provocano divisioni».
Pietro dimostra d'altronde, con estrema chiarezza, che l'incredulità degli «schieramenti beffardi» nasce proprio dal fatto che il modello di vita rimane essenzialmente lo stesso; non c'è traccia di una eccezionalità di eventi a situazioni di cui ad essi sfugga la significatività escatologica. Anzi, la loro incredulità è tale da richiamare alla mente il modo di vivere inconsapevole degli uomini del tempo del diluvio universale, evento a cui Pietro fa riferimento nella stessa lettera con l'intento di esprimere, forse, l'idea della repentina imprevedibilità dell'evento in un mondo che procedeva regolato a tranquillo, nell'assoluta ordinarietà di giorni in cui gli uomini «mangiavano e bevevano, prendevano moglie a marito» e non vi era nulla che facesse pensare alla catastrofe che, di lì a poco, si sarebbe abbattuta su di loro.
Questo atteggiamento di incredulità, da cui discende lo scetticismo beffardo sulla concreta realizzabilità ed esperibilità degli ultimi giorni, è sempre esistito attraverso i secoli; esso non è affatto caratteristico del nostro tempo.
Vi è dunque ragione di credere che gli apostoli e i discepoli di Gesù applicassero l'espressione «gli ultimi giorni» alla storia compresa tra vita morte a risurrezione del Messia a il giudizio finale. Così la lettera agli Ebrei si inizia con questa affermazione:Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose, a per mezzo del quale ha fatto anche il mondo (Ebrei 1:1,2). Il lungo cammino della storia umana può essere paragonato ad un dramma in tre atti. Quando, dopo il primo a il secondo atto, il sipario si alza per il terzo atto, si sa che il dramma è entrato nella fase conclusiva e, al calar del sipario, terminerà.
Una corretta interpretazione delle fonti scritturali sembra suggerire che il dramma della storia è al suo terzo atto. Gli inizi di esso datano lontano, a duemila anni fa, alla venuta sulla terra del Messia a alla sua morte a risurrezione. Viene quindi chiaramente dimostrato, basandosi su vari passi biblici, come gli “ultimi giorni” siano iniziati ancora al tempo di Cristo e degli apostoli, e non nel 1914, come sostengono attualmente i TdG.
Saluti
Achille [Modificato da Achille Lorenzi 23/11/2005 20.58] |