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Quaderni di approfondimento biblico organizzati a domande e risposte

Ultimo Aggiornamento: 02/11/2006 19:02
09/11/2005 10:02
 
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Ciao, ho voluto spostare anche in questa categoria, forse piú appropriata, l'intervento giá inserito in "Domande sulla Bibbia".


Cari amici,
spero di fare una cosa che vada a giovamento di tutti nel consigliarvi una collana di quaderni di approfondimento biblico che ho trovato interessantissimi e sul cui contenuto molte volte ho basato i miei interventi sul forum.
La collana si chiama: "Cosa sappiamo della Bibbia ? " ed é scritta da un teologo di nome Ariel Alvarez Valdez. Vi lascio un link che ho trovato su google facendo una ricerca sul nome dell'autore: www.gullivertown.com/libri/showchiave.php?tipo=Autore&chiave=164633&Gulliver_Session=f0c275bf132c95739c2e... .
La collana comprende in tutto 10 quaderni impostati a domande che, moltissime volte, sono proprio le stesse che rileggo poi nel forum, tipo: con chi si sposó Caino ? Morí Maria ? É esistito il paradiso terrestre ? Cosa dice la Bibbia sul Diavolo ? Che significato hanno i numeri ? e moltissime altre.
Al di lá delle mere risposte alle domande, l'autore sviscera molti altri argomenti ad esse correlati fornendo in maniera molto chiara risposte accessibili a chiunque.
Spero che possa tornarvi utile !
Ciao a tutti
06/08/2006 01:38
 
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Si tratta di una serie di volumetti davvero utile e ben concepita. In complesso, l'opera ammonta ad un totale di 1400 pagine in cui si affrontano 120 temi biblici dei più fondamentali. Alcuni capitoli sembrano scritti proprio per rispondere a questioni sollevate dai TdG. Il tono delle argomentazioni è poi estremamente divulgativo, rendendole accessibili a qualsivoglia genere di lettore.




Ecco, a titolo illustrativo, il Secondo Capitolo del Primo Volume.


È esistita l’arca di Noè ?

Sull’Ararat

Esiste una montagna che ha il privilegio di essere molto visitata, scalata, studiata e pubblicizzata dai mezzi di comunicazione. Si tratta del celebre monte Ararat.
Tutta la sua fama le viene dal fatto che, secondo la Bibbia, fu il luogo dove si incagliò l’arca equipaggiata da Noè e dai suoi tre figli, dopo la fine del famoso Diluvio universale, che pose fine alla vita degli uomini, degli animali e delle piante del pianeta.
L’Ararat è una piccola catena montuosa di 13 chilometri di lunghezza, ubicata fra le attuali nazioni della Turchia e dell’Armenia. Ha due cime principali: l’Ararat Maggiore a nord, di 5.516 metri di altezza, coperto da nevi eterne, e l’Ararat Minore al sud, di 4.300 metri.
Secondo la tradizione, la nave di Noè con il suo particolare zoo sarebbe arrivata alla prima delle due, al lato sud ovest, che appartiene alla Turchia, e si sarebbe arenata ad un altezza di 2.000 metri. Perciò, da molto tempo, il monte si è visto avvolto da un alone di fascino e ha goduto di una singolare venerazione.

Alla ricerca dell’arca perduta

Già i primi cristiani che abitavano nei dintorni eressero lì un tempio, che chiamarono il Tempio dell’Arca, nel quale festeggiavano annualmente la data in cui erano usciti dalla nave i suoi stupefatti passeggeri.
Ma con il passare dei secoli, la fantasia andò stimolandosi ogni volta di più e si cominciò a covare l’illusione di poter rinvenire il colossale bastimento che aveva portato in salvo i padri della nuova umanità.
Il primo che disse di averlo incontrato fu san Giacomo, monaco del VII secolo. Secondo lui, fu per un’ispirazione divina che trovò, nel mezzo delle nevi che coprono le falde del monte, un pezzo di legno dell’arca, che ancora è conservata dagli armeni in un prezioso reliquiario.
Ma fu un pastore di un piccolo paese chiamato Bayzit, ubicato ai piedi del monte, che, un certo giorno di fine secolo XVIII, disse di aver visto una strana barca nel monte sacro. Questo scatenò una tale febbre di spedizioni che sarebbe arrivata fino ai giorni nostri.


Molti successi, ma senza prove

Nel 1892, il dottor Nouri, un diacono della Chiesa cristiana malabarese dell’India, in un viaggio all’Ararat, assicurò di aver incontrato l’arca nelle nevi perenni e di aver esplorato il suo interno. Siccome nessuno gli credeva, volle mostrare le prove che aveva portato con sé, ma… gliele avevano rubate!
Nel 1916, in piena guerra mondiale, un aviatore russo chiamato Vladimir Roscovitsky fu protagonista di uno degli episodi più eclatanti riguardo all’arca. Un caldo giorno di agosto, mentre pilotava il suo aereo nelle vicinanze dell’Ararat, poté avvistare la gigantesca nave. Al ritorno alla base comunicò la sua eccezionale scoperta e, immediatamente, lo zar Nicola II inviò una spedizione di 150 uomini, che assicurarono di averla potuta studiare, fotografare, misurare e disegnare nelle sue parti per tutto un mese. Ma l’anno seguente, allo scoppiare della rivoluzione russa... sparirono tutti i documenti e le prove!
Trent’anni dopo, il 20 gennaio 1945, la stampa austro­liana pubblicò le dichiarazioni della giovane Arleene Deihar, di Sidney, la quale affermava che il suo fidanzato, anch’egli pilota della Royal Air France, le aveva mostrato due foto dove si vedevano chiaramente i resti dell’arca di Noè, scattate in uno dei lati del monte. Però non era più possibile vederle... lui era stato abbattuto durante la Seconda Guerra Mondiale mentre volava sopra la Turchia!


Ancora insuccessi

La fortuna sembrò arridere all’ingegnere George Greene. Nel 1952, mentre sorvolava la zona in elicottero, poté distinguere la forma di una barca affiorata dal gelo. Riuscì a scattare trenta foto che, una volta sviluppate, mostravano una forma simile a quella di una nave incagliata in un burrone, sopra un precipizio. Entusiasmato per la sua scoperta, cercò di raccogliere soldi per finanziare una spedizione al fine di recuperarla, ma, pochi anni dopo fu assassinato e, disgraziatamente... tutto quello che possedeva si perse, fotografie comprese!
Nel 1955 il francese Fernand Navarre, accompagnato da due guide turche, affermò di essere arrivato fino all’arca di Noè. Ma questa volta portava con sé una prova: un pezzo di legno nero calafatato di catrame, così come la Bibbia sostiene fosse stata confezionata la barca. Quando si credeva di aver trovato i resti della nave, il pezzo di legno fu sottoposto alla prova del carbonio 14 che dimostrò risalire al VI secolo... dopo Cristo!
Come si può vedere, già il fatto che ogni volta che si sono portate alcune prove queste si siano perse o siano risultate infondate, ha generato dei sospetti sulla serietà dei ricercatori, oltre alle loro contrastanti attestazioni. In effetti, mentre la spedizione dello zar russo ubicò l’arca a sud della montagna, Greene assicurò di averla fotografata sul lato nord.


La montagna invece di una nazione

Quello che realmente squalifica tutta questa febbrile ricerca è che le spedizioni partono da un errore di base, che durante il corso del tempo non si è potuto correggere.
In effetti, il libro della Genesi quando descrive la fine del diluvio, non dice che l’arca si incagliò “sul monte Ararat”, come interpretano tutti, ma “sui monti dell'Ararat” (Gn 8,4). E per la Bibbia, “Ararat” non è il nome di un monte, ma di una nazione, come si vede le altre tre volte che viene menzionato (2 Re 19,37; Is 37,38; Ger 51,27). E quale nazione corrisponde all’Ararat? L’antico Urartu, vale a dire l’attuale Armenia. Per questo tutti i biblisti sono d'accordo che la traduzione corretta sarebbe “sui monti dell’Armenia”.
Pertanto, ben lontana dal precisare il luogo, la Bibbia dà una localizzazione molto vaga, che può essere in qualsiasi posto dell’Armenia, visto che essa è tutta un vasto altopiano. E, se vogliamo pensare solamente alla parte propriamente montuosa, ha un’estensione di più di 230 chilometri.


L’arca è esistita realmente?

Ma la domanda che si impone davanti all’episodio della Genesi è questa: la Bibbia vuole narrare un fatto che successe realmente o si tratta di un racconto didattico?
Per il modo di raccontarlo e i dettagli che propone, tutto fa supporre per la seconda ipotesi. Vediamola.
In primo luogo Noè riceve ordini da Dio per costruire una nave lunga 150 metri, larga 25 metri e alta 15, con tre piani di cinque metri ciascuno di altezza. Queste misure risultano esorbitanti, visto che sono quelle di un transatlantico moderno, mai conseguito dall’ingegneria navale fino al secolo XIX.
Il racconto è ambientato nella preistoria, quando ancora non si conosceva l’uso dei metalli. Come si poteva fare una nave così grande senza strumenti metallici?
Si avrebbe avuto bisogno, inoltre, dell’aiuto di un centinaio di persone. Come si è potuto costruirla solamente con l’apporto di Noè, dei suoi tre figli e delle loro spose?


Riguardo agli animali

La cosa più pittoresca e difficile da ammettere è quella in merito agli animali che Noè e i suoi dovevano introdurre nell’arca. Come poterono riunire una coppia di tutte le specie esistenti per salvarle dall’estinzione? Furono capaci di percorrere i cinque continenti del pianeta per portarli fin lì, alcuni da 20.000 chilometri di distanza?
A questo si aggiunge un’altra difficoltà: esistono sulla terra 1.700 specie di mammiferi, 10.087 di uccelli, 987 di rettili e approssimativamente 1.200.000 di insetti. Anzi, si calcola che in quell’epoca le specie di mammiferi erano 15.000, quelle di uccelli 25.000, quelle di rettili 6.000, quelle di anfibi 2.500 e vi erano più di 10 milioni di insetti. Ancora di più. Gli zoologi hanno stimato che il nostro pianeta può avere tra i 5 e i 10 milioni di specie animali ancora non identificate, sconosciute agli occhi della scienza, nei ghiacci polari, nelle dense selve tropicali o sotto le sabbie del deserto. Caricare l’arca con questo bagaglio sarebbe stato un lavoro impossibile per i viaggiatori.
E come fecero otto persone per nutrire, dar da bere, pulire e accudire una simile quantità di bestie?
In più, come poté Noè con la sua gente creare l’ambiente adeguato per ognuna, con le sue rispettive richieste di diete, climi e altre necessità, quando, attualmente, gli zoologi, con tutte le tecniche moderne, hanno problemi nel mantenere viva qualche specie in cattività?
Infine, gli ecologisti sostengono che una specie è estinta quando possiede poche centinaia di esemplari. Per esempio, i panda si considerano in estinzione perché ne sopravvivono solamente alcune migliaia, numero troppo scarso per poter recuperare ancora la specie allo stato selvaggio. Come si poté ripopolare il pianeta con solo una coppia di ognuna?


Il Diluvio

Secondo la Bibbia, piovve per 40 giorni e 40 notti senza smettere. (Gn 7, 17). Però sappiamo che il ciclo idrologico di evaporazione che provoca le piogge, risulta essere incapace di causare una simile quantità d’acqua.
Allo stesso modo dice che la massa d’acqua coprì tutto il mondo. Questo risulta essere immaginabile in un epoca in cui si pensava che la terra fosse un disco piano di dimensioni ridotte e che la volta che lo ricopriva, vale a dire il firmamento, permettesse di accumulare più rapidamente le acque. Ma possiamo continuare a pensare che in 40 giorni di pioggia si coprisse tutto il pianeta, sapendo che ha una superficie di 509.880.000 chilometri quadrati?
Si afferma anche che le acque salirono di 7 metri sopra le montagne più alte della terra (Gn 7, 19-20). Ebbene, il monte più alto del pianeta è l’Everest, con 8.846 metri. Pertanto, perché le acque raggiungessero quest’altezza di quasi 9 chilometri, c’era bisogno che tutti i mari salissero a una media di 222 metri al giorno. Ma qualsiasi meteorologo confermerebbe il fatto che, se le nuvole attualmente nella nostra atmosfera si precipitassero d’improvviso su tutto il mondo, il globo resterebbe appena coperto da meno di 5 centimetri d’acqua.


Ancora riguardo all'acqua

La biostratigrafia, da parte sua, rifiuta l’ipotesi di una morte simultanea di tutte le specie che abitavano il pianeta. Anzi, sostiene il contrario.
L’archeologia pure nega che si siano potute conservare senza svanire pitture primitive, come quelle di Catal Höyük, in Turchia, che risalgono al 7.000 a.C., o quelle di Teleilat Gassul, vicino al Mar Morto, dopo un simile diluvio.
E le piante, come si salvarono dall’acqua? Il racconto non dice niente di ciò. E i pesci che neppure furono posti in salvo nell’arca? Come non morirono al mischiarsi le acque dolci con quelle salate?
Solo una continua catena di miracoli avrebbe reso possibile tutti questi avvenimenti. Cosa improbabile, perché nella Bibbia i miracoli servono per aumentare la fede delle persone, non per sterminarle.


Perché non lo dissero prima

Questa sequenza di obiezioni già ci mette di fronte alla risposta del problema. Non è mai esistito alcun diluvio universale. Neanche la Bibbia pretende presentare questo come un fatto storico. Non si può negare l’esistenza di un diluvio o di una grande inondazione antica, ma non avrebbe mai potuto essere universale, al punto di distruggere ogni forma di vita, come dice la Bibbia.
Nell’ascoltare questa risposta qualcuno forse si sentirà defraudato e penserà perché la Bibbia non avverte i suoi lettori che non sta raccontando qualcosa sul serio, per evitare tanti fraintendimenti posteriori. Ma la verità è che tutti i destinatari di questi racconti lo sapevano. Lo stesso linguaggio e le immagini impiegate facevano sì che i lettori comprendessero immediatamente che non erano di fronte a una cronaca giornalistica, ma davanti a una narrazione didattica. Non era necessario iniziare l’esposizione con un’avvertenza per i lettori, nello stesso modo in cui, oggi, chi legge un romanzo di García Márquez non ha bisogno di essere avvertito nella prima pagina: “Attenzione, non bisogna credere a quello che dice questo libro. Si tratta solo di un’invenzione”.
Siamo noi quelli che, con la nostra mentalità moderna, attribuiamo storicità ad alcuni racconti che mai ostentarono la pretesa di averla.


Quello che il Diluvio insegna

Pertanto, l’autore non cercò di esporre un fatto storico, ma un racconto didattico per insegnare un messaggio religioso. E se tale avvenimento fosse realmente accaduto, non avrebbe alcuna importanza.
Vale a dire, l’autore ha incontrato nella tradizione il ricordo di questa storia e lascia alla tradizione la responsabilità della verità o meno. Egli vuole solo appropriarsene perché costituiva un prezioso materiale adatto a trasmettere un insegnamento religioso.
Quale messaggio ci lascia l’episodio del Diluvio universale?
In primo luogo, mostra come questo avvenga per colpa dei peccati dell’uomo. Questi si accumulano in tutta la terra, al punto tale che la corrompono, la pervertono e provocano la catastrofe. E con questa si torna al caos anteriore alla creazione. Tutto l’ordine, che Dio aveva stabilito nel creare il mondo, può essere distrutto e azzerato per l’irresponsabilità degli uomini.


Il patriarca muto capace di istruire

Fra tutta la gente malvagia c’è uno che è giusto: Noè. Dio, allora, prende la decisione di distruggere gli uomini e di salvare Noè. Però prima lo mette alla prova: gli ordina di costruire una grande imbarcazione, in pieno deserto, sulla terra ferma, e, senza dirgli perché, ma solo perché lui glielo ordina, di restare a lungo lì dentro e aspettare.
Immaginiamo il povero Noè esposto agli scherzi dei suoi contemporanei, ai quali non sa dare altra ragione che: “Me l’ha ordinato Dio. È cosa sua. Io obbedisco”.
Ci mostra la fede e la sottomissione di un uomo incredibile, obbediente in tutto, che durante i quattro capitoli del racconto non pronuncia mai una sola parola. Mai di nessun personaggio biblico si è raccontato così tanto e lo si è sentito parlare così poco.
Poi, Dio gli rivela il suo segreto: “... farò piovere sulla terra [...] e sterminerò dalla terra ogni essere che ho fatto” (Gn 7, 4). Il messaggio, allora, è chiarissimo anche se raccontato con il linguaggio dell’Antico Testamento. Dio dà un ordine. Se l’uomo gli disobbedisce, si autodistrugge. Se obbedisce, come fa Noè, si salva. In più, è Dio che indica le misure dell’arca, il materiale che si deve impiegare e persino la forma della costruzione. Questo significa che chi costruisce la sua vita con le misure di Dio, sempre sopravvivrà a qualsiasi tempesta. Chi non ascolta la sua voce, affogherà.
Capire questo è molto più importante che sapere se ci fu o no pioggia per 40 giorni e dove fu varata la barca. Così si dovrebbe leggere Genesi 6-9. In questo modo ci sarebbero meno persone interessate a scalare il monte Ararat cercando l’arca e molte di più capaci di immergersi nella parola di Dio cercando di vivere il suo messaggio.

Per riflettere

1. Leggendo questo tema, ci siamo sentiti disillusi o defraudati nel renderci conto che il racconto di Noè non fu un fatto letteralmente storico? Perché?

2. Quali vantaggi porta il sapere che si tratta di un racconto didattico e non storico?

3. Come operiamo noi quando la parola di Dio ci chiede, come a Noè, di vivere e comportarci in senso contrario a quello della realtà che ci circonda?


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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

01/11/2006 14:22
 
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Uhm...personalmente, discorsi di questo tipo tendono a mettermi sul chi va là. Non perchè non ci sia un filo logico nelle interpretazioni di ciò che è sempre stato considerato per come è scritto, ma piuttosto per gli scenari che potrebbe creare.

Mi spiego meglio: nel parlare del diluvio, stiamo parlando di un qualcosa che è stato scatenato da Dio. E Dio sfugge da ogni comprensione, perfino del metereologo di turno, il quale afferma l'impossibilità di qualcosa che Dio invece può fare (a meno di non metterne in dubbio l'onnipotenza, oppure additarlo di non essere capace di stravolgere ciò che ha creato).

Inoltre, ci sono cose ben più grandi di questa che accettiamo (per fede, ma le accettiamo senza problemi): il perdono dei peccati, le guarigioni, il sacrificio vicario, l'incarnazione! Proprio in merito a quest'ultima io mi sento di chiedere: è più grande un diluvio di proporzioni mondiali, oppure che Dio si sia fatto uomo per riscattare i suoi figli?

Ma soprattutto, vedo la fede che si sta facendo prona nei confronti di una scienza che tende a voler spiegare ogni cosa: oggi è certo "logico" additare il libro della Genesi come un libro simbolico (almeno in parte), tacciando di non essere studiosi competenti quelli che affermano il contrario. Ma se domani la scienza, con le sue certezze fondate sulle nostre conoscenze, affermasse che, ad esempio, la resurrezione non è possibile, che faremmo?

Butteremmo all'aria la nostra fede soltanto perchè qualcuno afferma il contrario? Cederemmo un altro pezzo del nostro essere perchè qualcuno ci dice che è illogico?

E come questo possiamo fare vagonate di esempi. Non molto tempo fa leggevo di alcuni luminari americani, promotori di una sorta di neo-ateismo, i quali tra le altre cose sostengono che l'esistenza di Dio non sia possibile. Come fanno a fare questa affermazione? Semplice! Si basano sul calcolo delle probabilità...

Ora, se non è triste questo... [SM=g27813]
___________________
Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è vantaggiosa; ogni cosa mi è lecita, ma non mi lascerò dominare da cosa alcuna - 1Co 6:12
01/11/2006 14:55
 
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Re:

Scritto da: Schwarzerd 01/11/2006 14.22
Uhm...personalmente, discorsi di questo tipo tendono a mettermi sul chi va là.
[...]
E come questo possiamo fare vagonate di esempi. Non molto tempo fa leggevo di alcuni luminari americani, promotori di una sorta di neo-ateismo, i quali tra le altre cose sostengono che l'esistenza di Dio non sia possibile. Come fanno a fare questa affermazione? Semplice! Si basano sul calcolo delle probabilità...
Ora, se non è triste questo... [SM=g27813]


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Ciao Schwarzered,

Colgo parte del tuo intervento per un'osservazione di principio, ma personale. Potrebbe sembrare umoristica, ma mica tanto:«io eviterei di farmi operare alla cateratta da un otopedico, in base alla sua esperienza correrei il rischio di trovarmi un occhio ingessato». [SM=g27825] [SM=g27824]

Lo so è ovvio, ma ogni tanto è utile ricordare che ognuno agisce in base a quello "che è". [SM=g27822]

Un caro saluto dal vecchio, ancora "occhio di lince" [SM=g27821]
Matisse






La verita' non danneggia mai una giusta causa. M. K. GANDHI
01/11/2006 18:56
 
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re x Schwarzerd
Fù proprio il calcolo delle probabilità che dette la spallata al mio ateismo giovanile!!!!
Che devo dire? Sarà cambiata la matematica??? [SM=x570867] [SM=g27825] [SM=g27825] [SM=g27825] omega
02/11/2006 18:28
 
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Re: re x Schwarzerd

Scritto da: =omegabible= 01/11/2006 18.56
Fù proprio il calcolo delle probabilità che dette la spallata al mio ateismo giovanile!!!!
Che devo dire? Sarà cambiata la matematica??? [SM=x570867] [SM=g27825] [SM=g27825] [SM=g27825] omega



Beh, per fortuna che a te ha fatto questo effetto! [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828]
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Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è vantaggiosa; ogni cosa mi è lecita, ma non mi lascerò dominare da cosa alcuna - 1Co 6:12
02/11/2006 18:39
 
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Forse sarebbe il caso di aprire una discussione sui pregi e i difetti dell'approccio storico critico alle Scritture. Come "storico delle religioni" di formazione accademica sono molto interessato all'argomento.

[Modificato da Trianello 02/11/2006 18.40]


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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

02/11/2006 19:02
 
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Re:

Scritto da: Trianello 02/11/2006 18.39
Forse sarebbe il caso di aprire una discussione sui pregi e i difetti dell'approccio storico critico alle Scritture. Come "storico delle religioni" di formazione accademica sono molto interessato all'argomento.

[Modificato da Trianello 02/11/2006 18.40]




Personalmente, appoggio l'idea al 100%. Anche io sono interessatissimo ad una discussione di questo tipo. Data la tua formazione, credo inoltre che si possano mettere "in tavola" delle riflessioni costruttive per tutti quanto vorranno partecipare.

A mio parere, non possiamo che averne un vantaggio.

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